lunedì 15 luglio 2013

LA DESTRA di Francesco Storace lancia la costituente...

Ecco il documento finale approvato dal Comitato Centrale de La Destra

 
L'organo del partito ha accolto all'unanimità la proposta di Storace di allegare all'ordine del giorno il Manifesto degli intellettuali
Ecco il documento approvato dal Comitato Centrale de La Destra:
PREMESSO
- che alla luce dei risultati ottenuti alle ultime elezioni politiche appare evidente la difficoltà di essere percepiti dal corpo elettorale come una grande offerta politica di Destra da proporre agli italiani;
- che il frammentarsi di sigle riferibili all'area di destra,  ha contribuito non poco a far scegliere l'elettore principalmente i grandi partiti;
- che la conseguenza del voto di febbraio, che non ha dato una maggioranza certa e chiara in entrambi i rami del Parlamento, è stata la nascita del governo cosiddetto di larghe intese;
- che la Destra ritiene la nascita del governo Pd - Pdl il peggiore dei modi per dare risposte a quella che è la sua visione della politica e dell'economia cioè: maggiore autonomia dell'Italia nelle scelte economiche, rifiuto del fiscal compact, sovranità rispetto alle politiche della Cancelliera Angela Merkel, rinegoziazione del debito, eliminazione di Equitalia, cancellazione dell'IMU, no all'aumento dell'IVA.
RITENUTO
- che la prossima scadenza elettorale di rilievo  è quella delle elezioni europee del prossimo anno;
- che  il sistema elettorale per le europee, pur trattandosi di un proporzionale puro, prevede la soglia d'accesso con sbarramento nazionale al 4% e appare quindi del tutto evidente che chiedere al nostro popolo un ulteriore sacrificio nel  presentarsi direttamente a tale competizione come la Destra rischierebbe di essere vano, analogamente a quanto potrebbe accadere alle destre divise ed attualmente esistenti;
PRESO ATTO
- che da più parti gli esponenti politici provenienti per lo più dall'esperienza di Alleanza Nazionale e che attualmente militano in partiti diversi, esprimono  pubblicamente e anche con la promozione di convegni ad hoc in tutta Italia, la necessità di riunire quell'area politica in un nuovo e ancor più affascinante contenitore, anche alla luce della annunciata ricostituzione del partito di Forza Italia e quindi della scomposizione del PDL.
TUTTO CIO' PREMESSO
Il Comitato Centrale ritiene che il Movimento politico la Destra non debba cessare la sua esistenza, soprattutto come contenitore di idee, ma anzi alla luce di un mutato quadro politico e di una probabilissima nuova legge elettorale dovrà, nelle formule ritenute più idonee, garantire la sua evoluzione insieme a quanti attualmente collocati su posizioni diverse, per continuare a far vivere le sue idee nelle istituzioni;
DA' MANDATO
Al segretario nazionale di verificare ed eventualmente stipulare nei tempi più brevi intese affinché, insieme ad altro/i soggetti politici e nelle formule ritenute più efficaci, si dia avvio ad un percorso costituente finalizzato a ridare una casa comune a tutta la destra di governo oggi articolata e diffusa nel modo frammentato che tutti conoscono, ricominciando da quanti percorsero una storia comune che ci vide protagonisti nel MSI e poi in An assieme a quanti, non proveniendo da quelle esperienze, vorranno unirsi per la battaglia per sovranità e tradizione, presidenzialismo e legalità, lotta senza tregua alla criminalità organizzata, da suggellare in una grande manifestazione popolare e costituente alla fine del prossimo mese di settembre
 
 
Partire con una nuova storia. A destra
Ecco il testo integrale della relazione del segretario nazionale, Francesco Storace
 
PARTIRE CON UNA NUOVA STORIA. A DESTRA
Carissimi dirigenti de La Destra provenienti da ogni regione d’Italia, illustri ospiti, permettetemi di dire a ciascuno di noi bentornati a Orvieto. E' un luogo che emoziona, qui abbiamo attraversato tappe bellissime della nostra politica. Qui torniamo per recuperare il senso di una storia che nessuno ha il diritto di cancellare. Qui la Destra sociale raccontava all'Italia la propria opzione politica, la costruiva e la rilanciava nel Paese. Qui, ora, sentiamo forte il dovere di ricominciare ampliando quegli orizzonti a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volonta'. Ne sentiamo il bisogno, abbiamo il dovere di federare una comunita', con le sue ricchezze morali individuali, in un grande progetto da offrire all'Italia. 
L’unico viaggio da cui non si torna mai a mani vuote è quello dentro noi stessi.
I nostri ospiti, che ringrazio e che interverranno dopo di me - i lavori del nostro comitato centrale cominceranno col dibattito alle 16 - mi consentiranno anzitutto di rivolgermi alla platea rappresentata dalla mia gente, quel popolo che a volte copiosamente ed altre a ranghi ridotti, ci e mi ha seguito in questi sei anni di prove durissime. Ci siamo abbracciati tante volte e tante ci siamo scontrati sulla rete, in quell'inferno chiamato social network dove si afferma la verita' dei pensieri piu' crudi. E ogni volta a ricominciare per convincere i piu' riottosi a mutare opinioni sballate. 
Del resto, e' quanto dice il saggio cinese: quando soffiano i venti del cambiamento, qualcuno costruisce muri, altri costruiscono mulini a vento.
Ma ci siamo voluti davvero bene, dalla Costituente del 2007. Applaudimmo persino Silvio Berlusconi, credevamo avesse anche lui una sola parola, come l'ultimo militante della destra italiana: una sola parola, come ci aveva insegnato Giorgio Almirante. Ma non tutti hanno avuto il privilegio di frequentare con la nostra stessa intensita' quell'uomo portatore di una storia straordinaria di politica e di cultura. Ero cronista al Secolo e mi fece leggere una frase: "abbiamo tutti da imparare che ci sono 4 cose che nella vita non tornano: la pietra, dopo averla lanciata; la parola, dopo averla pronunciata; l'occasione, dopo averla persa; e il tempo, dopo che sia trascorso....".
Nascemmo, allora, contro la tentazione del partito unico. Denunciammo mesi prima quello che sarebbe accaduto mesi dopo e questo ci costò la scomunica a combattere in una coalizione e persino a considerarci non degni di partecipare ad una fondazione chiamata a vivificare la nostra storia e che vediamo costretta invece a difendersi senza dar cenno di trasparenza dalle accuse di spartirsi un bottino che appartiene ai militanti che lottarono nelle destre della prima e della seconda repubblica, il movimento sociale italiano ed alleanza nazionale. Ce la terremo stretta, via Paisiello, e ci porteremo li' anche la sede del nostro quotidiano online, Il Giornale d'Italia: la cultura di quella destra che abbiamo amato per decenni resta viva sulle nostre dodici pagine ogni giorno in rete. Permettetemi di soffermarmici: sono orgoglioso di questa testata, anche se ogni mese con Roberto Buonasorte - che ne e' l'amministratore - dobbiamo fare salti mortali per trovare i quattrini necessari. Noi, che non abbiamo ricche fondazioni alle spalle, non editiamo questa testata con fondi pubblici. Dimostriamo semplicemente che anche dalle nostre parti si e' capaci di managerialita', ma al servizio della cultura e senza costare al cittadino comune. E' una gioia postare ogni mattina su fb e twitter i nostri articoli e vederli rimbalzare da una parte all'altra della rete.
Cari membri del comitato centrale,
aver avuto ragione ieri sul fallimento di un Popolo delle Libertà capace di vincere elezioni, ma non di dare un'anima politica a un popolo inquietamente alla ricerca di una casa di cui essere orgoglioso, non deve portarci pero' a sfoggiare presunzione. Anche chi ha militato ne La Destra ha il dovere dell'umilta'; perché se non si afferma uno stile, resta la moda. E quando la moda passa non rimane più nulla. Ciò che diventa moda, alla fine annoia.
Anche noi abbiamo commesso errori, abbiamo peccato in presunzione, ed e' il mio cruccio personale. Appare evidente la difficoltà di essere percepiti dal corpo elettorale come una grande offerta politica di Destra da proporre agli italiani.
Sapete quanta ostinazione ci ho messo nel difendere il nostro marchio, il simbolo, il nome. Abbiamo, ho, avuto la presunzione di rappresentare un mondo solo per il nome, i cui contenuti restavano pero' sconosciuti per una censura immonda che abbiamo sentito sulla nostra pelle. Ma è solo colpa dell'informazione? Sarebbe sbagliato pensarlo. 
Del resto, il frammentarsi di sigle riferibili all'area di destra,  ha contribuito non poco a far scegliere l'elettore principalmente i grandi partiti La realta' e' che il nostro popolo non ci ha perdonato quella che e' apparsa piu' come ricerca di occasione di divisioni tra chi - ci dicevano - in fondo la pensava alla stessa maniera che come opzione politica tesa all'affermazione della sovranita' e della tradizione. Ora, con la rinascita di Forza Italia, l'accusa di divisionismo non regge più. E, tutti noi, tutti quelli che queste stagioni hanno vissuto, abbiamo il dovere di non metterci di traverso alla creazione di una nuova, grande destra che dica quello che pensa e faccia quello che dice. Mai più al governo comunque; al governo si va per cambiare una società maledetta e non per farsi cambiare nel Dna da un potere che ti mette al collo le mani eleganti del gruppo Bilderberg: e' la conseguenza del voto di febbraio, che non ha dato una maggioranza certa e chiara in entrambi i rami del Parlamento, con la nascita del governo cosiddetto di larghe intese. Lo dobbiamo dire che riteniamo  la nascita del governo Pd - Pdl il peggiore dei modi per dare risposte a quella che è la nostra visione della politica e dell'economia cioè: maggiore autonomia dell'Italia nelle scelte economiche, rifiuto del fiscal compact, sovranità rispetto alle politiche della Cancelliera Angela Merkel, rinegoziazione del debito, eliminazione di Equitalia, cancellazione dell'IMU, no all'aumento dell'IVA. Ma lo dobbiamo dire uniti. Solo cosi' gli italiani si uniranno a noi e non a Beppe Grillo.
Tutto questo lo si mette in campo solo se cessa la stagione del rancore. Ci è capitato persino di non salutarci più con chi in gioventù stava al nostro fianco mentre fischiavano pallottole al nostro indirizzo. Pochi giorni fa ci ha lasciato una donna indimenticabile come Anna Mattei e noi possiamo permetterci di calpestare su tutto quello che abbiamo vissuto? Ecco perche' prego ciascuno di voi di accogliere con ritrovata amicizia gli ospiti del nostro comitato centrale. Torniamo tutti insieme ad essere protagonisti di una nuova storia, che inevitabilmente affideremo a facce nuove.
Non siamo in cerca di una cosa nera, ma cerchiamo una cosa vera, una cosa viva, una destra libera. Libera e senza l'ossessione delle alleanze, che pure servono ma devono venire un minuto dopo aver deciso il nostro percorso. Tutti dobbiamo rimetterci in gioco, anche il nostro movimento, che non chiude i battenti, ma propone un percorso nuovo ai suoi militanti. A tutti lanciamo la sfida - che va colta come opportunità irripetibile - di sacrificare ambizioni personali per lasciare spazio alla rappresentanza comunitaria di idee e valori. Poi, verranno i ruoli di ciascuno. Che a me non interessano affatto: ditemi solo se chi ci guiderà lotterà anche per quello in cui credo anch'io. Io non voglio essere d'intralcio. Un grande progetto può essere sostenuto con amore anche con un giornale. Io non ho bisogno di supplicare candidature: per me tre legislature dovrebbero essere il massimo per chiunque, anche se a destra sarebbe un'ecatombe.... Ma non dobbiamo dimenticare mai che quella della destra e' azitutto storia di dignità. E ne resterò per sempre fiero, anche se la maggior parte della gente consuma meta' delle proprie energie cercando di proteggere una dignità che non ha mai posseduto.
Carissimi dirigenti de La Destra,
abbiamo fatto bene ad aspettare questi mesi prima di Orvieto, e credo che ora tutti possano ricredersi anche su accuse ingenerose che subimmo all'indomani delle elezioni di febbraio. In questi mesi e' accaduto di tutto e soprattutto - salvo qualche eccezione limitata nei numeri, anche se orgogliosa nella  presenza - e' praticamente sparita la destra italiana dalle istituzioni nazionali. Il prossimo anno ci saranno le elezioni europee che dovranno rappresentare, pur con lo sbarramento al 4 per cento, il momento della riscossa e della ricostruzione, della speranza per un popolo che dobbiamo riportare a votare. Alle europee dobbiamo costruire un'aggregazione nuova, verso il partito nuovo, per uscire dalla sindrome della destra zero punto sei. Non lo merita la nostra gente, la gente che milita nelle destre sparpagliate di oggi. Uniamoci, per favore, non ripetiamo lo spettacolo di ficcare le dita negli occhi dell'altro. Ci gode solo chi ci vuole male.
E togliamoci dalla testa l'idea che ci si presenta alle elezioni solo per far perdere gli altri. Dobbiamo crederci fino in fondo al progetto di una destra nuova. Non avrebbe più senso insistere ostinatamente nel presentare questo nostro glorioso simbolo che resterà ad accompagnarci come laboratorio inestinguibile di idee ma non come modello elettorale da riproporre logorandoci. Anche perché, e lo voglio dire proprio a tutti, se si volesse proseguire su una strada non compresa fino ad ora, dovrebbe giustamente toccare a un altro. Questo partito l'ho fondato perché mi incoraggio' l'adesione di Teodoro Buontempo e senza di lui non è più lo stesso di ieri.
Una via d'uscita per rifare la destra, mi confidava sempre più spesso Teodoro prima di lasciare troppo presto questo mondo. E non capiva incomprensioni testarde. Non le capisco ancora oggi nemmeno io. 
Ci muove solo questo, non siamo in affanno se non abbiamo una poltrona dove sedere. Ma sono gli elettori a dover decidere se ne siamo degni e non qualche scavezzacollo che non saprà mai che cose voleva dire entrare in una sezione del MSI senza farsi passare nemmeno per l'anticamera del cervello se un giorno saremmo diventati deputati, ministri, importanti insomma. Ci bastava un rotolo di manifesti, un secchio, colla e pennellessa. No, non cerchiamo candidature, cerchiamo appartenenze ed è molto più nobile, come ha detto mirabilmente Pasquale Viespoli.
La nostra appartenenza e' comune a quella di tanti altri, anche a quella di chi si è rassegnato a fare da soprammobile nel Popolo della Libertà e a quella di chi ha dimostrato coraggio anche con Fratelli d'Italia che però si è visto riconoscere un ruolo comunque limitato dagli elettori. Siamo stati tutti divorati da Berlusconi. Lo voglio dire, anche in questo momento in cui posso comprendere - io lo posso comprendere per essere stato alla gogna per anni e poi assolto - il dramma che vive il leader del Popolo della Libertà. Ma se avessi la possibilità di parlarci gli direi "dai un esempio ai giovani, fai come ho fatto io, punta all'assoluzione, lascia perdere gli avvocati che giocano le loro carte sulla prescrizione".
Cari dirigenti del comitato centrale, cari militanti de La Destra, cari ospiti,
lasciamo tutto questo alle nostre spalle: in queste settimane abbiamo sentito parlare fin troppo di ex An come categoria dissolta e abbiamo voluto reagire comunicativamente parlando di Next An, la destra prossima ventura. Forza Italia al governo ci andava perché c'erano anche i nostri voti e noi ci permettiamo di dire che indietro non si torna se vogliamo rifare an, mentre altri rifanno il loro vecchio partito? Ma che senso ha farsi male da soli? Negare la forza della storia nostra? Berlusconi va avanti tornando al '94 e noi dobbiamo stare a guardare? In America si fronteggiano da decenni repubblicani e democratici. Semmai cambiano le facce e se ne fregano del nome. Noi invece stiamo qui come se discutessimo della nazionale di calcio, tutti commissari tecnici a dire la nostra da dietro un computer. Dobbiamo scoprire, invece, l'amore per la fatica di ricostruire un progetto in cui abbiamo creduto nel passaggio dal sistema proporzionale al maggioritario. Ora, dobbiamo prepararci a riunificare la destra soprattutto se la Corte costituzionale dovesse togliere il premio di maggioranza al Porcellum: se il Parlamento dovesse varare un sistema proporzionale alla tedesca, col cinque per cento di sbarramento, non dovremmo preoccuparcene, perche' rappresenterebbe la fine di ogni alibi a chi vuol frenare il ritorno di un'idea in forma organizzata.
Ce n'è bisogno, ora più che mai. Il governo Letta-Alfano-Bilderberg tende sempre più a farsi partito e noi ci fermiamo a guardare il gioco altrui. Lo dico con forza e l'orgoglio di averlo detto per primo: il fallimento non si è' chiamato Alleanza nazionale; il fallimento si è chiamato Popolo della libertà.
Ecco perché lanciamo da qui il nostro appello alla destra diffusa che esiste nel Paese. Chi ha creduto ne La Destra; chi è reduce dall'avventura di Futuro e Libertà; chi è uscito dal Popolo della Libertà per dar vita a Fratelli d'Italia e chi nel Pdl ci sta ancora ma in condizione di minorità; tutti noi abbiamo il dovere di non esitare più, di chiudere la stagione che sembra eterna della lite sulla purezza propria e di riunificarci in un grande progetto per la Nazione italiana. Si', e' un dovere che abbiamo tutti; e nessuno si sottragga, che non e' il tempo dei veti ma quello dei voti e del merito, cerchiamo talenti e non delinquenti. So bene che Montecarlo ci ha fatto arrabbiare, ma e' stato Franco Fiorito a farci vergognare. A dimostrazione che non è sempre l'anagrafe a dettare i tempi giusti e i volti migliori della politica. Semmai dobbiamo sapere che ciascuno di noi sara' chiamato a fare sacrifici, se ci verranno chiesti. Dovremo saper sopportarci. Magari cominciando a costituire nei comuni e nelle regioni gruppi consiliari unici formati da chi ha militato a destra. Mettendo da parte la sterile battaglia a rubarsi consiglieri. Ora non serve più la campagna acquisti, ne' a chi compra, ne' a chi si vende. Serve qualcosa più simile ad An che all'Udeur... Lunedì, nel consiglio regionale del Lazio, voglio lavorare per far nascere questo gruppo consiliare, non voglio crederci che nove consiglieri del Pdl vogliano andare tutti in Forza Italia, a costo di farlo da solo ma il gruppo di Alleanza nazionale deve ripartire.
Quando ero presidente della vigilanza Rai, mi capito' di leggere il libro di un giornalista cattolico di sinistra, Federico Sciano', che descrisse il suo travaglio nel passaggio dall'Avvenire al servizio pubblico radiotelevisivo. Si chiedeva se dovesse rinunciare alle proprie idee. Trovo' la risposta in un principio semplice semplice: no, non rinunciare alle tue idee, ma sappi che ci sono anche quelle degli altri. Ecco, vorrei un partito che si abituasse alle presenze scomode. Faceva bene al Msi la presenza di Beppe Niccolai.... 
Abbattere il mostro partitocratico che ci divora e' stato il suo insegnamento e dobbiamo tramandarlo a quanti, soprattutto alle giovani generazioni, devono imparare che il sacrificio vale molto piu' di un poltrona. Non dobbiamo dannarci l'anima per un incarico, non dobbiamo venderla per un posto al tavolo imbandito; abbiamo, ho, tanto contestato Fini per le sue sciagurate e incmprensibili scelte politiche; ma non sono peggio quelli che hanno fondato Alleanza nazionale, l'hanno liquidata su ordine del capo, poi l'hanno mollato e ora se ne vanno addirittura nella rediviva Forza Italia? Ma senza seggiola, non campate? Pensano al posto, rinunciano alle emozioni. 
Sono gli stessi che pretendono di decidere persino la gestione del patrimonio che fu di An e prima ancora del Msi. Lo voglio dire con chiarezza: quei beni appartengono ad una comunita' di centinaia di migliaia di uomini e donne e non a quattordici membri di un consiglio di amministrazione alcuni dei quali aderenti addirittura al partito seminuovo di Berlusconi. Lunedi chiedero' all'avv. Romolo Reboa di scrivere alla fondazione: via Gasparri e Matteoli e quelli che seguiranno il loro percorso politico, spazio a chi come noi rappresenta la coerenza di quella politica e destinazione dei fondi alla costruzione di un progetto politico un minuto dopo essersi sincerati delle condizioni economiche in cui versano le famiglie di ventisette nostri Caduti. E' dal sangue versato che trae forza morale il nostro percorso. Quel patrimonio va versato in parte anche a quelle famiglie. E poi quei soldi possono e devono essere utilizzati in formazione di classe dirigente, cultura e attivitá politiche. 
Vogliamo entrare nella fondazione per fare cinque cose: 1) pubblicazione online di tutte le spese; 2) vitalizio per le famiglie dei Caduti del Msi; 3) borse di studio per gli universitari che discutono tesi sulla destra in chiave politica, storica e culturale; 4) intervento economico sui debiti contratti dalle forze politiche discendenti da An nelle campagne elettorali, rigorosamente documentati; 5) utilizzare gli immobili di propietà della Fondazione per continuare a fare politica nel solco dei valori del MSI/DN e di Alleanza Nazionale, liberando le nostre sedi dai partiti non appartenenti alla nostra storia, anche se alleati nelle competizioni elettorali; 6) utilizzo del simbolo libero per chi vuole continuare a crederci.
Resto invece basito dalle notizie che si leggono su questa sempre più misteriosa fondazione Alleanza nazionale. Nel prossimo autunno si votera' per le regionali in Basilicata e Sardegna, e per il Trentino Alto Adige. Ci dovete spiegare perche' non possiamo ricominciare ad utilizzare un simbolo che appartiene a tutti noi. È un simbolo pulito e non va sporcato da manovre poco chiare. Altrimenti si capisce perché La Destra sia stata esclusa dalla fondazione assieme a centinaia di migliaia di iscritti. Ma sarebbe inaccettabile continuare a far finta di niente, con un patrimonio che paradossalmente viene gestito persino da chi si appresta ad entrare in Forza Italia di secondo conio. Pubblicare online ogni euro speso dalla fondazione, e' un dovere di trasparenza e di moralità. Altrimenti cominciamo a farlo noi col nostro Giornale d'Italia.
Cari delegati del Comitato centrale, 
a partire dal pomeriggio di oggi, dalle 16, dovremo discutere il mandato che vi chiedo per tentare di rifarla, questa terza destra della terza repubblica. Con i suoi valori, a partire da quello della legalità. Tra Stato e antistato, non c'è dubbio alcuno da che parte stiamo noi e lo dimostra l'appartenenza politica che siamo orgogliosi di vivere in comune al presidente della commissione antimafia della Sicilia, Nello Musumeci, che vive questa missione delicata senza pregiudizi e animato dalla forza della ricerca della verita'.
La prossima scadenza elettorale di rilievo  è quella delle elezioni europee del prossimo anno; il sistema elettorale per le europee, pur trattandosi di un proporzionale puro, prevede la soglia d'accesso con sbarramento nazionale al 4% e appare quindi del tutto evidente che chiedere al nostro popolo un ulteriore sacrificio nel  presentarsi direttamente a tale competizione come La Destra rischierebbe di essere vano, analogamente a quanto potrebbe accadere alle destre divise ed attualmente esistenti. E' una consapevolezza che vedo diffusa, da più parti gli esponenti politici provenienti per lo più dall'esperienza di Alleanza Nazionale e che attualmente militano in partiti diversi, esprimono  pubblicamente e anche con la promozione di convegni ad hoc in tutta Italia, la necessità di riunire quell'area politica in un nuovo e ancor più affascinante contenitore, anche alla luce della annunciata ricostituzione del partito di Forza Italia e quindi della scomposizione del PDL. Con ancora maggiore chiarezza: La Destra non cessa la sua esistenza, soprattutto come contenitore di idee, ma anzi alla luce di un mutato quadro politico e di una probabilissima nuova legge elettorale deve, nelle formule ritenute più idonee, garantire la propria evoluzione insieme a quanti sono attualmente collocati su posizioni diverse, per continuare a far vivere le nostre idee nelle istituzioni.
Dobbiamo costruire una grande forza di valori, di cui si avverte il vuoto nella società italiana. La risposta non la danno i profeti del pensiero unico, gli spregiudicati cantori della globalizzazione, i vili negatori dei diritti sociali. E neppure una sinistra che ormai idolatra solo tossici, immigrati, diversi di qualunque specie. Il loro simbolo e' una ministra che sembra nominata col solo scopo di disgregare ogni traccia di identità nazionale. No, a me la demagogia di madame Cecile non piace affatto.
Prima di chi viene da fuori, preoccupiamoci del destino di troppi milioni di disoccupati italiani, abbandonati proprio dalla sinistra che un tempo diceva di tutelarli.
Dobbiamo combatterla questa sinistra; e ogni alleanza dovra' vedere rispettati programmi e valori in cui crediamo. Basta al potere per il potere, mai più al governo senza le nostre idee. 
Si', c'è bisogno di una Costituente di destra. Ma non in un semplice e freddo studio notarile; la dobbiamo rendere viva e feconda, battezzata dall'amore popolare. Solo cosi contrasteremo la piaga di un astensionismo che non vede più rappresentati nelle istituzioni nazionali e locali. cinquanta italiani su cento.
 Portiamola in piazza, come il 3 marzo scorso e molti di piu' di quei ventimila, la nostra voglia di sovranità nazionale, economica, statale. Portiamolo in piazza il nostro diritto a rinegoziare con gli usurai che dalle banche mondiali opprimono il nostro popolo col debito che decidono loro. Portiamo in piazza un valore: la vita dei popoli conta più dei conti delle banche. Il nostro problema non è il Partito popolare europeo filo democristiano, che almeno avrebbe con noi una comunanza di valori etici; il nostro problema e' quel Ppe tecnocratico che quei valori li nega umiliando i popoli. Io non voglio esaltare l'euro, ma voglio sapere quanto ci conviene e vivere in un mondo in cui lo Stato che rappresenta il Paese dove vivo possa battere moneta senza sottostare ai padroni del signoraggio.
E poi, portiamo in piazza la nostra cultura, vorrei su un palco non colonnelli, ma i Veneziani, i Buttafuoco e i Malgieri a raccontare la tradizione di cui siamo innamorati, la forza della nostra solidarieta', la destra come stile e non come moda, l'etica e non l'etichetta. Una destra sociale, familiare, normale e' possibile?
Per fare tutto questo, predichiamo umilta'. E soprattutto pratichiamola. Siamo tutti chiamati a dare, noi che siamo stati con ruoli diversi classe dirigente, molto di più di quanto abbiamo avuto. Senza innamorarci del potere, che non ha senso se è vissuto senza  le nostre idee. Voglio portare in piazza un partito che giuri agli italiani che se va al governo, ci resta solo se mantiene la parola data al popolo. Voglio un partito che metta al bando la parola carriera nel linguaggio della politica; voglio un partito che riporti in piazza e nelle istituzioni la dignita' e la fierezza di chi ci ha preceduto; tutto questo va costruito con l'amore popolare.
Per questo propongo a tutte le destre che credono di dover offrire una proposta di governo alla Nazione, di scendere assieme in piazza, in un grande corteo Costituente, sabato 28 settembre a Roma.
Partire da an, non rifarla. Sia il popolo a consacrare la nuova destra italiana. 
Per questo, vi chiederò nel documento conclusivo, un mandato a verificare ed eventualmente stipulare nei tempi più brevi intese affinché, insieme ad altri soggetti politici e nelle formule ritenute più efficaci, si dia avvio ad un percorso costituente finalizzato a ridare una casa comune a tutta la destra di governo oggi articolata e diffusa nel modo frammentato che tutti conoscono. 
Ricominciamo da quanti percorsero una storia comune che ci vide protagonisti nel MSI e poi in An assieme a quanti, non proveniendo da quelle esperienze, vorranno unirsi per la battaglia per sovranita' e tradizione, presidenzialismo e legalità, lotta senza tregua alla criminalità organizzata. 
Il suggello lo darà la grande manifestazione popolare e costituente di settembre.
Non sarà la nostalgia a guidarci. Ci guiderà la storia. 
Carissimi dirigenti de La Destra provenienti da ogni regione d’Italia, illustri ospiti, permettetemi di dire a ciascuno di noi bentornati a Orvieto. E' un luogo che emoziona, qui abbiamo attraversato tappe bellissime della nostra politica. Qui torniamo per recuperare il senso di una storia che nessuno ha il diritto di cancellare. Qui la Destra sociale raccontava all'Italia la propria opzione politica, la costruiva e la rilanciava nel Paese. Qui, ora, sentiamo forte il dovere di ricominciare ampliando quegli orizzonti a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volonta'. Ne sentiamo il bisogno, abbiamo il dovere di federare una comunita', con le sue ricchezze morali individuali, in un grande progetto da offrire all'Italia.
L’unico viaggio da cui non si torna mai a mani vuote è quello dentro noi stessi.
I nostri ospiti, che ringrazio e che interverranno dopo di me - i lavori del nostro comitato centrale cominceranno col dibattito alle 16 - mi consentiranno anzitutto di rivolgermi alla platea rappresentata dalla mia gente, quel popolo che a volte copiosamente ed altre a ranghi ridotti, ci e mi ha seguito in questi sei anni di prove durissime. Ci siamo abbracciati tante volte e tante ci siamo scontrati sulla rete, in quell'inferno chiamato social network dove si afferma la verita' dei pensieri piu' crudi. E ogni volta a ricominciare per convincere i piu' riottosi a mutare opinioni sballate. Del resto, e' quanto dice il saggio cinese: quando soffiano i venti del cambiamento, qualcuno costruisce muri, altri costruiscono mulini a vento.Ma ci siamo voluti davvero bene, dalla Costituente del 2007. 
 
Applaudimmo persino Silvio Berlusconi, credevamo avesse anche lui una sola parola, come l'ultimo militante della destra italiana: una sola parola, come ci aveva insegnato Giorgio Almirante. Ma non tutti hanno avuto il privilegio di frequentare con la nostra stessa intensita' quell'uomo portatore di una storia straordinaria di politica e di cultura. Ero cronista al Secolo e mi fece leggere una frase: "abbiamo tutti da imparare che ci sono 4 cose che nella vita non tornano: la pietra, dopo averla lanciata; la parola, dopo averla pronunciata; l'occasione, dopo averla persa; e il tempo, dopo che sia trascorso....".Nascemmo, allora, contro la tentazione del partito unico. Denunciammo mesi prima quello che sarebbe accaduto mesi dopo e questo ci costò la scomunica a combattere in una coalizione e persino a considerarci non degni di partecipare ad una fondazione chiamata a vivificare la nostra storia e che vediamo costretta invece a difendersi senza dar cenno di trasparenza dalle accuse di spendere un tesoro che appartiene ai militanti che lottarono nelle destre della prima e della seconda repubblica, il movimento sociale italiano ed alleanza nazionale. Ce la terremo stretta, via Paisiello, e ci porteremo li' anche la sede del nostro quotidiano online, Il Giornale d'Italia: la cultura di quella destra che abbiamo amato per decenni resta viva sulle nostre dodici pagine ogni giorno in rete. Permettetemi di soffermarmici: sono orgoglioso di questa testata, anche se ogni mese con Roberto Buonasorte - che ne e' l'amministratore - dobbiamo fare salti mortali per trovare i quattrini necessari. 
Noi, che non abbiamo ricche fondazioni alle spalle, non editiamo questa testata con fondi pubblici. Dimostriamo semplicemente che anche dalle nostre parti si e' capaci di managerialita', ma al servizio della cultura e senza costare al cittadino comune. E' una gioia postare ogni mattina su fb e twitter i nostri articoli e vederli rimbalzare da una parte all'altra della rete.
Cari membri del comitato centrale,aver avuto ragione ieri sul fallimento di un Popolo delle Libertà capace di vincere elezioni, ma non di dare un'anima politica a un popolo inquietamente alla ricerca di una casa di cui essere orgoglioso, non deve portarci pero' a sfoggiare presunzione. Anche chi ha militato ne La Destra ha il dovere dell'umilta'; perché se non si afferma uno stile, resta la moda. E quando la moda passa non rimane più nulla. Ciò che diventa moda, alla fine annoia.Anche noi abbiamo commesso errori, abbiamo peccato in presunzione, ed e' il mio cruccio personale. Appare evidente la difficoltà di essere percepiti dal corpo elettorale come una grande offerta politica di Destra da proporre agli italiani.Sapete quanta ostinazione ci ho messo nel difendere il nostro marchio, il simbolo, il nome. Abbiamo, ho, avuto la presunzione di rappresentare un mondo solo per il nome, i cui contenuti restavano pero' sconosciuti per una censura immonda che abbiamo sentito sulla nostra pelle. Ma è solo colpa dell'informazione? Sarebbe sbagliato pensarlo. Del resto, il frammentarsi di sigle riferibili all'area di destra,  ha contribuito non poco a far scegliere l'elettore principalmente i grandi partiti La realta' e' che il nostro popolo non ci ha perdonato quella che e' apparsa piu' come ricerca di occasione di divisioni tra chi - ci dicevano - in fondo la pensava alla stessa maniera che come opzione politica tesa all'affermazione della sovranita' e della tradizione. Ora, con la rinascita di Forza Italia, l'accusa di divisionismo non regge più. E, tutti noi, tutti quelli che queste stagioni hanno vissuto, abbiamo il dovere di non metterci di traverso alla creazione di una nuova, grande destra che dica quello che pensa e faccia quello che dice. Mai più al governo comunque; al governo si va per cambiare una società maledetta e non per farsi cambiare nel Dna da un potere che ti mette al collo le mani eleganti del gruppo Bilderberg: e' la conseguenza del voto di febbraio, che non ha dato una maggioranza certa e chiara in entrambi i rami del Parlamento, con la nascita del governo cosiddetto di larghe intese. Lo dobbiamo dire che riteniamo  la nascita del governo Pd - Pdl il peggiore dei modi per dare risposte a quella che è la nostra visione della politica e dell'economia cioè: maggiore autonomia dell'Italia nelle scelte economiche, rifiuto del fiscal compact, sovranità rispetto alle politiche della Cancelliera Angela Merkel, rinegoziazione del debito, eliminazione di Equitalia, cancellazione dell'IMU, no all'aumento dell'IVA. Ma lo dobbiamo dire uniti. Solo cosi' gli italiani si uniranno a noi e non a Beppe Grillo.
Tutto questo lo si mette in campo solo se cessa la stagione del rancore. Ci è capitato persino di non salutarci più con chi in gioventù stava al nostro fianco mentre fischiavano pallottole al nostro indirizzo. Pochi giorni fa ci ha lasciato una donna indimenticabile come Anna Mattei e noi possiamo permetterci di calpestare su tutto quello che abbiamo vissuto? Ecco perche' prego ciascuno di voi di accogliere con ritrovata amicizia gli ospiti del nostro comitato centrale. Torniamo tutti insieme ad essere protagonisti di una nuova storia, che inevitabilmente affideremo a facce nuove.Non siamo in cerca di una cosa nera, ma cerchiamo una cosa vera, una cosa viva, una destra libera. Libera e senza l'ossessione delle alleanze, che pure servono ma devono venire un minuto dopo aver deciso il nostro percorso. Tutti dobbiamo rimetterci in gioco, anche il nostro movimento, che non chiude i battenti, ma propone un percorso nuovo ai suoi militanti. A tutti lanciamo la sfida - che va colta come opportunità irripetibile - di sacrificare ambizioni personali per lasciare spazio alla rappresentanza comunitaria di idee e valori. Poi, verranno i ruoli di ciascuno. Che a me non interessano affatto: ditemi solo se chi ci guiderà lotterà anche per quello in cui credo anch'io. Io non voglio essere d'intralcio. Un grande progetto può essere sostenuto con amore anche con un giornale. Io non ho bisogno di supplicare candidature: per me tre legislature dovrebbero essere il massimo per chiunque, anche se a destra sarebbe un'ecatombe.... Ma non dobbiamo dimenticare mai che quella della destra e' azitutto storia di dignità. E ne resterò per sempre fiero, anche se la maggior parte della gente consuma meta' delle proprie energie cercando di proteggere una dignità che non ha mai posseduto.
Carissimi dirigenti de La Destra,abbiamo fatto bene ad aspettare questi mesi prima di Orvieto, e credo che ora tutti possano ricredersi anche su accuse ingenerose che subimmo all'indomani delle elezioni di febbraio. In questi mesi e' accaduto di tutto e soprattutto - salvo qualche eccezione limitata nei numeri, anche se orgogliosa nella  presenza - e' praticamente sparita la destra italiana dalle istituzioni nazionali. Il prossimo anno ci saranno le elezioni europee che dovranno rappresentare, pur con lo sbarramento al 4 per cento, il momento della riscossa e della ricostruzione, della speranza per un popolo che dobbiamo riportare a votare. Alle europee dobbiamo costruire un'aggregazione nuova, verso il partito nuovo, per uscire dalla sindrome della destra zero punto sei. Non lo merita la nostra gente, la gente che milita nelle destre sparpagliate di oggi. Uniamoci, per favore, non ripetiamo lo spettacolo di ficcare le dita negli occhi dell'altro. Ci gode solo chi ci vuole male.E togliamoci dalla testa l'idea che ci si presenta alle elezioni solo per far perdere gli altri. Dobbiamo crederci fino in fondo al progetto di una destra nuova. Non avrebbe più senso insistere ostinatamente nel presentare questo nostro glorioso simbolo che resterà ad accompagnarci come laboratorio inestinguibile di idee ma non come modello elettorale da riproporre logorandoci. Anche perché, e lo voglio dire proprio a tutti, se si volesse proseguire su una strada non compresa fino ad ora, dovrebbe giustamente toccare a un altro. Questo partito l'ho fondato perché mi incoraggio' l'adesione di Teodoro Buontempo e senza di lui non è più lo stesso di ieri.Una via d'uscita per rifare la destra, mi confidava sempre più spesso Teodoro prima di lasciare troppo presto questo mondo. E non capiva incomprensioni testarde. Non le capisco ancora oggi nemmeno io. Ci muove solo questo, non siamo in affanno se non abbiamo una poltrona dove sedere. Ma sono gli elettori a dover decidere se ne siamo degni e non qualche scavezzacollo che non saprà mai che cose voleva dire entrare in una sezione del MSI senza farsi passare nemmeno per l'anticamera del cervello se un giorno saremmo diventati deputati, ministri, importanti insomma. Ci bastava un rotolo di manifesti, un secchio, colla e pennellessa. No, non cerchiamo candidature, cerchiamo appartenenze ed è molto più nobile, come ha detto mirabilmente Pasquale Viespoli.La nostra appartenenza e' comune a quella di tanti altri, anche a quella di chi si è rassegnato a fare da soprammobile nel Popolo della Libertà e a quella di chi ha dimostrato coraggio anche con Fratelli d'Italia che però si è visto riconoscere un ruolo comunque limitato dagli elettori. Siamo stati tutti divorati da Berlusconi. Lo voglio dire, anche in questo momento in cui posso comprendere - io lo posso comprendere per essere stato alla gogna per anni e poi assolto - il dramma che vive il leader del Popolo della Libertà. Ma se avessi la possibilità di parlarci gli direi "dai un esempio ai giovani, fai come ho fatto io, punta all'assoluzione, lascia perdere gli avvocati che giocano le loro carte sulla prescrizione".
Cari dirigenti del comitato centrale, cari militanti de La Destra, cari ospiti,lasciamo tutto questo alle nostre spalle: in queste settimane abbiamo sentito parlare fin troppo di ex An come categoria dissolta e abbiamo voluto reagire comunicativamente parlando di Next An, la destra prossima ventura. Forza Italia al governo ci andava perché c'erano anche i nostri voti e noi ci permettiamo di dire che indietro non si torna se vogliamo rifare an, mentre altri rifanno il loro vecchio partito? Ma che senso ha farsi male da soli? Negare la forza della storia nostra? Berlusconi va avanti tornando al '94 e noi dobbiamo stare a guardare? In America si fronteggiano da decenni repubblicani e democratici. Semmai cambiano le facce e se ne fregano del nome. Noi invece stiamo qui come se discutessimo della nazionale di calcio, tutti commissari tecnici a dire la nostra da dietro un computer. Dobbiamo scoprire, invece, l'amore per la fatica di ricostruire un progetto in cui abbiamo creduto nel passaggio dal sistema proporzionale al maggioritario. Ora, dobbiamo prepararci a riunificare la destra soprattutto se la Corte costituzionale dovesse togliere il premio di maggioranza al Porcellum: se il Parlamento dovesse varare un sistema proporzionale alla tedesca, col cinque per cento di sbarramento, non dovremmo preoccuparcene, perche' rappresenterebbe la fine di ogni alibi a chi vuol frenare il ritorno di un'idea in forma organizzata.Ce n'è bisogno, ora più che mai. Il governo Letta-Alfano-Bilderberg tende sempre più a farsi partito e noi ci fermiamo a guardare il gioco altrui. Lo dico con forza e l'orgoglio di averlo detto per primo: il fallimento non si è' chiamato Alleanza nazionale; il fallimento si è chiamato Popolo della libertà.Ecco perché lanciamo da qui il nostro appello alla destra diffusa che esiste nel Paese. Chi ha creduto ne La Destra; chi è reduce dall'avventura di Futuro e Libertà; chi è uscito dal Popolo della Libertà per dar vita a Fratelli d'Italia e chi nel Pdl ci sta ancora ma in condizione di minorità; tutti noi abbiamo il dovere di non esitare più, di chiudere la stagione che sembra eterna della lite sulla purezza propria e di riunificarci in un grande progetto per la Nazione italiana. Si', e' un dovere che abbiamo tutti; e nessuno si sottragga, che non e' il tempo dei veti ma quello dei voti e del merito, cerchiamo talenti e non delinquenti. So bene che Montecarlo ci ha fatto arrabbiare, ma e' stato Franco Fiorito a farci vergognare. A dimostrazione che non è sempre l'anagrafe a dettare i tempi giusti e i volti migliori della politica. Semmai dobbiamo sapere che ciascuno di noi sara' chiamato a fare sacrifici, se ci verranno chiesti. Dovremo saper sopportarci. Magari cominciando a costituire nei comuni e nelle regioni gruppi consiliari unici formati da chi ha militato a destra. Mettendo da parte la sterile battaglia a rubarsi consiglieri. Ora non serve più la campagna acquisti, ne' a chi compra, ne' a chi si vende. Serve qualcosa più simile ad An che all'Udeur... Lunedì, nel consiglio regionale del Lazio, voglio lavorare per far nascere questo gruppo consiliare, non voglio crederci che nove consiglieri del Pdl vogliano andare tutti in Forza Italia, a costo di farlo da solo ma il gruppo di Alleanza nazionale deve ripartire.Quando ero presidente della vigilanza Rai, mi capito' di leggere il libro di un giornalista cattolico di sinistra, Federico Sciano', che descrisse il suo travaglio nel passaggio dall'Avvenire al servizio pubblico radiotelevisivo. Si chiedeva se dovesse rinunciare alle proprie idee. Trovo' la risposta in un principio semplice semplice: no, non rinunciare alle tue idee, ma sappi che ci sono anche quelle degli altri. Ecco, vorrei un partito che si abituasse alle presenze scomode. Faceva bene al Msi la presenza di Beppe Niccolai....
Abbattere il mostro partitocratico che ci divora e' stato il suo insegnamento e dobbiamo tramandarlo a quanti, soprattutto alle giovani generazioni, devono imparare che il sacrificio vale molto piu' di un poltrona. Non dobbiamo dannarci l'anima per un incarico, non dobbiamo venderla per un posto al tavolo imbandito; abbiamo, ho, tanto contestato Fini per le sue sciagurate e incmprensibili scelte politiche; ma non sono peggio quelli che hanno fondato Alleanza nazionale, l'hanno liquidata su ordine del capo, poi l'hanno mollato e ora se ne vanno addirittura nella rediviva Forza Italia? Ma senza seggiola, non campate? Pensano al posto, rinunciano alle emozioni. Sono gli stessi che pretendono di decidere persino la gestione del patrimonio che fu di An e prima ancora del Msi. Lo voglio dire con chiarezza: quei beni appartengono ad una comunita' di centinaia di migliaia di uomini e donne e non a quattordici membri di un consiglio di amministrazione alcuni dei quali aderenti addirittura al partito seminuovo di Berlusconi. Lunedi chiedero' all'avv. Romolo Reboa di scrivere alla fondazione: via Gasparri e Matteoli e quelli che seguiranno il loro percorso politico, spazio a chi come noi rappresenta la coerenza di quella politica e destinazione dei fondi alla costruzione di un progetto politico un minuto dopo essersi sincerati delle condizioni economiche in cui versano le famiglie di ventisette nostri Caduti. E' dal sangue versato che trae forza morale il nostro percorso. Quel patrimonio va versato in parte anche a quelle famiglie. E poi quei soldi possono e devono essere utilizzati in formazione di classe dirigente, cultura e attivitá politiche. Vogliamo entrare nella fondazione per fare cinque cose: 1) pubblicazione online di tutte le spese; 2) vitalizio per le famiglie dei Caduti del Msi; 3) borse di studio per gli universitari che discutono tesi sulla destra in chiave politica, storica e culturale; 4) intervento economico sui debiti contratti dalle forze politiche discendenti da An nelle campagne elettorali, rigorosamente documentati; 5) utilizzare gli immobili di propietà della Fondazione per continuare a fare politica nel solco dei valori del MSI/DN e di Alleanza Nazionale, liberando le nostre sedi dai partiti non appartenenti alla nostra storia, anche se alleati nelle competizioni elettorali; 6) utilizzo del simbolo libero per chi vuole continuare a crederci.Resto invece basito dalle notizie che si leggono su questa sempre più misteriosa fondazione Alleanza nazionale. Nel prossimo autunno si votera' per le regionali in Basilicata e Sardegna, e per il Trentino Alto Adige. Ci dovete spiegare perche' non possiamo ricominciare ad utilizzare un simbolo che appartiene a tutti noi. È un simbolo pulito e non va sporcato da manovre poco chiare. Altrimenti si capisce perché La Destra sia stata esclusa dalla fondazione assieme a centinaia di migliaia di iscritti. Ma sarebbe inaccettabile continuare a far finta di niente, con un patrimonio che paradossalmente viene gestito persino da chi si appresta ad entrare in Forza Italia di secondo conio. Pubblicare online ogni euro speso dalla fondazione, e' un dovere di trasparenza e di moralità. Altrimenti cominciamo a farlo noi col nostro Giornale d'Italia.Cari delegati del Comitato centrale, a partire dal pomeriggio di oggi, dalle 16, dovremo discutere il mandato che vi chiedo per tentare di rifarla, questa terza destra della terza repubblica. Con i suoi valori, a partire da quello della legalità. 
Tra Stato e antistato, non c'è dubbio alcuno da che parte stiamo noi e lo dimostra l'appartenenza politica che siamo orgogliosi di vivere in comune al presidente della commissione antimafia della Sicilia, Nello Musumeci, che vive questa missione delicata senza pregiudizi e animato dalla forza della ricerca della verita'.La prossima scadenza elettorale di rilievo  è quella delle elezioni europee del prossimo anno; il sistema elettorale per le europee, pur trattandosi di un proporzionale puro, prevede la soglia d'accesso con sbarramento nazionale al 4% e appare quindi del tutto evidente che chiedere al nostro popolo un ulteriore sacrificio nel  presentarsi direttamente a tale competizione come La Destra rischierebbe di essere vano, analogamente a quanto potrebbe accadere alle destre divise ed attualmente esistenti. E' una consapevolezza che vedo diffusa, da più parti gli esponenti politici provenienti per lo più dall'esperienza di Alleanza Nazionale e che attualmente militano in partiti diversi, esprimono  pubblicamente e anche con la promozione di convegni ad hoc in tutta Italia, la necessità di riunire quell'area politica in un nuovo e ancor più affascinante contenitore, anche alla luce della annunciata ricostituzione del partito di Forza Italia e quindi della scomposizione del PDL. Con ancora maggiore chiarezza: La Destra non cessa la sua esistenza, soprattutto come contenitore di idee, ma anzi alla luce di un mutato quadro politico e di una probabilissima nuova legge elettorale deve, nelle formule ritenute più idonee, garantire la propria evoluzione insieme a quanti sono attualmente collocati su posizioni diverse, per continuare a far vivere le nostre idee nelle istituzioni.

Dobbiamo costruire una grande forza di valori, di cui si avverte il vuoto nella società italiana. La risposta non la danno i profeti del pensiero unico, gli spregiudicati cantori della globalizzazione, i vili negatori dei diritti sociali. E neppure una sinistra che ormai idolatra solo tossici, immigrati, diversi di qualunque specie. Il loro simbolo e' una ministra che sembra nominata col solo scopo di disgregare ogni traccia di identità nazionale. No, a me la demagogia di madame Cecile non piace affatto.Prima di chi viene da fuori, preoccupiamoci del destino di troppi milioni di disoccupati italiani, abbandonati proprio dalla sinistra che un tempo diceva di tutelarli.Dobbiamo combatterla questa sinistra; e ogni alleanza dovra' vedere rispettati programmi e valori in cui crediamo. Basta al potere per il potere, mai più al governo senza le nostre idee. Si', c'è bisogno di una Costituente di destra. Ma non in un semplice e freddo studio notarile; la dobbiamo rendere viva e feconda, battezzata dall'amore popolare. Solo cosi contrasteremo la piaga di un astensionismo che non vede più rappresentati nelle istituzioni nazionali e locali. cinquanta italiani su cento. Portiamola in piazza, come il 3 marzo scorso e molti di piu' di quei ventimila, la nostra voglia di sovranità nazionale, economica, statale. Portiamolo in piazza il nostro diritto a rinegoziare con gli usurai che dalle banche mondiali opprimono il nostro popolo col debito che decidono loro. Portiamo in piazza un valore: la vita dei popoli conta più dei conti delle banche. Il nostro problema non è il Partito popolare europeo filo democristiano, che almeno avrebbe con noi una comunanza di valori etici; il nostro problema e' quel Ppe tecnocratico che quei valori li nega umiliando i popoli. Io non voglio esaltare l'euro, ma voglio sapere quanto ci conviene e vivere in un mondo in cui lo Stato che rappresenta il Paese dove vivo possa battere moneta senza sottostare ai padroni del signoraggio.E poi, portiamo in piazza la nostra cultura, vorrei su un palco non colonnelli, ma i Veneziani, i Buttafuoco e i Malgieri a raccontare la tradizione di cui siamo innamorati, la forza della nostra solidarieta', la destra come stile e non come moda, l'etica e non l'etichetta. Una destra sociale, familiare, normale e' possibile?Per fare tutto questo, predichiamo umilta'. E soprattutto pratichiamola. Siamo tutti chiamati a dare, noi che siamo stati con ruoli diversi classe dirigente, molto di più di quanto abbiamo avuto. Senza innamorarci del potere, che non ha senso se è vissuto senza  le nostre idee. Voglio portare in piazza un partito che giuri agli italiani che se va al governo, ci resta solo se mantiene la parola data al popolo. Voglio un partito che metta al bando la parola carriera nel linguaggio della politica; voglio un partito che riporti in piazza e nelle istituzioni la dignita' e la fierezza di chi ci ha preceduto; tutto questo va costruito con l'amore popolare.Per questo propongo a tutte le destre che credono di dover offrire una proposta di governo alla Nazione, di scendere assieme in piazza, in un grande corteo Costituente, sabato 28 settembre a Roma.Partire da an, non rifarla. Sia il popolo a consacrare la nuova destra italiana.
 Per questo, vi chiederò nel documento conclusivo, un mandato a verificare ed eventualmente stipulare nei tempi più brevi intese affinché, insieme ad altri soggetti politici e nelle formule ritenute più efficaci, si dia avvio ad un percorso costituente finalizzato a ridare una casa comune a tutta la destra di governo oggi articolata e diffusa nel modo frammentato che tutti conoscono. Ricominciamo da quanti percorsero una storia comune che ci vide protagonisti nel MSI e poi in An assieme a quanti, non proveniendo da quelle esperienze, vorranno unirsi per la battaglia per sovranita' e tradizione, presidenzialismo e legalità, lotta senza tregua alla criminalità organizzata. Il suggello lo darà la grande manifestazione popolare e costituente di settembre.Non sarà la nostalgia a guidarci. Ci guiderà la storia. 
 
 

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