La Destra che nasce: ecco il Manifesto degli intellettuali
"E'
tempo di tornare alla Politica. Quella grande, viva e vera"
E' necessario che sorga un movimento
che non offra solo promesse contabili o esprima rancori e invettive. Ma che
incarni principi ideali e chiami a raccolta tutti coloro che vogliono scrivere
insieme una storia. I nostri punti fermi non sono negoziabili
ECCO IL
TESTO INTEGRALE DEL MANIFESTO FIRMATO DA NUMEROSI INTELLETTUALI D'AREA
E' tempo di
tornare alla Politica. Quella grande, viva e vera, che accompagna il destino
dei popoli. La politica ha due compiti essenziali: uno è governare e decidere,
amministrare gli interessi generali, cambiare le cose e incidere sulla realtà.
L'altro è far sentire un individuo dentro una comunità, mutare la massa in
popolo, dare simboli, inserire la vita del presente dentro una storia: è la
politica come anima civile e passione ideale. E' necessario che sorga un
movimento che non offra solo promesse contabili o esprima rancori e invettive.
Ma che incarni principi ideali e chiami a raccolta tutti coloro che vogliono
scrivere insieme una storia. I nostri punti fermi non sono negoziabili: saranno
il volto e l'anima della destra che nasce.
1- Il nostro
punto di partenza e la nostra priorità è l'Italia e resta l'Italia. Nell'Europa
e fuori d'Europa, nel locale come nel globale. L'Italia come civiltà prima che
come nazione. Amor patrio. Di conseguenza la nostra prima battaglia sarà la
tutela della sovranità italiana. Sovranità nazionale e popolare,
politica e monetaria. Sovranità degli interessi generali degli italiani su ogni
altro interesse privato o internazionale per arginare lo strapotere della
finanza e dei tecnocrati. Piena integrazione all'immigrazione in regola.
Intransigenza con l'immigrazione clandestina.
2- La
sovranità politica esige l'avvento di uno Stato autorevole, che promuova la Repubblica
presidenziale, la rivoluzione meritocratica, l'ordine e la riforma delle
istituzioni. Elezione diretta del Capo del governo, così come alla guida di
ogni ente locale, in modo che chi governa sia nelle condizioni piene di
decidere e di rispondere al popolo in un rapporto fiduciario d'investitura
diretta. Grande riforma meritocratica ad ogni livello e uno Stato più
autorevole dimezzato nei suoi organismi, nelle sue strutture e nel personale
politico.
3- L'Europa
per noi è civiltà prima che mercato comune, è integrazione delle Patrie e non
disintegrazione degli Stati nazionali. E' l'Europa dei popoli. Vorremmo
un'Europa più unita e coesa verso l'esterno, in politica estera, nelle difesa o
per fronteggiare l'immigrazione e la concorrenza globale, e più duttile al suo
interno, che riconosca le differenze tra aree, popoli e Nazioni, a cominciare
dall'Europa mediterranea rispetto all'Europa del nord. E che faccia valere un
criterio: quando c'è da scegliere tra l'assetto contabile della finanza e la
vita reale dei popoli, la priorità è la seconda, non la prima. Nessun debito
può sopprimere una Nazione o far fallire uno Stato sovrano. Rinegoziare l'euro.
Rinegoziare il fisco con l’obiettivo di dar vita ad una politica fiscale
dialogante con le famiglie e con le imprese.
4- Dopo le
esperienze tramontate dello statalismo parassitario e invadente e poi del
liberismo basato sul primato assoluto del mercato e del privato, è tempo di
aprire una terza fase incentrata sull'economia sociale di mercato, fondata
sull'economia reale e sul primato del lavoro, sul valore sociale
dell'iniziativa privata e della proprietà privata, sulla protezione del marchio
italiano, con la mediazione di uno Stato autorevole che non gestisce ma guida i
processi. E' necessario che si realizzi in Italia, come già avviene in
Germania, la società partecipativa, attraverso nuove forme cooperative,
comunitarie e di cogestione sociali in nome dell’azienda-comunità. L’orizzonte
sociale di questa destra nuova deve assumere la lotta alle nuove
povertà, alla decrescita demografica, allo “sviluppismo” come alibi
delle oligarchie economico-finanziarie per l’impossessamento delle
risorse elementari delle Nazioni.
5- Davanti
al diffuso desiderio di farsi e disfarsi la vita a proprio piacere, noi siamo
dalla parte della vita, della nascita e della famiglia, nel loro inscindibile
intreccio di diritti e di doveri. Non tuteliamo la vita ad ogni costo ma la sua
dignità. E non confondiamo il matrimonio che è un bene comune, con altre unioni
che attengono alla sfera privata. La nostra proposta Bioetica è scommettere su
ciò che nasce, che costruisce, che liberamente si lega e si assume
responsabilità, e non sul suo rovescio. Saremo dunque al fianco di tutte le
battaglie per la tutela e l'affermazione della vita, della famiglia come
struttura naturale e culturale su cui si basa ogni civiltà e sul sacro rispetto
della morte, che non è smaltimento delle vite di scarto.
6- L'Italia
ha bisogno di riscoprire l'abc della civiltà, la grammatica elementare dei
rapporti umani. Da qui dunque la necessità di riportare al centro della vita
pubblica il tema dell'Educazione. Vogliamo una società educata, che recuperi
stile, decoro e rispetto, e riteniamo che il compito principale di una
famiglia, ottemperate le necessità primarie, sia quello di educare e formare i
figli. Occorre un grande progetto che passi dai nuovi media, dalla scuola e
dalla tv, per la crescita civile e culturale del nostro Paese, che salvaguardi
la ricchezza della nostra cultura anche con la tutela delle differenze
contro il pensiero unico che mira ad omologare i principi, i
comportamenti, i linguaggi, le scelte. La difesa della cultura nazionale
ed europea anche per aprirsi e dialogare con le altre identità,
sopratutto nel Mediterraneo.
7- Come
vogliamo un’Italia sovrana e dignitosa nei rapporti internazionali (politici,
economici, culturali), così siamo per la tutela dei diritti dei popoli a forgiarsi
il loro destino, in piena libertà, secondi i principi riconosciuti di
indipendenza e autodeterminazione.
8- Noi siamo
eredi della Tradizione. Ci sentiamo figli di una civiltà che viene da lontano e
vogliamo tutelare, affermare e rinnovare la tradizione di cui siamo
continuatori. L'Italia ha radici antiche, romane e cattoliche, rinascimentali e
risorgimentali. Il nostro amor patrio si lega al paesaggio e al linguaggio,
alla vita e alla Storia, alle città e all'anima italiana. E' difesa della
natura, dell'agricoltura e dei beni artistici, memoria storica e tutela
dell'eccellenza italiana. La Tradizione è il senso della continuità e delle
cose che durano, amore del passato e voglia del futuro, rispetto delle origini
e fedeltà innovativa, patto tra le generazioni, l'onore dei padri e l'impegno
dei figli, comune sentire, patrimonio di esperienze e valori trasmessi in
politica come in famiglia, nello Stato come nella società. La Tradizione è
connessione, durata e primato della comunità sugli egoismi. Tradizione nella
Modernità, Modernità con la Tradizione: questa è la sfida del futuro.
Una forza
politica e civile così oggi manca in Italia; è tempo di colmare il vuoto. La
politica miserabile dei nostri giorni che promette solo vantaggi pratici e
rimuove principi ideali, non parla al cuore degli italiani, non mantiene
nemmeno le promesse concrete e accompagna il degrado che stiamo vivendo. Quanto
più cresce il peso della tecnica e dell'economia, tanto più urge il contrappeso
di una visione spirituale della politica e della comunità. Quanto più viviamo
nell'era globale, tanto più sentiamo il bisogno di un luogo eletto che sentiamo
come la nostra casa.
(I primi
firmatari di questo appello sono: Marcello
Veneziani, Gennaro Malgieri, Massimo Magliaro, Renato Besana, Primo
Siena, Luca Gallesi, Marco Cimmino, Gianfranco de Turris, Luciano Garibaldi,
Pierfranco Bruni, Nino Benvenuti)
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