Ecco il documento finale
approvato dal Comitato Centrale de La Destra
L'organo del
partito ha accolto all'unanimità la proposta di Storace di allegare all'ordine
del giorno il Manifesto degli intellettuali
Ecco il
documento approvato dal Comitato Centrale de La Destra:
PREMESSO
- che alla
luce dei risultati ottenuti alle ultime elezioni politiche appare evidente la
difficoltà di essere percepiti dal corpo elettorale come una grande offerta
politica di Destra da proporre agli italiani;
- che il
frammentarsi di sigle riferibili all'area di destra, ha contribuito non
poco a far scegliere l'elettore principalmente i grandi partiti;
- che la
conseguenza del voto di febbraio, che non ha dato una maggioranza certa e
chiara in entrambi i rami del Parlamento, è stata la nascita del governo
cosiddetto di larghe intese;
- che la
Destra ritiene la nascita del governo Pd - Pdl il
peggiore dei modi per dare risposte a quella che è la sua visione della
politica e dell'economia cioè: maggiore autonomia dell'Italia nelle scelte
economiche, rifiuto del fiscal compact, sovranità rispetto alle politiche della
Cancelliera Angela Merkel, rinegoziazione del debito, eliminazione di
Equitalia, cancellazione dell'IMU, no all'aumento dell'IVA.
RITENUTO
- che la
prossima scadenza elettorale di rilievo è quella delle elezioni europee
del prossimo anno;
- che
il sistema elettorale per le europee, pur trattandosi di un proporzionale puro,
prevede la soglia d'accesso con sbarramento nazionale al 4% e appare quindi del
tutto evidente che chiedere al nostro popolo un ulteriore sacrificio nel
presentarsi direttamente a tale competizione come la Destra rischierebbe
di essere vano, analogamente a quanto potrebbe accadere alle destre divise ed
attualmente esistenti;
PRESO ATTO
- che da più
parti gli esponenti politici provenienti per lo più dall'esperienza di Alleanza
Nazionale e che attualmente militano in partiti diversi,
esprimono pubblicamente e anche con la promozione di convegni ad hoc in
tutta Italia, la necessità di riunire quell'area politica in un nuovo e ancor
più affascinante contenitore, anche alla luce della annunciata ricostituzione
del partito di Forza Italia e quindi della scomposizione
del PDL.
TUTTO CIO'
PREMESSO
Il Comitato
Centrale ritiene che il Movimento politico la Destra non
debba cessare la sua esistenza, soprattutto come contenitore di idee, ma anzi
alla luce di un mutato quadro politico e di una probabilissima nuova legge
elettorale dovrà, nelle formule ritenute più idonee, garantire la sua
evoluzione insieme a quanti attualmente collocati su posizioni diverse, per
continuare a far vivere le sue idee nelle istituzioni;
DA' MANDATO
Al
segretario nazionale di verificare ed eventualmente stipulare nei tempi più
brevi intese affinché, insieme ad altro/i soggetti politici e nelle formule
ritenute più efficaci, si dia avvio ad un percorso costituente finalizzato a
ridare una casa comune a tutta la destra di governo oggi articolata e diffusa
nel modo frammentato che tutti conoscono, ricominciando da quanti percorsero
una storia comune che ci vide protagonisti nel MSI e poi
in An assieme a quanti, non proveniendo da quelle esperienze,
vorranno unirsi per la battaglia per sovranità e tradizione, presidenzialismo e
legalità, lotta senza tregua alla criminalità organizzata, da suggellare in una
grande manifestazione popolare e costituente alla fine del prossimo mese di
settembre
Partire con una nuova storia.
A destra
Ecco il testo integrale della relazione del segretario
nazionale, Francesco Storace
PARTIRE CON
UNA NUOVA STORIA. A DESTRA
Carissimi
dirigenti de La Destra provenienti da ogni regione d’Italia, illustri ospiti,
permettetemi di dire a ciascuno di noi bentornati a Orvieto. E' un luogo che
emoziona, qui abbiamo attraversato tappe bellissime della nostra politica. Qui
torniamo per recuperare il senso di una storia che nessuno ha il diritto di
cancellare. Qui la Destra sociale raccontava all'Italia la propria opzione
politica, la costruiva e la rilanciava nel Paese. Qui, ora, sentiamo forte il dovere
di ricominciare ampliando quegli orizzonti a tutti gli uomini e a tutte le
donne di buona volonta'. Ne sentiamo il bisogno, abbiamo il dovere di federare
una comunita', con le sue ricchezze morali individuali, in un grande progetto
da offrire all'Italia.
L’unico
viaggio da cui non si torna mai a mani vuote è quello dentro noi stessi.
I nostri
ospiti, che ringrazio e che interverranno dopo di me - i lavori del nostro
comitato centrale cominceranno col dibattito alle 16 - mi consentiranno
anzitutto di rivolgermi alla platea rappresentata dalla mia gente, quel popolo
che a volte copiosamente ed altre a ranghi ridotti, ci e mi ha seguito in
questi sei anni di prove durissime. Ci siamo abbracciati tante volte e tante ci
siamo scontrati sulla rete, in quell'inferno chiamato social network dove si
afferma la verita' dei pensieri piu' crudi. E ogni volta a ricominciare per
convincere i piu' riottosi a mutare opinioni sballate.
Del resto,
e' quanto dice il saggio cinese: quando soffiano i venti del cambiamento,
qualcuno costruisce muri, altri costruiscono mulini a vento.
Ma ci siamo
voluti davvero bene, dalla Costituente del 2007. Applaudimmo persino Silvio
Berlusconi, credevamo avesse anche lui una sola parola, come l'ultimo militante
della destra italiana: una sola parola, come ci aveva insegnato Giorgio
Almirante. Ma non tutti hanno avuto il privilegio di frequentare con la nostra
stessa intensita' quell'uomo portatore di una storia straordinaria di politica
e di cultura. Ero cronista al Secolo e mi fece leggere una frase: "abbiamo
tutti da imparare che ci sono 4 cose che nella vita non tornano: la pietra,
dopo averla lanciata; la parola, dopo averla pronunciata; l'occasione, dopo
averla persa; e il tempo, dopo che sia trascorso....".
Nascemmo,
allora, contro la tentazione del partito unico. Denunciammo mesi prima quello
che sarebbe accaduto mesi dopo e questo ci costò la scomunica a combattere in
una coalizione e persino a considerarci non degni di partecipare ad una
fondazione chiamata a vivificare la nostra storia e che vediamo costretta
invece a difendersi senza dar cenno di trasparenza dalle accuse di spartirsi un
bottino che appartiene ai militanti che lottarono nelle destre della prima e
della seconda repubblica, il movimento sociale italiano ed alleanza nazionale.
Ce la terremo stretta, via Paisiello, e ci porteremo li' anche la sede del
nostro quotidiano online, Il Giornale d'Italia: la cultura di quella destra che
abbiamo amato per decenni resta viva sulle nostre dodici pagine ogni giorno in
rete. Permettetemi di soffermarmici: sono orgoglioso di questa testata, anche
se ogni mese con Roberto Buonasorte - che ne e' l'amministratore - dobbiamo
fare salti mortali per trovare i quattrini necessari. Noi, che non abbiamo
ricche fondazioni alle spalle, non editiamo questa testata con fondi pubblici.
Dimostriamo semplicemente che anche dalle nostre parti si e' capaci di
managerialita', ma al servizio della cultura e senza costare al cittadino
comune. E' una gioia postare ogni mattina su fb e twitter i nostri articoli e
vederli rimbalzare da una parte all'altra della rete.
Cari membri
del comitato centrale,
aver avuto
ragione ieri sul fallimento di un Popolo delle Libertà capace di vincere
elezioni, ma non di dare un'anima politica a un popolo inquietamente alla ricerca
di una casa di cui essere orgoglioso, non deve portarci pero' a sfoggiare
presunzione. Anche chi ha militato ne La Destra ha il dovere dell'umilta';
perché se non si afferma uno stile, resta la moda. E quando la moda passa non
rimane più nulla. Ciò che diventa moda, alla fine annoia.
Anche noi
abbiamo commesso errori, abbiamo peccato in presunzione, ed e' il mio cruccio
personale. Appare evidente la difficoltà di essere percepiti dal corpo
elettorale come una grande offerta politica di Destra da proporre agli
italiani.
Sapete
quanta ostinazione ci ho messo nel difendere il nostro marchio, il simbolo, il
nome. Abbiamo, ho, avuto la presunzione di rappresentare un mondo solo per il
nome, i cui contenuti restavano pero' sconosciuti per una censura immonda che
abbiamo sentito sulla nostra pelle. Ma è solo colpa dell'informazione? Sarebbe
sbagliato pensarlo.
Del resto,
il frammentarsi di sigle riferibili all'area di destra, ha contribuito
non poco a far scegliere l'elettore principalmente i grandi partiti La realta'
e' che il nostro popolo non ci ha perdonato quella che e' apparsa piu' come
ricerca di occasione di divisioni tra chi - ci dicevano - in fondo la pensava
alla stessa maniera che come opzione politica tesa all'affermazione della
sovranita' e della tradizione. Ora, con la rinascita di Forza Italia, l'accusa
di divisionismo non regge più. E, tutti noi, tutti quelli che queste stagioni
hanno vissuto, abbiamo il dovere di non metterci di traverso alla creazione di
una nuova, grande destra che dica quello che pensa e faccia quello che dice.
Mai più al governo comunque; al governo si va per cambiare una società
maledetta e non per farsi cambiare nel Dna da un potere che ti mette al collo
le mani eleganti del gruppo Bilderberg: e' la conseguenza del voto di febbraio,
che non ha dato una maggioranza certa e chiara in entrambi i rami del
Parlamento, con la nascita del governo cosiddetto di larghe intese. Lo dobbiamo
dire che riteniamo la nascita del governo Pd - Pdl il peggiore dei modi
per dare risposte a quella che è la nostra visione della politica e
dell'economia cioè: maggiore autonomia dell'Italia nelle scelte economiche,
rifiuto del fiscal compact, sovranità rispetto alle politiche della Cancelliera
Angela Merkel, rinegoziazione del debito, eliminazione di Equitalia,
cancellazione dell'IMU, no all'aumento dell'IVA. Ma lo dobbiamo dire uniti.
Solo cosi' gli italiani si uniranno a noi e non a Beppe Grillo.
Tutto questo
lo si mette in campo solo se cessa la stagione del rancore. Ci è capitato
persino di non salutarci più con chi in gioventù stava al nostro fianco mentre
fischiavano pallottole al nostro indirizzo. Pochi giorni fa ci ha lasciato una
donna indimenticabile come Anna Mattei e noi possiamo permetterci di calpestare
su tutto quello che abbiamo vissuto? Ecco perche' prego ciascuno di voi di
accogliere con ritrovata amicizia gli ospiti del nostro comitato centrale.
Torniamo tutti insieme ad essere protagonisti di una nuova storia, che
inevitabilmente affideremo a facce nuove.
Non siamo in
cerca di una cosa nera, ma cerchiamo una cosa vera, una cosa viva, una destra
libera. Libera e senza l'ossessione delle alleanze, che pure servono ma devono
venire un minuto dopo aver deciso il nostro percorso. Tutti dobbiamo rimetterci
in gioco, anche il nostro movimento, che non chiude i battenti, ma propone un
percorso nuovo ai suoi militanti. A tutti lanciamo la sfida - che va colta come
opportunità irripetibile - di sacrificare ambizioni personali per lasciare
spazio alla rappresentanza comunitaria di idee e valori. Poi, verranno i ruoli
di ciascuno. Che a me non interessano affatto: ditemi solo se chi ci guiderà
lotterà anche per quello in cui credo anch'io. Io non voglio essere
d'intralcio. Un grande progetto può essere sostenuto con amore anche con un
giornale. Io non ho bisogno di supplicare candidature: per me tre legislature
dovrebbero essere il massimo per chiunque, anche se a destra sarebbe
un'ecatombe.... Ma non dobbiamo dimenticare mai che quella della destra e'
azitutto storia di dignità. E ne resterò per sempre fiero, anche se la maggior
parte della gente consuma meta' delle proprie energie cercando di proteggere
una dignità che non ha mai posseduto.
Carissimi
dirigenti de La Destra,
abbiamo
fatto bene ad aspettare questi mesi prima di Orvieto, e credo che ora tutti
possano ricredersi anche su accuse ingenerose che subimmo all'indomani delle
elezioni di febbraio. In questi mesi e' accaduto di tutto e soprattutto - salvo
qualche eccezione limitata nei numeri, anche se orgogliosa nella presenza
- e' praticamente sparita la destra italiana dalle istituzioni nazionali. Il
prossimo anno ci saranno le elezioni europee che dovranno rappresentare, pur
con lo sbarramento al 4 per cento, il momento della riscossa e della
ricostruzione, della speranza per un popolo che dobbiamo riportare a votare.
Alle europee dobbiamo costruire un'aggregazione nuova, verso il partito nuovo,
per uscire dalla sindrome della destra zero punto sei. Non lo merita la nostra
gente, la gente che milita nelle destre sparpagliate di oggi. Uniamoci, per
favore, non ripetiamo lo spettacolo di ficcare le dita negli occhi dell'altro.
Ci gode solo chi ci vuole male.
E togliamoci
dalla testa l'idea che ci si presenta alle elezioni solo per far perdere gli
altri. Dobbiamo crederci fino in fondo al progetto di una destra nuova. Non
avrebbe più senso insistere ostinatamente nel presentare questo nostro glorioso
simbolo che resterà ad accompagnarci come laboratorio inestinguibile di idee ma
non come modello elettorale da riproporre logorandoci. Anche perché, e lo
voglio dire proprio a tutti, se si volesse proseguire su una strada non
compresa fino ad ora, dovrebbe giustamente toccare a un altro. Questo partito
l'ho fondato perché mi incoraggio' l'adesione di Teodoro Buontempo e senza di
lui non è più lo stesso di ieri.
Una via
d'uscita per rifare la destra, mi confidava sempre più spesso Teodoro prima di
lasciare troppo presto questo mondo. E non capiva incomprensioni testarde. Non
le capisco ancora oggi nemmeno io.
Ci muove
solo questo, non siamo in affanno se non abbiamo una poltrona dove sedere. Ma
sono gli elettori a dover decidere se ne siamo degni e non qualche
scavezzacollo che non saprà mai che cose voleva dire entrare in una sezione del
MSI senza farsi passare nemmeno per l'anticamera del cervello se un giorno
saremmo diventati deputati, ministri, importanti insomma. Ci bastava un rotolo
di manifesti, un secchio, colla e pennellessa. No, non cerchiamo candidature,
cerchiamo appartenenze ed è molto più nobile, come ha detto mirabilmente
Pasquale Viespoli.
La nostra
appartenenza e' comune a quella di tanti altri, anche a quella di chi si è
rassegnato a fare da soprammobile nel Popolo della Libertà e a quella di chi ha
dimostrato coraggio anche con Fratelli d'Italia che però si è visto riconoscere
un ruolo comunque limitato dagli elettori. Siamo stati tutti divorati da
Berlusconi. Lo voglio dire, anche in questo momento in cui posso comprendere -
io lo posso comprendere per essere stato alla gogna per anni e poi assolto - il
dramma che vive il leader del Popolo della Libertà. Ma se avessi la possibilità
di parlarci gli direi "dai un esempio ai giovani, fai come ho fatto io,
punta all'assoluzione, lascia perdere gli avvocati che giocano le loro carte
sulla prescrizione".
Cari
dirigenti del comitato centrale, cari militanti de La Destra, cari ospiti,
lasciamo
tutto questo alle nostre spalle: in queste settimane abbiamo sentito parlare
fin troppo di ex An come categoria dissolta e abbiamo voluto reagire
comunicativamente parlando di Next An, la destra prossima ventura. Forza Italia
al governo ci andava perché c'erano anche i nostri voti e noi ci permettiamo di
dire che indietro non si torna se vogliamo rifare an, mentre altri rifanno il
loro vecchio partito? Ma che senso ha farsi male da soli? Negare la forza della
storia nostra? Berlusconi va avanti tornando al '94 e noi dobbiamo stare a
guardare? In America si fronteggiano da decenni repubblicani e democratici.
Semmai cambiano le facce e se ne fregano del nome. Noi invece stiamo qui come
se discutessimo della nazionale di calcio, tutti commissari tecnici a dire la
nostra da dietro un computer. Dobbiamo scoprire, invece, l'amore per la fatica
di ricostruire un progetto in cui abbiamo creduto nel passaggio dal sistema
proporzionale al maggioritario. Ora, dobbiamo prepararci a riunificare la
destra soprattutto se la Corte costituzionale dovesse togliere il premio di
maggioranza al Porcellum: se il Parlamento dovesse varare un sistema
proporzionale alla tedesca, col cinque per cento di sbarramento, non dovremmo preoccuparcene,
perche' rappresenterebbe la fine di ogni alibi a chi vuol frenare il ritorno di
un'idea in forma organizzata.
Ce n'è
bisogno, ora più che mai. Il governo Letta-Alfano-Bilderberg tende sempre più a
farsi partito e noi ci fermiamo a guardare il gioco altrui. Lo dico con forza e
l'orgoglio di averlo detto per primo: il fallimento non si è' chiamato Alleanza
nazionale; il fallimento si è chiamato Popolo della libertà.
Ecco perché
lanciamo da qui il nostro appello alla destra diffusa che esiste nel Paese. Chi
ha creduto ne La Destra; chi è reduce dall'avventura di Futuro e Libertà; chi è
uscito dal Popolo della Libertà per dar vita a Fratelli d'Italia e chi nel Pdl
ci sta ancora ma in condizione di minorità; tutti noi abbiamo il dovere di non
esitare più, di chiudere la stagione che sembra eterna della lite sulla purezza
propria e di riunificarci in un grande progetto per la Nazione italiana. Si',
e' un dovere che abbiamo tutti; e nessuno si sottragga, che non e' il tempo dei
veti ma quello dei voti e del merito, cerchiamo talenti e non delinquenti. So
bene che Montecarlo ci ha fatto arrabbiare, ma e' stato Franco Fiorito a farci
vergognare. A dimostrazione che non è sempre l'anagrafe a dettare i tempi
giusti e i volti migliori della politica. Semmai dobbiamo sapere che ciascuno
di noi sara' chiamato a fare sacrifici, se ci verranno chiesti. Dovremo saper
sopportarci. Magari cominciando a costituire nei comuni e nelle regioni gruppi
consiliari unici formati da chi ha militato a destra. Mettendo da parte la
sterile battaglia a rubarsi consiglieri. Ora non serve più la campagna
acquisti, ne' a chi compra, ne' a chi si vende. Serve qualcosa più simile ad An
che all'Udeur... Lunedì, nel consiglio regionale del Lazio, voglio lavorare per
far nascere questo gruppo consiliare, non voglio crederci che nove consiglieri
del Pdl vogliano andare tutti in Forza Italia, a costo di farlo da solo ma il
gruppo di Alleanza nazionale deve ripartire.
Quando ero
presidente della vigilanza Rai, mi capito' di leggere il libro di un
giornalista cattolico di sinistra, Federico Sciano', che descrisse il suo
travaglio nel passaggio dall'Avvenire al servizio pubblico radiotelevisivo. Si
chiedeva se dovesse rinunciare alle proprie idee. Trovo' la risposta in un
principio semplice semplice: no, non rinunciare alle tue idee, ma sappi che ci
sono anche quelle degli altri. Ecco, vorrei un partito che si abituasse alle
presenze scomode. Faceva bene al Msi la presenza di Beppe Niccolai....
Abbattere il
mostro partitocratico che ci divora e' stato il suo insegnamento e dobbiamo
tramandarlo a quanti, soprattutto alle giovani generazioni, devono imparare che
il sacrificio vale molto piu' di un poltrona. Non dobbiamo dannarci l'anima per
un incarico, non dobbiamo venderla per un posto al tavolo imbandito; abbiamo,
ho, tanto contestato Fini per le sue sciagurate e incmprensibili scelte
politiche; ma non sono peggio quelli che hanno fondato Alleanza nazionale,
l'hanno liquidata su ordine del capo, poi l'hanno mollato e ora se ne vanno
addirittura nella rediviva Forza Italia? Ma senza seggiola, non campate?
Pensano al posto, rinunciano alle emozioni.
Sono gli
stessi che pretendono di decidere persino la gestione del patrimonio che fu di
An e prima ancora del Msi. Lo voglio dire con chiarezza: quei beni appartengono
ad una comunita' di centinaia di migliaia di uomini e donne e non a quattordici
membri di un consiglio di amministrazione alcuni dei quali aderenti addirittura
al partito seminuovo di Berlusconi. Lunedi chiedero' all'avv. Romolo Reboa di
scrivere alla fondazione: via Gasparri e Matteoli e quelli che seguiranno il
loro percorso politico, spazio a chi come noi rappresenta la coerenza di quella
politica e destinazione dei fondi alla costruzione di un progetto politico un
minuto dopo essersi sincerati delle condizioni economiche in cui versano le
famiglie di ventisette nostri Caduti. E' dal sangue versato che trae forza
morale il nostro percorso. Quel patrimonio va versato in parte anche a quelle
famiglie. E poi quei soldi possono e devono essere utilizzati in formazione di
classe dirigente, cultura e attivitá politiche.
Vogliamo
entrare nella fondazione per fare cinque cose: 1) pubblicazione online di tutte
le spese; 2) vitalizio per le famiglie dei Caduti del Msi; 3) borse di studio
per gli universitari che discutono tesi sulla destra in chiave politica,
storica e culturale; 4) intervento economico sui debiti contratti dalle forze
politiche discendenti da An nelle campagne elettorali, rigorosamente
documentati; 5) utilizzare gli immobili di propietà della Fondazione per
continuare a fare politica nel solco dei valori del MSI/DN e di Alleanza
Nazionale, liberando le nostre sedi dai partiti non appartenenti alla nostra
storia, anche se alleati nelle competizioni elettorali; 6) utilizzo del simbolo
libero per chi vuole continuare a crederci.
Resto invece
basito dalle notizie che si leggono su questa sempre più misteriosa fondazione
Alleanza nazionale. Nel prossimo autunno si votera' per le regionali in
Basilicata e Sardegna, e per il Trentino Alto Adige. Ci dovete spiegare perche'
non possiamo ricominciare ad utilizzare un simbolo che appartiene a tutti noi.
È un simbolo pulito e non va sporcato da manovre poco chiare. Altrimenti si
capisce perché La Destra sia stata esclusa dalla fondazione assieme a centinaia
di migliaia di iscritti. Ma sarebbe inaccettabile continuare a far finta di
niente, con un patrimonio che paradossalmente viene gestito persino da chi si
appresta ad entrare in Forza Italia di secondo conio. Pubblicare online ogni
euro speso dalla fondazione, e' un dovere di trasparenza e di moralità.
Altrimenti cominciamo a farlo noi col nostro Giornale d'Italia.
Cari
delegati del Comitato centrale,
a partire
dal pomeriggio di oggi, dalle 16, dovremo discutere il mandato che vi chiedo
per tentare di rifarla, questa terza destra della terza repubblica. Con i suoi
valori, a partire da quello della legalità. Tra Stato e antistato, non c'è
dubbio alcuno da che parte stiamo noi e lo dimostra l'appartenenza politica che
siamo orgogliosi di vivere in comune al presidente della commissione antimafia
della Sicilia, Nello Musumeci, che vive questa missione delicata senza
pregiudizi e animato dalla forza della ricerca della verita'.
La prossima
scadenza elettorale di rilievo è quella delle elezioni europee del
prossimo anno; il sistema elettorale per le europee, pur trattandosi di un
proporzionale puro, prevede la soglia d'accesso con sbarramento nazionale al 4%
e appare quindi del tutto evidente che chiedere al nostro popolo un ulteriore
sacrificio nel presentarsi direttamente a tale competizione come La
Destra rischierebbe di essere vano, analogamente a quanto potrebbe accadere
alle destre divise ed attualmente esistenti. E' una consapevolezza che vedo diffusa,
da più parti gli esponenti politici provenienti per lo più dall'esperienza di
Alleanza Nazionale e che attualmente militano in partiti diversi, esprimono
pubblicamente e anche con la promozione di convegni ad hoc in tutta
Italia, la necessità di riunire quell'area politica in un nuovo e ancor più
affascinante contenitore, anche alla luce della annunciata ricostituzione del
partito di Forza Italia e quindi della scomposizione del PDL. Con ancora
maggiore chiarezza: La Destra non cessa la sua esistenza, soprattutto come
contenitore di idee, ma anzi alla luce di un mutato quadro politico e di una
probabilissima nuova legge elettorale deve, nelle formule ritenute più idonee,
garantire la propria evoluzione insieme a quanti sono attualmente collocati su posizioni
diverse, per continuare a far vivere le nostre idee nelle istituzioni.
Dobbiamo
costruire una grande forza di valori, di cui si avverte il vuoto nella società
italiana. La risposta non la danno i profeti del pensiero unico, gli
spregiudicati cantori della globalizzazione, i vili negatori dei diritti
sociali. E neppure una sinistra che ormai idolatra solo tossici, immigrati,
diversi di qualunque specie. Il loro simbolo e' una ministra che sembra
nominata col solo scopo di disgregare ogni traccia di identità nazionale. No, a
me la demagogia di madame Cecile non piace affatto.
Prima di chi
viene da fuori, preoccupiamoci del destino di troppi milioni di disoccupati
italiani, abbandonati proprio dalla sinistra che un tempo diceva di tutelarli.
Dobbiamo combatterla
questa sinistra; e ogni alleanza dovra' vedere rispettati programmi e valori in
cui crediamo. Basta al potere per il potere, mai più al governo senza le nostre
idee.
Si', c'è
bisogno di una Costituente di destra. Ma non in un semplice e freddo studio
notarile; la dobbiamo rendere viva e feconda, battezzata dall'amore popolare.
Solo cosi contrasteremo la piaga di un astensionismo che non vede più
rappresentati nelle istituzioni nazionali e locali. cinquanta italiani su
cento.
Portiamola
in piazza, come il 3 marzo scorso e molti di piu' di quei ventimila, la nostra
voglia di sovranità nazionale, economica, statale. Portiamolo in piazza il
nostro diritto a rinegoziare con gli usurai che dalle banche mondiali opprimono
il nostro popolo col debito che decidono loro. Portiamo in piazza un valore: la
vita dei popoli conta più dei conti delle banche. Il nostro problema non è il
Partito popolare europeo filo democristiano, che almeno avrebbe con noi una
comunanza di valori etici; il nostro problema e' quel Ppe tecnocratico che quei
valori li nega umiliando i popoli. Io non voglio esaltare l'euro, ma voglio
sapere quanto ci conviene e vivere in un mondo in cui lo Stato che rappresenta
il Paese dove vivo possa battere moneta senza sottostare ai padroni del signoraggio.
E poi,
portiamo in piazza la nostra cultura, vorrei su un palco non colonnelli, ma i
Veneziani, i Buttafuoco e i Malgieri a raccontare la tradizione di cui siamo
innamorati, la forza della nostra solidarieta', la destra come stile e non come
moda, l'etica e non l'etichetta. Una destra sociale, familiare, normale e'
possibile?
Per fare
tutto questo, predichiamo umilta'. E soprattutto pratichiamola. Siamo tutti
chiamati a dare, noi che siamo stati con ruoli diversi classe dirigente, molto
di più di quanto abbiamo avuto. Senza innamorarci del potere, che non ha senso
se è vissuto senza le nostre idee. Voglio portare in piazza un partito
che giuri agli italiani che se va al governo, ci resta solo se mantiene la
parola data al popolo. Voglio un partito che metta al bando la parola carriera
nel linguaggio della politica; voglio un partito che riporti in piazza e nelle
istituzioni la dignita' e la fierezza di chi ci ha preceduto; tutto questo va
costruito con l'amore popolare.
Per questo
propongo a tutte le destre che credono di dover offrire una proposta di governo
alla Nazione, di scendere assieme in piazza, in un grande corteo Costituente,
sabato 28 settembre a Roma.
Partire da
an, non rifarla. Sia il popolo a consacrare la nuova destra italiana.
Per questo,
vi chiederò nel documento conclusivo, un mandato a verificare ed eventualmente
stipulare nei tempi più brevi intese affinché, insieme ad altri soggetti
politici e nelle formule ritenute più efficaci, si dia avvio ad un percorso
costituente finalizzato a ridare una casa comune a tutta la destra di governo
oggi articolata e diffusa nel modo frammentato che tutti conoscono.
Ricominciamo
da quanti percorsero una storia comune che ci vide protagonisti nel MSI e poi
in An assieme a quanti, non proveniendo da quelle esperienze, vorranno unirsi
per la battaglia per sovranita' e tradizione, presidenzialismo e legalità,
lotta senza tregua alla criminalità organizzata.
Il suggello
lo darà la grande manifestazione popolare e costituente di settembre.
Non sarà la
nostalgia a guidarci. Ci guiderà la storia.
Carissimi
dirigenti de La Destra provenienti da ogni regione d’Italia, illustri ospiti,
permettetemi di dire a ciascuno di noi bentornati a Orvieto. E' un luogo che
emoziona, qui abbiamo attraversato tappe bellissime della nostra politica. Qui
torniamo per recuperare il senso di una storia che nessuno ha il diritto di
cancellare. Qui la Destra sociale raccontava all'Italia la propria opzione
politica, la costruiva e la rilanciava nel Paese. Qui, ora, sentiamo forte il
dovere di ricominciare ampliando quegli orizzonti a tutti gli uomini e a tutte
le donne di buona volonta'. Ne sentiamo il bisogno, abbiamo il dovere di
federare una comunita', con le sue ricchezze morali individuali, in un grande
progetto da offrire all'Italia.
L’unico viaggio da cui non si torna mai a mani vuote è quello dentro noi stessi.
I nostri ospiti, che ringrazio e che interverranno dopo di me - i lavori del nostro comitato centrale cominceranno col dibattito alle 16 - mi consentiranno anzitutto di rivolgermi alla platea rappresentata dalla mia gente, quel popolo che a volte copiosamente ed altre a ranghi ridotti, ci e mi ha seguito in questi sei anni di prove durissime. Ci siamo abbracciati tante volte e tante ci siamo scontrati sulla rete, in quell'inferno chiamato social network dove si afferma la verita' dei pensieri piu' crudi. E ogni volta a ricominciare per convincere i piu' riottosi a mutare opinioni sballate. Del resto, e' quanto dice il saggio cinese: quando soffiano i venti del cambiamento, qualcuno costruisce muri, altri costruiscono mulini a vento.Ma ci siamo voluti davvero bene, dalla Costituente del 2007.
L’unico viaggio da cui non si torna mai a mani vuote è quello dentro noi stessi.
I nostri ospiti, che ringrazio e che interverranno dopo di me - i lavori del nostro comitato centrale cominceranno col dibattito alle 16 - mi consentiranno anzitutto di rivolgermi alla platea rappresentata dalla mia gente, quel popolo che a volte copiosamente ed altre a ranghi ridotti, ci e mi ha seguito in questi sei anni di prove durissime. Ci siamo abbracciati tante volte e tante ci siamo scontrati sulla rete, in quell'inferno chiamato social network dove si afferma la verita' dei pensieri piu' crudi. E ogni volta a ricominciare per convincere i piu' riottosi a mutare opinioni sballate. Del resto, e' quanto dice il saggio cinese: quando soffiano i venti del cambiamento, qualcuno costruisce muri, altri costruiscono mulini a vento.Ma ci siamo voluti davvero bene, dalla Costituente del 2007.
Applaudimmo
persino Silvio Berlusconi, credevamo avesse anche lui una sola parola, come
l'ultimo militante della destra italiana: una sola parola, come ci aveva
insegnato Giorgio Almirante. Ma non tutti hanno avuto il privilegio di
frequentare con la nostra stessa intensita' quell'uomo portatore di una storia
straordinaria di politica e di cultura. Ero cronista al Secolo e mi fece
leggere una frase: "abbiamo tutti da imparare che ci sono 4 cose che nella
vita non tornano: la pietra, dopo averla lanciata; la parola, dopo averla
pronunciata; l'occasione, dopo averla persa; e il tempo, dopo che sia
trascorso....".Nascemmo, allora, contro la tentazione del partito unico.
Denunciammo mesi prima quello che sarebbe accaduto mesi dopo e questo ci costò
la scomunica a combattere in una coalizione e persino a considerarci non degni
di partecipare ad una fondazione chiamata a vivificare la nostra storia e che
vediamo costretta invece a difendersi senza dar cenno di trasparenza dalle
accuse di spendere un tesoro che appartiene ai militanti che lottarono nelle
destre della prima e della seconda repubblica, il movimento sociale italiano ed
alleanza nazionale. Ce la terremo stretta, via Paisiello, e ci porteremo li'
anche la sede del nostro quotidiano online, Il Giornale d'Italia: la cultura di
quella destra che abbiamo amato per decenni resta viva sulle nostre dodici
pagine ogni giorno in rete. Permettetemi di soffermarmici: sono orgoglioso di
questa testata, anche se ogni mese con Roberto Buonasorte - che ne e'
l'amministratore - dobbiamo fare salti mortali per trovare i quattrini
necessari.
Noi, che non
abbiamo ricche fondazioni alle spalle, non editiamo questa testata con fondi
pubblici. Dimostriamo semplicemente che anche dalle nostre parti si e' capaci
di managerialita', ma al servizio della cultura e senza costare al cittadino
comune. E' una gioia postare ogni mattina su fb e twitter i nostri articoli e
vederli rimbalzare da una parte all'altra della rete.
Cari membri
del comitato centrale,aver avuto ragione ieri sul fallimento di un Popolo delle
Libertà capace di vincere elezioni, ma non di dare un'anima politica a un
popolo inquietamente alla ricerca di una casa di cui essere orgoglioso, non
deve portarci pero' a sfoggiare presunzione. Anche chi ha militato ne La Destra
ha il dovere dell'umilta'; perché se non si afferma uno stile, resta la moda. E
quando la moda passa non rimane più nulla. Ciò che diventa moda, alla fine
annoia.Anche noi abbiamo commesso errori, abbiamo peccato in presunzione, ed e'
il mio cruccio personale. Appare evidente la difficoltà di essere percepiti dal
corpo elettorale come una grande offerta politica di Destra da proporre agli
italiani.Sapete quanta ostinazione ci ho messo nel difendere il nostro marchio,
il simbolo, il nome. Abbiamo, ho, avuto la presunzione di rappresentare un
mondo solo per il nome, i cui contenuti restavano pero' sconosciuti per una censura
immonda che abbiamo sentito sulla nostra pelle. Ma è solo colpa
dell'informazione? Sarebbe sbagliato pensarlo. Del resto, il frammentarsi
di sigle riferibili all'area di destra, ha contribuito non poco a far
scegliere l'elettore principalmente i grandi partiti La realta' e' che il
nostro popolo non ci ha perdonato quella che e' apparsa piu' come ricerca di
occasione di divisioni tra chi - ci dicevano - in fondo la pensava alla stessa
maniera che come opzione politica tesa all'affermazione della sovranita' e
della tradizione. Ora, con la rinascita di Forza Italia, l'accusa di
divisionismo non regge più. E, tutti noi, tutti quelli che queste stagioni
hanno vissuto, abbiamo il dovere di non metterci di traverso alla creazione di
una nuova, grande destra che dica quello che pensa e faccia quello che dice.
Mai più al governo comunque; al governo si va per cambiare una società
maledetta e non per farsi cambiare nel Dna da un potere che ti mette al collo
le mani eleganti del gruppo Bilderberg: e' la conseguenza del voto di febbraio,
che non ha dato una maggioranza certa e chiara in entrambi i rami del
Parlamento, con la nascita del governo cosiddetto di larghe intese. Lo dobbiamo
dire che riteniamo la nascita del governo Pd - Pdl il peggiore dei modi
per dare risposte a quella che è la nostra visione della politica e
dell'economia cioè: maggiore autonomia dell'Italia nelle scelte economiche,
rifiuto del fiscal compact, sovranità rispetto alle politiche della Cancelliera
Angela Merkel, rinegoziazione del debito, eliminazione di Equitalia,
cancellazione dell'IMU, no all'aumento dell'IVA. Ma lo dobbiamo dire uniti.
Solo cosi' gli italiani si uniranno a noi e non a Beppe Grillo.
Tutto questo lo si mette in campo solo se cessa la stagione del rancore. Ci è capitato persino di non salutarci più con chi in gioventù stava al nostro fianco mentre fischiavano pallottole al nostro indirizzo. Pochi giorni fa ci ha lasciato una donna indimenticabile come Anna Mattei e noi possiamo permetterci di calpestare su tutto quello che abbiamo vissuto? Ecco perche' prego ciascuno di voi di accogliere con ritrovata amicizia gli ospiti del nostro comitato centrale. Torniamo tutti insieme ad essere protagonisti di una nuova storia, che inevitabilmente affideremo a facce nuove.Non siamo in cerca di una cosa nera, ma cerchiamo una cosa vera, una cosa viva, una destra libera. Libera e senza l'ossessione delle alleanze, che pure servono ma devono venire un minuto dopo aver deciso il nostro percorso. Tutti dobbiamo rimetterci in gioco, anche il nostro movimento, che non chiude i battenti, ma propone un percorso nuovo ai suoi militanti. A tutti lanciamo la sfida - che va colta come opportunità irripetibile - di sacrificare ambizioni personali per lasciare spazio alla rappresentanza comunitaria di idee e valori. Poi, verranno i ruoli di ciascuno. Che a me non interessano affatto: ditemi solo se chi ci guiderà lotterà anche per quello in cui credo anch'io. Io non voglio essere d'intralcio. Un grande progetto può essere sostenuto con amore anche con un giornale. Io non ho bisogno di supplicare candidature: per me tre legislature dovrebbero essere il massimo per chiunque, anche se a destra sarebbe un'ecatombe.... Ma non dobbiamo dimenticare mai che quella della destra e' azitutto storia di dignità. E ne resterò per sempre fiero, anche se la maggior parte della gente consuma meta' delle proprie energie cercando di proteggere una dignità che non ha mai posseduto.
Tutto questo lo si mette in campo solo se cessa la stagione del rancore. Ci è capitato persino di non salutarci più con chi in gioventù stava al nostro fianco mentre fischiavano pallottole al nostro indirizzo. Pochi giorni fa ci ha lasciato una donna indimenticabile come Anna Mattei e noi possiamo permetterci di calpestare su tutto quello che abbiamo vissuto? Ecco perche' prego ciascuno di voi di accogliere con ritrovata amicizia gli ospiti del nostro comitato centrale. Torniamo tutti insieme ad essere protagonisti di una nuova storia, che inevitabilmente affideremo a facce nuove.Non siamo in cerca di una cosa nera, ma cerchiamo una cosa vera, una cosa viva, una destra libera. Libera e senza l'ossessione delle alleanze, che pure servono ma devono venire un minuto dopo aver deciso il nostro percorso. Tutti dobbiamo rimetterci in gioco, anche il nostro movimento, che non chiude i battenti, ma propone un percorso nuovo ai suoi militanti. A tutti lanciamo la sfida - che va colta come opportunità irripetibile - di sacrificare ambizioni personali per lasciare spazio alla rappresentanza comunitaria di idee e valori. Poi, verranno i ruoli di ciascuno. Che a me non interessano affatto: ditemi solo se chi ci guiderà lotterà anche per quello in cui credo anch'io. Io non voglio essere d'intralcio. Un grande progetto può essere sostenuto con amore anche con un giornale. Io non ho bisogno di supplicare candidature: per me tre legislature dovrebbero essere il massimo per chiunque, anche se a destra sarebbe un'ecatombe.... Ma non dobbiamo dimenticare mai che quella della destra e' azitutto storia di dignità. E ne resterò per sempre fiero, anche se la maggior parte della gente consuma meta' delle proprie energie cercando di proteggere una dignità che non ha mai posseduto.
Carissimi
dirigenti de La Destra,abbiamo fatto bene ad aspettare questi mesi prima di
Orvieto, e credo che ora tutti possano ricredersi anche su accuse ingenerose
che subimmo all'indomani delle elezioni di febbraio. In questi mesi e' accaduto
di tutto e soprattutto - salvo qualche eccezione limitata nei numeri, anche se
orgogliosa nella presenza - e' praticamente sparita la destra italiana
dalle istituzioni nazionali. Il prossimo anno ci saranno le elezioni europee
che dovranno rappresentare, pur con lo sbarramento al 4 per cento, il momento
della riscossa e della ricostruzione, della speranza per un popolo che dobbiamo
riportare a votare. Alle europee dobbiamo costruire un'aggregazione nuova,
verso il partito nuovo, per uscire dalla sindrome della destra zero punto sei.
Non lo merita la nostra gente, la gente che milita nelle destre sparpagliate di
oggi. Uniamoci, per favore, non ripetiamo lo spettacolo di ficcare le dita
negli occhi dell'altro. Ci gode solo chi ci vuole male.E togliamoci dalla testa
l'idea che ci si presenta alle elezioni solo per far perdere gli altri.
Dobbiamo crederci fino in fondo al progetto di una destra nuova. Non avrebbe
più senso insistere ostinatamente nel presentare questo nostro glorioso simbolo
che resterà ad accompagnarci come laboratorio inestinguibile di idee ma non
come modello elettorale da riproporre logorandoci. Anche perché, e lo voglio
dire proprio a tutti, se si volesse proseguire su una strada non compresa fino
ad ora, dovrebbe giustamente toccare a un altro. Questo partito l'ho fondato
perché mi incoraggio' l'adesione di Teodoro Buontempo e senza di lui non è più
lo stesso di ieri.Una via d'uscita per rifare la destra, mi confidava sempre
più spesso Teodoro prima di lasciare troppo presto questo mondo. E non capiva
incomprensioni testarde. Non le capisco ancora oggi nemmeno io. Ci muove
solo questo, non siamo in affanno se non abbiamo una poltrona dove sedere. Ma
sono gli elettori a dover decidere se ne siamo degni e non qualche
scavezzacollo che non saprà mai che cose voleva dire entrare in una sezione del
MSI senza farsi passare nemmeno per l'anticamera del cervello se un giorno
saremmo diventati deputati, ministri, importanti insomma. Ci bastava un rotolo
di manifesti, un secchio, colla e pennellessa. No, non cerchiamo candidature,
cerchiamo appartenenze ed è molto più nobile, come ha detto mirabilmente Pasquale
Viespoli.La nostra appartenenza e' comune a quella di tanti altri, anche a
quella di chi si è rassegnato a fare da soprammobile nel Popolo della Libertà e
a quella di chi ha dimostrato coraggio anche con Fratelli d'Italia che però si
è visto riconoscere un ruolo comunque limitato dagli elettori. Siamo stati
tutti divorati da Berlusconi. Lo voglio dire, anche in questo momento in cui
posso comprendere - io lo posso comprendere per essere stato alla gogna per
anni e poi assolto - il dramma che vive il leader del Popolo della Libertà. Ma
se avessi la possibilità di parlarci gli direi "dai un esempio ai giovani,
fai come ho fatto io, punta all'assoluzione, lascia perdere gli avvocati che
giocano le loro carte sulla prescrizione".
Cari
dirigenti del comitato centrale, cari militanti de La Destra, cari
ospiti,lasciamo tutto questo alle nostre spalle: in queste settimane abbiamo
sentito parlare fin troppo di ex An come categoria dissolta e abbiamo voluto
reagire comunicativamente parlando di Next An, la destra prossima ventura.
Forza Italia al governo ci andava perché c'erano anche i nostri voti e noi ci
permettiamo di dire che indietro non si torna se vogliamo rifare an, mentre
altri rifanno il loro vecchio partito? Ma che senso ha farsi male da soli?
Negare la forza della storia nostra? Berlusconi va avanti tornando al '94 e noi
dobbiamo stare a guardare? In America si fronteggiano da decenni repubblicani e
democratici. Semmai cambiano le facce e se ne fregano del nome. Noi invece
stiamo qui come se discutessimo della nazionale di calcio, tutti commissari
tecnici a dire la nostra da dietro un computer. Dobbiamo scoprire, invece,
l'amore per la fatica di ricostruire un progetto in cui abbiamo creduto nel
passaggio dal sistema proporzionale al maggioritario. Ora, dobbiamo prepararci
a riunificare la destra soprattutto se la Corte costituzionale dovesse togliere
il premio di maggioranza al Porcellum: se il Parlamento dovesse varare un
sistema proporzionale alla tedesca, col cinque per cento di sbarramento, non
dovremmo preoccuparcene, perche' rappresenterebbe la fine di ogni alibi a chi
vuol frenare il ritorno di un'idea in forma organizzata.Ce n'è bisogno, ora più
che mai. Il governo Letta-Alfano-Bilderberg tende sempre più a farsi partito e
noi ci fermiamo a guardare il gioco altrui. Lo dico con forza e l'orgoglio di
averlo detto per primo: il fallimento non si è' chiamato Alleanza nazionale; il
fallimento si è chiamato Popolo della libertà.Ecco perché lanciamo da qui il
nostro appello alla destra diffusa che esiste nel Paese. Chi ha creduto ne La
Destra; chi è reduce dall'avventura di Futuro e Libertà; chi è uscito dal
Popolo della Libertà per dar vita a Fratelli d'Italia e chi nel Pdl ci sta
ancora ma in condizione di minorità; tutti noi abbiamo il dovere di non esitare
più, di chiudere la stagione che sembra eterna della lite sulla purezza propria
e di riunificarci in un grande progetto per la Nazione italiana. Si', e' un
dovere che abbiamo tutti; e nessuno si sottragga, che non e' il tempo dei veti
ma quello dei voti e del merito, cerchiamo talenti e non delinquenti. So bene
che Montecarlo ci ha fatto arrabbiare, ma e' stato Franco Fiorito a farci
vergognare. A dimostrazione che non è sempre l'anagrafe a dettare i tempi
giusti e i volti migliori della politica. Semmai dobbiamo sapere che ciascuno
di noi sara' chiamato a fare sacrifici, se ci verranno chiesti. Dovremo saper
sopportarci. Magari cominciando a costituire nei comuni e nelle regioni gruppi
consiliari unici formati da chi ha militato a destra. Mettendo da parte la
sterile battaglia a rubarsi consiglieri. Ora non serve più la campagna
acquisti, ne' a chi compra, ne' a chi si vende. Serve qualcosa più simile ad An
che all'Udeur... Lunedì, nel consiglio regionale del Lazio, voglio lavorare per
far nascere questo gruppo consiliare, non voglio crederci che nove consiglieri
del Pdl vogliano andare tutti in Forza Italia, a costo di farlo da solo ma il
gruppo di Alleanza nazionale deve ripartire.Quando ero presidente della
vigilanza Rai, mi capito' di leggere il libro di un giornalista cattolico di
sinistra, Federico Sciano', che descrisse il suo travaglio nel passaggio
dall'Avvenire al servizio pubblico radiotelevisivo. Si chiedeva se dovesse
rinunciare alle proprie idee. Trovo' la risposta in un principio semplice semplice:
no, non rinunciare alle tue idee, ma sappi che ci sono anche quelle degli
altri. Ecco, vorrei un partito che si abituasse alle presenze scomode. Faceva
bene al Msi la presenza di Beppe Niccolai....
Abbattere il
mostro partitocratico che ci divora e' stato il suo insegnamento e dobbiamo
tramandarlo a quanti, soprattutto alle giovani generazioni, devono imparare che
il sacrificio vale molto piu' di un poltrona. Non dobbiamo dannarci l'anima per
un incarico, non dobbiamo venderla per un posto al tavolo imbandito; abbiamo,
ho, tanto contestato Fini per le sue sciagurate e incmprensibili scelte
politiche; ma non sono peggio quelli che hanno fondato Alleanza nazionale,
l'hanno liquidata su ordine del capo, poi l'hanno mollato e ora se ne vanno
addirittura nella rediviva Forza Italia? Ma senza seggiola, non campate?
Pensano al posto, rinunciano alle emozioni. Sono gli stessi che pretendono
di decidere persino la gestione del patrimonio che fu di An e prima ancora del
Msi. Lo voglio dire con chiarezza: quei beni appartengono ad una comunita' di
centinaia di migliaia di uomini e donne e non a quattordici membri di un
consiglio di amministrazione alcuni dei quali aderenti addirittura al partito
seminuovo di Berlusconi. Lunedi chiedero' all'avv. Romolo Reboa di scrivere
alla fondazione: via Gasparri e Matteoli e quelli che seguiranno il loro
percorso politico, spazio a chi come noi rappresenta la coerenza di quella
politica e destinazione dei fondi alla costruzione di un progetto politico un
minuto dopo essersi sincerati delle condizioni economiche in cui versano le
famiglie di ventisette nostri Caduti. E' dal sangue versato che trae forza
morale il nostro percorso. Quel patrimonio va versato in parte anche a quelle
famiglie. E poi quei soldi possono e devono essere utilizzati in formazione di
classe dirigente, cultura e attivitá politiche. Vogliamo entrare nella
fondazione per fare cinque cose: 1) pubblicazione online di tutte le spese; 2)
vitalizio per le famiglie dei Caduti del Msi; 3) borse di studio per gli universitari
che discutono tesi sulla destra in chiave politica, storica e culturale; 4)
intervento economico sui debiti contratti dalle forze politiche discendenti da
An nelle campagne elettorali, rigorosamente documentati; 5) utilizzare gli
immobili di propietà della Fondazione per continuare a fare politica nel solco
dei valori del MSI/DN e di Alleanza Nazionale, liberando le nostre sedi dai
partiti non appartenenti alla nostra storia, anche se alleati nelle
competizioni elettorali; 6) utilizzo del simbolo libero per chi vuole
continuare a crederci.Resto invece basito dalle notizie che si leggono su
questa sempre più misteriosa fondazione Alleanza nazionale. Nel prossimo
autunno si votera' per le regionali in Basilicata e Sardegna, e per il Trentino
Alto Adige. Ci dovete spiegare perche' non possiamo ricominciare ad utilizzare
un simbolo che appartiene a tutti noi. È un simbolo pulito e non va sporcato da
manovre poco chiare. Altrimenti si capisce perché La Destra sia stata esclusa
dalla fondazione assieme a centinaia di migliaia di iscritti. Ma sarebbe
inaccettabile continuare a far finta di niente, con un patrimonio che
paradossalmente viene gestito persino da chi si appresta ad entrare in Forza
Italia di secondo conio. Pubblicare online ogni euro speso dalla fondazione, e'
un dovere di trasparenza e di moralità. Altrimenti cominciamo a farlo noi col
nostro Giornale d'Italia.Cari delegati del Comitato centrale, a partire
dal pomeriggio di oggi, dalle 16, dovremo discutere il mandato che vi chiedo
per tentare di rifarla, questa terza destra della terza repubblica. Con i suoi
valori, a partire da quello della legalità.
Tra Stato e
antistato, non c'è dubbio alcuno da che parte stiamo noi e lo dimostra
l'appartenenza politica che siamo orgogliosi di vivere in comune al presidente
della commissione antimafia della Sicilia, Nello Musumeci, che vive questa
missione delicata senza pregiudizi e animato dalla forza della ricerca della
verita'.La prossima scadenza elettorale di rilievo è quella delle
elezioni europee del prossimo anno; il sistema elettorale per le europee, pur
trattandosi di un proporzionale puro, prevede la soglia d'accesso con
sbarramento nazionale al 4% e appare quindi del tutto evidente che chiedere al
nostro popolo un ulteriore sacrificio nel presentarsi direttamente a tale
competizione come La Destra rischierebbe di essere vano, analogamente a quanto
potrebbe accadere alle destre divise ed attualmente esistenti. E' una
consapevolezza che vedo diffusa, da più parti gli esponenti politici provenienti
per lo più dall'esperienza di Alleanza Nazionale e che attualmente militano in
partiti diversi, esprimono pubblicamente e anche con la promozione di
convegni ad hoc in tutta Italia, la necessità di riunire quell'area politica in
un nuovo e ancor più affascinante contenitore, anche alla luce della annunciata
ricostituzione del partito di Forza Italia e quindi della scomposizione del
PDL. Con ancora maggiore chiarezza: La Destra non cessa la sua esistenza,
soprattutto come contenitore di idee, ma anzi alla luce di un mutato quadro
politico e di una probabilissima nuova legge elettorale deve, nelle formule
ritenute più idonee, garantire la propria evoluzione insieme a quanti sono
attualmente collocati su posizioni diverse, per continuare a far vivere le nostre
idee nelle istituzioni.
Dobbiamo costruire una grande forza di valori, di cui si avverte il vuoto nella società italiana. La risposta non la danno i profeti del pensiero unico, gli spregiudicati cantori della globalizzazione, i vili negatori dei diritti sociali. E neppure una sinistra che ormai idolatra solo tossici, immigrati, diversi di qualunque specie. Il loro simbolo e' una ministra che sembra nominata col solo scopo di disgregare ogni traccia di identità nazionale. No, a me la demagogia di madame Cecile non piace affatto.Prima di chi viene da fuori, preoccupiamoci del destino di troppi milioni di disoccupati italiani, abbandonati proprio dalla sinistra che un tempo diceva di tutelarli.Dobbiamo combatterla questa sinistra; e ogni alleanza dovra' vedere rispettati programmi e valori in cui crediamo. Basta al potere per il potere, mai più al governo senza le nostre idee. Si', c'è bisogno di una Costituente di destra. Ma non in un semplice e freddo studio notarile; la dobbiamo rendere viva e feconda, battezzata dall'amore popolare. Solo cosi contrasteremo la piaga di un astensionismo che non vede più rappresentati nelle istituzioni nazionali e locali. cinquanta italiani su cento. Portiamola in piazza, come il 3 marzo scorso e molti di piu' di quei ventimila, la nostra voglia di sovranità nazionale, economica, statale. Portiamolo in piazza il nostro diritto a rinegoziare con gli usurai che dalle banche mondiali opprimono il nostro popolo col debito che decidono loro. Portiamo in piazza un valore: la vita dei popoli conta più dei conti delle banche. Il nostro problema non è il Partito popolare europeo filo democristiano, che almeno avrebbe con noi una comunanza di valori etici; il nostro problema e' quel Ppe tecnocratico che quei valori li nega umiliando i popoli. Io non voglio esaltare l'euro, ma voglio sapere quanto ci conviene e vivere in un mondo in cui lo Stato che rappresenta il Paese dove vivo possa battere moneta senza sottostare ai padroni del signoraggio.E poi, portiamo in piazza la nostra cultura, vorrei su un palco non colonnelli, ma i Veneziani, i Buttafuoco e i Malgieri a raccontare la tradizione di cui siamo innamorati, la forza della nostra solidarieta', la destra come stile e non come moda, l'etica e non l'etichetta. Una destra sociale, familiare, normale e' possibile?Per fare tutto questo, predichiamo umilta'. E soprattutto pratichiamola. Siamo tutti chiamati a dare, noi che siamo stati con ruoli diversi classe dirigente, molto di più di quanto abbiamo avuto. Senza innamorarci del potere, che non ha senso se è vissuto senza le nostre idee. Voglio portare in piazza un partito che giuri agli italiani che se va al governo, ci resta solo se mantiene la parola data al popolo. Voglio un partito che metta al bando la parola carriera nel linguaggio della politica; voglio un partito che riporti in piazza e nelle istituzioni la dignita' e la fierezza di chi ci ha preceduto; tutto questo va costruito con l'amore popolare.Per questo propongo a tutte le destre che credono di dover offrire una proposta di governo alla Nazione, di scendere assieme in piazza, in un grande corteo Costituente, sabato 28 settembre a Roma.Partire da an, non rifarla. Sia il popolo a consacrare la nuova destra italiana.
Dobbiamo costruire una grande forza di valori, di cui si avverte il vuoto nella società italiana. La risposta non la danno i profeti del pensiero unico, gli spregiudicati cantori della globalizzazione, i vili negatori dei diritti sociali. E neppure una sinistra che ormai idolatra solo tossici, immigrati, diversi di qualunque specie. Il loro simbolo e' una ministra che sembra nominata col solo scopo di disgregare ogni traccia di identità nazionale. No, a me la demagogia di madame Cecile non piace affatto.Prima di chi viene da fuori, preoccupiamoci del destino di troppi milioni di disoccupati italiani, abbandonati proprio dalla sinistra che un tempo diceva di tutelarli.Dobbiamo combatterla questa sinistra; e ogni alleanza dovra' vedere rispettati programmi e valori in cui crediamo. Basta al potere per il potere, mai più al governo senza le nostre idee. Si', c'è bisogno di una Costituente di destra. Ma non in un semplice e freddo studio notarile; la dobbiamo rendere viva e feconda, battezzata dall'amore popolare. Solo cosi contrasteremo la piaga di un astensionismo che non vede più rappresentati nelle istituzioni nazionali e locali. cinquanta italiani su cento. Portiamola in piazza, come il 3 marzo scorso e molti di piu' di quei ventimila, la nostra voglia di sovranità nazionale, economica, statale. Portiamolo in piazza il nostro diritto a rinegoziare con gli usurai che dalle banche mondiali opprimono il nostro popolo col debito che decidono loro. Portiamo in piazza un valore: la vita dei popoli conta più dei conti delle banche. Il nostro problema non è il Partito popolare europeo filo democristiano, che almeno avrebbe con noi una comunanza di valori etici; il nostro problema e' quel Ppe tecnocratico che quei valori li nega umiliando i popoli. Io non voglio esaltare l'euro, ma voglio sapere quanto ci conviene e vivere in un mondo in cui lo Stato che rappresenta il Paese dove vivo possa battere moneta senza sottostare ai padroni del signoraggio.E poi, portiamo in piazza la nostra cultura, vorrei su un palco non colonnelli, ma i Veneziani, i Buttafuoco e i Malgieri a raccontare la tradizione di cui siamo innamorati, la forza della nostra solidarieta', la destra come stile e non come moda, l'etica e non l'etichetta. Una destra sociale, familiare, normale e' possibile?Per fare tutto questo, predichiamo umilta'. E soprattutto pratichiamola. Siamo tutti chiamati a dare, noi che siamo stati con ruoli diversi classe dirigente, molto di più di quanto abbiamo avuto. Senza innamorarci del potere, che non ha senso se è vissuto senza le nostre idee. Voglio portare in piazza un partito che giuri agli italiani che se va al governo, ci resta solo se mantiene la parola data al popolo. Voglio un partito che metta al bando la parola carriera nel linguaggio della politica; voglio un partito che riporti in piazza e nelle istituzioni la dignita' e la fierezza di chi ci ha preceduto; tutto questo va costruito con l'amore popolare.Per questo propongo a tutte le destre che credono di dover offrire una proposta di governo alla Nazione, di scendere assieme in piazza, in un grande corteo Costituente, sabato 28 settembre a Roma.Partire da an, non rifarla. Sia il popolo a consacrare la nuova destra italiana.
Per
questo, vi chiederò nel documento conclusivo, un mandato a verificare ed
eventualmente stipulare nei tempi più brevi intese affinché, insieme ad altri
soggetti politici e nelle formule ritenute più efficaci, si dia avvio ad un
percorso costituente finalizzato a ridare una casa comune a tutta la destra di
governo oggi articolata e diffusa nel modo frammentato che tutti
conoscono. Ricominciamo da quanti percorsero una storia comune che ci vide
protagonisti nel MSI e poi in An assieme a quanti, non proveniendo da quelle
esperienze, vorranno unirsi per la battaglia per sovranita' e tradizione,
presidenzialismo e legalità, lotta senza tregua alla criminalità
organizzata. Il suggello lo darà la grande manifestazione popolare e
costituente di settembre.Non sarà la nostalgia a guidarci. Ci guiderà la
storia.
Nessun commento:
Posta un commento