Arrendersi? Niemals!
Lo scenario post-voto per la
cosiddetta area, per quei partiti e movimenti che si definiscono eredi della
tradizione neo-archeo-post-fascista, è per usare un eufemismo apocalittico. La
migliore rappresentazione di un esercito allo sbando, fiaccato dalla mancanza di
un progetto a lungo termine, di coerenza tra strategia e tattica. Generali
datisi alla macchia o venduti al nemico, caporali che si improvvisano ufficiali,
le truppe disorientate e divise in varie colonne che più che contro il nemico si
scagliano contro se stessi. Pensavano, pensavamo, di essere noi gli attaccanti e
invece ci siamo trovati a difendere la nostra trincea elettorale e come nella
migliore tradizione, lo facevamo senza equipaggiamento. Quello che resta è un' ultima
ridotta, un pugno di parlamentari, divisi tra PDL e Fratelli d' Italia. Ma non è
da questi che dobbiamo ripartire, non da loro. Essi hanno messo in salvo loro
stessi, ma pensare di incidere politicamente nella vita del futuro Parlamento è
quantomai utopistico. Non si deve ripartire neanche dai nostri intellettuali
patinati d'area: hanno dimostrato che quando va bene sono dei pessimisti
cronici, accusatori degli altri prima che di se stessi. Sono anche loro le colpe
se un movimento politico e culturale forte di 90 anni di storia non abbia saputo
lasciare un segno di se dopo 20 anni di Governo, Consigli di amministrazione e
Fondazioni.
Rifondare rifondare
rifondare, in primis la struttura. In un momento del genere, con la
politica nazionale piegata e delegittimata, resiste chi fa della conquista delle
preferenze la sua battaglia. Le base è quindi già strutturata, grossomodo, in
realtà locali (vedi i ragazzi di Torino o le realtà in Sicilia piuttosto che
Casaggì, vedi Ariete stessa). Si tratta solo di mettere in piedi una rete
leggera, una sorta di coordinamento piuttosto che un vero partito
strutturato, per gestire questi nuclei militanti sul territorio. Va
premiato il valore di appartenenza comunitario, non le filiere correntizie.
Occorre sfruttare la balena azzurra, inserirsi nelle sue viscere, servirsi della
sua visibilità per aggregare non sui simboli, ma sui valori. Essere non la
ridotta dei reduci, ma la trincea d'assalto di conservatori, cattolici e
comunitaristi! Le
nostre Idee siano le nostre bandiere. E le bandiere devono essere viste, baciate
dal Sole per assolvere il loro scopo. Dobbiamo riscoprirci gramscisti,
infiltrarci nei gangli vitali della Nazione; conquistare spazi, visibilità,
altri spazi. Mischiamoci alla nostra gente, ascoltiamone la ansie e le paure,
guidiamo da dentro i passi del Popolo. Osiamo. E allora, una volta fuori dalla
trincea, le bandiere saranno inondate di luce.. Occorre poi cambiare
l'approccio all'elettorato: il verticismo meridionalista ha punito le
destre al Nord, fiaccate da un dirigismo esasperato, mentre le istanze più
liberaleggianti hanno spaventato lo storico elettorato aennino, cioè la
dipendenza pubblica e le forze dell'ordine. E' necessario ricostruire ex novo
delle basi ideologiche. Il dato elettorale dimostra che non paga ne fare
le gare di purismo, ne mischiare al nostro mondo istanze liberali; sul primo
fenomeno non c'è neanche da spendere parole perchè certe percentuali si
commentano da sole. La seconda è una questione molto
più interessante. Per Fratelli d' Italia, il partito che sembrava dover
incarnare più di altri la tradizione della fiamma, l'aver imbarcato il buon,
assolutamente preparato e serio, Guido Crosetto, con il suo livore contro i
dipendenti pubblici, lo Stato leggero e le tresche con il sedicente laureato
Giannino quanti voti ha portato? La Destra ha scordato la sua vocazione
SOCIALE e ne è stata giustamente ricompensata; ma per questo non occorre
ritirare fuori dall'armadio la nobilissima tradizione della sinistra prima del
fascismo e poi missina. Basta guardare a quanti partiti si dichiarino portatori
delle istanze della piccola e media impresa e tra questi ci sarà sempre qualcuno
che, dal punto di vista meramente economico e di pancia, saprà meglio leggere
quelle necessità. Serve quindi dare una profondità alle nostre proposte
economiche, al taglio della spesa sostituiamo il taglio degli sprechi, al taglio
dei servizi rispondiamo con uno Stato sociale più agile, situato a livelli
quanto più possibile vicino al cittadino. Lasciamo poi l'armamentario
retorico ottocentesco e parliamo di piccole Patrie, unite nelle due
grandi Patrie, quella storica, l'Italia, e quella di sangue, l'
Europa. Prendiamo infine esempio dalle
altre destre europee: nazionali, ma legate alle autonomie. Popolari ma non
stataliste. Legalitarie ma non giustizialiste. Coraggiose ma non
dissennate. Siamo
all'anno zero. Le radici profonde c'erano e non gelano, ma anche per la quercia
più possente arriva il momento di morire. La grande quercia della Destra
italiana, quella nata quel lontano giorno di Marzo, è in cenere. Ma non lasciamo
che le sue ghiande cadano senza dare frutto. http://spazioariete.blogspot.it/2013/02/arrendersi-niemals.html#more
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