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giovedì 27 dicembre 2012

Camerata Manlio Sargenti: Presente!

E serenamente mancato, a 97 anni, intensamente vissuti, il Camerata Dott.Avv.Prof. Manlio Sargenti, Capitano degli Alpini durante la Seconda Guerra Mondiale, Capo di Gabinetto del Ministero della Economia Corporativa durante la Repubblica Sociale Italiana (fra gli estensori dei 18 Punti di Verona), dirigente nazionale e consigliere comunale del Movimento Sociale Italiano (del quale è stato uno dei fondatori), presidente onorario della Fiamma Tricolore.
E' morto giovedì 21 dicembre, a 97 anni, Manlio Sargenti, sottosegretario a Salò e materiale estensore della "Carta di Verona". Come spiega in questa intervista, era stato tra i fondatori del Movimento sociale nella speranza che inverasse gli ideali della Repubblica. Si era perciò allontanato nel 1956, insieme ad altri socializzatori, come il geografo Massi, esponente di rilievo del corporativsmo. Presidente onorario della Fiamma tricolore, aveva presieduto il secondo congresso. Sull'importanza della socializzazione nel pensiero e dell'azione dell'ultimo Mussolini sviluppa interessanti riflessioni Maurizio Murelli, proprio a partire dal confronto con l'economista fascista. "Tra i miei appunti di conversazione con Manlio Sargenti, sottosegretario al Ministero per l’Economia in RSI che lavrò per conto del ministro Giuseppe Spinelli e, cosa importante, redasse materialmente la carta della socializzazione, ne seguì i vari aggiustamenti e ne curò la riproduzione tipografica risulta questa domanda: “Cito da L’ideologia del fascismo” di A. James Gregor: “Nel gennaio 1945, quattro mesi prima della sua morte, Mussolini nominò Giuseppe Spinelli Ministro del Lavoro e gli affidò la responsabilità di disseminare “mine sociali” sul suolo italiano. Mussolini sperava che il processo di socializzazione potesse essere portato ad un punto tale da non poter essere rovesciato dalla restaurazione monarchica e capitalista, sperava cioè che il Fascismo potesse lasciare in eredità all’Italia del dopoguerra un’economia socializzata”. In questa affermazione del Gregor io vedo un uso “tattico” della socializzazione, per quanto essa, è del tutto evidente, corrisponda ad una esigenza di giustizia sociale. Come se in clima di emergenza con la caduta traumatica del Fascismo, la nascita in situazione di emergenza della RSI, Mussolini si sia preoccupato maggiormente di intralciare monarchici e capitalisti intesi come maggiori ostacoli alla pratica di un equa giustizia sociale piuttosto che perpetrare il fascismo. Infatti se la socializzazione nasce in clima di emergenza la concezione corporativa con il relativo statuto nasce a ragion veduta dopo 10 anni di prassi fascista. La socializzazione fa a pezzi la sintesi fascista conseguita negli anni ’30 e recupera solo uno delle idee antemarcia, vale a dire che siamo già al “neofascismo”. Si può dunque affermare che la socializzazione sia pensata per avantaggiare i socialisti nella rifondazione dell’Italia? Che Mussolini l’abbia accettata e sostenuta a prescinndere dal fatto che il fascismo gli sopravivesse, che cioè la socializzazione non fosse qualcosa di esclusivamente fascista ma qualcosa in una certa qual misura “neutra”, condivisibile per esempio con i socialisti che apparivano agli occhi di Mussolini come la terza forza più credibile in Italia dopo Monarchici e comunisti?” Dico subito che la risposta fu complessa. Primo: Sargenti è a tutt’oggi fedele alla idea di socializzazione che reputa come unica alternativa al modello produttivo-sociale in vigore. Secondo: Sargenti non ha elementi per confermare o smentire la mia ipotesi sul pensiero di Mussolini. Di certo dà per scontato che in RSI si lavorava e ci si batteva per l’onore d’Italia e la giustizia sociale prescindendo dal Fascismo. Nel senso che c’erano coloro che facevano valere la nuova idea di Fascismo come c’erano quelli che facevano valere la vecchia ma c’erano pure coloro dal fascismo prescindevano e si erano aggregati per ragioni varie. Se altri che ho intervistato mi hanno detto che su Mussolini avevano molto peso come consiglieri Gentile e Bombacci, Sargenti su Bombacci è più cauto, ma da ciò che si può ricavare dalla conversazione con lui e con altri politici (politici, non combattenti) la sensazione che si ricava è proprio quella di socializzazione intesa come qualcosa che va oltre il fascismo".

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