La Grecia: “il grande successo, dell’Euro” secondo gli eurocrati
La situazione in Grecia è già
precipitata da qualche mese. Ma la stampa europea non ne ha praticamente fatto
cenno, perché non bisognava avvantaggiare i partiti populisti prima delle
elezioni italiane e delle prossime elezioni tedesche. In Grecia – si ricorderà
– dopo un risultato elettorale che aveva premiato le forze populiste (di destra
e di sinistra), sono state indette nuove elezioni all’insegna di una propaganda
di regime che mirava a terrorizzare gli elettori: se prevarranno ancora i
populisti la Grecia sarà espulsa dall’Unione Europea e precipiterà nel caos. I
greci – come si sa – hanno abboccato all’amo e sono tornati a votare per i
partiti europeisti. Risultato: è stato creato un governo “responsabile” che ha
accettato le ricette iugulatorie della Banca Centrale Europea e del Fondo
Monetario Internazionale. E il caos – quello vero, quello destinato a durare
ben più di qualche mese – è arrivato. In Grecia – anche se la stampa
“indipendente” si guarda bene dal darne notizia – siamo agli assalti ai supermercati,
siamo alla caccia all’immigrato accusato di “rubare” ai greci non più un lavoro
(che non c’è) ma un piatto di minestra alla mensa dei poveri, siamo alla fame
vera, con i bambini che svengono in classe per la denutrizione, siamo alla
scomparsa della sanità pubblica, con fasce sempre più larghe di cittadini
ellenici che ricorrono per le cure alle ONG, cioè alla carità, siamo
addirittura alla vendita di pezzi di territorio nazionale agli stranieri: un
intero arcipelago (le sei isole delle Echinadi) è stato ceduto all’emiro del
Qatar per un piatto di lenticchie, 8 milioni e mezzo di euro, il prezzo di una
azienda agricola italiana di media grandezza. Perché questo? Perché in Grecia (e a
Cipro, un pezzo di Grecia che la diplomazia occidentale vuole forzatamente
mantenere divisa dalla madrepatria) le ricette europee in salsa tedesca hanno
portato alle uniche conseguenze logicamente possibili: innanzitutto, un
indebitamento progressivo cui – impossibilitato a battere una propria moneta –
lo Stato deve far fronte indebitandosi ulteriormente con i mercati e con gli
organismi europei che forniscono gli “aiuti”; e, come ulteriore conseguenza, un
ricorso alla più crudele macelleria sociale per sottostare ai diktat di chi
concede i prestiti a strozzo. Di fronte a questa situazione, come
dimenticare la cinica dichiarazione (ancor oggi reperibile su You Tube) che è
stata resa ai microfoni de La 7 dal più autorevole eurocrate nostrano, il
professor Mario Monti? Trascrivo fedelmente: «Oggi, secondo me, stiamo assistendo,
non è un paradosso, al grande successo dell’euro. E qual è la manifestazione
più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia. (…) Quale caso di scuola
si sarebbe mai potuto immaginare – caso limite – di una Grecia costretta a dare
abbastanza peso alla cultura della stabilità e che sta trasformando sé stessa?» Certo che la Grecia sta trasformando
sé stessa: da nazione con un tenore di vita collocato nella fascia medio-alta
delle classifiche mondiali, a nazione con una economia da paese sottosviluppato.
La stessa trasformazione che attende l’Italia, se resterà ancora nell’Unione
Europea.
Pubblicato su “Social” (settimanale indipendente di
Trapani) del 22 marzo 2013
di Paolo Cardenà
L”Unione Europea, approvando il
salvataggio delle banche cipriote, aveva preteso un prelievo forzoso (rapina) sui conti
correnti dei cittadini di Cipro. Come noto, il prelievo sarebbe
dovuto essere del 6.75% sulle somme inferiori ai 100 mila euro, e di quasi il
10% su quelle superiori a tale giacenza. Secondo le notizie che si apprendono,
in quella sede, il FMI avrebbe chiesto addirittura una tassa del 40%, ma con
franchigie più elevate.
Tali misure sarebbero dovute essere
approvare dal Parlamento cipriota, ma la libertà ha prevalso sull’oligarchia
dei banchieri e sulla tirannia europeista. Il Parlamento cipriota ha respinto
al mittente la proposta della tassa rapina, riaffermando la sovranità del
popolo che, troppo spesso, in questa Europa, sembra sfuggire ai suoi gerarchi. Cipro
ha avuto il coraggio di dissentire, e ha deciso che il suo popolo non debba
essere vittima di un esproprio di quel genere per pagare il conto alle Banche tedesche esposte su quelle
cipriote, guarda caso, per lo stesso importo del gettito
preventivato di 5, 8 miliardi di euro. In un quadro del genere, in attesa di
capire come evolverà la situazione cipriota, cerchiamo di comprendere cosa
potrebbe accadere in Italia se dovessero esse introdotte misure di contrasto
all’utilizzo del denaro contante.
Ciò che sta accadendo a Cipro ci
insegna una cosa molto semplice, ossia che il tabù dell’inviolabilità e del
rispetto dei risparmi e dei sacrifici di una vita, almeno nel contesto
dell’Europa meridionale, è stato violato, è stato abbattuto, definitivamente. A nulla
possono valere eventuali rassicurazioni, smentite, o peggio, passi indietro. Le
autorità europee si sono dimostrate del tutto inaffidabili. L’insegnamento che
ci deriva dal caso Cipro, è che chi ha dei risparmi depositati presso qualsiasi
banca dei Paesi in difficoltà, potrebbe rischiare di perderli, almeno in parte.
Sarebbe perfino ingenuo pensare che l’esproprio potrebbe riguardare solo i
conti correnti, poiché ogni genere di attività potrebbe
essere colpita, più o meno pesantemente, anche se con differenti
livelli di difficoltà. Difficoltà certamente ovviabili, se si intende ottenere
un determinato risultato, che poi sarebbe quello di rendere solvibili banche e
Stati.
La linea di demarcazione tra debito
e credito, di colpo, sembra di essere divenuta più sottile, pallida, quasi
inesistente. E’ chiaro che al debito di un soggetto, corrisponde
il credito di un’altro di un altro soggetto. E per rendere solvibile il
debitore, non c’è nulla di più agevole che compensare posizioni a debito con
quelle a credito. Ed il gioco è fatto: il debitore è stato reso solvibile e
il creditore è stato espropriato. Bella l’economia di mercato, vero? Peccato
che questo valga solo per le banche e per gli Stati; non per i cittadini comuni
che poi sarebbero quelli a cui l’esproprio è rivolto.
Nel contesto Italiano esiste una vulgata popolare, capeggiata da Bersani, secondo la quale, in nome della lotta all’evasione fiscale, si dovrebbe abbassare la soglia all’utilizzo del denaro contante, oppure eliminarlo del tutto.
Nel contesto Italiano esiste una vulgata popolare, capeggiata da Bersani, secondo la quale, in nome della lotta all’evasione fiscale, si dovrebbe abbassare la soglia all’utilizzo del denaro contante, oppure eliminarlo del tutto.
Questo, è addirittura riproposto in uno degli otto punti che
dovrebbero essere quelli ispiratori l’azione del prossimo governo a guida
Bersani (?). Tant’è che tra i provvedimenti da adottare, si legge: “Misure per
la tracciabilità e la fedeltà fiscale”. Tradotto significa: abbassamento
della soglia di utilizzo del denaro contante (o completa eliminazione). Già
in diversi articoli abbiamo trattato l’argomento e qui ci limitiamo solo ad
esporre alcune considerazioni. Bersani pretende che il denaro contante sia
depositato in banca. Ciò significa che chi ha uno stipendio, ad esempio, dovrà
riceverlo obbligatoriamente in banca. Così come ogni sostanza contante, di cui
si dispone, dovrà essere depositata in banca, e da lì spesa attraverso la
moneta elettronica.
Di colpo, grazie ad un atto
normativo, il cittadino verrebbe privato, oltre che di questa forma di libertà,
anche dell’unica forma di dissenso a sua
disposizione nei confronti del sistema bancario. Per contro, le
banche verrebbero graziate in quello che per loro costituisce il vero e proprio
incubo: la corsa agli sportelli. A quel punto, essendo il denaro
smaterializzato e sostituito con un algoritmo astratto e intangibile, ne deriva
che se non esiste moneta contante da scambiare e da prelevare, viene meno
anche il pericolo che la popolazione possa chiedere la restituzione di ciò che
non esiste. E’ evidente.
Il sistema bancario deterrebbe in
deposito la maggior parte della ricchezza del paese. Deterrebbe
in custodia i vostri investimenti in titoli, azioni, obbligazioni, i preziosi
custoditi in cassette di sicurezza, e ora anche il denaro che,
obbligatoriamente, deve essere depositato sul conto corrente. Siccome le
pretese impositive dello Stato si fondano su imponibili di cui lo Stato stesso
ne dovrebbe conoscere le dimensioni e la collocazione, se ne deriva che lo
Stato non potrebbe tassare ciò che non conosce, come ad esempio il denaro
contante che voi custodite a casa, almeno fino a questo momento. Il
pericolo è proprio quello di essere obbligati, tramite un provvedimento di
legge, a privarsi dell’utilizzo del contante, per rendere la macchina
coercitiva del fisco ancora più efficiente, funzionale, perfetta e micidiale.
Tra poche settimane, le banche italiane dovranno trasmettere all’anagrafe tributaria tutte le movimentazioni dei nostri conti correnti. Lo stato, con un semplice click, potrà conoscere in tempo reale ogni vostra ricchezza: sia la sua collocazione, che la sua dimensione complessiva. Ricchezza incrementata, ovviamente, dai depositi di denaro contante che, oltre a far aumentare la base imponibile da colpire con un’eventuale imposizione patrimoniale, offre allo Stato la garanzia del buon esito della sua pretesa tributaria.
Quindi, in questo caso, avrebbe a completa disposizione ogni forma di ricchezza, e potrebbe tassare, confiscare ed espropriare, ogni importo suo piacimento, desiderio e necessità, sia per salvare chi tale ricchezza la detiene in deposito (le banche), sia per salvare se stesso e i privilegi del manipolo di gerarchi da un eventuale bancarotta.
Tra poche settimane, le banche italiane dovranno trasmettere all’anagrafe tributaria tutte le movimentazioni dei nostri conti correnti. Lo stato, con un semplice click, potrà conoscere in tempo reale ogni vostra ricchezza: sia la sua collocazione, che la sua dimensione complessiva. Ricchezza incrementata, ovviamente, dai depositi di denaro contante che, oltre a far aumentare la base imponibile da colpire con un’eventuale imposizione patrimoniale, offre allo Stato la garanzia del buon esito della sua pretesa tributaria.
Quindi, in questo caso, avrebbe a completa disposizione ogni forma di ricchezza, e potrebbe tassare, confiscare ed espropriare, ogni importo suo piacimento, desiderio e necessità, sia per salvare chi tale ricchezza la detiene in deposito (le banche), sia per salvare se stesso e i privilegi del manipolo di gerarchi da un eventuale bancarotta.
Anzi, questo pericolo è quantomai
reale e percepibile al punto che lo stesso Bersani non nasconde affatto il desiderio di
applicare un’imposta patrimoniale.
Volete un esempio su cosa potrebbe fare lo stato con il vostro patrimonio? Bene, basta prendere ad esempio Cipro. La cosa più semplice da fare è proprio quella di aggredire il deposito sui conti correnti. Sono sostanze disponibili e quindi per definizione idonee ad essere immediatamente trasferite, dal conto corrente alle casse dello stato. E poi se lo Stato è fortunato e a voi vi dice male, sul conto corrente potrebbe anche trovare un saldo particolarmente elevato derivante dal mutuo che la vostra banca magari vi ha accreditato qualche giorno prima per comprare la vostra casa o finanziare la vostra attività. Quindi un “extragettito” per lo Stato, una maggiore rapina per voi, su dei patrimoni a debito che dovrete rimborsare alla banca.
Volete un esempio su cosa potrebbe fare lo stato con il vostro patrimonio? Bene, basta prendere ad esempio Cipro. La cosa più semplice da fare è proprio quella di aggredire il deposito sui conti correnti. Sono sostanze disponibili e quindi per definizione idonee ad essere immediatamente trasferite, dal conto corrente alle casse dello stato. E poi se lo Stato è fortunato e a voi vi dice male, sul conto corrente potrebbe anche trovare un saldo particolarmente elevato derivante dal mutuo che la vostra banca magari vi ha accreditato qualche giorno prima per comprare la vostra casa o finanziare la vostra attività. Quindi un “extragettito” per lo Stato, una maggiore rapina per voi, su dei patrimoni a debito che dovrete rimborsare alla banca.
La cosa vi sorprende? Nel 1992, con
la patrimoniale di Amato, è accaduto proprio questo. Aziende e famiglie di sono
viste confiscare ricchezza su delle somme derivanti da un finanziamento
concesso dalla banca e temporaneamente depositato sul conto corrente bancario.
Vi sembra giusto?
Volete un’altro esempio? Eccovi serviti. Bersani, ad esempio, come dicevamo, non nasconde affatto l’idea che sarebbe favorevole ad un’imposta patrimoniale sui grandi patrimoni, intendendo per tali, quelli oltre 1.5 milioni di euro. A parte il fatto che egli non fornisce chiarimenti su cosa debba intendersi per patrimonio, ossia se si dovranno considerare beni immobili, mobili, investimenti, aziende ecc., come già dicevamo in un precedente articolo, il sospetto è che, quando si accorgeranno che il gettito derivante da un’imposizione patrimoniale a quei livelli sarà molto ridotto, probabilmente, abbasseranno di molto il livello di patrimonio dal quale far scattare l’imposizione al fine di aumentare la base imponibile.
Volete un’altro esempio? Eccovi serviti. Bersani, ad esempio, come dicevamo, non nasconde affatto l’idea che sarebbe favorevole ad un’imposta patrimoniale sui grandi patrimoni, intendendo per tali, quelli oltre 1.5 milioni di euro. A parte il fatto che egli non fornisce chiarimenti su cosa debba intendersi per patrimonio, ossia se si dovranno considerare beni immobili, mobili, investimenti, aziende ecc., come già dicevamo in un precedente articolo, il sospetto è che, quando si accorgeranno che il gettito derivante da un’imposizione patrimoniale a quei livelli sarà molto ridotto, probabilmente, abbasseranno di molto il livello di patrimonio dal quale far scattare l’imposizione al fine di aumentare la base imponibile.
Solo per citare un esempio, qualora
dovesse essere tassato il patrimonio immobiliare, non è detto che il
contribuente abbia disponibili gli importi per adempiere all’obbligazione
tributaria. Ecco quindi che il fisco potrebbe aggredire il conto
corrente dove si detengono, per obbligo normativo, anche le risorse
indispensabili per il sostentamento dei propri congiunti, lasciando a pancia
vuota tutta la famiglia. Ma la carrellata di casi e gli aspetti inquietanti
di una simile coercizione della libertà individuale è ancora lunga, fitta ,se
non interminabile. Si potrebbe andare avanti per ore, ma non cambierebbe
affatto il risultato.
La banca, concludendo, diverrebbe una gigantesca camera di compensazione, ossia soggetto giuridico al servizio (più di quanto lo sia oggi) dello Stato per espropriare ricchezza: ossia il presente e il futuro di liberi ed onesti cittadini.
La banca, concludendo, diverrebbe una gigantesca camera di compensazione, ossia soggetto giuridico al servizio (più di quanto lo sia oggi) dello Stato per espropriare ricchezza: ossia il presente e il futuro di liberi ed onesti cittadini.
fonte: Vincitori e Vinti
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