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giovedì 22 novembre 2012

Romagnoli: "Riconoscere la Palestina".

ROMA - La diplomazia internazionale è in prima linea, a chiacchiere ovviamente, nella crisi tra israeliani e palestinesi; tutti "sperano" di scongiurare l’escalation del conflitto, che produrrebbe l’ingresso nella striscia di Gaza dell’esercito israeliano. Tutti chiedono la fine immediata di ogni violenza: lo fa il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che peregrina tra le capitali del Medio Oriente; lo fa, con nota e comprovata efficacia, il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’UE; lo fa il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi (si proprio lui, quello che ancora non sa che pesci pigliare nella questione dei nostri Marò sequestrati dall'India!), che argomenta condizionando il suo cauto ottimismo al fatto che "Israele può autolimitare la propria forza solo se ha la sicurezza assoluta che i lanci di razzi non si ripetano". Altri ancora sono attesi in Medio Oriente, mentre il Presidente americano Obama conferma, come se ce ne fosse bisogno, che gli Stati Uniti riconoscono a Israele il diritto a difendersi, ma rinnovano l’invito all’autodeterminazione e sostengono la missione di pace di Ban. Alle chiacchiere diplomatiche del giorno seguono le bombe della notte. Le richieste delle parti, nella fattispecie, sembrano entrambe ragionevoli: Israele vuole una pace di "lunga durata", garantita dall’Egitto, che preveda la fine del lancio di razzi sul suo territorio; Hamas vuole la fine dell’embargo a Gaza e chiede la fine delle uccisioni mirate. La diplomazia internazionale, rimane in prima linea ad ascoltare ma non risponde quasi a nessuno, attende da decenni che il problema si risolva da solo e campione di inutilità si confermano le Nazioni Unite. Nessuno è in grado, dai trattati di Oslo e da Camp David in poi, di riconoscere un diritto di autodeterminazione sancito per molti (ma non per tutti, Tibet compreso): riconoscere lo Stato di Palestina. On. Luca Romagnoli Segretario Nazionale Movimento Sociale Fiamma Tricolore

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