venerdì 29 gennaio 2010
giovedì 28 gennaio 2010
Federalismo è Partecipazione!
Prof. CARLO VIVALDI-FORTI
L’ALTERNATIVA DEL FEDERALISMO PARTECIPATIVO
Il recente giallo della mancata diminuzione delle tasse, in soli due giorni annunciata e ritrattata, ha alimentato le solite polemiche contro il centro-destra e Berlusconi, accusati di scarsa serietà e coerenza. Invece di strumentalizzare ogni parola del Premier sarebbe molto più serio, da parte di giornalisti e politici, chiedersi perché nessun governo, da mezzo secolo in qua, riesca a realizzare riforme significative, non solo in campo fiscale.
A pochi commentatori è però venuto in mente che il difetto possa trovarsi nel manico, ossia nel nostro modello sociale e di sviluppo, decisamente superato e quindi ingovernabile. La crisi non appare solo o prevalentemente economica, ma anche istituzionale; l’uno e l’altro aspetto sembrano ormai così strettamente correlati che risulta molto difficile capire se sia nato prima l’uovo o la gallina. E’ certo, comunque, che ogni possibile cambiamento necessita di un duplice intervento nei confronti di entrambi.
L’esperienza ci ha dimostrato che l’attuale forma di rappresentanza, esclusivamente partitica, non consente alcuna modificazione incisiva del modello sociale. L’intreccio economia-politica, che trova proprio nella partitocrazia il massimo catalizzatore, condiziona a tal punto le scelte dei rappresentanti del popolo, il cui orizzonte temporale è limitato dall’intervallo fra un’elezione e l’altra, (in Italia siamo sempre alla vigilia di elezioni), da soffocare sul nascere ogni autentica volontà riformatrice, le cui ricadute si colgono solo nel lungo periodo.
L’unica soluzione, per uscire dall’impasse, sarebbe restituire la sovranità politica alla società stessa non più mediata dai partiti, troppo compromessi con lobby e poteri occulti, ma direttamente. A ciò serve di sicuro il federalismo, inteso tuttavia non come mera devoluzione di parte delle funzioni del centro agli enti locali, bensì quello che si realizza attraverso la creazione di assemblee rappresentative degli interessi socio-economici legittimi, dai livelli più bassi ai più alti, destinate non a sostituire, ma ad affiancare, limitandone l’arbitrio, quelle a rappresentanza politica. Si tratta di qualcosa di molto simile al federalismo partecipativo su cui De Gaulle si giocò la presidenza nel 1969, che adesso è venuto il momento di rivisitare e rilanciare.
Al concetto di partecipazione, come alternativa al decrepito modello consumistico-assistenziale, dedicheremo prossimi, esaustivi interventi.
L’ALTERNATIVA DEL FEDERALISMO PARTECIPATIVO
Il recente giallo della mancata diminuzione delle tasse, in soli due giorni annunciata e ritrattata, ha alimentato le solite polemiche contro il centro-destra e Berlusconi, accusati di scarsa serietà e coerenza. Invece di strumentalizzare ogni parola del Premier sarebbe molto più serio, da parte di giornalisti e politici, chiedersi perché nessun governo, da mezzo secolo in qua, riesca a realizzare riforme significative, non solo in campo fiscale.
A pochi commentatori è però venuto in mente che il difetto possa trovarsi nel manico, ossia nel nostro modello sociale e di sviluppo, decisamente superato e quindi ingovernabile. La crisi non appare solo o prevalentemente economica, ma anche istituzionale; l’uno e l’altro aspetto sembrano ormai così strettamente correlati che risulta molto difficile capire se sia nato prima l’uovo o la gallina. E’ certo, comunque, che ogni possibile cambiamento necessita di un duplice intervento nei confronti di entrambi.
L’esperienza ci ha dimostrato che l’attuale forma di rappresentanza, esclusivamente partitica, non consente alcuna modificazione incisiva del modello sociale. L’intreccio economia-politica, che trova proprio nella partitocrazia il massimo catalizzatore, condiziona a tal punto le scelte dei rappresentanti del popolo, il cui orizzonte temporale è limitato dall’intervallo fra un’elezione e l’altra, (in Italia siamo sempre alla vigilia di elezioni), da soffocare sul nascere ogni autentica volontà riformatrice, le cui ricadute si colgono solo nel lungo periodo.
L’unica soluzione, per uscire dall’impasse, sarebbe restituire la sovranità politica alla società stessa non più mediata dai partiti, troppo compromessi con lobby e poteri occulti, ma direttamente. A ciò serve di sicuro il federalismo, inteso tuttavia non come mera devoluzione di parte delle funzioni del centro agli enti locali, bensì quello che si realizza attraverso la creazione di assemblee rappresentative degli interessi socio-economici legittimi, dai livelli più bassi ai più alti, destinate non a sostituire, ma ad affiancare, limitandone l’arbitrio, quelle a rappresentanza politica. Si tratta di qualcosa di molto simile al federalismo partecipativo su cui De Gaulle si giocò la presidenza nel 1969, che adesso è venuto il momento di rivisitare e rilanciare.
Al concetto di partecipazione, come alternativa al decrepito modello consumistico-assistenziale, dedicheremo prossimi, esaustivi interventi.
mercoledì 27 gennaio 2010
"Arditi al Cimento di Milano"
MANIFESTAZIONE
Il 27 Gennaio 1895 la Canottieri Olona si proponeva nel 1° Cimento Invernale, che vide la partecipazione di sette ardimentosi che si impegnarono in una gara su 150 metri nelle gelide acque del Naviglio. In quell'epoca questa dimostrazione contribuì a diffondere la passione per il nuoto tra i milanesi; si fa notizia del protrarsi della manifestazione fino agli anni 60. Oggi la Nuova Canottieri Olona per il secondo anno consecutivo vuole riproporre ai milanesi questo Storico Evento: l'ccasione di tuffarsi nel Naviglio Grande nei pressi di una delle chiese più amate dai milanesi, la chiesa di San Cristoforo, con base nella sede della storica società remiera.
Il Cimento Invernale 2010, dopo le strepitoso successo dello scorso anno, si propone di rivalutare i Navigli evidenziando la balneabilità di queste acque non inquinate, dimostrata anche dalle analisi chimico-batteriologiche. Il momento ludico sportivo che riporta i milanesi sulle sponde del naviglio è la risposta alla rivalutazione storica di questo corso d'acqua che dai tempi dei Visconti aiuta la città di Milano. Novità 2010 è il Cinquanta Extreme, cioè, cinquanta extratemerari che faranno una vera e propria gara contro il tempo, sulla lunghezza di 150 metri, dalla Canottieri Milano (che nel 2010 compie ben 120 anni) alla Nuova Canottieri Olona. Tutto questo per festeggiare i 150 anni della Provincia di Milano. La Nuova Canottieri Olona si propone di coinvolgere le Istituzioni milanesi per valorizzare e diffondere questo evento che sta diventando un appuntamento fisso nei tradizionali Tri dì della Merla.
Il Cimento Invernale 2010, dopo le strepitoso successo dello scorso anno, si propone di rivalutare i Navigli evidenziando la balneabilità di queste acque non inquinate, dimostrata anche dalle analisi chimico-batteriologiche. Il momento ludico sportivo che riporta i milanesi sulle sponde del naviglio è la risposta alla rivalutazione storica di questo corso d'acqua che dai tempi dei Visconti aiuta la città di Milano. Novità 2010 è il Cinquanta Extreme, cioè, cinquanta extratemerari che faranno una vera e propria gara contro il tempo, sulla lunghezza di 150 metri, dalla Canottieri Milano (che nel 2010 compie ben 120 anni) alla Nuova Canottieri Olona. Tutto questo per festeggiare i 150 anni della Provincia di Milano. La Nuova Canottieri Olona si propone di coinvolgere le Istituzioni milanesi per valorizzare e diffondere questo evento che sta diventando un appuntamento fisso nei tradizionali Tri dì della Merla.
LUOGO
A.S.D. Nuova Canottieri OlonaAlzaia Naviglio Grande, 146 - Milano (vedi Cartina).
A.S.D. Nuova Canottieri OlonaAlzaia Naviglio Grande, 146 - Milano (vedi Cartina).
ISCRIZIONI
Si effettueranno presso la Canottieri Olona dal 9/12/09 fino ad esaurimento posti e comunque non oltre il 23/01/10. L'iscrizione verrà ritenuta valida previo pagamento della quota di iscrizione stabilita in 10,00 € (per i Cento per il Cimento) e 15,00 € (per i Cinquanta Extreme).
Si effettueranno presso la Canottieri Olona dal 9/12/09 fino ad esaurimento posti e comunque non oltre il 23/01/10. L'iscrizione verrà ritenuta valida previo pagamento della quota di iscrizione stabilita in 10,00 € (per i Cento per il Cimento) e 15,00 € (per i Cinquanta Extreme).
PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI
piscina@canottieriolona.it02.489.523.25 Sonia De Pasquale347.24.28.926 Antonio Bassi
piscina@canottieriolona.it02.489.523.25 Sonia De Pasquale347.24.28.926 Antonio Bassi
REGOLAMENTICento per il Cimento - 31 gennaio 2010 Cinquanta Extreme - 31 gennaio 2010
Scarica la domanda di Iscrizione Scarica la Liberatoria
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Con il patrocinio e il contributo di:Con la sponsorizzazione di:
A.S.D. Nuova Canottieri Olona -
Alzaia Naviglio Grande, 146 - 20144 MilanoTel. 02-48952325
Anche quest'anno darà prova del suo arditismo il "Campione della Destra milanese", il N.H. Tenente Edoardo Polledri, mio fraterno amico, camerata e sostenitore; che parteciperà, naturalmente, alla gara più impegnativa dei 150 metri.
Roberto Jonghi Lavarini
robertojonghi@gmail.com
martedì 26 gennaio 2010
Elezioni Regionali: Accordo Politico CPI-PDL
Martedì 26 Gennaio 2010 13:31
"Siamo coscienti che, al giorno d'oggi, la politica, quella elettorale in particolar modo, sia relegata in una ottica mercantile: sostegno, o non intrusione, in cambio di una qualche prebenda". "Tuttavia noi rifiutiamo e combattiamo questo sistema perverso e lo facciamo con gesti consoni a ciò che Casapound Italia rappresenta: una associazione di promozione sociale creata allo scopo di diffondere una proposta politica alternativa a quella attuale". Continua Iannone "Casapound Italia non può essere colta dal male dei reietti, la "candidite", nè afflitta dalla sete di prebende, qualunque forma esse abbiano.Dai candidati che abbiamo scelto - Luca Malcotti a Roma e Adriano Palozzi in provincia - abbiamo ricevuto condivisione sui quattro punti che, ad oggi, qualificano la nostra attività politica: Mutuo Sociale, Tempo di Essere Madri, Accreditamento personale nel campo della disabilità, reinserimento di chi è stato colpito da misure restrittive della propria libertà personale". Conclude la nota "Forse il nostro appoggio verrà dimenticato il giorno successivo alle elezioni, o forse diverremo interlocutori privilegiati nei contesti citati.Non ci è dato conoscere il futuro, ma il presente è assai chiaro: chi a Roma costituisce il primo movimento studentesco, il movimento politico con maggior seguito e militanza, la struttura con maggior popolarità mediatica, non può relegare se stesso a ruoli di mero autocompiacimento o, peggio, di sciocco protagonismo"."Il nostro dovere è anche quello di incidere sugli equilibri della politica romana, consapevoli che Casapound Italia è preparata, ma non votata, ad affrontare cammini politici solitari in futuro".
"Siamo coscienti che, al giorno d'oggi, la politica, quella elettorale in particolar modo, sia relegata in una ottica mercantile: sostegno, o non intrusione, in cambio di una qualche prebenda". "Tuttavia noi rifiutiamo e combattiamo questo sistema perverso e lo facciamo con gesti consoni a ciò che Casapound Italia rappresenta: una associazione di promozione sociale creata allo scopo di diffondere una proposta politica alternativa a quella attuale". Continua Iannone "Casapound Italia non può essere colta dal male dei reietti, la "candidite", nè afflitta dalla sete di prebende, qualunque forma esse abbiano.Dai candidati che abbiamo scelto - Luca Malcotti a Roma e Adriano Palozzi in provincia - abbiamo ricevuto condivisione sui quattro punti che, ad oggi, qualificano la nostra attività politica: Mutuo Sociale, Tempo di Essere Madri, Accreditamento personale nel campo della disabilità, reinserimento di chi è stato colpito da misure restrittive della propria libertà personale". Conclude la nota "Forse il nostro appoggio verrà dimenticato il giorno successivo alle elezioni, o forse diverremo interlocutori privilegiati nei contesti citati.Non ci è dato conoscere il futuro, ma il presente è assai chiaro: chi a Roma costituisce il primo movimento studentesco, il movimento politico con maggior seguito e militanza, la struttura con maggior popolarità mediatica, non può relegare se stesso a ruoli di mero autocompiacimento o, peggio, di sciocco protagonismo"."Il nostro dovere è anche quello di incidere sugli equilibri della politica romana, consapevoli che Casapound Italia è preparata, ma non votata, ad affrontare cammini politici solitari in futuro".
GIANLUCA IANNONE - CPI
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Bravo e politicamente lungimirante, come sempre! Rinnovo i miei complimenti e la mia stima personale a Gianluca Iannone che è riuscito a costruire un nuovo movimento di avanguardia, uscendo dalle secche della "destra terminale". Medesimi accordi politici, fra Casa Pound Italia ed il Popolo della Libertà, raggiunti nella massima trasparenza ed autonomia (oltre che rispetto reciproco) ci saranno sicuramente anche in altre parti d'Italia, speriamo anche in Lombardia.
Roberto Jonghi Lavarini
domenica 24 gennaio 2010
TESTUDO
venerdì 22 gennaio 2010
"I Lombardi che fecero l'impresa"
Presentazione del libro « I Lombardi che fecero l’impresa» Sabato 23 Gennaio 2010, ore 21MISENT / MISINTO (MB), c/o Antiga Osteria Sant Andrea, via S.Andrea 13Ingresso libero.Interverrà l’autrice Elena Percivaldi.
I cavalieri, i fanti, le armi e i clangori, sullo sfondo dell’Italia e dell’Europa del XII secolo. Una storia di battaglie: sul campo, ma anche nei palazzi del potere. L’oggetto del contendere è il desiderio di libertà e autogoverno dei Comuni lombardi rispetto all’Impero, in mano ai sovrani di Germania. Presenti solo nominalmente, finché a cingere la corona non è Federico di Hohenstaufen, il Barbarossa, uomo dalle idee chiare e con un concetto assoluto della dignità imperiale…Il libro ricostruisce fedelmente le vicende basandosi su documenti e cronache coeve, inquadrandole alla luce degli studi storiografici. Un racconto che in maniera vivace, con uno stile accattivante, coinvolge il lettore nell’atmosfera del tempo. Il punto di vista è inedito. Protagonista infatti è proprio Federico Barbarossa, il «nemico», che vive in prima persona le battaglie, gli scontri, gli incontri con la realtà ignota delle città italiane, fino a rendersi conto dell’impossibilità di realizzare il suo sogno di grandezza. Pagine che si leggono d’un fiato e contribuiscono a ricostruire un tassello della nostra storia con cui ancora oggi – e le cronache politiche lo dimostrano – dobbiamo fare i conti.
Elena Percivaldi, I LOMBARDI CHE FECERO L’IMPRESA – La Lega e il Barbarossa tra storia e leggenda, Ancora Editrice, pp. 232, euro 16.
L’autrice è medievista e saggista. Nata a Milano nel 1973, vive a Monza. Giornalista professionista, critico d’arte e musicale, si occupa di storia, arte, archeologia, musica antica e classica. Collabora con numerose testate specialistiche.
Edizioni di AR: il Barone Von Ungern-Sternberg
Comunichiamo che sul sito della Libreria Ar - http://www.libreriaar.com/ - è stata inserita una galleria di immagini dedicata al barone von Ungern-Sternberg
Sempre nel sito della Libreria Ar, nella pagina 'Notiziario', sono state, poi, inserite due recensioni dedicate al libro: Il dio della guerra
Jean MabireIl dio della guerra.
Sempre nel sito della Libreria Ar, nella pagina 'Notiziario', sono state, poi, inserite due recensioni dedicate al libro: Il dio della guerra
Jean MabireIl dio della guerra.
Il barone Roman Feodorovič von Ungern-Sternberg
Traduzione di Fabrizio Sandrelli; 4 illustrazioni su carta patinata,
pp. 230; Collezione "il Cavallo alato".Edizioni di Ar, euro 20,00
Amici cavalieri, armatevi per la guerra Un giorno partì a cavallo, folle di amore per la guerra e di istintivo ardore religioso, il generale-barone von Ungern-Sternberg, dal golfo di Finlandia al deserto dei Gobi, e lo uccisero più per lo scandalo che davano la sua feroce vocazione e il suo inflessibile senso dellonore e della decenza, che per autodifesa. Lo uccisero i bolscevichi, insieme agli altri dèi che minacciavano di intralciare il progresso. Il miraggio della potenza, la cavalcata del guerriero e dellorda che gli obbediva, rendevano risibile lumanitarismo cencioso à la Russie allora in voga: i piani quinquennali, le odi coatte al sudore della fronte, quel pugnaccio isterico sul tavolo dei padroni. In questo travolgente romanzo il sangue scorre a fiumi, lefferatezza si spreca, ma è come un farmaco. Non cè mai puzza di carogna, perché Ungern e i suoi uomini, figli del vento, hanno troppa fretta, troppa sete di trionfo per fermarsi a pensare sopra la vita lasciandola marcire, per bamboleggiare nelle sociologie. Due s: sodalità e scelus contro gli empi, non socialismo dicono le gesta del barone. Di assassinio in assassnio, di scoppio in scoppio, pur di progredire nella vita, non di truffa in truffa, e di guaìto in guaìto così infuriò il magnifico Ungern, monaco guerriero, uomo solo, uomo dellaltrove, uomo compiuto e radicato nel dio.
La cosacca del barone von Ungern
Traduzione di Fabrizio Sandrelli; 4 illustrazioni su carta patinata,
pp. 230; Collezione "il Cavallo alato".Edizioni di Ar, euro 20,00
Amici cavalieri, armatevi per la guerra Un giorno partì a cavallo, folle di amore per la guerra e di istintivo ardore religioso, il generale-barone von Ungern-Sternberg, dal golfo di Finlandia al deserto dei Gobi, e lo uccisero più per lo scandalo che davano la sua feroce vocazione e il suo inflessibile senso dellonore e della decenza, che per autodifesa. Lo uccisero i bolscevichi, insieme agli altri dèi che minacciavano di intralciare il progresso. Il miraggio della potenza, la cavalcata del guerriero e dellorda che gli obbediva, rendevano risibile lumanitarismo cencioso à la Russie allora in voga: i piani quinquennali, le odi coatte al sudore della fronte, quel pugnaccio isterico sul tavolo dei padroni. In questo travolgente romanzo il sangue scorre a fiumi, lefferatezza si spreca, ma è come un farmaco. Non cè mai puzza di carogna, perché Ungern e i suoi uomini, figli del vento, hanno troppa fretta, troppa sete di trionfo per fermarsi a pensare sopra la vita lasciandola marcire, per bamboleggiare nelle sociologie. Due s: sodalità e scelus contro gli empi, non socialismo dicono le gesta del barone. Di assassinio in assassnio, di scoppio in scoppio, pur di progredire nella vita, non di truffa in truffa, e di guaìto in guaìto così infuriò il magnifico Ungern, monaco guerriero, uomo solo, uomo dellaltrove, uomo compiuto e radicato nel dio.
La cosacca del barone von Ungern
[...] Ne disse Julius Evola: «Si vuole che una grande passione avesse bruciato il lui ogni elemento umano, non lasciando sussistere che una forza incurante della vita e della morte». La sete di vittoria, di eccessi di preda, le sue brame così intense da assurgere al calor bianco e divenire sovrumane, vengono qui narrate dalla penna errante e preziosa di Mario Appelius, e filtrate attraverso gli occhi di una cosacca che al barone si accompagnò. Fantastica storia di «gloria e brigantaggio», di trionfi e rese: di «grande passione» appunto.
Edizioni di Ar. Collana 'Le librette di controra'. Pp. 64, Euro 10,00.
mercoledì 20 gennaio 2010
Nuovo Libro di ARALDICA
E’ finalmente uscito il nuovo libro “Raccolta di Casate ed Iconografie” (&MyBook Editore, I edizione 2009, 252 pagine con illustrazioni a colori, 33,00 €) curato dal Dott. Vito Caterini che, da semplice appassionato di Araldica e Cavalleria, è diventato uno dei massimi esperti italiani di queste materie.
Vito Caterini è un Medico affermato (cardiologo, pneumologo e psicologo criminale), Ufficiale Ausiliario delle Forze Armate, Capitano della Croce Rossa, Magistrato Arbitrale della Corte Europea di Giustizia , Cavaliere di diversi ed importanti Ordini fra i quali quello Pontificio di San Gregorio Magno e quello Costantiniano di San Giorgio.
Il volume presenta una ricerca su alcune famiglie italiane, completa di cenni storici, notizie sugli attuali rappresentanti e stemma a colori con la relativa descrizione (Blasonatura). Nella pregevole antologia sono presenti anche i casati di alcuni cari amici, fra i quali: il Conte Fernando Crociani Baglioni, il Conte Alessandro Romei Longhena ed il Nobile Diego Zoia dei Puschina.
Ma le ricerche e le iniziative del bravo Vito Caterini non si fermano: è già al lavoro per preparare la seconda edizione della Raccolta, ampliata ed aggiornata, che uscirà nel 2011. Il libro è in vendita in tutta Italia, nelle librerie principali e specializzate, ma lo potete trovare anche in rete od ordinarlo direttamente all’editore.
Roberto Jonghi Lavarini
robertojonghi@gmail.com
Vito Caterini è un Medico affermato (cardiologo, pneumologo e psicologo criminale), Ufficiale Ausiliario delle Forze Armate, Capitano della Croce Rossa, Magistrato Arbitrale della Corte Europea di Giustizia , Cavaliere di diversi ed importanti Ordini fra i quali quello Pontificio di San Gregorio Magno e quello Costantiniano di San Giorgio.
Il volume presenta una ricerca su alcune famiglie italiane, completa di cenni storici, notizie sugli attuali rappresentanti e stemma a colori con la relativa descrizione (Blasonatura). Nella pregevole antologia sono presenti anche i casati di alcuni cari amici, fra i quali: il Conte Fernando Crociani Baglioni, il Conte Alessandro Romei Longhena ed il Nobile Diego Zoia dei Puschina.
Ma le ricerche e le iniziative del bravo Vito Caterini non si fermano: è già al lavoro per preparare la seconda edizione della Raccolta, ampliata ed aggiornata, che uscirà nel 2011. Il libro è in vendita in tutta Italia, nelle librerie principali e specializzate, ma lo potete trovare anche in rete od ordinarlo direttamente all’editore.
Roberto Jonghi Lavarini
robertojonghi@gmail.com
lunedì 18 gennaio 2010
domenica 17 gennaio 2010
venerdì 15 gennaio 2010
mercoledì 13 gennaio 2010
Una destra libera e coerente
Noi vogliamo una Destra senza complessi di colpa e di inferiorità, una Destra intellettualmente libera e culturalmente vivace, moderna ma coerente con se stessa, la propria storia ed i propri valori.
La destra si appiattisce per entrare nel salotto
(di Gennaro Malgieri)
di Gennaro MalgieriPiacere a sinistra. Un tic inspiegabile della “nuova destra”. Di quella che ama le citazioni sui giornali progressisti; le adulazioni degli intellettuali ex-comunisti; gli inviti nei salotti dove solitamente si parla assai male del berlusconismo. Che brama accomodarsi nelle prime file ai convegni in cui si le si dà atto di aver negato se stessa e, dunque, sostanzialmente, di non esistere più. Una destra così, purtroppo, esiste e non lotta; si fa scudo di un’evoluzione che è sinonimo di abdicazione e sbiadisce in un dialogo con la sinistra che sarebbe meglio chiamare resa incondizionata.Paradossale tutto ciò se si considera che proprio l’area progressista culturalmente è in disarmo, non produce idee, è piegata nella sua disperazione solipsistica e si nutre di sovvenzioni statali, quando va bene, per dimostrare di essere in vita con film mediocri, romanzetti dal corto respiro ruotanti attorno all’ombelico di autori scarsamente dotati, ospitate in rassegne pagate dagli enti pubblici di artisti dall’incerto presente e dall’oscuro passato. E si potrebbe seguitare. Anche per dire che assessori compiacenti offrono a lorsignori tutto il sostegno di cui abbisognano, dimenticando i contenuti e si producono nello spettacolarizzare eventi risibili.Gli amministratori Da amministratori “di destra” ci si sarebbe atteso qualcosa di più. Per esempio la ricerca di nuove leve intellettuali nelle cui mani mettere progetti di innovazione non legati a stereotipi culturali imbolsiti e rimasticati; sarebbe stato lecito aspettarsi l’apertura alle nuove frontiere dell’arte e della letteratura non soltanto europea ed americana; qualcuno ha ostato sperare feconde contaminazioni che mettessero in evidenza la centralità delle questioni religiose, identitarie, sovraniste, nazionali. Niente di tutto questo è capitato sotto i nostri occhi che, ad un certo punto, abbiamo preferito chiudere per non vedere. Ma non abbiamo potuto non sentire. Per esempio gli alti lai di registi in disarmo che reclamano ancora palcoscenici e schermi ottenendoli; le autocelebrazioni di scrittori che s’impancano a maestri del pensiero e vengono presi in considerazione da assessori e ministri; le invettive di saggisti rimasti ancorati a vecchie dispute sociologiche, filosofiche, antropologiche. A tutto questo mondo che esprime un pensiero unico fondato sul nulla, esemplificazione di un terrificante nichilismo intellettuale, ambienti sedicenti di destra regalano uno spazio che non meritano, soltanto per guadagnarsi qualche benemerenza ai loro occhi, come ha osservato Francesco Borgonovo ieri su queste colonne, rilevandone la sudditanza psicologica. Che cosa accade? Semplice. L’Italia profonda, quella che esprime valori “basici”, identità radicate, una percezione “tradizionalista” della realtà, che sostanzia la sua esistenza in un “comunitarismo” elementare, perfino inconsapevole, non è rappresentata culturalmente, mentre è maggioritaria politicamente. Una discrasia che crea, o meglio rinnova, la frattura profonda tra due Italie. E, naturalmente, riproduce un’egemonia soffice più che della cultura di sinistra o ad essa legata, di una cultura sottilmente nichilista le cui manifestazioni eloquenti sono il relativismo e l’appiattimento sulla modernità intesa come consumismo sfrenato, irrilevanza della dignità e della centralità della persona, violenza del linguaggio e dei gesti.Una “rivoluzione culturale” di segno conservatore non può partire dalle istituzioni, ma queste dovrebbero sostenerla nell’unico modo possibile: darsi una linea di condotta tale da favorire il pluralismo delle idee e la circolazione di un pensiero critico capace di mettere in discussione le idee portanti della modernità appunto, come l’egualitarismo, il progressismo, il darwinismo sociale, il “socialismo morbido”, l’indifferentismo morale, il disordine spirituale. I meccani costruiti dall’industria culturale sono, nel loro insieme, la proiezione dell’incubo orwelliano della Fattoria degli animali: una concezione raggelante della vita e del mondo nella quale, nostro malgrado, siamo immersi e senza la prospettiva di uscirne a breve.Tradizione rinnovata Ci siamo chiesti tante volte negli ultimi decenni, sperimentando coniugazioni spesso ardite della modernità e con la tradizione, se una nuova civiltà poteva sorgere senza privarsi dei principi dell’antica. Guardandoci alle spalle continuiamo a crederlo, angosciati da un paradosso che ci opprime: come mai, se tutto questo è vero ed è possibile proiettarlo anche nella dimensione politica, è stata abbandonata dalla destra quell’armatura culturale conservatrice che avrebbe dovuto non soltanto preservarla, ma anche consentirle incursioni vittoriose nel campo avverso?Restiamo appesi a questo interrogativo, mentre talvolta ci accade di “scoprire”che tra gli “infedeli”vagano come fantasmi adottati autori, pensatori, artisti che non hanno più patria e vengono esibiti, talvolta eccentricamente, come trofei per testimoniare apertura mentale e sapienza nel discernere in ciò che era proibito da quel che si può portare. La destra se lo beve questo salottiero anticonformismo, dimenticandolo sulle poltrone al momento di offrire la prossima rassegna a chi ha civettato con il sinistrismo più impresentabile fino al giorno prima, fino a quando non ha avuto l’accortezza di mettere sugli scaffali più alti della libreria i classici del marxismo e le opere complete di Lenin, Stalin e Kim Il Sung.
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La destra non sa liberarsi dei suoi antichi complessi
(di Fabio Torriero)
Ci si chiede perché con un governo di centro-destra, malgrado lo sforzo di pochi e l’oggettivo fallimento politico del Pd e dei neo-post comunisti, la cultura vincente sia sempre quella di sinistra (giornali, tivù, libri, mostre del cinema).Sarebbe semplicistico rispondere che non bisogna comportarsi come gli avversari (il tema è l’egemonia), e che va imposto il metodo sovrano del pluralismo, ma l’interpretazione di Libero (con gli articoli, nei giorni scorsi, di Francesco Borgonovo e Gennaro Malgieri) induce a riflessioni serie.Il premier Silvio Berlusconi sta offrendo un “modello italiano” ben preciso: l’incontro tra il decisionismo, la governabilità (il presidenzialismo di fatto), e l’autobiografia della nazione, la concezione del cittadino “fai-da-te”, la meritocrazia e la legalità; una sorta di “modernizzazione identitaria”, che si esprime nelle varie riforme che finora sono state avviate (dalla scuola alla pubblica amministrazione, al mercato del lavoro).Ebbene: esiste una nuova e moderna cultura di destra, capace di intercettarne, descriverne la portata, fissarne la mission? Esiste un lavoro serio da parte delle Fondazioni, vicine al PdL in grado di studiare e comunicare l’esperienza di Palazzo Chigi?La risposta è sconsolante.Ci dividiamo ancora tra i “professionisti dell’identità”, che hanno dell’identità una visione statica, testimoniale, museale; e “i rinnegati dell’identità”, i profeti dell’amnesia, che negano il valore e l’orgoglio di una tradizione di appartenenza.In Europa i filoni cattolici, laici-liberali, conservatori e riformatori nazionali primeggiano, solo da noi sono sfondi astratti per convegni inutili. E dell’attualizzazione delle idee (l’unica via giusta tra chi nega e chi ingessa le identità), nemmeno a parlarne.Come se non bastasse, troppi intellettuali e penne brillanti stanno reiterando uno sport autolesionista da anni Settanta. Si chiama playstation delle idee.Il mero gusto della provocazione per andare sui giornali che contano (la stagione dei giochetti “Paperino è di sinistra e Topolino di destra”, non è ancora finita). Sport legittimo quando sconfinare era importante; ma infantile e controproducente oggi.Esempio. Quando giornali come “Il Secolo d’Italia”, insistono, come hanno fatto in passato, su «Che Guevara è nostro», «Zucchero è un amico», il film «Fascisti su Marte» è positivo; oppure quando il giornale on line della Fondazione FareFuturo, spesso più finiano di Fini, si lancia in accostamenti pannelliani e ultra ludici; primo si indebolisce la cultura di destra, confermando il primato della cultura di sinistra; secondo, si diventa ascari del pensiero unico e del politicamente e culturalmente corretto.Le ragioni? Psico-politiche: mistica del ghetto e complesso di inferiorità culturale. Quella “sindrome da legittimazione”, serva sciocca della “sindrome di Voltaire” della sinistra, che si ritiene l’incarnazione religiosa del bene. Una sinistra che da anni non esprime più nulla o ricette ideologiche superate.Solidarietà, infine, al direttore dell’Altro, Piero Sansonetti, accusato dai suoi redattori di flirtare con i fascisti del 2000. Debole però, la risposta del direttore: non si dialoga con gli avversari, perché diversi, ghettizzati, emarginati; ma per costruire un’Italia nuova, con valori comuni e memoria condivisa. Facendo tutti un salto di qualità.Conclusione: Dio salvi la destra che si fa dare i voti dalla sinistra, facendo la destra come vuole la sinistra, o la destra estetica, immaginaria del “sottovuotospinto”.
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La destra si appiattisce per entrare nel salotto
(di Gennaro Malgieri)
di Gennaro MalgieriPiacere a sinistra. Un tic inspiegabile della “nuova destra”. Di quella che ama le citazioni sui giornali progressisti; le adulazioni degli intellettuali ex-comunisti; gli inviti nei salotti dove solitamente si parla assai male del berlusconismo. Che brama accomodarsi nelle prime file ai convegni in cui si le si dà atto di aver negato se stessa e, dunque, sostanzialmente, di non esistere più. Una destra così, purtroppo, esiste e non lotta; si fa scudo di un’evoluzione che è sinonimo di abdicazione e sbiadisce in un dialogo con la sinistra che sarebbe meglio chiamare resa incondizionata.Paradossale tutto ciò se si considera che proprio l’area progressista culturalmente è in disarmo, non produce idee, è piegata nella sua disperazione solipsistica e si nutre di sovvenzioni statali, quando va bene, per dimostrare di essere in vita con film mediocri, romanzetti dal corto respiro ruotanti attorno all’ombelico di autori scarsamente dotati, ospitate in rassegne pagate dagli enti pubblici di artisti dall’incerto presente e dall’oscuro passato. E si potrebbe seguitare. Anche per dire che assessori compiacenti offrono a lorsignori tutto il sostegno di cui abbisognano, dimenticando i contenuti e si producono nello spettacolarizzare eventi risibili.Gli amministratori Da amministratori “di destra” ci si sarebbe atteso qualcosa di più. Per esempio la ricerca di nuove leve intellettuali nelle cui mani mettere progetti di innovazione non legati a stereotipi culturali imbolsiti e rimasticati; sarebbe stato lecito aspettarsi l’apertura alle nuove frontiere dell’arte e della letteratura non soltanto europea ed americana; qualcuno ha ostato sperare feconde contaminazioni che mettessero in evidenza la centralità delle questioni religiose, identitarie, sovraniste, nazionali. Niente di tutto questo è capitato sotto i nostri occhi che, ad un certo punto, abbiamo preferito chiudere per non vedere. Ma non abbiamo potuto non sentire. Per esempio gli alti lai di registi in disarmo che reclamano ancora palcoscenici e schermi ottenendoli; le autocelebrazioni di scrittori che s’impancano a maestri del pensiero e vengono presi in considerazione da assessori e ministri; le invettive di saggisti rimasti ancorati a vecchie dispute sociologiche, filosofiche, antropologiche. A tutto questo mondo che esprime un pensiero unico fondato sul nulla, esemplificazione di un terrificante nichilismo intellettuale, ambienti sedicenti di destra regalano uno spazio che non meritano, soltanto per guadagnarsi qualche benemerenza ai loro occhi, come ha osservato Francesco Borgonovo ieri su queste colonne, rilevandone la sudditanza psicologica. Che cosa accade? Semplice. L’Italia profonda, quella che esprime valori “basici”, identità radicate, una percezione “tradizionalista” della realtà, che sostanzia la sua esistenza in un “comunitarismo” elementare, perfino inconsapevole, non è rappresentata culturalmente, mentre è maggioritaria politicamente. Una discrasia che crea, o meglio rinnova, la frattura profonda tra due Italie. E, naturalmente, riproduce un’egemonia soffice più che della cultura di sinistra o ad essa legata, di una cultura sottilmente nichilista le cui manifestazioni eloquenti sono il relativismo e l’appiattimento sulla modernità intesa come consumismo sfrenato, irrilevanza della dignità e della centralità della persona, violenza del linguaggio e dei gesti.Una “rivoluzione culturale” di segno conservatore non può partire dalle istituzioni, ma queste dovrebbero sostenerla nell’unico modo possibile: darsi una linea di condotta tale da favorire il pluralismo delle idee e la circolazione di un pensiero critico capace di mettere in discussione le idee portanti della modernità appunto, come l’egualitarismo, il progressismo, il darwinismo sociale, il “socialismo morbido”, l’indifferentismo morale, il disordine spirituale. I meccani costruiti dall’industria culturale sono, nel loro insieme, la proiezione dell’incubo orwelliano della Fattoria degli animali: una concezione raggelante della vita e del mondo nella quale, nostro malgrado, siamo immersi e senza la prospettiva di uscirne a breve.Tradizione rinnovata Ci siamo chiesti tante volte negli ultimi decenni, sperimentando coniugazioni spesso ardite della modernità e con la tradizione, se una nuova civiltà poteva sorgere senza privarsi dei principi dell’antica. Guardandoci alle spalle continuiamo a crederlo, angosciati da un paradosso che ci opprime: come mai, se tutto questo è vero ed è possibile proiettarlo anche nella dimensione politica, è stata abbandonata dalla destra quell’armatura culturale conservatrice che avrebbe dovuto non soltanto preservarla, ma anche consentirle incursioni vittoriose nel campo avverso?Restiamo appesi a questo interrogativo, mentre talvolta ci accade di “scoprire”che tra gli “infedeli”vagano come fantasmi adottati autori, pensatori, artisti che non hanno più patria e vengono esibiti, talvolta eccentricamente, come trofei per testimoniare apertura mentale e sapienza nel discernere in ciò che era proibito da quel che si può portare. La destra se lo beve questo salottiero anticonformismo, dimenticandolo sulle poltrone al momento di offrire la prossima rassegna a chi ha civettato con il sinistrismo più impresentabile fino al giorno prima, fino a quando non ha avuto l’accortezza di mettere sugli scaffali più alti della libreria i classici del marxismo e le opere complete di Lenin, Stalin e Kim Il Sung.
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La destra non sa liberarsi dei suoi antichi complessi
(di Fabio Torriero)
Ci si chiede perché con un governo di centro-destra, malgrado lo sforzo di pochi e l’oggettivo fallimento politico del Pd e dei neo-post comunisti, la cultura vincente sia sempre quella di sinistra (giornali, tivù, libri, mostre del cinema).Sarebbe semplicistico rispondere che non bisogna comportarsi come gli avversari (il tema è l’egemonia), e che va imposto il metodo sovrano del pluralismo, ma l’interpretazione di Libero (con gli articoli, nei giorni scorsi, di Francesco Borgonovo e Gennaro Malgieri) induce a riflessioni serie.Il premier Silvio Berlusconi sta offrendo un “modello italiano” ben preciso: l’incontro tra il decisionismo, la governabilità (il presidenzialismo di fatto), e l’autobiografia della nazione, la concezione del cittadino “fai-da-te”, la meritocrazia e la legalità; una sorta di “modernizzazione identitaria”, che si esprime nelle varie riforme che finora sono state avviate (dalla scuola alla pubblica amministrazione, al mercato del lavoro).Ebbene: esiste una nuova e moderna cultura di destra, capace di intercettarne, descriverne la portata, fissarne la mission? Esiste un lavoro serio da parte delle Fondazioni, vicine al PdL in grado di studiare e comunicare l’esperienza di Palazzo Chigi?La risposta è sconsolante.Ci dividiamo ancora tra i “professionisti dell’identità”, che hanno dell’identità una visione statica, testimoniale, museale; e “i rinnegati dell’identità”, i profeti dell’amnesia, che negano il valore e l’orgoglio di una tradizione di appartenenza.In Europa i filoni cattolici, laici-liberali, conservatori e riformatori nazionali primeggiano, solo da noi sono sfondi astratti per convegni inutili. E dell’attualizzazione delle idee (l’unica via giusta tra chi nega e chi ingessa le identità), nemmeno a parlarne.Come se non bastasse, troppi intellettuali e penne brillanti stanno reiterando uno sport autolesionista da anni Settanta. Si chiama playstation delle idee.Il mero gusto della provocazione per andare sui giornali che contano (la stagione dei giochetti “Paperino è di sinistra e Topolino di destra”, non è ancora finita). Sport legittimo quando sconfinare era importante; ma infantile e controproducente oggi.Esempio. Quando giornali come “Il Secolo d’Italia”, insistono, come hanno fatto in passato, su «Che Guevara è nostro», «Zucchero è un amico», il film «Fascisti su Marte» è positivo; oppure quando il giornale on line della Fondazione FareFuturo, spesso più finiano di Fini, si lancia in accostamenti pannelliani e ultra ludici; primo si indebolisce la cultura di destra, confermando il primato della cultura di sinistra; secondo, si diventa ascari del pensiero unico e del politicamente e culturalmente corretto.Le ragioni? Psico-politiche: mistica del ghetto e complesso di inferiorità culturale. Quella “sindrome da legittimazione”, serva sciocca della “sindrome di Voltaire” della sinistra, che si ritiene l’incarnazione religiosa del bene. Una sinistra che da anni non esprime più nulla o ricette ideologiche superate.Solidarietà, infine, al direttore dell’Altro, Piero Sansonetti, accusato dai suoi redattori di flirtare con i fascisti del 2000. Debole però, la risposta del direttore: non si dialoga con gli avversari, perché diversi, ghettizzati, emarginati; ma per costruire un’Italia nuova, con valori comuni e memoria condivisa. Facendo tutti un salto di qualità.Conclusione: Dio salvi la destra che si fa dare i voti dalla sinistra, facendo la destra come vuole la sinistra, o la destra estetica, immaginaria del “sottovuotospinto”.
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martedì 12 gennaio 2010
Roberto Jonghi Lavarini: "LiberaMente di Destra, Aristocrazia della Libertà"
Presidente del Comitato Destra per Milano (fondato nel 1999)
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v.Presidente del Centro Studi Patria e Libertà
fra i promotori del progetto politico DESTRAFUTURO
aderente al Circolo del Buon Governo ed al Popolo della Libertà
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24 anni di coerente ed appassionata militanza politica
(già Segretario Provinciale del Fronte della Gioventù, Dirigente Provinciale del Movimento Sociale Italiano, Dirigente Regionale prima di Alleanza Nazionale e poi della Fiamma Tricolore, Consigliere Circoscrizionale di Milano e Presidente di Zona 3)
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Cultura: Cesare Ferri a Milano
Venerdi 22 gennaio, ore 18,30
resso Spazio Ritter in via Maiocchi, 28 a Milano
presentazione del nuovo romanzo di Cesare Ferri
Interverranno:
l'Autore Cesare Ferri, l'Editore Enzo Cipriano, il giornalista Andrea Bedetti
info: tel. 02201310 - e-mail: info@ritteredizioni.com
Cesare Ferri (filosofo, poeta, scrittore e commediografo)
con Roberto Jonghi Lavarini che si onora della Sua amicizia.
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lunedì 11 gennaio 2010
PUNTI CARDINE PER IL 2010
Date le innumerevoli segnalazioni, Destra Per Milano conferma il suo impegno su alcuni punti cardini per l’azione politica e sociale per l’anno 2010. Sovrapporre alcune problematiche e’ difficoltoso quanto inutile per l’attuazione di propositi concreti, i quali dovranno essere poi tramutati in aiuti reali e non “virtuali”. Detto questo, andiamo ad analizzare le priorità piu’ importanti.
IL SISTEMA SANITA’
Partiamo dalla situazione del sistema sanitario nazionale. La conferma oggettiva delle tante infrastrutture non idonee al servizio ai cittadini. Il grave sciacallaggio delle multinazionali farmaceutiche, così come la non neutrale partecipazione di alcuni medici e dirigenti ospedalieri nel circolo vizioso dei rifornimenti, dove girano cifre multimilionarie ( vedi il caso sistema sanitario pugliese e non solo) provenienti da appalti prestabiliti da tempo. Non dimentichiamo l’esigenza del cittadino ad una adeguata e celere risposta sulle tantissime richieste di visite specialistiche, rinviate per mesi e settimane, per la totale “dedizione” al proprio lavoro di alcuni appartenenti al settore. Ignobile trafila, per poi rendere il medesimo servizio a pagamento eliminando la fascia debole dei cittadini. Insomma, estirpare le forze oscure che si annidano all’interno del sistema sanitario e’ un obbligo. Così come, comprendere la gestione delle unità sanitarie locali, per poi operare in direzione opposta all’organismo non più in grado di offrire assistenza. Anteporre la scelta della privatizzazione selvaggia, diverrebbe il punto di non ritorno per l’importantissimo legame tra cittadinanza ed enti pubblici, ma sinonimo di non risposta alla domanda salute-necessita’ delle categorie meno abbienti.
MUTUO SOCIALE
Il diritto a una casa di proprietà non e’ l’accettazione a una sistemazione provvisoria. Neppure la resa a un sistema in piedi da troppo tempo. Il ”baratto affitto-casa” non e’ la risposta all’emergenza abitativa ma solo il surrogato all’interno di una spirale senza via di uscita. Lo stesso vale per il “caro casa” voluto e incrementato dal “fenomeni” del mattone e dall’arroganza da psichiatria di alcuni franchising che si occupano delle transazioni immobiliari. Figure predisposte a una tipologia di transumanza televisiva, portatori di “benessere e felicità”. La situazione reale e’ questa : pochi operatori qualificati nel settore, così come poche le informazioni reali sul mercato, ancora meno la mancanza di informazioni provenienti dal “conta chilometri” dei prezzi volutamente in salita vorticosa. Siamo fermamente convinti, che sia necessario attuare una rete informativa anche su la spinosa questione legata al settore bancario-creditizio. In Italia ci sono validi quanto preparati imprenditori che operano in questo ambito. Fare di tutto un mazzo di gramigna e’ controproducente. Urge però la preparazione di sportelli informativi che con numeri telefonici dedicati possano offrire consulenza e la possibilità di incontro per chiarire il minimo dubbio in materia.
SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO ARTISTICO-CULTURALE
Il domani e’ l’appendice futura di quello che si e’ fatto, dimostrabile con la conservazione e il restauro del nostro patrimonio artistico-culturale. E’ inaccettabile il solo pensiero di opere e di veri e propri tesori, che dimorano ancora fuori dai nostri confini nazionali ed europei senza nessuna possibilità (o minima) di rientrare in Patria. Il nostro intento non si sofferma alle opere italiane, e’ una problematica a carattere europeo legata a una non conoscenza della nostro patrimonio artistico e culturale. Tramutare un’opera d’arte nella sala di attesa di un Lounge Bar, pare davvero eccessivo per non dire sconsiderato. Abbracciamo la linea di difesa portata avanti dall’associazione Scam, (speleologia cavità artificiali Milano) con immenso piacere e comune obbiettivo per la salvaguardia dei nostri monumenti storici e delle nostre opere d’arte. Senza ignorare, il filo conduttore che lega la nostra Nazione al turismo e la consapevolezza dell’immane risorsa paesaggistica e dell’incredibile versatilità del nostro territorio. In futuro punteremo a far interagire diversificate realtà del mondo della ricerca con quelle più vicine alle istituzioni. Per usare un termine non molto amato, far “cooperare” due estremi per definizione per il bene comune.
COLLABORAZIONI E PARTECIPAZIONI ATTIVE
Il Comitato sostiene e partecipa attivamente alle iniziative politiche- informative dei più importanti centri studi nazionali. Tale collaborazione e’ una necessità per l’umana comprensione di cio’ che accade non solo in Italia. Tavole rotonde, eventi, mezzi media e tutto quanto sia necessario per donare il nostro sforzo alla causa del sapere. Tra tutti il Centro Studi Polaris e Noreporter . Il primo vera e propria fucina dell’apprendere e del proporre, il secondo fenomenale mezzo informativo sugli accadimenti in atto senza nessun tipo di manipolazione esplicita e condizionata. Per Patria e Liberta’, le tematiche culturali e politico internazionali saranno un severo banco di prova dove imparare e donare al tempo stesso. Per operare invece nel settore professionale e lavorativo, tramite parecchi consiglieri di Destra Per Milano che risiedono nel consiglio di amministrazione di Sinergie 2015, un sicuro apporto al mondo del lavoro e dell’imprenditoria anche in ottica Expo grazie al progetto Altavia. Infine, la novità per l’annata 2010, la nascita dei due Club sul sito Noreporter, il primo per i sostenitori, il secondo per professionisti e aziende. Per quanto riguarda la città di Milano il sostegno e la nostra ammirazione vanno all’Associazione Capodanno Celtico e a Fare Occidente. Insomma, un anno all’insegna del lavoro come l’autentico spirito della tradizione richiede. Labor improbus omnia vincit !
Francesco Filippo Marotta
Comitato Destra Per Milano
IL SISTEMA SANITA’
Partiamo dalla situazione del sistema sanitario nazionale. La conferma oggettiva delle tante infrastrutture non idonee al servizio ai cittadini. Il grave sciacallaggio delle multinazionali farmaceutiche, così come la non neutrale partecipazione di alcuni medici e dirigenti ospedalieri nel circolo vizioso dei rifornimenti, dove girano cifre multimilionarie ( vedi il caso sistema sanitario pugliese e non solo) provenienti da appalti prestabiliti da tempo. Non dimentichiamo l’esigenza del cittadino ad una adeguata e celere risposta sulle tantissime richieste di visite specialistiche, rinviate per mesi e settimane, per la totale “dedizione” al proprio lavoro di alcuni appartenenti al settore. Ignobile trafila, per poi rendere il medesimo servizio a pagamento eliminando la fascia debole dei cittadini. Insomma, estirpare le forze oscure che si annidano all’interno del sistema sanitario e’ un obbligo. Così come, comprendere la gestione delle unità sanitarie locali, per poi operare in direzione opposta all’organismo non più in grado di offrire assistenza. Anteporre la scelta della privatizzazione selvaggia, diverrebbe il punto di non ritorno per l’importantissimo legame tra cittadinanza ed enti pubblici, ma sinonimo di non risposta alla domanda salute-necessita’ delle categorie meno abbienti.
MUTUO SOCIALE
Il diritto a una casa di proprietà non e’ l’accettazione a una sistemazione provvisoria. Neppure la resa a un sistema in piedi da troppo tempo. Il ”baratto affitto-casa” non e’ la risposta all’emergenza abitativa ma solo il surrogato all’interno di una spirale senza via di uscita. Lo stesso vale per il “caro casa” voluto e incrementato dal “fenomeni” del mattone e dall’arroganza da psichiatria di alcuni franchising che si occupano delle transazioni immobiliari. Figure predisposte a una tipologia di transumanza televisiva, portatori di “benessere e felicità”. La situazione reale e’ questa : pochi operatori qualificati nel settore, così come poche le informazioni reali sul mercato, ancora meno la mancanza di informazioni provenienti dal “conta chilometri” dei prezzi volutamente in salita vorticosa. Siamo fermamente convinti, che sia necessario attuare una rete informativa anche su la spinosa questione legata al settore bancario-creditizio. In Italia ci sono validi quanto preparati imprenditori che operano in questo ambito. Fare di tutto un mazzo di gramigna e’ controproducente. Urge però la preparazione di sportelli informativi che con numeri telefonici dedicati possano offrire consulenza e la possibilità di incontro per chiarire il minimo dubbio in materia.
SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO ARTISTICO-CULTURALE
Il domani e’ l’appendice futura di quello che si e’ fatto, dimostrabile con la conservazione e il restauro del nostro patrimonio artistico-culturale. E’ inaccettabile il solo pensiero di opere e di veri e propri tesori, che dimorano ancora fuori dai nostri confini nazionali ed europei senza nessuna possibilità (o minima) di rientrare in Patria. Il nostro intento non si sofferma alle opere italiane, e’ una problematica a carattere europeo legata a una non conoscenza della nostro patrimonio artistico e culturale. Tramutare un’opera d’arte nella sala di attesa di un Lounge Bar, pare davvero eccessivo per non dire sconsiderato. Abbracciamo la linea di difesa portata avanti dall’associazione Scam, (speleologia cavità artificiali Milano) con immenso piacere e comune obbiettivo per la salvaguardia dei nostri monumenti storici e delle nostre opere d’arte. Senza ignorare, il filo conduttore che lega la nostra Nazione al turismo e la consapevolezza dell’immane risorsa paesaggistica e dell’incredibile versatilità del nostro territorio. In futuro punteremo a far interagire diversificate realtà del mondo della ricerca con quelle più vicine alle istituzioni. Per usare un termine non molto amato, far “cooperare” due estremi per definizione per il bene comune.
COLLABORAZIONI E PARTECIPAZIONI ATTIVE
Il Comitato sostiene e partecipa attivamente alle iniziative politiche- informative dei più importanti centri studi nazionali. Tale collaborazione e’ una necessità per l’umana comprensione di cio’ che accade non solo in Italia. Tavole rotonde, eventi, mezzi media e tutto quanto sia necessario per donare il nostro sforzo alla causa del sapere. Tra tutti il Centro Studi Polaris e Noreporter . Il primo vera e propria fucina dell’apprendere e del proporre, il secondo fenomenale mezzo informativo sugli accadimenti in atto senza nessun tipo di manipolazione esplicita e condizionata. Per Patria e Liberta’, le tematiche culturali e politico internazionali saranno un severo banco di prova dove imparare e donare al tempo stesso. Per operare invece nel settore professionale e lavorativo, tramite parecchi consiglieri di Destra Per Milano che risiedono nel consiglio di amministrazione di Sinergie 2015, un sicuro apporto al mondo del lavoro e dell’imprenditoria anche in ottica Expo grazie al progetto Altavia. Infine, la novità per l’annata 2010, la nascita dei due Club sul sito Noreporter, il primo per i sostenitori, il secondo per professionisti e aziende. Per quanto riguarda la città di Milano il sostegno e la nostra ammirazione vanno all’Associazione Capodanno Celtico e a Fare Occidente. Insomma, un anno all’insegna del lavoro come l’autentico spirito della tradizione richiede. Labor improbus omnia vincit !
Francesco Filippo Marotta
Comitato Destra Per Milano
giovedì 7 gennaio 2010
La DESTRA con FELTRI contro FINI
Oltre il 90% della base militante e degli elettori della destra italiana condivide le naturali perplessità, le precise analisi politiche e le legittime critiche di Vittorio Feltri a Gianfranco Fini. Coloro che hanno sempre sostenuto e votato AN e prima ancora il MSI non si riconoscono più, e da tempo, nelle sinistre posizioni dell’attuale Presidente della Camera. Il “popolo della destra” si sente tradito da Fini, sostiene convintamene la leadership carismatica del Presidente Silvio Berlusconi ma guarda, con sempre maggior simpatia, alla Lega Nord. Le continue dichiarazioni di Fini e dei finiani danneggiano gravemente il PDL, facendogli perdere, ogni giorno, migliaia di voti in favore dei leghisti. L’articolo pubblicato oggi sul sito della Fondazione Fare Futuro è una offesa, non soltanto alla storia della destra italiana ma alla decenza ed alla intelligenza degli Italiani. Facciano pure la minacciata scissione ma rinuncino al patrimonio immobiliare ed economico della ex AN che è il frutto della disinteressata militanza di migliaia di Camerati (fra i quali tantissi ex Combattenti della RSI) che, con enormi sacrifici, con sudore e sangue, in tutta Italia, comprarono le sedi del glorioso Movimento Sociale Italiano.
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