CCP

giovedì 30 gennaio 2014

Governo infame e traditore: servo dei banchieri!

 
Governo infame e traditore: ammazza di tasse le nostre famiglie e le nostre imprese per regalare miliardi (di soldi nostri!) alle banche private che ci strozzano con usura e signoraggio. Come diceva giustamente il poeta ed economista Ezra Pound, questi politicanti, oramai, sono solo i "camerieri dei banchieri", ovvero dei miserabili parassiti, spesso ignoranti ed incapaci (quando non ladri e puttane), al servizio (ed al soldo) dei poteri forti dell'alta finanza internazionale. Altro che grillini e forconi, troppo buoni e disorganizzati, serve una vera rivolta popolare, una forte reazione nazionale, una autentica rivoluzione sociale europea.


Navi uomini e deità nel Mediterraneo antico di Orazio Ferrara

 

Navi uomini e deità nel Mediterraneo antico di Orazio Ferrara

 

I miti e i riti di quando navigare era più che vivere, di quando i primi marinai praticavano con il loro ardimento su fragili legni l’ascesa al regno dei semidei o della sempiterna gloria mediante l’azzurra avventura sulle infinite vie del mare. Di ciò tratta il libro e dunque della grandiosa storia epica degli uomini che vivevano di mare e sul mare nel Mediterraneo antico. Di uomini che, dai loro sogni azzurri come le onde di quel mare tanto amato, plasmeranno i loro dei e le loro navi. Come il dio Melqart dai fascinosi appellativi quali Colui che estende l'orizzonte e Primo navigatore, che apriva nuove e più lontane rotte ai marinai. Il suo simbolo era l’orizzonte, dove il cielo incontra il mare, ed era nella spasmodica ricerca di tendere, sempre e comunque, a raggiungere quella sottile linea blu, che le inesplorate terre verranno colonizzate da quegli intrepidi marinai.

O come la benefica Asherah Colei che cammina sul mare, che aveva un’arcana corrispondenza in un pianeta, che nei secoli a venire si chiamerà Isthar, Astarte, Afrodite, Venere e che al mattino indicava ai naviganti la via del giorno e alla sera quella della notte. Fin dalla preistoria essa fu la stella dei marinai. O come la nave siro-palestinese di Ulu Burun della Tarda Età del Bronzo, la nave dei re restituita dal Mediterraneo all’umanità intera quale suo grazioso omaggio. O come il grande ammiraglio cartaginese Annone, che osò varcare le Colonne di Melqart e navigare quel vasto e sconosciuto oceano, dove tramonta definitivamente il sole, rendendo il cielo rosseggiante, e dove gli antichi avevano posto l’orizzonte ultimo, quello delle acque della morte.

Il libro narra dunque degli uomini sul mare e della loro vita. Dei miti, dei riti, delle navi, delle scoperte, delle battaglie e dei trionfi ad un tempo. A perenne memoria di questi uomini l’arte antica donò a tutti noi la splendida Nike di Samotracia. Essa è l’esaltazione plastica del divino, che scende ed esalta l’uomo, che sul mare ha cercato e trovato il suo destino più alto. E’ così il marinaio, a faccia a faccia con il divino, è trasfigurato, diventa lui stesso semidio nel trionfo navale conseguito. E’ l’istante eterno della gloria. Le navi, le divinità, il mare, il vento diventano quindi metafore di un destino più alto, è l’ascesa eroica mediante la diritta via del mare, di quando navigare era più che vivere.

Orazio Ferrara - Navi uomini e deità nel Mediterraneo antico - Capone Editore, Lecce, 2014 - ISBN: ISBN 978-88-8349-185-6

Pagine 128, illustrato, f.to 17x24cm, € 12,00

mercoledì 29 gennaio 2014

martedì 28 gennaio 2014

Carlo Magno Imperatore d'Europa

 

28 gennaio: Carlo Magno Imperatore

 
            Gentile Roberto Jonghi Lavarini,  
        
 
Celebriamo oggi, 28 gennaio, i milleduecento anni della morte dell'Imperatore Carlo Magno (742-814), un uomo così grande da aver la grandezza incorporata nel proprio nome. Il suo culto liturgico è autorizzato in alcune diocesi della Germania. Ad Aachen, dov’è seppellito, la liturgia è di prima classe con ottava. 
 
        In Germania, una mostra itinerante durata un anno intero ha attirato milioni di visitatori: un colossale successo che ha sorpreso perfino gli organizzatori. Colpiva sopratutto il numero di scolaresche. La mostra “Carlo Magno e la Svizzera”, tenutasi nel Landmuseum di Zurigo, ha avuto successo non minore. In Italia, mentre riviste specializzate come La Civiltà Cattolica pubblicavano saggi sull’illustre personaggio (Giancarlo Pani S.I., Carlo Magno, un Padre dell’Europa, No. 3926 del 18/01/2014), anche la stampa quotidiana gli dedicava lunghi articoli (Giuseppe Galasso, Carlo Magno, primo europeo, “Corriere della Sera”, 26 gennaio 2014).
 
        In un'epoca in cui tanto si discute sulle radici dell'Europa, Carlo Magno si staglia come il primo grande europeo. Un modello lontano anni luce da quello oggi imposto da Bruxelles, e proprio perciò interessante. L’enorme e inaspettato successo che hanno avuto le varie mostre a lui dedicate, sta a indicare che nel più profondo dell’anima europea vi è il desiderio di qualcosa di molto diverso da quello che ci viene oggi imposto in modo sempre più dittatoriale. 
 
        Plinio Corrêa de Oliveira era un devoto entusiasta di Carlo Magno, che egli conobbe leggendo una sua biografia all’età di otto anni. Ecco come lui stesso racconta il suo “incontro” con l’Imperatore:
http://www.atfp.it/2003/88-dicembre-2003/417-plinio-correa-de-oliveira-incontra-carlo-magno.html

         Trascriviamo anche brani di una sua conferenza del 28 gennaio 1972:
 
        Abituati agli odierni discorsi politici, non abbiamo più l’idea di quale possa essere l’allocuzione di un capo di Stato veramente cattolico, quale fu Carlo Magno. Riproduciamo qui di seguito il suo discorso ai dignitari del regno alla chiusura del Consiglio Generale di Aquisgrana nell’802. Chiamato “Ammonizione del Signor Imperatore Carlo”, fu pronunciato in latino, lingua che Carlo Magno parlava correntemente. Esso contiene un vero “programma di governo”, fondamento di una civiltà cristiana in linea con la Città di Dio descritta da Santo Agostino: 
 
 
 
         Cordialmente,

JULIO LORETO - TFP ITALIA
Tradizione Famiglia Proprietà
                                                                                          

lunedì 27 gennaio 2014

Piero Puschiavo: avanto con Progetto Nazionale e Flavio Tosi !

 

Vicenza 25 gennaio 2014

L’attuale scenario politico si sta mostrando, oltre che altamente mediocre e totalmente inconcludente, anche fortemente pericoloso, principalmente per il continuo e quasi irreversibile declino etico e morale, e conseguentemente anche di quello politico ed economico.
Occorre quindi rifondare, occorre ricostruire questo straordinario “Paese”, cercando di andare oltre e ‘sorpassare’ quei personaggi che in questi ultimi anni hanno rappresentato nel peggior modo possibile l’immagine dell’Italia e degli italiani.
Tanto a “sinistra” quanto a “destra” (e “centro” annesso), l’affarismo ed il personalismo hanno prevalso nella condotta di molti politici, salvo purtroppo rare eccezioni.
D’altro canto, dall’Europa le risposte non sono state migliori.
 
Alle festanti giornate dell’avvento dell’euro moneta unica si è giunti, come avevamo previsto e denunciato fin dai primi momenti, al suo disprezzo, alla luce della fase di progressivo impoverimento che ha investito soprattutto i Paesi del sud Europa, Italia compresa.
Il rischio deflazione si è quindi puntualmente riversato sul sistema economico nazionale, creando una catastrofica condizione di rarità di moneta circolante, per favorire scambi virtuali manipolati esclusivamente dai grossi gruppi bancari e finanziari.
Il problema dell’Euro moneta non si risolve attraverso appelli un po’ goffi e molto demagogici (fatti magari da chi in origine l’euro lo accettò acriticamente, o da chi approvò il 2 agosto 2008 la legge di ratifica del Trattato di Lisbona) che invocano una uscita immediata del Paese dal suo circuito, ma attraverso un percorso che deve essere ponderatamente pianificato partendo dal presupposto di una ipotesi legata ad una possibile doppia circolazione di moneta.
I trattati firmati in Parlamento dalla maggioranza dei parlamentari italiani meglio definiti come «camerieri dei banchieri», tanto a destra quanto a sinistra, anche da chi oggi blatera posizioni contrarie, hanno però decretato la sottomissione alla privatissima Banca Centrale Europea, anche e soprattutto attraverso la sottoscrizione del MES e del Fiscal Compact, veri e propri cappi al collo per lo sviluppo economico degli anni a venire.
Prima di sparlare su di un’ipotetica uscita dall’Euro occorre quindi battersi per cambiare la Costituzione Italiana.
Senza questo passaggio non servono né firme per indire un referendum né possibilità alcuna di stampare la propria moneta.
Fin tanto che si resta nella prospettiva della “moneta come debito”, della moneta creata dal nulla da banche centrali di emissione, private (BCE o Bankitalia, Francoforte o Roma, non fa differenza) ed indipendenti, e da queste prestata ad usura, e sempre funzionante secondo i medesimi principi, sarebbe ingenuo e velleitario cullare sogni di risoluzione della fondamentale «questione monetaria».
Esistono solo dei sistemi di sostegno per la piccola impresa o per le famiglie in difficoltà, sempre più oberate da un fisco a dir poco opprimente e repressivo; tanto che la nostra proposta di Banca Locale proprio a questo preciso scopo mira.
Una proposta che già dalle prossime settimane andremo a diffondere con i nostri i nostri Circoli territoriali.
Abbiamo oramai ribadito alla nausea che la mala politica imperversa in Parlamento, ne è significativa testimonianza anche l’ultima la proposta in materia di una legge elettorale ben peggiore della precedente, risultata pure incostituzionale.
Fuori quindi da questo marcio sistema; guardiamo oltre, cercando di superare le barriere ideologiche attraverso una comunione di intenti, improntata al buon senso, che punti al primato della politica sana, della sovranità e degli italiani.
La scellerata decisione di cancellare il reato di clandestinità, che nessuno degli altri Stati europei si sognerebbe mai di mettere in discussione, crea un irresponsabile e pericolosissimo incentivo a delinquere, difficilmente arginabile.
Proprio mentre anche la “democratica e pacifica” Svizzera ha giustamente pensato di mettere un tetto ai flussi in entrata.
Qui a casa nostra, la città di Vicenza rappresenta un “fulgido” esempio di una grave situazione sociale, con il centro cittadino al limite della vivibilità, dove spaccio di droga, degrado e violenza, sono i protagonisti costanti sul territorio.
L’equazione più immigrazione uguale più criminalità si riscontra oggettivamente giorno dopo giorno, certificata da cronaca nera e statistiche.
Il fenomeno è oramai fuori controllo, la spesa che attorno ad esso ruota è a dir poco assurda. Il volantino sui costi dell’immigrazione distribuito oggi in sala parla chiaro.
Questi sono dati raccapriccianti che dovrebbero essere continuamente monitorati e analizzati da chi ha la possibilità di farlo, ma che troppo spesso invece approccia approssimativamente e solo a suon di slogans il problema.
Questi dati vanno diffusi porta a porta perché gli organi di informazione non li diffonderanno mai e poi mai.
Noi, che di politica economicamente non viviamo, ma che orientiamo politicamente il nostro vivere quotidiano, coi nostri pochi mezzi facciamo quel che possiamo
Il fenomeno si può e si deve contrastare, ma è necessario incidere a monte se si vuol limitare il danno a valle, e fin tanto che abbiamo un politica estera affidata a burattini e a lustrascarpe, la piaga continuerà imperterrita ad espandersi.
Né è lampante esempio la vicenda dei marò: da due anni i nostri soldati Massimiliano e Salvatore si trovano in India in condizioni di cattività, vittime della superficialità, dell’incapacità e dell’inconsistenza delle autorità italiane.
Siamo sbeffeggiati da tutti. Neppure ci informano delle operazioni tra i servizi segreti, nonostante noi si sia parte integrante delle missioni internazionali. Missioni che non hanno più senso se non come ruolo effettivo da ‘truppe cammellate’ al servizio della NATO.
La stessa NATO che vuole la città di Vicenza tra i massimi centri militari americani in Italia.
La questione Dal Molin infatti rappresenta un vero scempio non solo per Vicenza, ma per tutta l’Italia.
L’atteggiamento amorfo e distratto rispetto alla vicenda Dal Molin sia dei Governi di centrodestra e di centrosinistra, sia dell’amministrazione locale vicentina (da Hullwek a Variati), dimostra la più totale sudditanza ad una potenza che in Italia resta incondizionatamente libera di occupare e sfruttare per i propri interessi il nostro territorio da ormai settantanni.
Il tema importante dell’agenda governativa come quello della politica estera, anziché essere una delle questioni principali, sembra non riguardare più nessuna formazione politica, a certificazione di una delega e di una cessione di sovranità e di destino pressoché totale, tant’è che si può affidarne il dicastero ad una antimilitarista, internazionalista ed anarcoide come il Ministro Emma Bonino.
Oggi, ancor più che in passato, bisogna prestare grande attenzione alle vicende del Vicino Medio Oriente e del nord Africa rispetto al quale noi rappresentiamo la porta (in realtà il ventre molle) d’Europa; allo stesso tempo vanno rafforzati i rapporti politici, economici e culturali con la Russia di Vladimir Puntin che, mai come oggi, dovrebbe rappresentare il nostro migliore alleato, sia in chiave italiana che europea.
La destabilizzazione in corso degli scenari nordafricano e mediorientale, sta riversando, come ampiamente previsto, i suoi effetti negativi sull’Italia, sia in termini di ricadute economiche negative nelle commesse e nei rapporti commerciali, sia in termini di pressione immigratoria e di minor sicurezza.
Anziché difendere i nostri interessi in Libia e anziché sostenere il coraggioso Presidente siriano Assad e il suo martoriato popolo, abbiamo scelto - o meglio qualcuno ha scelto per noi - di assecondare le mire dei nostri concorrenti europei ed internazionali.
La politica estera è anche strettamente legata alla politica energetica, merita quindi una posizione di rilievo.
In questo contesto, il ritorno al dibattito sull’utilizzo dell’energia nucleare, diventa un tema ed una necessità non più differibili nel tempo.
Il nostro comitato scientifico per il nucleare, promosso e guidato dall’Ing. Davide Balestri, da tempo offre degli spunti interessati su questo versante, senza farsi intimorire e suggestionare da atteggiamenti emotivi e valutazioni tecnicamente non pertinenti.
Sappiamo bene che un ambiente sano va conservato e va tutelato, come i frutti della nostra terra, per l’oggi e per i domani, ma senza restare prigionieri d’isterie fondamentaliste e catastrofismi spesso assai interessati.
Le politiche agricole imposte dall’Europa stanno dilaniando l’intero settore agroalimentare.
Uno Stato forte, che esprima politici determinati e formati da una visione improntata all’interesse nazionale, dovrebbe avere più autorità e trovare maggior ascolto all’interno di quel coacervo di burocrati e tecnocrati che siedono nelle istituzioni (pseudo) comunitarie.
Nazioni come la Francia lo hanno saputo fare. Non serve continuare a lamentarsi. Occorre farsi sentire e rispettare.
Così come deve farsi sentire la voce di chi non ha più la possibilità di curarsi in maniera adeguata. I tagli lineari alla sanità stanno producendo un crescendo di inefficienze e di drammi.
Alta è la nostra sensibilità verso temi quali la Sindrome autistica, la somministrazione indiscriminata di farmaci ai bambini, l’uso spinto di vaccini dei quali emerge sempre più il lato legato più agli interessi delle multinazionali farmaceutiche che alla reale efficacia dei vaccini stessi.
Proprio nell’ambito della sindrome autistica e dei vaccini in età pediatrica, degno di nota e meritevole di sostegno è l’impegno profuso dal nostro Dott. Massimo Montinari, che sta facendo luce su molte zone d’ombra, non di rado causate da approssimazione, sommarietà e cattivi consigli.
Problemi che abbiamo cercato si sollevare anche fuori dall’ambito medico, sul piano politico, riscontrando però scarso interesse e rare concrete collaborazioni.
Ed ora, infine, due parole sulla nostra collaborazione con il presidente della Fondazione “Ricostruiamo il Paese”, Flavio Tosi.
Fin dalla sua prima candidatura a Sindaco di Verona, ci siamo impegnati al suo fianco sul versante amministrativo, con atteggiamento propositivo e costruttivo, profondendo il nostro impegno, principalmente attraverso le figure di Andrea Miglioranzi e Massimo Piubello, per la concretizzazione di tutta una serie di iniziative a favore della cittadinanza, e verso il conseguimento di obbiettivi per la nostra crescita qualitativa come sodalizio.
Ora, noi tutti vorremo vederlo a guidare l’Italia, in quanto riscontriamo in lui, nonostante qualche distonia - che anche noi proveremo amichevolmente a correggere - l’unica persona in grado di Ricostruire questo Paese dalle fondamenta.
Flavio Tosi può vincere, lo sappiamo (e lo sanno bene anche nemici dichiarati e non), perché abbiamo visto l’entusiasmo con il quale viene accolto, da uomo del popolo e di questa terra (senza il sostegno mediatico ed economico che altri vantano), ovunque vada: sale piene di cittadini di ogni estrazione, di ogni età, di ogni provenienza politica e culturale.
Un fattore questo che si genera in modo spontaneo dalla gente comune, che guarda, giustamente, alla serietà, alla concretezza ed alla competenza, nella politica e nella amministrazione pubblica.
Primarie o meno, il Paese va ricostruito, iniziando da solide fondamenta che dovranno basarsi su meritocrazia (questa sconosciuta), su competenza, su serietà e buon senso, su una visione d’insieme e organica, sempre orientate dall’amore per la propria gente e per la propria terra.
Gli Uomini ci sono, i giovani pure.
L’Associazione Progetto Nazionale quindi sottoscrive il proprio impegno a sostegno della Fondazione “Ricostruiamo il Paese” con Flavio Tosi!
 
PIERO PUSCHIAVO
 

Le Opinioni Eretiche di Michele Rallo


Teatro


Ripartire da un "Progetto Nazionale" per "Ricostruire il Paese"


Nell’epoca in cui la politica si prostra al potere economico e finanziario, innanzi al proliferare di una nuova religione che serpeggia nei palazzi romani, il centralbanchismo, dove le banche rappresentano le nuove cattedrali e i banchieri i nuovi sacerdoti, con un Draghi nel ruolo di sommo Pontefice; tutto il sistema politico deve cambiare, dobbiamo uscire dalla concezione del ‘libero mercato selvaggio’ dove l’economia virtuale, finanziaria e speculativa prevarica l’economia reale e produttiva, che crea ricchezza e posti di lavoro.
Occorre dare risposte forti e per fare questo non bisogna essere veri economisti; questi non sono quelli che frequentano i salotti televisivi e si riempiono la bocca di belle parole, ma quelli che riescono ad arrivare alla fine del mese, pagare un mutuo o un affitto, pagare le bollette, e mantenere dignitosamente una famiglia.
Oggi le banche adottano politiche sempre più restrittive, negano prestiti, chiudono le aperture di credito dalla sera alla mattina, revocano gli affidamenti alle aziende, già martoriate da normative vessatorie come Basilea 2 e 3.

Aggiungiamo pure l’operato di un Leviatano come Equitalia, vera e propria estorsione legalizzata, ed immaginiamo in che contesto possano operare le nostre imprese; già oberate da una burocrazia e da un fisco sempre più oppressivo, pronto a rastrellare risorse attraverso l’aumento indiscriminato di tasse e tariffe che non vengono però riammesse sul mercato ma dirottate a pagare gli interessi passivi sul debito pubblico.
Serve necessariamente un rilancio dell’economia e del sistema produttivo che può avvenire solamente attraverso una rivoluzione radicale che impone:
 
1) ricondurre le attività monetarie sotto il controllo della politica; (proposta di legge per emissione diretta da parte dello Stato)
 
2) istituire di un Comitato Interministeriale per il Credito ed il
Risparmio (CICR) nell’interesse dei cittadini;
 
3) le Banche Centrali devono tornare pubbliche, perché i soggetti che creano moneta e determinano il tasso di sconto, non possono assolutamente essere privati.
 
Questo ha fatto e sta facendo l’Ungheria di Viktor Orban, rilanciando l’intero sistema economico-produttivo del paese dopo aver riacquisito la proprietà della propria Banca Centrale e, conseguenzialmente, il controllo del debito pubblico; come già fa un altro paese economicamente avanzato come il Giappone, con un debito di gran lunga superiore a quello già esorbitante dell’Italia, ma con un’economia dai fondamentali più solidi rispetto a quella del nostro Paese.
Ma là dove non è possibile avere risposte dal governo centrale, occorre necessariamente ripartire dal territorio, prendendo ad esempio realtà che hanno già avviato progetti che si sono ampiamente concretizzati e consolidati quali alternative al sistema economico imperante.
Qual è lo Stato che può vantare una disoccupazione minima, aumenti del Pil a due cifre con incrementi dei redditi delle persone fisiche oltre al 25% in pochi anni? L’autore di questo miracolo è il North Dakota, ovvero uno dei piccoli e in apparenza marginali tra gli stati della federazione.
La sua fortuna? Non aderire al Federal Reserve System, ovvero al circuito finanziario imperniato sulla Fed, la Banca centrale americana.
Il successo del North Dakota è tutto qui: pur usando il dollaro come valuta di scambio, oggi è l’unico Stato americano che non dipende dalla Federal Reserve. A garantire le sue riserve sono i cittadini.
Per legge lo Stato e tutti gli enti pubblici devono versare i fondi nelle casse della Banca centrale del North Dakota, che li usa non per ottenere utili mirabolanti, né per oliare indebitamente le banche private, ma per aiutare la crescita dello Stato.
Di fatto agisce come un’agenzia di sviluppo economico e dunque sostiene progetti d’investimento, concede finanziamenti a tassi molto bassi, nonché un numero impressionante di prestiti a condizioni eque.
Questi investimenti producono ricchezza nel territorio e dunque nuovo gettito fiscale, nuovi fondi per la banca; insomma, generano un ciclo virtuoso. In ultima analisi lo scopo della banca centrale di un Paese dovrebbe essere quello di agevolare uno sviluppo economico armonioso e senza squilibri finanziari o inflazionistici. La Bank of North Dakota ci riesce a tal punto da chiudere ogni anno in utile.
Sulla base di questa esperienza, la principale tra tante altre, Progetto Nazionale ha elaborato una proposta che vuol essere una provocazione, uno spunto allo studio, all’elaborazione, al fine di una possibile concretizzazione per un vero e reale modello alternativo; in risposta a chi oggi si preoccupa maggiormente dello spread piuttosto che delle imprese che chiudono e a chi presta più attenzione agli artificiosi parametri dell’inflazione piuttosto che dei sempre più numerosi italiani che fanno la fila per mangiare alle mense della Caritas.
Dobbiamo trovare alternative per reperire risorse, sempre più sottratte ai cittadini dai governi di ogni colore, divenuti veri e propri esattori fiscali in nome e per conto del sistema bancario; perché se non sappiamo dove andare a prendere il denaro, è inutile che parliamo di ricerca, di sanità, di realizzare infrastrutture e di stato sociale.
 
PROGETTO BANCA LOCALE
 
In un contesto in cui persiste appunto la sudditanza della classe politica al sistema bancario e soprattutto innanzi alla scesa in campo dei banchieri in prima persona, in mancanza dell’adozione di misure necessarie a rilanciare l’economia da parte del governo centrale; occorre necessariamente ripartire dal territorio e organizzare strumenti per reperire nuove risorse. In quest’ottica, il Comune o l’unione di più comuni, potrebbe prendere in considerazione l’idea di creare una banca, concepita come Ente morale (in sintonia con lo spirito delle prime Casse di Risparmio); una ricetta realizzabile e concretizzabile solamente attraverso la volontà degli amministratori.
La BANCA LOCALE, volta al rilancio dell’economia del territorio, è una banca pubblica dove, da statuto, necessariamente, il 51% dovrà essere detenuto dal Comune stesso, il restante ad azionariato diffuso.
Il Comune, depositandovi parte delle sue entrate fiscali (ricordiamoci che esistono amministrazioni virtuose che chiudono i bilanci in attivo e non possono spendere il surplus nel rispetto dei scellerati patti di stabilità), unitamente agli asset immobiliari, va a costituire la maggioranza del capitale sociale cui aggiungere i depositi provenienti dai risparmi. L’ammontare del capitale, va a costituire deposito della banca che, nel pieno rispetto della regolamentazione sancita dal sistema bancario, può essere moltiplicato, a fini di nuovi impieghi, per un fattore di 9, secondo il principio della riserva frazionaria.
Da qui, la banca, ha la facoltà di concedere prestiti (le proprie entrate moltiplicate per 9) a chiunque ne abbia i requisiti; famiglie, piccole-medie imprese, industriali, artigianali o agricole e all’amministrazione stessa. In relazione agli eventuali rischi per attività e gestione condotte in maniera scriteriata, occorre precisare in primis che la Banca Locale, non avendo finalità di lucro per statuto (e le eventuali eccedenze a bilancio vengono destinate ad aumentare il capitale sociale, creando un effetto dinamo sul coefficiente moltiplicatore), rimane vincolata ad utilizzare la raccolta per impieghi sul territorio (parte di questi impieghi possono purtroppo avere anche esiti negativi per investimenti sbagliati, ma proporzionalmente non saranno mai in grado di far crollare un sistema al pari di un utilizzo meramente speculativo). Secondariamente poniamo un quesito: quale maggior rischio hanno contratto fino ad ora le amministrazioni che hanno visto imporsi dalle banche operazioni coi derivati che hanno condotto anche alcuni enti pubblici e comuni stessi alla soglia del fallimento? Anche solo uscendo da questa logica cui le amministrazioni erano costrette ad affidarsi per accedere a finanziamenti, rimane quindi un fattore positivo.
È normale che i criteri di impiego della raccolta debbano essere fatti nella maniera più accorta possibile, primo perché vengono utilizzati soldi pubblici, secondariamente perché vanno finanziati esclusivamente progetti seri e concreti che possano ridare effettivamente slancio all'economia del territorio alimentando il circuito produzione-occupazione-consumo.
Di fatto la banca agirebbe come una agenzia di sviluppo economico, sostenendo progetti di investimento, e da calmiere dei tassi di interesse, concedendo finanziamenti a tassi notevolmente più bassi rispetto a quelli attualmente sul mercato. Si produrrebbe così ricchezza nel territorio e dovunque nuovo gettito fiscale, nuovi fondi per la banca; insomma, andrebbe a generarsi un ciclo virtuoso, lontano da squilibri inflazionistici, bolle speculative e ‘derivati’; un’economia non ‘dopata’, ma sana, fondata sul risparmio e sugli investimenti.
Attraverso una simile operazione, non solo si taglierebbero fuori i tradizionali ‘istituti di debito’, ma si potrebbe seriamente rivitalizzare il tessuto economico e rilanciare lo sviluppo sul territorio, facendo fronte alla realizzazione e alla manutenzione straordinaria delle infrastrutture.
La strada è molto difficile e ne siamo consapevoli, ma risulta una proposta scomoda e coraggiosa, che darà fastidio, anche se vista solamente come provocazione politica, a politici ed amministratori sempre più incapaci di pensare e proporre alternative per uscire dalla crisi sempre più dilagante.
La politica prima o poi, se vorrà realmente fare gli interessi del territorio e della nostra gente, dovrà raccogliere il testimone.
Il vostro entusiasmo, la vostra passione, la voglia di cambiare le cose sono gli ingredienti giusti di un’Italia che vuole cambiare.
Di una cosa siamo sicuri: questi ingredienti fanno parte del dna di Flavio Tosi, che può cambiare veramente le cose partendo proprio dal territorio!
 
Con Progetto Nazionale!
Con Flavio Tosi!
Per Ricostruire il Paese!
 
Manuel Negri
Responsabile nazionale Linea Politica

Destra per Milano in piazza contro i "suicidi di stato"

Roberto Jonghi Lavarini (presidente del comitato Destra per Milano per l'Europa dei Popoli e candidato alle primarie del centro-destra per il futuro sindaco di Milano) ha aderito alla manifestazione del 4 febbraio, organizzata dalla associazione Italia Vera di Barbara Benedettelli, in collaborazione con i City Angel di Mario Furlan. Jonghi, insieme ai militanti e simpatizzanti della destra milanese, parteciperà quindi al corteo di Porta Venezia - Corso Buenos Aires, zona del quale è stato Consigliere e Presidente di Circoscrizione per Alleanza Nazionale.
 
"Oltre 120 suicidi di imprenditori e padri di famiglia, ammazzati dalle tasse, dalle multe e dalla banche! Oltre 120 famiglie e imprese abbandonate dallo stato, dalle istituzioni e dai mestieranti della politica. Dobbiamo alzare un grido di dolore, di rabbia e di giustizia sociale! Dobbiamo pregare per le loro anime, aiutare  concretamente le loro famiglie e le loro imprese, combattere duramente questo sistema ingiusto, questo governo delle tasse e questa Europa delle banche. Per questo, saremo, ancora una volta in piazza!" questo il duro comunicato di Roberto Jonghi Lavarini.

 
 - Associazione L'Italia Vera
 
12 gennaio 2014
 
ITALIA VERA PROMUOVE PER IL 4 FEBBRAIO LUTTO NAZIONALE
 PER LE VITTIME DELLA CRISI
 
Si chiede ai cittadini, agli artgiani, agli imprenditori, ma anche ai comuni di aderire. La giornata, voluta da Barbara Benedettelli, scrittrice e Presidente de L'Italia Vera, è assolutamente pacifica, non ha scopo sovversivo, ma culturale, etico. Il messaggio è quello di non suicidarsi perché la nostra vita non può valere meno di ciò che possediamo. Ma è anche una denuncia verso uno Stato che è sordo e muto al dolore di chi non ce la fa. Uno Stato che guarda inerme senza fare nulla per sostenere chi è in grave difficioltà economica, anche per colpa sua.
 
Si chiede di aderire attraverso una delle seguenti modalità:
  • indossando il lutto al braccio
  • mettendo una candela o un drappo nero su finestre o balconi
  • osservando 1 minuto di silenzio
  • mettendo al bandiare a mezz'asta ove c'è bandiera
  • un cappio nel portone di un condominio
  • un cartello di lutto nei negozi
  • incontrandosi nei luoghi simbolo ( vie commerciali o luoghi dei suicidi)

A Milano l'appuntamento è per le ore 13 in Corso Buenos Aires angolo Porta Venezia ( dove c'è la Metro), da lì alle 13,30 faremo un corteo lungo la via più commerciale della città. Per chi vuole essere presente chiediamo di darcene conferma scrivendo a info@litaliavera.it


UNA GIORNATA PER LE VITTIME DELLA CRISI
di Barbara Benedettelli
Un giovane di 28 anni senza lavoro si ammazza, un imprenditore si butta dal sesto piano perché la banca non rinnova il fido, un negoziante s’impicca nel suo negozio, un altro si brucia vivo. Un bollettino di guerra che aumenta di giorno in giorno e che, con la scusa del rischio emulazione, passa nel silenzio. Eppure la maggior parte dei suicidi avviene proprio quando quel silenzio è così forte da fare male alle orecchie. E' proprio lì, nel silenzio, che la solitudine aumenta insieme alla depressione. E la depressione può uccidere se non riconosciuta, se non curata, se non se ne individuano le cause, se chi ne soffre viene abbandonato da chi lo circonda e da uno Stato che quella depressione l'ha causata con le sue scelte sbagliate.
Il suicidio non è mai una soluzione è un atto di egoismo. Una pugnalata a chi ci ama. Uno schiaffo a chi la vita la perde senza volerlo perché una malattia o un altro uomo gliela porta via. Chi si uccide non è un eroe che muore nell'atto di una protesta estrema, di cui ci si dimentica dopo il titolo di cronaca e che lascia più devastazione di prima. E' un atto di disperazione assoluta che matura nel vuoto delle istituzioni e della società, indotto, in questo caso, da un capitalismo sfrenato che invece di servire l'uomo lo rende schiavo, e da politiche economiche stritolanti e disumane. SEGUE su Panorama.it
 
 Se non ce la fai metti da parte l'orgoglio, chiedi aiuto. Chi è pronto a tendere la mano c'è, a partire dalle associazioni che prevedono aiuti psicologici ed economici come "Speranza Lavoro", numero verde 800.507.717; Codici, centro per i diritti del cittadino, CAD, centri di ascolto del disagio. Sostegni che dovrebbe dare lo Stato, responsabile primo di questa deriva.
 
ADERISCI ALLA GIORNATA DI LUTTO. QUEL GIORNO METTI IL LUTTO AL BRACCIO, UN DRAPPO NERO ALLA FINESTRA, UN CAPPIO DAVANTI ALLA PORTA DEL TUO PALAZZO O DEL TUO NEGOZIO, OSSERVA UN MINUTO DI SILENZIO IN PIEDI CON LA MANO SUL CUORE OVUNQUE TU SIA. SONO PREVISTI SIT-IN E CORTEI, TIENITI INFORMATO SUL DITO O NELL'EVENTO FB. SE VUOI PARTECIPARE ATTIVAMENTE ORGANIZZANDO UN EVENTO SCRIVI A info@litaliavera.it
 
@litaliavera
@bbenedettelli Presidente Associazione
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Destra per Milano in piazza con i Forconi

 
I militanti del comitato Destra per Milano parteciperanno, solo con patriottiche bandiere tricolori, alla nuova mobilitazione popolare, spontanea ed assolutamente apartitica, organizzata sabato prossimo in Porta Venezia a Milano, dai coordinatori del movimento “dei forconi”, già organizzatori del precedente presidio di Piazzale Loreto.
“Con il popolo contro il sistema. Per la sovranità nazionale e monetaria contro la plutocrazia mondialista ed il signoraggio bancario. Per una vera democrazia diretta e partecipata, contro le caste ed i mestieranti della politica. Per questo lottiamo e scendiamo in piazza!”
ha tuonato il presidente di Destra per Milano, Roberto Jonghi Lavarini, già Presidente di Zona 3 (proprio Porta Venezia – Piazzale Loreto) e futuro candidato alle primarie del centro-destra per il Sindaco di Milano.
 
http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/230198
https://www.youtube.com/watch?v=5MPb4AvL0IM
 
 
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martedì 21 gennaio 2014

Sicurezza a Milano

NOTA STAMPA
 
MILANO, LA NUOVA EMERGENZA SICUREZZA ACCENDE LO SCONTRO TRA OPPOSIZIONE E GIUNTA PISAPIA
 
Il movimento "Destra per Milano" si lancia apertamente contro l'Amministrazione Comunale, accusandola di eccessivo buonismo nei confronti degli immigrati
 
Milano 17/01/2014 – Nel capoluogo lombardo l'anno è cominciato decisamente male con lo sgradito ritorno dell'emergenza sicurezza. Nei primi giorni del 2014 diverse zone della città sono state funestate da aggressioni e furti in appartamento. Secondo quanto riportato dal giornalista di Telecolor Vladimiro Poggi, una minoranza dei milanesi ritiene che la causa di questo boom di microcriminalità sarebbe da attribuire alla presenza di immigrati senza fissa dimora e privi di occupazione.
 
 
Il movimento "Destra per Milano", per voce del presidente Roberto Jonghi Lavarini, sembra essere sulla stessa linea di pensiero incolpando direttamente l'Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Giuliano Pisapia, reo di abbandonare interi quartieri al degrado, abusivismo e campi nomadi. Il Primo Cittadino di Milano, in carica dal 2011, è accusato di eccessivo buonismo nei confronti degli immigrati disoccupati che, nelle parole di Roberto Jonghi Lavarini, «vengono lasciati bivaccare in città». Come ricorda Vladimiro Poggi, Giuliano Pisapia è famoso per aver negato ai militari la possibilità di attuare operazioni di deterrenza sulle strade del territorio comunale, ma anche per aver "disarmato" i vigili urbani. La "Destra per Milano" vorrebbe che il presidio territoriale venisse affidato ad ex poliziotti e carabinieri che, fungendo da sentinelle, potrebbero avvisare in tempo reale le forze dell'ordine, in caso notassero un possibile reato in corso; già in passato lo sforzo sinergico aveva dato ottimi risultati riducendo sensibilmente i reati predatori. «Il problema della sicurezza non è solo da attribuire all'immigrazione - afferma il presidente di "Destra per Milano" Roberto Jonghi Lavarini ai microfoni di Telecolor – ma soprattutto alla mancanza di sicurezza da parte dell'Amministrazione Pisapia. La legge è uguale per tutti e deve essere rispettata anche dai nostri ospiti che, peraltro, spesso non sono graditi».
 
Per visionare il servizio:
 
Mattia Castellini
Ufficio Stampa PZ

venerdì 17 gennaio 2014

Destra per Milano: 14 anni di buona Politica, da uomini liberi e coerenti...