CCP

venerdì 30 ottobre 2009

ULTREYA ! SUSEYA !

"Il riposo del guerriero e la strada iniziatica del pellegrino"
Siamo in pausa di riflessione politica, culturale e strategica.
Il gruppo ed il sito risorgeranno presto, più forti di prima!




martedì 27 ottobre 2009

Comunicato di Casa Pound Italia

Cinque aggressioni contro Casa Pound in ventiquattr'ore. Non scappiamo, non strilliamo, non piangiamo. Abbiamo deciso di stare qua. Siamo più forti noi, di tutti voi maledetti stronzi. Siamo più forti noi perché continuiamo a camminare con la schiena dritta e il passo sicuro mentre strillate e mentre ci tirate la giacca per portarci in posti bui, laceri di umidità e di immondizia. Siamo più forti noi perché di tutto questo, ridiamo. E ridiamo perché siamo consapevoli della nostra forza e della vostra mancanza di argomenti. Sì, certo. Barricatevi dietro la retorica dei vincitori, dietro la scrivania del politicamente corretto, dietro le buffe dichiarazioni che date in giro. Noi ridiamo delle vostre reazioni maleducate e scomposte. Siamo più forti noi di tutti voi perché siete una massa di prepotenti e di impuniti. È la vostra bruttezza che vi condanna, non noi. Dalle vostre redazioni le frecce avvelenate della diffamazione ci trafiggono gli scudi e le pugnalate che ci date sulla corazza con le vostre penne sono imbevute nel curaro. E nonostante questo noi non ci disperdiamo, non indietreggiamo ma andiamo avanti. Vi conosciamo bene, siamo vaccinati. Ecco perché siamo più forti noi. Perché in 10 vi teniamo testa anche se voi siete 100, 1000, 1 milione. Siamo abituati così. Non scappiamo, non strilliamo, non piangiamo. Abbiamo deciso di stare qua. Di camminare su questa strada sotto i vostri sguardi cattivi, sguardi gobbi di chi è abituato a manipolare e a farsi manipolare. Noi non siamo come voi, è evidente. Perché abbiamo fatto una promessa e vogliamo restare fedeli a noi stessi. “Rendi forti i vecchi sogni”.Ecco perché con serenità vi ripeto che siamo più forti noi. Anche se avete tutto, non avete noi. E la nostra bellezza vi schiaccia là nell’ombra, vi relega nell’impotenza dei gesti vigliacchi. La bellezza dei nostri vent’anni, la nostra beata solitudine, la nostra forza tranquilla contro le vostre bombe, i vostri assalti, le vostre aggressioni, i vostri saccheggi. La civiltà contro le barbarie. Ecco perché vi ripeto che noi siamo più forti di voi.perchè non abbiamo padroni, nè padrini.perchè ci facciamo domande e troviamo soluzioni. Perchè ricostruiamo le nostre sedi distrutte dal vostro rancore e le ricostruiamo più belle di prima e con l’aiuto dei vicini. Siamo più forti noi che non vogliamo giocare con voi perché siete troppo stupidi. Ed è questo che vi fa stare male. Ecco perché, con noi, non vincerete mai.

GIANLUCA IANNONE

Roma 25 ottobre 2009 (il giorno successivo a cinque aggressioni contro Casa Pound Italia a Parma, Reggio Emilia, Torino, Sora, Aosta)

lunedì 26 ottobre 2009

Festa ANTICOMUNISTA a Milano


Con l’alto patrocinio morale della storica A.N.A.I.
(Associazione Nazionale Arditi d’Italia)

Mercoledì 28 Ottobre 2009 – Ore 20.00
87° Anniversario della MARCIA su ROMA


Tradizionale incontro conviviale dei Camerati milanesi. Inni, canti e brindisi in Onore ed in ricordo di Benito Mussolini e dei Martiri della Rivoluzione Fascista. Momento di raccoglimento, intervento degli ex Combattenti della R.S.I. e breve saluto delle autorità presenti.

La quota di adesione è di 25,00 €. La prenotazione è obbligatoria.
Per informazioni ed adesioni:
Pierpaolo Silvestri (Presidente ANAI) 333.9754231

venerdì 23 ottobre 2009

Comunicato Stampa

COMUNICATO STAMPA
Milano, 23 ottobre 2009

OGGETTO:

Roberto Jonghi denuncia Saverio Ferrari ed Indymedia.

“Non vi è stata nessuna fantomatica aggressione, tantomeno nessuna tentata ritorsione. Le fantasiose e pittoresche notizie riportate dal noto pregiudicato e provocatore comunista Saverio Ferrari sul sito del suo Osservatorio sedicente Democratico sono del tutto prive di fondamento e frutto della sua mente faziosa, perversa ed evidentemente anche malata. Le uniche tensioni sono quelle inventate, sperate e sostenute, da anni, in modo sistematico e scientifico (in senso marxiano), da questo antifascista di professione (stipendiato dal gruppo di Rifondazione Comunista della Regione Lombardia) e da coloro, complici politici o superficiali ignoranti, che riportano le sue infamanti calunnie su libri e giornali, come ha fatto, ad esempio, Paolo Berizzi, su La Repubblica e sul libro Bande Nere” questa la dichiarazione di Roberto Jonghi Lavarini che denuncerà Saverio Ferrari per diffamazione, chiedendo l’oscuramento del suo sito internet ed anche di quello di Indymedya in quanto “veri quanto pericolosi fomentatori di odio e di violenza”.

Festa Celtica a Milano



La storia e le originiIpotesi sulla fondazione di MilanoCenni storiciEsiste un momento preciso nell’incessante rincorrersi delle stagioni in cui l’Altro Mondo ed il nostro s’incontrano. Il tempo è sospeso, è il tempo del non tempo dove tutto può accadere ed tutto accade.Avviene a Samain insieme fine ed inizio dell’anno celtico. La festa di TRINVXTION SAMONI SINDVOS era la più importante presso i Celti e si svolgeva, concomitantemente alla levata eliaca della stella Antares, nei giorni che separavano l’anno vecchio da quello nuovo.La festa, che doveva soddisfare alcuni vincoli lunari essendo celebrata nel sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo giorno del mese di Samonios, come stabilisce il Calendario di Coligny, e quindi due, tre e quattro giorni dopo l’ultimo quarto di luna, rappresentava un periodo favorevole, ideale per iniziare qualsiasi attività. In questa data potrebbe essere collocabile la fondazione del nucleo gallico della città di Milano, allora nota come “Medhelanon”, da parte di Belloveso, principe gallico che condusse in Italia, attraverso le Alpi, il surplus della popolazione di svariate tribù galliche transalpine.Tito Livio racconta nelle “Historiae”(libro V, 34): “… Mentre a Roma regnava Tarquinio Prisco, il supremo potere dei Celti era nelle mani dei Biturgi, questi misero a capo di tutti i Celti un re. Tale fu Ambigato, uomo assai potente per valore e per ricchezza, sia propria sia pubblica, perché sotto il suo governo la Gallia fu così ricca di prodotti e di uomini da sembrare che la numerosa popolazione si potesse a stento dominare. Costui, già in età avanzata, desiderando liberare il suo regno dal peso di tanta moltitudine, lasciò intendere che era disposto a mandare i nipoti Belloveso e Segoveso, figli di sua sorella, giovani animosi, in quelle sedi che gli dei avessero indicato con gli àuguri. A Segoveso fu quindi destinata dalla sorte la Selva Ercinia, a Belloveso gli dei indicarono una via ben più allettante, quella verso l’Italia. Quest’ultimo portò con sé il sovrappiù di quei popoli, Biturgi, Edui, Ambani, Carnuti, Aulerci. Partito con grandi forze di fanteria e cavalleria, giunse nel territorio dei Tricastini. Di là si ergeva l’ostacolo delle Alpi; e non mi meraviglio certo che esse siano apparse insuperabili, perché nessuno le aveva ancora valicate [ … ] Ivi, mentre i Galli si trovavano come accerchiati dall’altezza dei monti e si guardavano attorno chiedendosi per quale via mai potessero, attraverso quei gioghi che toccavano il cielo, passare in un altro mondo, furono trattenuti anche da uno scrupolo religioso, perché fu riferito loro che degli stranieri in cerca di erre erano attaccati dal popolo dei Salvi. Quegli straneri erano i Marsigliesi, venuti dal mare da Focea. I Galli, ritenendo tale circostanza un presagio del loro destino, li aiutarono a fortificare, nonostante la resistenza dei Salvi, il primo luogo che avevano occupato al loro sbarco. Essi poi, attraverso i moti Taurini e la valle del Dora, varcarono le Alpi; sconfitti in battaglia i Tusci non lungi dal Ticino, avendo sentito dire che quello in cui si erano fermati si chiamava territorio degli Insubri, lo stesso nome di un pagus degli Edui, accogliendo l’augurio del luogo, vi fondarono una città che chiamarono Mediolanum…”La Testimonianza di Livio, quindi, colloca cronologicamente l’epoca di fondazione della città nel VI secolo a.C..in quanto il regno di Tarquinio Prisco si estese dal 616 a.C. al 579 a.C. mentre la fondazione di Marsiglia da parte dei coloni focesi avvenne nel 600 a. C. circa. La fondazione di una nuova città corrispose, come era d’uso presso i Celti, alla definizione di un centro sacro, detto con termine greco “omphalos”, e di uno spazio altrettanto sacro centrato su di esso e delimitato da un’aratura rituale compiuta in senso orario, in accordo con il moto apparente degli astri che popolano la sfera celeste, seguita dalle offerte propiziatorie agli dei e dalla scelta del nome che doveva essere di buon auspicio e spesso racchiudeva un teonimo.La più nota ipotesi sull’origine del nome di Milano è quella che vede nell’etimologia romano-gallica di “Mediolanum” il significato di “terra di mezzo”, ma esiste anche la tesi di chi attribuisce a “Medhelanon”il significato di “centro di perfezione” ovvero “nemeton” santuario a cielo aperto delimitato da un recinto sacro connesso con gli astri.Quest’interpretazione è quella che più si addice al territorio racchiuso dall’antico sacro recinto di Medhelanon.Lo sviluppo di “Medhelanon” fu abbastanza lontano dal modello di oppidum celtico circondato dal tipico ed imponente “murus gallicus”. La realtà protoubana preromana di Milano si estese intorno al nemeton senza alcuna struttura atta a fortificazione, come confermano i recenti scavi condotti dagli archeologi. Alla luce degli ultimi elementi emersi sembra confermarsi un modello di città sviluppatasi attorno ad una zona - santuario che aveva funzioni molteplici: religiose, giudiziarie, amministrative e commerciali.Considerazioni relative all’altimetria ed all’assetto viario suggeriscono che l’ubicazione del “nemeton” sia da collocarsi nella zona dove ora sorge piazza della Scala.La fondazione della città verrebbe a coincidere con la dedicazione del santuario presumibilmente avvenuta nella data più propizia: l’inizio dell’anno secondo il calendario celtico, evento che nel VI secolo a. C cadeva intorno alla metà di novembre del calendario giuliano.Estratti dagli articoli del prof. A. Gaspani “Alle origini di Milano” e “Nemeton di Medehlanon”.A. Gaspani e’ titolare del corso annuale di Archeoastronomia all'Universita' Cardinal Colombo di Milano nonché membro deI.N.A.F. - Istituto Nazionale di Astrofisica Osservatorio Astronomico di Brera

Tradizioni di Lombardia


Il numero 10 de El Dragh Bloeu è online: pronti quindi per leggere la nuova uscita, la seconda del 2009, anno che ha segnato un’evoluzione della nostra rivista, sia in termini di grafica che di contenuti. Otto anni fa, nell’ancor prima serie de El Dragh, il suo fondatore Gian Pietro Gallinelli scriveva: <>Che altro aggiungere se non che il 5 settembre 2009 a Gerenzano, la Festa Nazionale verrà finalmente festeggiata: all’approfondimento di questa celebrazione sono dedicati la copertina e l’apertura del numero. A seguire, sempre un occhio all’attualità e alle preoccupanti questioni urbanistiche e demografiche in Insubria; Della necessità di un ritorno a un vero ecologismo parla anche Lorenzo Scandroglio, ospite di una recente serata dedicata al disagio che vive il nostro territorio. Il numero si completa con una sorpresa: Piotr P. Chruszczewski, un professore universitario polacco, specializzato in antropo-linguistica, non solo utilizza le canzoni di Davide Van De Sfroos come esercizio durante le sue lezioni ma intende aprire un progetto di ricerca internazionale per lo studio della nostra lingua. Si chiude, infine, con la recensione di un romanzo di « fantascienza milanese» , che però ci potrebbe dare qualche avvertimento anche per l’oggi.

martedì 13 ottobre 2009

La cultura non è solo di sinistra. Ma il PDL non vuol capirlo!


martedì 13 ottobre 2009
IL GIORNALE


La cultura non è solo di sinistra Ma la destra non vuole capirlo
di
Gianfranco de Turris

Il ministro Bondi, in vari suoi interventi sulla stampa, ha sempre sottolineato di avere una concezione «liberale» della cultura, di non aspirare a nessuna «egemonia», come era stato per il Pci e la Sinistra in genere nei decenni passati, di non voler fare alcuna «epurazione». Però è anche costretto ad ammettere che oggi, pur essendo la «cultura di sinistra» in profonda crisi, essa è rimasta una «tecnica di gestione del potere» (Corriere della Sera, 16 settembre). In altri termini, le sue idee sono sempre più confuse e superate, ma la Sinistra ha i suoi uomini ancora insediati nei posti decisionali e negli snodi più importanti della «gestione del potere» culturale. Non è difficile capirlo dopo mezzo secolo di occupazione e di stratificazione anche semplicemente burocratica, ma sta di fatto che in ministeri e assessorati, editori e riviste, giornali e case cinematografiche, televisioni e università, gli uomini della sinistra, siano essi intellettuali o semplicemente personaggi d’apparato, stanno ancora lì inamovibili a decidere, giudicare, escludere, sanzionare, filtrare, bloccare, così indirizzando la cultura italiana in una certa direzione e sbarrando il passo a chi la pensa diversamente, condizionando alla fine una certa parte dell’opinione pubblica. Con tutto il rispetto per il ministro Bondi e la sua visione liberale, occorrerebbe fare come invece dice Marcello Veneziani: «Tentare una strategia di conquista civile e culturale delle posizioni chiave, o quantomeno una presenza bilanciata, che apra alle culture plurali del Paese» (Il Giornale, 21 settembre). E una simile operazione potrebbe partire, aggiungo, dalla periferia per raggiungere man mano il centro: da paesi, cittadine e città dove, sempre di più, gli assessorati alla cultura e simili passano nelle mani dei rappresentanti del centrodestra. Non sarebbe un’operazione difficile se non imperversasse quella che è stata chiamata «la sindrome culturale di Stoccolma». Come i sequestrati di Stoccolma alla fine cedettero psicologicamente e passarono dalla parte dei rapitori sino al punto di innamorarsene, così, a quanto pare, sta accadendo ai «gestori della cultura» di centrodestra che hanno raggiunto posizioni di responsabilità nei confronti della cultura dei loro «avversari».È quanto mi è capitato di constatare di recente andando in giro per varie conferenze. Non potevo credere a quanto mi veniva raccontato: e cioè di assessori soprattutto ex An paralizzati e resi impotenti dalla paura di prendere decisioni, per le quali si correva il rischio di venir accusati di essere di destra o ancor peggio fascisti da parte delle opposizioni comunali ovviamente di sinistra. Non si può organizzare una conferenza con quel personaggio o per quel libro; non si può proiettare quel film; non si può organizzare quella mostra; non si può ricordare quell’anniversario; non si può finanziare quella biblioteca o restaurare quella collezione di giornali; non si può mettere quella targa o renderla leggibile; non si può organizzare un concerto di quel gruppo musicale... Non si può proprio, scusate: altrimenti cosa dirà l’opposizione? Cosa scriveranno le pagine locali della «grande stampa»? Che accuse ci lanceranno le sinistre? E se magari si mobilitassero i centri sociali? Sono sequestrati dai progressisti e succubi, e ormai quasi innamorati, dalla loro cultura. La lezione di coraggio e anticonformismo dello sfortunato Marzio Tremaglia, assessore alla cultura della Regione Lombardia scomparso nel 2000, l’hanno appresa purtroppo in pochissimi: non possiamo non citare Massimo Greco a Trieste e Carlo Sburlati ad Acqui Terme, che vanno avanti con iniziative non certo di parte ma di certo politicamente scorrette e di certo indirizzate a mettere in evidenza quella «presenza bilanciata che apra alle culture plurali del Paese» di cui parlava Veneziani. È così che si fa, non ci si nasconde dietro un dito, che nel nostro caso è quel famigerato trinomio «laico democratico antifascista» che all’epoca del demitiano «arco costituzionale» mise fuori gioco il Msi, ma che oggi è tanto di moda nella corrente aennina del Pdl. C’è da chiedersi, dunque, il perché di questa sindrome che condiziona molti assessori alla cultura del centrodestra, che fa loro accettare la cultura degli avversari ed abbracciare tutti i luoghi comuni e le parole d’ordine della Sinistra. Da cosa nasce questa incultura generalizzata, questo vero e proprio rinnegamento di una «visione del mondo», se non un taglio alle radici di appartenenza? Considerando i fatti che ho conosciuto penso che la risposta sia sociologico-politica e si riferisca alla involuzione del Msi-An: gli assessori alla cultura locali sono ormai quasi tutti dei giovani fra i 30 e i 40 anni che quindi sono cresciuti fisicamente e si sono svezzati culturalmente dopo il passaggio delle acque a Fiuggi, or sono quindici anni. Il clima unanimistico (nei fatti, anche se non in teoria) creatosi intorno all’allora segretario del partito, le sue svolte o «strappi» imposti dall’alto, le sue oscillanti e nebulose posizioni culturali, hanno creato a poco a poco una specie di «pensiero unico» che ha condizionato quelli che nel 1995 avevo 20-30 anni. Sicché, una volta approdati sugli scranni di assessore alla cultura di centinaia di città e cittadine italiane (per non parlare delle regioni) non hanno fatto altro che muoversi secondo la forma mentis cui erano stati abituati, tanto più che per raggiungere quel posto devono essere in genere (le poche eccezioni confermano la regola) uomini di apparato. Il secondo punto è questo: se per caso l’assessore in questione fosse uno spirito indipendente e pensasse di operare in modo politicamente scorretto rispetto alle direttive del centro o dei vertici locali, c’è sempre il ricatto delle liste. Le liste per le elezioni amministrative le compila il coordinatore locale nominato da Roma, e se non ti adegui e vuoi fare culturalmente di testa tua ricevendo per di più le accuse di «fascista», e magari anche di «anticomunista», ledendo la nuova immagine del centrodestra in generale e degli ex An in particolare, sei messo fuori gioco. Soltanto chi è un esterno all’apparato e non fa il politico di professione perché ha già un proprio lavoro, può magari fregarsene di rientrare in lista. Ma ci vuole disinteresse e coraggio intellettuale. Nel loro libro La destra nuova (Marsilio), due teorici finiani, Alessandro Campi e Angelo Mellone, nel delinearne il profilo fanno un elenco di tutto e del contrario di tutto, e a un certo punto scrivono - ed è questo che qui a noi interessa - che essa è «rispettosa delle proprie radici culturali, ma aperta alle sfide del futuro» (nelle tesi culturali di Fiuggi in sostanza era lo stesso, facendosi un ampio elenco di personalità di varia estrazione che però è stato poi dimenticato). Se fosse così non potremmo che sottoscrivere questa frase: ma così assolutamente non è, dati alla mano. La «destra nuova» non sembra avere più alcun aggancio col proprio passato culturale, che ha rinnegato quasi in blocco e di cui, ecco il punto cruciale, ha il terrore di affrontare o di occuparsene in qualche modo anche indiretto, perché teme di essere accusata di «fascismo». Se dunque i rappresentanti ufficiali della cultura del centrodestra si comportano né più né meno come quelli di centrosinistra che li hanno preceduti sugli stessi scranni, ditemi voi l’elettore che differenza potrà mai fare su questo piano tra il prima e il dopo... E perché mai gli assessori di centrodestra a questo punto dovrebbero far riferimento ad altro se non a quello cui faceva riferimento il precedente centrosinistra? Ed è infatti quanto sta accadendo, non essendoci più soluzione di continuità, culturalmente parlando, fra certa sinistra e certa destra, mentre della famosa «discontinuità» non se ne vede l’ombra ed a gestire il potere culturale dietro le quinte, al di là della facciata destrorsa, c’è ancora e chissà sino a quando sempre lo stesso apparato burocratico e ideologico messo in piedi dalla famosa «egemonia» progressista. Che, però, come dice la «destra nuova» non è mai esistita ed è solo l’alibi dietro cui si nascondono certi «intellettuali lamentosi»... Vabbè, diciamo per farla contenta che non c’è stata, ma ora la sindrome culturale di Stoccolma del centrodestra fa ottenere alla Sinistra gli stessi, identici risultati!

Per la Terza Repubblica (Presidenziale e Federale)

Vogliamo costruire una Nuova REPUBBLICA, Presidenziale e Federale, uno Stato moderno, più giusto ed efficiente, con meno tasse e più sicurezza. Crediamo nella partecipazione, nella meritocrazia e nella democrazia diretta. Per questo, da autentici Patrioti , da uomini di Destra, liberi e coerenti, sosteniamo, con forza e convinzione, il Governo del Presidente Silvio BERLUSCONI e l'alleanza politica fra il Popolo della Libertà e la Lega Nord.





Interessante Conferenza a Roma


Cultura, Tradizione e Libraria

lunedì 12 ottobre 2009

Più DESTRA nel PDL, a Milano ed in Lombardia, in ITALIA ed in EUROPA!


Roberto Jonghi Lavarini ha recentemente incontrato l'Assessore Regionale della Lombardia, On. Romano La Russa, suo storico amico, confermando la disponibilità di "DESTRA per MILANO" a sostenere il progetto identitario di "FARE OCCIDENTE", per dare più forza, radicamento e visibilità ai Valori della Destra italiana all'interno del Popolo della Libertà.
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DESTRA per MILANO con il Presidente BERLUSCONI


"Sputtanano non solo me, ma il Paese"

Non finirà come nel ’94: dietro la determinazione con cui il premier Silvio Berlusconi, da Benevento, ha rilanciato oggi la necessità di andare avanti con le riforme c’è la convinzione che nessuno e per nessuna via potrà azzoppare il governo. Da qualche giorno, dopo lo scontro sul Lodo Alfano, il Cavaliere ha ripensato a quella stagione, al primo governo Berlusconi caduto sotto il peso di un avviso di garanzia «a mezzo stampa» e s’è detto che no, stavolta non andrà così. Riforme, dunque, sulla giustizia ma non solo. Il consenso del popolo, «l’amore del 68% degli italiani per il presidente del Consiglio» è secondo Berlusconi la differenza rispetto a quindici anni fa quando «l’intervento della magistratura fece fuori tutti i partiti e tutti i protagonisti furono costretti a lasciare la politica e qualcuno anche l’Italia».
Il premier si sente oggi accerchiato dalla cattiva stampa e dalla cattiva magistratura e ha deciso di reagire perchè «non si può consentire che tutti insultino il premier». Le offese al presidente del Consiglio, «le accuse assurde e ridicole», sono insulti a tutta l’Italia secondo il Cavaliere che in virtù di questo ragionamento conclude che «qualche giornale straniero, imbeccato da quelli italiani» «sputtana la nostra democrazia e il nostro Paese». Tutto questo fa parte di uno «spirito antitaliano» che va respinto. L’obiettivo «è portare a termine il mandato degli elettori», il mezzo sono le riforme.
C’è tanto da fare, secondo Berlusconi. Basta guardare al fatto che la Consulta, bocciando il Lodo Alfano, ha adottato «un comportamento sleale nei confronti dell’istituzione parlamentare» e bisogna ora «evitare che non si ritorni al fatto che il popolo non conta niente e a un Parlamento che non può legiferare». Insomma, secondo il premier la Corte «non è organo di garanzia ma è organo politico». Poi, sempre per il pianeta giustizia Berlusconi torna all’attacco con la proposta di binari diversi per giudici e pm, con lo stop alle intercettazioni, con un nuovo piano per le carceri. Sul versante istituzionale il Cavaliere annuncia: «Dobbiamo trovare il modo di riportare il nostro Paese sulla strada di una vera e compiuta democrazia e libertà consentendo di governare il paese per un’intera legislatura». C’è chi azzarda che la maggioranza abbia già individuato nel presidenzialismo o nel semi-presidenzialismo una delle strade per ottenere la stabilità. Per gli avversari il premier ha parole di fuoco, parla di una ’character assasination’ orchestrata da quello che per lui è «il leader carismatico del Pd» ovvero «l’editore di un giornale come Repubblica e come l’Espresso che ha aperto una campagna di attacco al premier, magari nella consapevolezza di avere un’azione civile in corso, affidata a un giudice del quale se ne sentiranno venire fuori delle belle». Un’azione, ha rilanciato, portata avanti «con una sentenza che mi avrebbe dovuto colpire patrimonialmente e quindi farmi fuori, facendo realtà i sogni di D’Alema che ebbe a dire che voleva vedermi sui gradini di un chiesa a chiedere la carità».

domenica 11 ottobre 2009

Nuovo Libro su GIORGIO ALMIRANTE

Oggi, LUNEDI 12, alle ore 18.00
al Circolo della Stampa di Milano, in Corso Venezia 16

Presentazione del nuovo libro
"GIORGIO ALMIRANTE, da Mussolini a Fini"
scritto dall'On.Vincenzo La Russa (fratello di Ignazio e Romano)
Interverranno:
Dominizia Carafoli (giornalista IL GIORNALE)
Prof.Roberto Chiarini (docente universitario)
On.Marco Follini (deputato del PD)




Articolo de LA VOCE


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Articolo de LA VOCE - 9 ottobre 2009


"Con gli infami, bugiardi in malafede e calunniatori di mestiere, mercanti di odio e venditori di fumo, non bisogna trattare, ne' discutere"



Politica, Jonghi Lavarini -Pdl-: 'Gli infami vanno scovati, additati, emarginati e puniti' Il leader dell'estrema destra milanese attacca il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi Milano -


"In molti mi hanno chiesto cosa ne pensassi della conferenza di Forza nuova di questa sera, alla quale parteciperà anche il compagno giornalista de La Repubblica, Paolo Berizzi, autore del noto libro Bande Nere. Ebbene, ricordando a tutti che ho già denunciato il Berizzi per diffamazione aggravata a mezzo stampa (martedì prossimo è convocata la prima udienza), è evidente quale sia la mia posizione politica e personale". Inizia così un comunicato diffuso stamattina alla comunità militante della destra milanese da Roberto Jonghi Lavarini (nella foto), presidente del Comitato destra per milano del Pdl, e membro del Circolo del buon governo del senatore Marcello Dell'Utri.Poi, Jonghi Lavarini (che è fra i promotori di Destrafuturo, corrente di destra all'interno del Pdl lombardo, e sostenitore del gruppo Fare Occidente dell'on.Romano La Russa) alza i toni: "Si può, anzi si deve, discutere e confrontarsi con tutti, anche con gli avversari più tenaci, basta che ci sia lealtà e rispetto ma con gli infami, bugiardi in malafede e calunniatori di mestiere, mercanti di odio e venditori di fumo, non bisogna trattare, nè discutere"."Gli infami vanno scovati, additati, emarginati e puniti, altro che invitarli ai dibattiti! In altri tempi l'avrei sfidato a duello, oggi mi accontento di averlo querelato ed i soldi che guadagnerò da questa causa li darò tutti in beneficienza ai Camerati bisognosi!", conclude l'estremistra di destra, firmandosi "Il Barone Nero di Urnavas".


http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=39469&titolo=Politica,%20Jonghi%20Lavarini%20'Gli%20infami%20vanno%20scovati,%20additati,%20emarginati%20e%20puniti'

giovedì 8 ottobre 2009

Menomale che Silvio c'è...


Quella della Corte Costituzionale è una sentenza politica, perché politica è la composizione dei suoi 15 membri: 1/3 nominati dal Presidente della Repubblica (l’ex comunista Giorgio Napolitano), 1/3 dal Parlamento (tre di maggioranza e due di opposizione) e gli altri 5 dalla Magistratura (egemonizzata dalle “toghe rosse” militanti). Il Lodo Alfano prevedeva, molto semplicemente, la non perseguibilità, delle massime cariche dello stato (Presidenti della Repubblica, Consiglio, Senato e Camera) solo durante il proprio mandato istituzionale. Si trattava, quindi, di una immunità assolutamente temporanea, per permettere il buon funzionamento della “res publica” e rispettare la volontà popolare dei cittadini elettori.

La verità è che la sinistra (comunista, giacobina e radical chic, storicamente minoranza nel paese reale), con il sostegno dei parassiti della “triplice sindacale” e dei poteri forti bancari e finanziari (gli stessi che hanno provocato la crisi economica internazionale), guidata dai militanti togati di “Magistratura Democratica” e dal potente gruppo Repubblica-Espresso dell’ebreo Carlo De Benedetti, se ne frega della volontà popolare (per loro, “intellettuali illuminati”, gli elettori del centro destra sono tutti ignoranti, evasori fiscali e mezzi fascisti) e vuole la testa dell’odiato Silvio Berlusconi.

Noi sosteniamo il Presidente Silvio Berlusconi, il Governo e la maggioranza di centro-destra (PDL-Lega-MPA), e li sproniamo ad andare avanti, a fare ed osare di più, a cambiare veramente l’Italia, dalle sue fondamenta, scardinando il vecchio e consolidato sistema di potere dettato dalla carta costituzionale. La destra italiana vuole una democrazia diretta e partecipata, una repubblica presidenziale e federale, un moderno stato sociale, equo ed efficiente.

Noi non dimentichiamo che l’attuale costituzione è partigiana, nata dal tradimento, dalla sconfitta e da una tragica guerra civile, della quale noi ci sentiamo, orgogliosamente, eredi della “parte sbagliata”. Noi non dimentichiamo il sangue versato dai Combattenti della RSI e dai militanti di destra uccisi perché fuori dall’infame “arco costituzionale”. Noi non dimentichiamo che, se non ci fossero stati gli oramai conclamati brogli elettorali, l’Italia sarebbe ancora una Monarchia. Noi non dimentichiamo e non dimenticheremo mai perché per noi la memoria è sacra, ma vogliamo andare avanti e guardiamo al futuro, per questo, anche noi diciamo “menomale che Silvio c’è!”.

Milano, 8 ottobre 2009

Direttivo del Comitato
“DESTRA PER MILANO”

mercoledì 7 ottobre 2009

Largo ai giovani!


Roma, ottobre 2009:


Ricominciamo dalla battaglia contro la gerontocrazia dunque...


Anzitutto spieghiamo il significato del termine GERONTOCRAZIA che sta ad indicare la detenzione del potere da parte di anziani, o per dirla come più ci aggrada, vecchi. Sì perché l'anziano, come lo intendiamo noi, è il saggio che consiglia, semmai aiuta e corregge, ma mai si sognerebbe di guidare una qualsivoglia comunità di persone o mezzi, ove ci siano più giovani.Il giovane, nelle cui vene scorre veloce l'ardimento e la voglia di cambiare, ha il dovere d'imporsi in una società come questa, ove il VECCHIO non schioda dalla poltrona, poiché avido, timoroso di una sua uscita di scena dal mondo che conta (sarebbe quello del potere e non della saggezza).


Potranno controbatterci che i giovin d'oggi non sarebbero all'altezza, ma quand'anche fosse vero, di chi la colpa? Ve lo diciamo noi.Di chi non ha saputo(voluto) lasciare il testimone, di chi non ha formato, investito, di chi ha guardato nelle proprie saccocce più che al futuro dei proprio figli. Ebbene noi lo ribadiamo con maggior fermezza che un anno fa.


BASTA VECCHI AL POTERE.


E non ci si venga a dire che non siamo politicamente corretti quando il presidente della fondazione del cinema di Roma ha 88 anni... questo è politicamente scorretto!

Festa della Birra a Casaggi

Nella mitologia irlandese i Fomoriani erano un popolo di semidei che abitavano l’isola in tempi remoti. Uno dei segreti della loro immortalità? La fabbricazione della birra! La birra e l’Irlanda fanno un binomio indissolubile. Cultura, tradizione, costume e identità: gente che beve e che non si fa bere! Questo spirito e questa identità abbiamo deciso di farle rivivere anche in casa nostra. Mille volte abbiamo immaginato il giovane repubblicano che, finita la birra e indossata la sahariana verde d’ordinanza, andava a lanciare i sassi contro i blindati dell’esercito inglese; romantico soldato di una lotta che ha trovato nel miglio e nell’orzo un ingrediente essenziale e un degno riposo del guerrigliero. Per una sera ci riposiamo pure noi: apriamo Casaggì a tutti, balliamo della buona musica irlandese, ci fumiamo qualche sigaro e ci scoliamo un paio di pinte. Birra a prezzo di costo, nessun biglietto, nessuna tessera, nessuna formalità. E vaffanculo ai club privè! Up the pints! Lunga vita ai Fomoriani!

giovedì 1 ottobre 2009

ONORE e GLORIA ai Paracadutisti della Folgore CADUTI nel compimento del propiro dovere!





REGGIO EMILIA - Domenica 27 Settembre- Otto paracadutisti in congedo ha reso omaggio ai Caduti della Folgore con una bandiera tricolore, spiegata a 4500 metri, al tramonto.E' stato così realizzato un desiderio di Paolo Haim, direttore del centro di paracadutismo BFU di Reggio Emilia e ufficiale della Folgore in congedo, condiviso da Dario Macchi, Walter Amatobene, Pietro Del Grano, Giuseppe Toschi, Francesco Volpe, Lamberto Serenelli e il capitano del 187mo Francesco Valecchi.Sei di loro hanno fatto da picchetto d'onore -in aria- ai due alfieri di una grande bandiera italiana con la scritta " ONORE AI CADUTI DELLA FOLGORE".
Dopo il primo atterraggio (del lancio di prova, ndr), il drappello ha avuto qualche minuto di raccoglimento davanti alla bandiera a mezz'asta del centro.Alla fine, la Preghiera del Paracadutista letta da Pietro Del Grano, congedato di Parma.Nessuno dei partecipanti ci aveva autorizzato a rendere noto il nome.Non ci sembrava giusto. Il dovere dei Congedati, soprattutto quelli dell'ANPDI, è di testimoniare la vicinanza ai Caduti, alle loro Famiglie e alla Folgore, e così è stato. ANCHE IL CIELO HA PARTECIPATO Il sole rosso fuoco, il cielo celeste ma ormai scuro e metallico.Gli ultimi raggi hanno baciato la bandiera aperta: sembrava sapessero che gli stavamo affidando i Nostri Fratelli, per sempre.
Dario Macchi
Presidente ANPdI - Sezione di Milano

Roberto Nera