giovedì 2 agosto 2012
Donna Assunta Almirante con LA DESTRA.
La nuova sfida di Storace per tornare in Parlamento
Non solo perché Donna Assunta (Almirante) in persona si presenta puntuale a inaugurare la nuova sede nazionale della Destra. Ma anche perché la nuova location, un appartamento nel cuore dei Parioli a Roma, è «occupato», già da marzo, e faceva parte del famoso patrimonio dell’Msi, poi passato ad An, donato proprio da quella contessa Colleoni che lasciò in eredità anche l’altrettanto famoso appartamento di Montecarlo poi finito al cognato di Fini. «Da qui parte l’offensiva politica che abbiamo iniziato 5 anni fa con il presidente Buontempo per riportare la destra italiana in Parlamento», dice il segretario Francesco Storace. L’inaugurazione, tra linee programmatiche per il ritorno alla lira e schermaglie sul futuro inquilino del Campidoglio, si trasforma in un fuoco di fila proprio contro il «traditore», mai citato per nome. «Io non sono mai stata di An – prima stoccata di donna Assunta – io sono del Movimento sociale e resto fedele all’origine, non cambio idea». Per poi rincarare: «I Colleoni, i Pallavicini, gli Orsini, gileli abbiamo presentati noi – ironizza – pensando che potesse ereditare non dico le capacità ma almeno il simbolo di ciò che era stato un grande partito». E ricordando che per lei e il marito Gianfranco Fini era stato il loro «figlio politico», aggiunge tagliente che «il figlio di un re o è re o è cretino». Ma è un fiume in piena, donna Assunta. E ne ha per tutti. Anche per Berlusconi che pure le aveva consigliato, come rivela lei stessa, di «non parlare di queste cose. Ma a Berlusconi dico che se resta la legge dei maiali, se non ci sono i nomi sulle schede, noi non andiamo a votare». E anzi «faremo campagna contro il voto e anzi, mi auguro che quel giorno tutti gli italiani abbiano un tale mal di pancia che nessuno potrà andare a votare perché non si potrà allontanare dal bagno di casa». Gongola Storace: «Onorato della presenza di donna Assunta che ci assegna l’eredità morale». Anche perché «abbiamo evitato che questa sede potesse fare la fine della casa di Montecarlo. Era abbandonata, evidentemente qualcuno pensava di fare l’affare anche qui». «Noi – aggiunge – ci sentiamo proprietari morali dell’appartamento», per il quale è in corso una causa civile, dopo l’occupazione, il 23 marzo scorso, da parte di alcuni appartenenti a Gioventù italiana e al Popolo di Roma: «Ma non ci caccia nessuno. Anche perché da qualche giorno hanno qualche difficoltà in più a buttarci fuori perché c’è stata una decisione del Tar sulla Fondazione e non si capisce di chi è la proprietà qui». Certo, dovesse essere riconosciuta la proprietà di qualcuno, «l’affitto lo pagheremo, mica siamo centri sociali. Ma simbolico e in lire».
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