“L’Europa è governata da un’oligarchia, un’elite di stipendiati della Goldman Sachs”. Marine Le Pen, nella parte della testimone di accusa nel processo simbolico contro l’Europa andato in scena nella giornata di apertura di Atreju, ha ben chiaro chi sono i nemici dei popoli europei. La videointervista che ha rilasciato in occasione della inaugurazione delle giornate organizzate da Giorgia Meloni e dal suo gruppo di giovani volontari è stata accolta con applausi poco timidi, soprattutto nei punti in cui la leader del Fronte Nazionale si è scagliata aspramente contro i tecnocrati di Bruxelles che “oltre a rendere l’Europa una giungla nella quale vige la legge del più forte, alimentando la crisi finanziari con la propria azione economica, cercano di imporre dei valori che sono in contraddizione con quei valori che sono invece fondativi della cultura dei nostri popoli”. Alla domanda se avendone il potere, abolirebbe la Commissione Europea, Marine si è limitata a constatare che tale istituzione (come la stessa moneta unica) crollerà da sola. La Le Pen ha concluso sperando in “un rapporto sempre più stretto con l’Italia, i cui popoli sono più saggi delle élite che oggi le governano”. La leader francese è stata ospite di Atreju in una giornata particolare. E’ di oggi infatti il risultato (poco) sconvolgente di un sondaggio (del Groupe Ifop) della rivista Valeurs actuelles che giunge da Oltralpe un francese su tre condivide le idee di Marine Le Pen. Se la vera ribellione, come si suol dire, è donna, la Francia ne incarna la vera essenza: chi può negare a Marine Le Pen lo scettro di fenomeno più intrigante dell’ultimo anno? Dinasticamente reggente del Front National, rappresenta un progetto di quella futurdestra che pare destinata a crescere nei consensi grazie a un maggior consonanza con le tematiche chiavi del presente. Critiche al mercato liberista, all’Europa, condanna dell’euro e riaffermazione della sovranità nazionale. Il paradigma utilizzato è quello tradizionale e tradizionalista, contro un presente che viene accusato di aver cullato un progressismo che si è rivelato un assediante e asfissiante compromesso al ribasso. Lì si scagliano fiere le asserzioni di Marine, che si batte con una tattica ben precisa, la vera rivoluzione linguistica oltre che culturale: chiamare le cose con il proprio nome, a costo di apparire troppo vigorosa e di prestarsi a facili strumentalizzazioni. Il segreto dell’avanzamento inarrestabile del Front National è forse la capacità di misurarsi con la crisi evitando di sublimare le necessarie prese di posizione in teorie e architetture linguistiche evanescenti. Nella crisi ha ritenuto utile indicare una via, una mappa, ergo punti fissi da cui prendere spunto per tracciare un percorso chiaramente. Marine ha scelto di impegnarsi a comunicare chiaramente dove vuole andare. Non è il caso di chiedersi in questo ragionamento se ciò che ha utilizzato siano argomenti condivisibili o meno, ma non si può non concordare sul fatto che votare il FN è per gli elettori francesi una garanzia perlomeno su ciò che si aspettano dai loro eletti e su ciò che gli stessi andranno a difendere in Parlamento. La dediabolisation del partito ormai è giunta nella fase culminante. L’operazione mediatica e culturale di legittimazione ha addirittura lasciato il passo a una fase costruttiva che spinge verso il rilancio del FN. Non è più tempo di spendersi per il riconoscimento come forza repubblicana, nel momento in cui le idee da sempre propugnate da Marine Le Pen pare trovino corrispondenze nella quotidianità che esige del Fronte Nazionale l’accentuarsi della propria particolarità antisistema. La capacità di Marine Le Pen è quella di non aver timore nel porsi come garante di una sensibilità popolare che lo snobismo gauchiste e il moderatismo francese non riescono e preferiscono non interpretare. Già Jean Baudrillard, sociologo attento alle dinamiche dell’immaginario, notava come il vecchio leone Le Pen padre fosse l’unico a fare politica facendo i conti con il senso della storia. Non rifugiandosi nelle ideologie miglioriste e ottimiste di un progresso lineare della società. Il Front National con Marine compie un salto ulteriore e si spende con ancor più lungimiranza nel difficile e incauto mestiere: immergersi nella quotidianità del vissuto, nel sentire comune. Certamente un realismo viziato da alcuni eccessi linguistici e programmatici. Ma le rivendicazioni che toccano le problematiche delle fasce meno abbienti e periferiche della nazione, spiegano un elettorato che è perlopiù costituito da operai e giovani.
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