Conte Prof. Giuseppe Manzoni di Chiosca e Poggiolo
“Per quale motivo Israele può avere 400 testate
atomiche
e l’Iran nessuna?”
Eric Voegelin, nell’acuto saggio Scienza,
politica e gnosticismo, denuncia “un fenomeno ignoto all’antichità, che permea di sé le
nostre società moderne in maniera così totale che la sua ubiquità non ci dà
quasi la possibilità di renderci conto di esso: il divieto di fare domande”
, chiarendo, poco oltre, con riferimento alle moderne ideologie, che “ci
troviamo di fronte a persone le quali sanno benissimo che e perché le loro
opinioni non possono reggere all’analisi critica e, quindi, fanno del divieto dell’esame delle loro
premesse una parte essenziale del proprio dogma. Il fenomeno nuovo consiste
appunto in questa condizione di consapevole, deliberata e sapientemente
elaborata ostruzione della ratio.”
Non è certo per sudditanza verso questa
imposizione che non risponderò, almeno direttamente, al quesito “Per quale
motivo Israele può avere 400 testate atomiche e l’Iran nessuna?”.
D’altronde, proprio lo stesso politologo tedesco aveva premesso che “oggi,
proprio come duemila anni or sono, la politike episteme verte intorno a
interrogativi che riguardano ciascuno di noi e che ciascuno di noi si pone.
Benché diverse siano le opinioni oggi correnti nella società, il suo contenuto
non è mutato”, precisando che “il presupposto dell’analisi è ancora la
percezione dell’ordine dell’essere fin nella sua origine in un essere
trascendente, in particolare l’amorevole apertura dell’anima al suo fondamento
trascendente dell’ordine.”
Per questo lascerò senza risposta la
domanda rivoltami, perché è mal posta, o meglio, non è la domanda essenziale.
La domanda va dunque riformulata, la vera domanda da porsi è: “Qual è il
fine dell’essere umano?” o, ancora più esattamente: “Per qual fine Dio
ci ha creati?”.
Il
pensiero di molti, di fronte a questo interrogativo, correrà alle Prime nozioni della Fede Cristiana (cioè
al Catechismo Minimo fatto pubblicare dal Papa san Pio X, originariamente
destinato alla Diocesi di Roma). Ma il quesito era già implicito negli Esercizi
Spirituali dell’hidalgo Íñigo
López Loiola (più noto come Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti), dove
determina addirittura il “Principio e Fondamento” degli Esercizi stessi.
Il gesuita Ignazio Iparraguirre spiega che si parla di Principio “in quanto esprime una verità di ordine
speculativo”, e di Fondamento “in quanto esprime una verità di ordine
pratico”, rivolgendosi quindi tanto all’intelligenza quanto alla volontà. E’ opportuno sottolineare che gli Esercizi Spirituali non vanno
considerati un “libro scritto per essere letto”, bensì un metodo da
praticare, che prende l’avvio proprio dalla risposta che viene data a questa
domanda, lasciata sottintesa; e la chiara risposta è: “L’uomo è creato per lodare,
riverire e servire Dio nostro Signore, e mediante questo salvare la sua anima”.
Sant’Ignazio
prosegue: “e le altre cose sopra la faccia della terra sono create per
l’uomo, e perché lo aiutino nel conseguimento del fine per cui è creato. Donde
segue, che l’uomo tanto deve usare di quelle, quanto lo aiutano per il suo
fine, e tanto deve ritrarsene, quanto esse lo impediscono. Per cui è necessario
farci indifferenti a tutte le cose create, in tutto quello che è concesso alla
libertà del nostro libero arbitrio, e non le è proibito; di modo che non
vogliamo da parte nostra salute piuttosto che infermità, ricchezza piuttosto
che povertà, onore piuttosto che disonore, vita lunga piuttosto che breve, e
così in tutto il rimanente; desiderando e scegliendo unicamente quello
che meglio conduce al fine per cui siamo creati”.
Sempre
il padre Iparraguirre commenta: “E’ una sintesi filosofica e teologica
completa: Dio principio e fine di tutto il creato (Causa efficiens,
exemplaris, finalis), l’uomo re dell’universo che sale a Dio sugli scalini
delle creature e le riporta a Lui (S.
Tommaso: circulatio perfecta…)”. Come non vedere in queste
riflessioni una nobilissima esaltazione della vera libertà dell’essere umano,
consistente non già nel sottrarsi ai
propri doveri, bensì nella capacità di dominare le creature senza
farsene irretire e ordinandole a un fine? Così l’uomo si eleva veramente sopra
tutte le cose e si avvicina all’essere trascendente, a Dio.
“Per quale motivo si fa una domanda a cui
non si può rispondere? Nel mondo operano dei tabù (ove non si può
insediare produttiva dialettica) sostituitisi progressivamente
agli idola tribus di tipologia “naturale” e pervicacemente e strumentalmente operati al servizio
di quel pensiero unico che viene ormai comunemente definito mondialismo.
In
tale dominante omnipervasivo sistema, all’untuoso servizio del quale opera
l’orgia della falsificazione storica, indispensabile oggi più di un tempo e
servito sempre infidamente e fino all’ultimo e che speriamo sia ormai
definitivamente in crisi, in parallelo ai pochi eroici tentativi di fare verità, c’è anche la riserva del silenzio…
Infatti
l’inevasa domanda resta comunque oggettivamente neutra, rendendo inoperanti le oscuranti barriere del pre-giudizio,
ma si evita con la non risposta anche
l’avvitarsi sull’assolutamente prevedibile dei sostanzialisti di facciata, evidenziando un’impossibilità e superando l’odiosa impasse con questo libro-idea, sorta di paratesto per
uomini coraggiosi.
Ognuno dei generosi partecipanti ha potuto, in relazione
al proprio livello spirituale, alla propria formazione culturale, ad un proprio
libero convincimento, ribattere con ciò che più gli sembrava degno di risposta,
realizzando un’inedita concordata riunione di cose legittimamente diverse e vere, che può sconcertare solo le
anime piccole e le rabbiose protervie o lasciare nell’indifferenza solo chi
vuol far finta di non capire…
Il libro-idea è
stato curato come proposta della “Nuova Oggettività, popolo, partecipazione, destino”, in logica continuità con il libro-manifesto edito dalla Heliopolis
Edizioni nel 2011, ma con un’autentica apertura a 360°, a sondare un orizzonte
inesausto e fornire motivi nobili d’interrogazione e ricerca.”
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