giovedì 25 ottobre 2012
Fiamma Tricolore: continuità ideale...
Vecchi e nuovi "squadristi" milanesi: Carletto Lasi insieme al mitico Parà Dario Casorati (storico esponente della estrema destra neofascista), ora entrambi nella Fiamma Tricolore.
Da Milano e dalla Lombardia, con Itaca, La Destra e la Fiamma Tricolore: parte la riscossa nazionale!
Importante incontro, ieri a Milano, a sostegno del progetto culturale Itaca (Laboratorio Politico per la Rinascita Italiana promosso da Marcello Veneziani e Renato Besana) al fine di riunificare e rilanciare la destra italiana. Alla fraterna e cameratesca riunione hanno partecipato (nella foto da sinistra): l'eclettico Professor Massimo Grecchi (fisico e geologo, giornalista e scrittore,inventore ed artista, presidente della associazione culturale Sinergie), Attilio "Attila" Carelli (dirigente nazionale della Fiamma Tricolore, responsabile del dipartimento cultura, memoria ed identità), il "Barone Nero" Roberto Jonghi Lavarini (portavoce della comunità militante di Destra per Milano), l'Architetto Massimiliano "Stark" Russo (segretario de La Destra di Milano), il "Conte Grappa" Alessandro Romei Longhena (vice Federale della Fiamma milanese) ed il mitico Parà Dario Casorati (in rappresentanza del circolo culturale Domenico Leccisi). Tutti i presenti, si sono detti disponibili, partendo dal buon risultato ottenuto dalla lista Destra-Fiamma alle scorse elezioni politiche, a presentare una lista unitaria alle prossime elezioni nazionali e regionali. Una lista ancor più forte ed unita, allargata a tutte le forze autenticamente di destra, da Forza Nuova a Casa Pound, ai movimenti identitari locali ed alle liste civiche, alle associazioni professionali e di categoria, all'associazionismo culturale e sportivo ed al mondo del volontariato. "Porte aperte a tutti, nessuno escluso" ha dichiarato Roberto Jonghi che, di Itaca, è uno dei più attivi promotori in Lombardia, "naturalmente anche alla numerosa comunità degli ex AN del PDL ma, questi si decidano, si sbrighino, riconoscano gli errori commessi e rinnovino la propria classe dirigente".
mercoledì 24 ottobre 2012
La destra identitaria riparte da Tosi e Veneziani.
La destra filo-tosiana riparte da Veneziani.
«Non Fiorito ma opere di bene». Le anime in pena della destra veronese provano a ritrovare un sentiero comune dopo gli scandali che hanno travolto il Pdl, componente ex An compresa, e non solo nel Lazio. A tenere a battesimo il rassemblement in riva all’Adige è Marcello Veneziani, l’intellettuale autore di un appello a tute le destre. Nel salone gremito di Palazzo Camozzini, dietro Santa Eufemia, il collante di questa «nuova destra» da tutti invocata è, ironia della politica post-ideologica, si chiama Flavio Tosi, sindaco e segretario «nazionale» della Lega nord. Promotori dell’incontro sono infatti Paolo Danieli, ex senatore di An e ora presidente del centro culturale L’officina, apertamente filo-tosiana, Massimo Mariotti, referente della Destra sociale del Pdl in riva all’Adige, eletto con la Lista Tosi e poi nominato presidente di Acque veronesi, Ciro Maschio, vicecapogruppo a Palazzo Barbieri della lista del sindaco. In prima fila si vedono il capogruppo della Lista Tosi Massimo Piubello, il presidente dell’Amia e coordinatore della civica del sindaco Andrea Miglioranzi, entrambi di Fiamma futura (ex Fiamma tricolore) e Katia Forte, ex Pdl di provenienza Forza Italia e ora consigliere comunale della Lista Tosi. Si nota anche Elena Basile, una militanza nella destra radicale alle spalle e un passato recente nelle liste Udc. Della partita, anche se assente, è anche Vittorio Di Dio, consigliere tosiano e fondatore di Verona sociale.«Tosi», commenta Veneziani, «è uno degli esempi migliori di sindaci e l’esperienza veronese può essere uno dei punti di partenza per la ricostruzione della destra in Italia». L’analisi del giornalista-scrittore è impietosa: «La patologia della destra è stata la doppia morale: poiché il mondo ideale era molto distante come riferimento storico, nel mondo reale ci si doveva arrangiare ed è arrivata la politica della corruzione, del malaffare e delle “gnocche”… perdendo gli ideali ci siamo allontanati dalla realtà». E adesso? «Dobbiamo ripartire dall’amore per il nostro paese e dal desiderio di fare qualcosa di utile per il Paese. Ma la politica sembra ora preda di un desiderio di autodistruzione, la si chiami rottamazione o azzeramento». In sala prende posto anche l’assessore regionale del Pdl (ex An) Elena Donazzan: «Serve un’assunzione di responsabilità, la patria ha bisogno di patrioti». Secondo Danieli in questo processo di ricostruzione «Verona può essere un laboratorio politico per lanciare una proposta di valenza nazionale. Qui ci sono le condizioni ambientali, sociologiche e politiche favorevoli. Ma per dar vita a una destra moderna», esclama, «dobbiamo abbandonare individualismi e vecchie beghe». Ciro Maschio, sospeso dal Pdl come gli altri esponenti di partito che alle amministrative avevano corso con Tosi, invita a «mettere da parte gli screzi del passato e ripartire da zero con chi ha buona volontà». E ribadisce: «Mi reputo un ribelle del Pdl ma sono ancora in collegamento con una rete di amici a livello regionale e nazionale, da Elena Donazzan a Giorgia Meloni, è la mia realtà. Ma il Pdl deve cambiare, o va a fondo». Anche Miglioranzi si mostra ecumenico: «In tanti ci spingono a metterci insieme, ora abbiamo iniziato un percorso serio e le porte sono aperte a tutti». Meno conciliante Mariotti: «Un conto è l’elettorato, un conto gli eletti che a Roma non hanno difeso i valori della destra identitaria e che sono da rottamare». E taglia corto: «Nessuno dei parlamentari uscenti del dentrodestra va ricandidato. Bisogna dare spazio a chi ha consenso sul territorio. Solo così si può ricostruire una forza politica su basi solide».
Enrico Santi.
FONTE: http://www.larena.it/stories/Cronaca/423374_la_destra_filo-tosiana_riparte_da_veneziani/
martedì 23 ottobre 2012
I Parà di Monza ricordano i Leoni di El Alamein.
EL ALAMEIN NEL RACCONTO DEI LEONI DELLA FOLGORE E DELLO STILISTA MISSONI
Monza, 22 ottobre, sala Maddalena gremita di baschi amaranti e di cittadini. La serata, organizzata da ASD Paracadutisti Milano tra cui molti congedati della Folgore e dall’Associazione Culturale Fare Occidente, ha voluto ricordare il 70° della Battaglia di El Alamein dalla viva voce di alcuni veterani. Ottavio Missoni stilista conosciuto in tutto il mondo classe 1921, il STen della Divisione Folgore Giovanni Peroncini classe 1921 e il paracadutista Silvio Rebellato stessa compagnia di Peroncini e anche lui classe 1921. 92 anni portati alla grande Ottavio Missoni ha raccontato una pagina inedita della sua storia personale e della Battaglia, combattente del 65 Reggimento di fanteria della Trieste si è fatto 4 anni di prigionia inglese. “Sono qui per onorare i morti – ha detto Missoni- in una battaglia che sapevamo di perdere”. Parla il paracadutista Rebellato per elogiare il suo comandante, il tenete Peroncini che non ha mai mollato il suo mortaio anzi piuttosto che lasciarlo agli inglesi se lo è caricato in spalla fino alla resa. E Peroncini ,fiero ufficiale della Divisione Folgore. alto una splendida figura di comandante ha ricordato l’impegno e il sacrificio degli uomini Folgore e ha espresso il desiderio di tornare su i luoghi della battaglia eri vedere la sua “buca”. Eroi di ieri e eroi di oggi, la serata si è chiusa con la presentazione del libro di Gian Micalessin inviato di guerra del Il Giornale “ Afghanistan solo andata” le storia di otto ragazzi in divisa morti per la Patria.
Adriano Tilgher (La Destra) a Milano, a parlare di Sovranità Nazionale.
http://www.adrianotilgher.it/video/viewvideo/12/news-a-politics/intervento-adriano-tilgher-2d-congresso-nazionale-de-la-destra.html
Massimiliano Russo, responsabile per Milano de la Destra e Adriano Tilgher, responsabile del Dipartimento per il Programma de la Destra, il giorno 25 ottobre 2012 alle ore 20.30 terranno il secondo incontro per la stampa e la cittadinanza presso Ripa 90 – via Ripamonti 90 a Milano.
L’incontro, in vista della prossima tornata elettorale, verterà sulla presentazione del “Manuale della sovranità” de la Destra, ed, in particolare, sulla crisi economica e le possibili soluzioni, sul problema della sicurezza e sulla perdita di sovranità nazionale.
Camerata Alberto Mariantoni: Presente!
A soli 65 anni, ci ha improvvisamente lasciati, il Camerata Prof. Alberto Mariantoni, morto, ieri a Ginevra. Laureato in Scienze Politiche, giornalista e scrittore, inviato speciale, esperto di geopolitica, Medio Oriente, religioni e tradizione classica e romana, docente in diverse università italiane ed internazionali. Da sempre militante della destra radicale europea, stretto collaboratore del Comandante Junio Valerio Borghese, amico della famiglia Mussolini e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dell’Aquila Romana, attivo sostenitore della Falange Cristiano-Maronita libanese e del Fronte Nazionale francese di Jean Marie Le Pen. Da sempre impegnato in difesa della nostra identità culturale e della nostra sovranità nazionale. http://www.abmariantoni.altervista.org/
"Essere di Destra"
"ESSERE DI DESTRA" di ADRIANO ROMUALDI.
Con queste affermazioni che, come tutte le affermazioni veritiere, scandalizzeranno più d’uno, crediamo di aver posto il dito sulla piaga. Che cosa dovrebbe propriamente significare «esser di Destra»?
Esser di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo, o la democrazia o il socialismo.
Esser di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressistici, materialistici che preparano l’avvento della civiltà plebea, il regno della quantità, la tirannia delle masse anonime e mostruose.
Esser di Destra significa in terzo luogo concepire lo Stato come una totalità organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto «a ciascuno il suo» non significa uguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa.
Infine, esser di Destra significa accettare come propria quella spiritualità aristocratica, religiosa e guerriera che ha improntato di sé la civiltà europea, e — in nome di questa spiritualità e dei suoi valori — accettare la lotta contro la decadenza dell’Europa.
È interessante vedere in che misura questa coscienza di destra sia affiorata nel pensiero europeo contemporaneo. Esiste una tradizione antidemocratica che corre per tutto il secolo XIX e che — nelle formulazioni del primo decennio del XX — prepara da vicino il fascismo. La si può far cominciare con le Reflections on the revolution in France in cui Burke, per primo, smascherava la tragica farsa giacobina e ammoniva che «nessun paese può sopravvivere a lungo senza un corpo aristocratico d’una specie o d’un’altra».
In seguito, questa pubblicistica cercò di sostenere la Restaurazione con gli scritti dei romantici tedeschi e dei reazionari francesi. Si pensi agli aforismi di Novalis, col loro reazionarismo scintillante di novità e di rivoluzione («Burke hat ein revolutionäres Buch gegen die Revolution geschrieben»), alle suggestive e profetiche anticipazioni: «Ein grosses Fehler unserer Staaten ist, dass man den Staat zu wenig sieht… Liessen sich nicht Abzeichen und Uniformen durchaus einführen?». Si pensi ad un Adam Müller, alla sua polemica contro l’atomismo liberale di Adam Smith, la contrapposizione di una economia nazionale all’economia liberale. Ad un Gentz, consigliere di Metternich e segretario del Congresso di Vienna, ad un Gorres, a un Baader, allo stesso Schelling. Accanto a loro sta un Federico Schlegel con i suoi molteplici interessi, la rivista Europa, manifesto del reazionarismo europeo, l’esaltazione del Medioevo, i primi studi sulle origini indoeuropee, la polemica coi liberali italiani sul patriottismo di Dante, patriota dell’«Impero» e non piccolo-nazionalista.
Si pensi a un De Maistre, questo maestro della controrivoluzione che esaltava il boia come simbolo dell’ordine virile e positivo, al visconte De Bonald, a Chateaubriand, grande scrittore e politico reazionario, al radicalismo di un Donoso Cortes: «Vedo giungere il tempo delle negazioni assolute e delle affermazioni sovrane». Peraltro, la critica puramente reazionaria aveva dei limiti ben evidenti nella chiusura a quelle forze nazionali e borghesi che ambivano a fondare una nuova solidarietà di là dalle negazioni illuministiche. Arndt, Jahn, Fichte, ma anche l’Hegel de La filosofia del diritto appartengono all’orizzonte controrivoluzionario per la concezione nazional-solidaristica dello Stato, anche se non ne condividono il dogmatismo legittimistico. La chiusura alle forze nazionali (anche là dove, come in Germania, si trovano su posizioni antiliberali) è il limite della politica della Santa Alleanza. Crollato il sistema di Metternich, per la miopìa della concezione di fondo (combattere la rivoluzione con la polizia, e restaurando una legalità settecentesca) la controrivoluzione si divide in due rami: l’uno si attarda su posizioni meramente legittimistiche, confessionali, destinate ad esser travolte, l’altro cerca nuove vie e una nuova logica.
Carlyle polemizza contro lo spirito dei tempi, l’utilitarismo manchesteriano («non è che la città di Manchester sia divenuta più ricca, è che sono diventato più ricchi alcuni degli individui meno simpatici della città di Manchester»), l’umanitarismo di Giuseppe Mazzini («cosa sono tutte queste sciocchezze color di rosa?»). Egli cerca negli Eroi la chiave della storia e vede nella democrazia un’eclissi temporanea dello spirito eroico.
Gobineau pubblica nel 1853 il memorabile Essai sur l’inegalité des races humaìnes fondando l’idea di aristocrazia sui suoi fondamenti razziali. L’opera di Gobineau troverà una continuazione negli scritti dei tedeschi Clauss, Günther, Rosenberg, del francese Vacher de Lapouge, dell’inglese H. S. Chamberlain. Attraverso di essa il concetto di «stirpe», fondamentale per il nazionalismo, viene strappato all’arbitrarietà dei diversi miti nazionali e ricondotto all’ideale nordico-indoeuropeo come misura oggettiva dell’ideale europeo.
Alla fine del secolo, la punta avanzata della Destra è nella polemica di Federico Nietzsche contro la civilizzazione democratica. Nietzsche, ancor più di Carlyle e Gobineau, è il creatore di una Destra modernamente « fascista », cui ha donato un linguaggio scintillante di negazioni rivoluzionarie. Nietzschiano è lo scherno dell’avversario, la prontezza dell’attacco, la rivoluzionaria temerità («was fall, das soll man auch stossen»). La parola di Nietzsche sarà raccolta in Italia da Mussolini e d’Annunzio, in Germania da Jünger e Spengler, in Spagna da Ortega y Gasset.
Intanto, anche all’interno del nazionalismo si è operato un «cambiamento di segno». Già nelle formulazioni dei romantici tedeschi la nazione non era più la massa disarticolata, la giacobina nation, ma la società standisch, coi suoi corpi sociali, le sue tradizioni, la sua nobiltà. Una società — insegnava Federico Schlegel — è tanto più nazionale quanto più legata ai suoi costumi, al suo sangue, alle sue classi dirigenti, che ne rappresentano la continuità nella storia.
Alla fine del secolo, una rielaborazione del nazionalismo nello spirito del conservatorismo è compiuta. Maurras e Barrés in Francia, Oriani e Corradini in Italia, i pangermanisti e il «movimento giovanile» in Germania, Kipling e Rhodes in Inghilterra, han conferito all’idea nazionale una impronta tradizionalistica e autoritaria. Il nuovo nazionalismo è essenzialmente un elemento dell’ordine.
(Brani tratti da Idee per una cultura di Destra).
Lombardia: il suicidio politico degli ex AN del PDL.
Roberto Formigoni ha presentato la sua "nuova" giunta regionale "tecnica". In quota AN, all'importante Assessorato al Territorio, è stato nominato Giovanni Bozzetti, attualmente Presidente di Lombardie Infrastrutture, fedelissimo "jolly pigliatutto" di Ignazio La Russa. Si tratta di un personaggio mai digerito dai dirigenti locali e dalla base militante di Alleanza Nazionale perchè sempre imposto, senza alcun merito particolare, da Ignazio La Russa, al quale deve tutta la sua brillante carriera come consigliere, assessore e membro di svariati consigli di amministrazione di società pubbliche o partecipate. Se questo è il segnale di rinnovamente e meritocrazia che vuole dare La Russa, si tratta, di un vero suicidio politico. Dopo gli avvisi di garanzia per il fratello Romano, il nipote Marco Osnato ed il pupillo Sandro Sisler, la base ex AN, da Ignazio La Russa si aspettava una chiara autocritica politica ed un netto segnale di cambiamento e non la nomina di uno "yesman" per raccogliere le ultime briciole di potere in regione Lombardia (nomine, consulenze ed appalti). Mi dispiace veramente dirlo ma Ignazio La Russa ci ha deluso e continua a perdere credibilità politica e consenso elettorale. Quale scissione vuole fare? La "Lista La Russa - tengo famiglia" o la Lega di Paternò" insieme ai fratelli Randazzo ed al suo fedelissimo Filippo Milone, Sottosegretario alla Difesa del Governo plutocratico di Mario Monti? Faccia pure ma sappia che gli elettori della ex Alleanza Nazionale hanno ben chiaro il quadro degenerato della situazione, sono disgustati ed arrabbiati, e non lo seguiranno: meglio Grillo o la Lega, o, meglio ancora, un nuova destra unita con il progetto Itaca di Marcello Veneziani e Renato Besana. Comitato Destra per Milano
Il diabolico perseverare di Ignazio La Russa.
Sono legato alla famiglia La Russa da una antica, sincera e solida amicizia, dal lontano 1986. Conoscevo il patriarca senatore Antonino (combattente ad El Alamein e cofondatore del MSI), conosco molto bene i figli e rimango amico dei nipoti, uno dei quali, Alberto (mio coetaneo e camerata di mille avventure) è persino padrino di battesimo di mia figlia Ludovica. Negli ultimi anni, però, l'amicizia con Ignazio si è fatta sempre più difficile, a causa delle continue e crescenti divergenze politiche. Ho sempre stimato Ignazio, oltre che per la sua generosa umanità ed autentica simpatia, per la sua coerenza, non avendo mai rinnegato la nostra comune storia, cultura ed identità politica. La mia crescente critica è alla sua gestione famigliare del partito e del potere, ed alla conseguente errata selezione della classe dirigente, in base esclusiva alla fedeltà personale, senza tenere adeguatamente conto di meriti politici e capacità oggettive. Ignazio La Russa, in tutti questi anni, ha fatto da filtro, impedendo la crescita della classe dirigente della destra, umiliando la sana militanza e creando, salvo rare eccezioni (fra questi sicuramente Massimo Corsaro), una mediocre casta di nominati, priva di qualsiasi autonomia (dovendo la propria carriera solo al capo che li ha nominati). Nel tragicomico caos di "fine impero" nel quale si trova il decadente PDL berlusconiano, speravo, o meglio mi illudevo, che Ignazio La Russa volesse veramente fare una scissione per ridare dignità e rappresentanza alla destra italiana ma la odierna nomina di Giovanni Bozzetti (contro il quale non ho nulla di personale ma che, sicuramente, non ci rappresenta) è la definitiva conferma che non vi è affatto questa volontà. Peccato ma, ora, salvo miracoli (nei quali credo come cristiano), le nostre strade sembrano dividerci definitivamente. Spero che altri amici, come me, provenienti dal Movimento Sociale Italiano, di fronte a questo degrado morale prima che politico, abbiano il medesimo scatto, non dico di orgoglio, ma almeno di dignità! Roberto Jonghi Lavarini
lunedì 22 ottobre 2012
La verità sull'aggressione mondialista alla Siria.
Tony Cartalucci – Nile Bowie
OBIETTIVO SIRIA
Come CIA, bande criminali e ONG armano il terrorismo, commettono crimini di guerra e falsano le informazioni manipolando l’opinione pubblica
Prefazione di Franco Cardini
Tony Cartalucci e Nile Bowie, due ricercatori indipendenti ed esperti di geopolitica, ci svelano, con una puntuale indagine giornalistica, la Grande Bugia nascosta dietro l’ennesimo conflitto “umanitario” che insanguina il Medio Oriente.
La situazione è drammatica: il Paese si dibatte in un cruento scontro civile, oggetto di spietati attacchi da parte di nemici interni ed esterni. La cosiddetta “rivolta siriana”, in realtà, fa parte di una cinica strategia occidentale, che si serve di provocatori, terroristi, fanatici fondamentalisti e ONG corrotte per mascherare il vero obiettivo: colpire uno Stato arabo indipendente. Stesso scenario in Libia, annientata con la complicità e il coinvolgimento delle Monarchie Petrolifere e dei Paesi vicini.
La strategia messa in atto prevede l’uso del terrorismo – tramite mercenari e criminali che fanno parte della “legione straniera” della CIA – per compiere attentati e stragi e poi addossare la responsabilità di queste violazioni dei diritti umani al governo del Paese preso di mira, giustificando così l’intervento militare degli eserciti della NATO su mandato dell’ONU.
I mezzi di informazione ci impongono questa Grande Bugia e creano quindi una realtà falsata, per cui risulta difficile farsi un’opinione libera e indipendente.
Obiettivo Siria spiega come queste guerre architettate vengano messe in atto usando l’inganno, per strumentalizzare gli istinti più nobili dell’animo umano e manipolare l’opinione pubblica internazionale e tutti coloro che altrimenti tenderebbero a contrastare l’intervento armato, fino a metterli al servizio dell’assassinio di massa e della dittatura globale del potere economico.
Tony Cartalucci, ricercatore e scrittore di geopolitica, è il principale animatore del sito di informazione indipendente Land Destroyer (landdestroyer.blogspot.it).
Nile Bowie, scrittore e fotografo, collabora con il Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione di Montreal, in Canada. Le sue ricerche esplorano le questioni relative al terrorismo, alla proliferazione nucleare e alle implicazioni geopolitiche della politica estera statunitense e cinese in Africa, in Medio Oriente e in Asia.
«Un libro per svelare la Grande Bugia in tempo, per fermare la guerra contro la Siria»
Questo libro rappresenta un tentativo di mettere urgentemente in guardia il mondo – in particolare le persone di buoni propositi – dall’imminente orrore che l’“impero dell’onnipotente dollaro” si sta preparando a scagliare contro la Siria e tante altre nazioni che si battono per la propria indipendenza. La Siria è candidata a subire le stesse pene provocate dalla guerra in Libia dello scorso anno, le indescrivibili oscenità della storia e le stesse infinite ipocrisie, che hanno fatto precipitare nel fango, nel sangue e nel caos la maggior parte degli Stati egualitari di questa regione: il tutto, sotto l’insegna dei diritti umani e di un sacco di crudeli menzogne.
L’oscenità di queste guerre risiede in gran parte nella manipolazione degli istinti più nobili dell’animo umano, tramite l’inganno e l’imbavagliamento di coloro che altrimenti tenderebbero a contrastare l’intervento armato, intrappolandoli con l’uso dell’assassinio di massa e della dittatura globale del potere economico. Possiamo solo immaginare il sorriso compiaciuto sulla faccia dei think tankers mentre osservano i loro oppositori formali allinearsi in massa per richiedere che il lavoro sporco venga fatto.
Il modus operandi è quello delle “counter gang”, come un sempre maggior numero di autori distinti ha documentato: terroristi – mercenari e irregolari, la “legione straniera” della CIA – fanno saltare in aria degli edifici e massacrano degli innocenti, per poi addossare le responsabilità della carneficina al governo preso di mira. ONG come il NED (National Endowment for Democracy) incoraggiano gli “attivisti”, i cui leader sono ambiziosi sociopatici intenti ad aggiudicarsi avidamente una parte della carcassa, in vista del momento in cui lo Stato sarà abbattuto. I mezzi d’informazione credono alla Grande Bugia e la celebrano, creando una realtà fittizia attraverso la quale il cittadino medio ha ben poche possibilità di vedere la verità.
È un messaggio difficile da trasmettere in tempo, mentre il rullo compressore del genocidio avanza inesorabilmente contro la coraggiosa e sfortunata Siria. Ma dobbiamo comunque provarci.
Il presidente siriano Assad ha accettato il più delicato degli incarichi: cercare di smantellare la dittatura, introdurre delle riforme e allentare i controlli, senza perdere l’autorità e senza mettere la sovranità nazionale nelle mani del neocolonialismo globale. È un compito, che sarebbe decisamente arduo da portare a termine anche senza la pressione della crescente eversione proveniente dall’estero; in effetti, le presunte onnipotenti nazioni occidentali, Stati Uniti inclusi, non hanno compreso a fondo questa strategia. Nonostante la facciata di libertà e democrazia, di cui godiamo in Occidente – o forse proprio a causa di essa – siamo tutti “in debito” nei confronti della stessa cricca di potenti brokers e finanzieri globali, che ci ha prestato a forti interessi il denaro di cui disponiamo e che tira i fili per scatenare le nostre armi di distruzione di massa contro qualunque Paese si rifiuti di ballare alla loro musica.
Il ragionamento che sta alla base di questa deplorevole situazione è abbastanza semplice e potremmo definirlo “la prima e ultima legge della scienza politica di Leonardo”; c’è un solo modo, grazie al quale una minoranza dell’1% può sconfiggere la maggioranza del 99% nel gioco della vita: imbrogliare. È chiaro infatti che, seguendo qualsiasi schema fondato su un gioco corretto, noi, il 99%, saremmo sicuramente in grado di imporre la nostra volontà e i nostri interessi; possiamo essere sconfitti solamente usando inganni, manipolazioni, tranelli e condizionamenti, tirando fuori il lato peggiore delle persone e facendo ricorso a ogni sotterfugio.
Tutti questi trucchi, sommati, danno luogo a un’equazione: il mondo che ci viene presentato – attraverso i mezzi controllati da quell’1% – è una distorsione, spesso addirittura un’invenzione.
Quando la questione viene posta, ogni volta la risposta sarcastica è che si tratta solo di una teoria cospirazionista. Certo, una cospirazione: in quale altro modo potrebbero replicare?
Tutto il mondo, quindi, non è altro che un grande palcoscenico, oltre il quale noi dobbiamo essere capaci di vedere per trovare la verità. All’interno del circuito mediatico convenzionale nulla è come sembra. Questo libro dimostrerà tale assioma affrontando un singolo, ma tragicamente significativo, aspetto: la Grande Bugia sulla Siria.
Pp 264
Euro 11,50
Acquista in linea: http://www.macrolibrarsi.it/libri/__obiettivo-siria-libro.php?pn=103
Disponibile anche versione digitale eBook
Arianna Editrice
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Stefano Delle Chiaie al convegno della Fiamma Tricolore.
Reggio Calabria ha accolto Stefano Delle Chiaie con una straordinaria partecipazione! È rimasta tanta gente in piedi ieri, sabato 20 ottobre, a riempire sala Giuditta Levato di palazzo Campanella, sede del Consiglio della Regione Calabria, dove il MSI-Fiamma Tricolore reggino ha organizzato la presentazione del libro autobiografico “L’aquila e il condor” con la presenza dell’autore Stefano Delle Chiaie. L’evento si è aperto con un lungo ed emozionante applauso alla memoria del marchese Fefè Zerbi, uno dei principali animatori del neofascismo reggino e dei movimenti Avanguardia e Fronte Nazionale, nonché della Rivolta di Reggio. Subito dopo si è dato inizio ai lavori della presentazione moderati da Giuseppe Minnella, giovane segretario provinciale della Fiamma, il quale ha subito dichiarato quale disaggio, quale emozione e quale onore fosse per lui poter stare affianco ad una persona che ha davvero vissuto una vita da militante a servizio di un’idea e di un sogno. Stefano Delle Chiaie, infatti, può vantare nel suo curriculum l’amicizia, o comunque di aver avuto rapporti importanti con personaggi come Francisco Franco, il comandante Junio Valerio Borghese, e tante altre autorità politiche che hanno fatto la storia di numerose rivoluzioni terziste ed alternative ai blocchi sovietico-comunista e capitalista-statunitense. E Stefano Delle Chiaie le racconta anche in sala le sue avventure rivoluzionarie in Cile, in Costa Rica, in Angola, e soprattutto l’esperienza della Bolivia nel 1980, chiamata da Minnella come esempio straordinariamente attuale della pressione dell’alta finanza internazionale per sottomettere le libertà e la determinazione dei Popoli.
Dopo un breve intervento di Pino Terranova, presidente dell’associazione “Fare Cultura” ed ex militante di Ordine Nuovo, la parola passa Stefano Delle Chiaie, il quale spiega le ragioni del suo libro il quale “non vuole essere una biografia eroica della battaglia di Avanguardia Nazionale, ma vuole essere soltanto il racconto di quello che abbiamo fatto, di quello che abbiamo tentato, e delle sconfitte che abbiamo subito. E questo libro tratta momenti essenziali della nostra battaglia. Prima di tutto – continua l’autore – risponde ai tanti teoremi, vigliacchi o sciocchi, che, anche nell’area, hanno gettato infamia sul nostro conto e sull’esperienza di Avanguardia Nazionale. E in tutte le presentazioni del libro ho chiesto di farsi avanti a tutti quelli che hanno dubbi, a quelli che avevano gettato infamia sul nostro conto, a quelli che dicevano che avevamo contatti con il Ministero degli Interni e con i Servizi. Badate bene, è possibile dubitare, ma dubitare ignorando i fatti concreti che esistono e che hanno bruciato la nostra pelle, allora si, è vile. Non c’è velina, non c’è informativa dei Servizi che non sia deviante nei nostri confronti. Vi prego e vi invito a leggere oltre che i giornali, gli atti processuali. Voi vedrete un’infinità di informative dei Servizi e del Ministero che puntavano soltanto alla nostra distruzione ed alla nostra incriminazione.”
“Il secondo punto – continua Delle Chiaie – le stragi. Noi non abbiamo avuto nel nostro percorso politico nemmeno la remota idea di una strage. Mai avremmo partecipato, ideato, agito per uccidere come è stato fatto a piazza Fontana, come è stato fatto per l’Italicus, come a Bologna. Vedete io nel processo di Bologna ero nella gabbia. Ero accusato di azione sovversiva insieme ai Servizi, signori che avevano scritto veline contro di me. Addirittura Belmonte aveva costruito la falsa informativa con un certo maresciallo Sarapo [nella registrazione il nome di questo maresciallo non è scandito bene quindi potrebbe essere riportato non esattamente] al quale aveva detto se il magistrato ti chiede chi ha fatto la strage di Bologna devi dire che è stato Delle Chiaie insieme a dei camerati tedeschi venuti con un camper ed appartenenti al gruppo di Hoffman. Questo per dirvi come era assurdo associarmi a simili figure. Bene io ero nella gabbia, e davanti a me passarono i parenti delle vittime. Qualcuno mi guardava e io ho sentito in quel momento che alcuni di loro pensavano che io fossi il boia dei loro parenti. Ed è stato uno dei pochi momenti in cui ho sentito il dolore di stare dentro quella gabbia. E questa era la seconda accusa che dovevamo respingere.”
“La terza – sempre l’autore – era chiarire il Golpe Borghese. Molti soggetti, individui da quattro soldi o salottieri si sono permessi di fare illazioni sul comandante Borghese, indicando alle sue spalle registi di sistema tentando di infangare l’opera del comandante. Allora era necessario rispondere e far capire che non c’era stato nessun Gelli, non c’era stato nessun Andreotti a dare l’ordine di ritirata, ma era stata una decisione autonoma presa dal comandante Borghese e con responsabilità per fatti accaduti in quel momento.”
“L’altro aspetto – e conclude Delle Chiaie – era spiegare, soprattutto ai più giovani, che la nostra battaglia politica in America Latina in appoggio ad alcuni governi che avevano preso il potere a seguito di una rivoluzione, non erano governi a servizio dei nordamericani. E che la nostra politica in Angola o in America del Sud non era stata al servizio degli Stati Uniti d’America come si diceva, ma era stata al servizio di Popoli che in quel momento si erano espressi attraverso anche un potere politico civico-militare. Questo mi premeva di dirlo e mi premeva di dirlo dando a chiunque la possibilità di ribattere, di smentirmi.”
Subito dopo è stato aperto il dibattito ed il confronto con la gente, e tante sono state le domande alla quale Stefano Delle Chiaie ha risposto con piacere. Fra queste il suo invito ai giovani di oggi a non abbandonare il sogno. “Io sono convinto che si ricomporrà un mondo giovanile, perché sento la volontà. Tenete unito il gruppo a cui appartenete, esercitare una lealtà verso il gruppo a cui appartenete, e tentate rapporti con altri gruppi su problemi reali che circondano la vostra vita quotidiana. Mettete sul tavolo le vostre opinioni e le vostre idee, e chissà che dal confronto e dallo scontro fra queste non nasca uno scalino di quel progetto politico che auspicate. Io so che è un lavoro lento, io forse non ci riuscirei oggi. Ed evitate gli scontri, perché dobbiamo lasciare ad una certa sinistra istituzionale l’iniziativa dello scontro antifascista per recuperare un’altra parte della sinistra, rivoluzionaria, che non è più d’accordo con questo scontro sull’antifascismo. Sono molte le cose che si possono fare in questo momento, ma non abbandonate il sogno perché il sogno c’è e si può realizzare. Io sono convinto che noi abbiamo ancora una riserva incredibile di energie giovanili, ma che non vanno bruciate in questo momento. Perché in questo momento sarebbe inutile, sarebbe suicida e va preparato lentamente. Lentamente nascerà il movimento perché le condizioni interne e esterne lo fanno pensare. Non amareggiatevi, non perdere l’entusiasmo. Noi abbiamo sognato la rivoluzione, abbiamo anche tentato di farla. Io sostengo che il Golpe Borghese, la Rivolta di Reggio, ed altri momenti furono momenti importanti dopo la guerra. Ma noi non nascemmo guardando al passato, noi nascemmo pensando di ideare e sognare un futuro. Voi giovani ora non guardate al passato, ma costruite un futuro con le vostre intelligenze e con le vostre capacità. E io vi ringrazio oggi, perché il fatto che io sia qui insieme a voi vuol dire che quel sogno non fu invano.”
FONTE: http://www.zoomsud.it/flash-news/41623-rc-predentato-il-libro-laquila-e-il-condor-con-stefano-delle-chiaie.html
Meglio Grillo di ladri ed ottusi.
Caro Barone, se ci sarà finalmente l'unità a destra e tu sarai candidato, siamo pronti a sostenerti, come abbiamo già fatto in tante altre sfide eletttorali. Ma, dopo tante amare delusioni del passato, siamo disillusi ed abbiamo decisamente poca fiducia nei capetti romani dei vari gruppi, nella quale è ancora divisa la nostra area. Non voteremo mai più per destrine, fiammelle e partitini dello zerovirgola, e se saranno ancora così stupidi ed ottusi a non volersi unire, almeno in una sola lista elettorale, in mancanza di alternative, per dare un sonoro schiaffone a questo sistema plutocratico e partitocrativo, noi come tanti altri patrioti, daremo uno voto di protesta al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, il cui programma, ti invito a leggerlo, non è poi così male. Un cameratesco abbraccio, Max (email ricevuta sabato 20 ottobre 2012).
http://www.beppegrillo.it/iniziative/movimentocinquestelle/Programma-Movimento-5-Stelle.pdf
La Destra sul Po per l'unità nazionale.
Sul Po con Musumeci-
"Chiederemo a lui di simboleggiare, dalla Nuova Sicilia, l'Italia di domani. Il 4 novembre saremo con lui sul Po con tre battelli e il tricolore della nostra bandiera"
Manca una settimana e i siciliani eleggeranno il nuovo loro Governatore. Da tutta Italia ci giungono messaggi di sostegno a Nello Musumeci, con cui decidemmo nella piazza centrale di Capo d'Orlando di lavorare alla fondazione de La Destra. Era il 2007. Ora, cinque anni dopo, Musumeci e' alla vigilia della sfida più importante della sua vita politica. E' anche l'obiettivo più importante per un uomo de La Destra dalla fondazione del nostro movimento.
Nell'isola si vivono ore febbrili per i nostri militanti. Si capisce che si e' vicinissimi al traguardo della conquista del governo regionale. L'ho constatato con mano a Palermo, nella bella e appassionata manifestazione organizzata ieri dal nostro capolista della Lista Musumeci, Filippo Cangemi.
Ormai le presenze sono davvero notevoli. Tanta gente comincia ad avere fiducia. Per la prima volta dopo anni, in Sicilia ci sara' un voto libero. Se tanta gente dichiara ancora, a sette giorni dall'apertura dei seggi elettorali, che e' indecisa sul da farsi, vuol dire che e' davvero finita per i padroni delle clientele, i cittadini voltano loro le spalle. In questa settimana, ad essi potrà rivolgersi solo Nello Musumeci e non chi rappresenta quel Pd che ha trescato fino all'ultimo con la giunta di Raffaele Lombardo.
Nello Musumeci sara' finalmente e dopo anni il presidente che non dovrà giustificarsi di fronte ai magistrati. Sara' il governatore che taglierà i costi esorbitanti della politica siciliana. Sara' il campione della difesa dell'autonomia praticata e non declamata a tutela dei diritti sociali.
Musumeci rappresenterà l'autonomia nell'unita' della Patria. Chiederemo a lui di simboleggiare, dalla Nuova Sicilia, l'Italia di domani. Il 4 novembre saremo con lui sul Po con tre battelli e il tricolore della nostra bandiera a presentare la Destra che governa dal Sud per parlare a tutta la Nazione. In testa non ci saranno ampolle, ma cuore e passione, orgoglio e coerenza.
Manca una settimana e i siciliani eleggeranno il nuovo loro Governatore. Da tutta Italia ci giungono messaggi di sostegno a Nello Musumeci, con cui decidemmo nella piazza centrale di Capo d'Orlando di lavorare alla fondazione de La Destra. Era il 2007. Ora, cinque anni dopo, Musumeci e' alla vigilia della sfida più importante della sua vita politica. E' anche l'obiettivo più importante per un uomo de La Destra dalla fondazione del nostro movimento.Nell'isola si vivono ore febbrili per i nostri militanti. Si capisce che si e' vicinissimi al traguardo della conquista del governo regionale. L'ho constatato con mano a Palermo, nella bella e appassionata manifestazione organizzata ieri dal nostro capolista della Lista Musumeci, Filippo Cangemi.Ormai le presenze sono davvero notevoli. Tanta gente comincia ad avere fiducia. Per la prima volta dopo anni, in Sicilia ci sara' un voto libero. Se tanta gente dichiara ancora, a sette giorni dall'apertura dei seggi elettorali, che e' indecisa sul da farsi, vuol dire che e' davvero finita per i padroni delle clientele, i cittadini voltano loro le spalle. In questa settimana, ad essi potrà rivolgersi solo Nello Musumeci e non chi rappresenta quel Pd che ha trescato fino all'ultimo con la giunta di Raffaele Lombardo.Nello Musumeci sara' finalmente e dopo anni il presidente che non dovrà giustificarsi di fronte ai magistrati. Sara' il governatore che taglierà i costi esorbitanti della politica siciliana. Sara' il campione della difesa dell'autonomia praticata e non declamata a tutela dei diritti sociali.Musumeci rappresenterà l'autonomia nell'unita' della Patria. Chiederemo a lui di simboleggiare, dalla Nuova Sicilia, l'Italia di domani. Il 4 novembre saremo con lui sul Po con tre battelli e il tricolore della nostra bandiera a presentare la Destra che governa dal Sud per parlare a tutta la Nazione. In testa non ci saranno ampolle, ma cuore e passione, orgoglio e coerenza.
La Destra di Monza e Brianza.
Il 13 Ottobre, nella cornice dello storico "binario 7" di Monza, la federazione provinciale de La Destra ha tenuto un convegno in difesa della Provincia di Monza Brianza. Numerosi i cittadini intervenuti per ascoltare le proposte del Partito per evitare la cancellazione della Provincia. Sono intervenuti: Dario Allevi, Presidente della Provincia; Massimiliano Meloni, Coordinatore Provinciale de La Destra; Lele Petrucci, Consigliere provinciale; Andrea Mandelli, Presidente Ordine Farmacisti Italiani; Eliana Farina, Francesca Giarmoleo (nuovo coord. cittadino), Pier Franco Maffè.
Dario Allevi: "ringrazio La Destra per essersi impegnata personalmente sul territorio in questa lotta, abbiamo ottenuto dal CAL la tanto agognata deroga che di fatto riconosce l'unicità della nostra Provincia e la conseguente impossibilità di accorpamento con altre realtà lombarde. Mi stupisce che un governo che si definisce tecnico, costituito per lo più da economisti non abbia incluso nei criteri decisionali una valutazione economica del Territorio, questo governo che come uno yogurt è ormai arrivato a scadenza dovrà valutare con attenzione le nostre proposte oppure le forze politiche a noi vicine che hanno voluto fortemente la provincia di Monza e Brianza come La Destra, scenderanno unite in piazza contro decisioni prese al solo scopo di trovare un agnello sacrificale da dare in pasto ai cittadini scontenti della malapolitica, Viviamo in un momento politico in cui la mattina abbiamo paura di ascoltare un TG o aprire un giornale per sentire chi altri hanno arrestato oggi, e in questo clima di politica surreale non possiamo certo cercare colpe in chi governa con responsabilità e dedizione"
Massimiliano Meloni: "ci auguriamo che sia la Regione Lombardia che il Consiglio dei Ministri non decidano di ignorare la deroga che ci è stata concessa, che è figlia di una valutazione economica che riconosce Monza e Brianza come una realtà imprenditoriale preziosa ed allo stesso tempo quasi incredibile, con un imprenditore ogni nove abitanti e venticinque aziende per km quadrato e che va rispettata nel suo territorio e nella sua identità. Non tolleriamo una manovra che preveda un taglio dei costi delle amministrazioni basato su criteri irresponsabili ed astrusi, senza alcuna meritocrazia ne riconoscimento nei confronti delle provincie virtuose come la nostra. Questa corsa al taglio pazzo non tiene conto di fattori che lo studio UDP della Bocconi ha chiaramente dimostrato, come il costo reale della rappresentanza democratica (i costi della politica per intenderci) gravi all'1,4% sui costi già bassissimi di gestione dell'istituzione Provincia. Se il consiglio dei ministri dovesse decidere di ignorare la nostra posizione siamo pronti a scendere in piazza al fianco di amministratori e cittadini per far sentire il nostro malcontento"
Lele Petrucci "La funzione di controllo della Provincia rimane essenziale, in un ipotetico accorpamento con Lecco e Como vorrei capire come un amministratore del territorio di Monza (che rimarrebbe capoluogo in quanto città più popolosa) potrebbe valutare questioni che richiedono una conoscenza del territorio capillare, gli sprechi non vanno certo cercati in Provincia, ciò che ogni giorno accade anche nella nostra regione ne è un esempio fin troppo lampante"
La destra europea si ritrova nell'ex Impero Austrungarico.
Herdvarde (Ungheria).
Si sono svolti, dopo i saluti di rito del presidente on. Bruno Gollnisch e del tesoriere on. Bela Kovacs, gli interventi delle delegazioni dei Partiti nazionalisti membri dell’Alleanza Europea dei Movimenti Nazionali. Iniziando con l’Italia, e’ intervenuto il vice presidente dell’AEMN on. Luca Romagnoli, che in rappresentanza del partito membro per l’Italia MS Fiamma T., ha descritto in inglese la situazione nazionale, politica, economica e sociale. Romagnoli ha illustrato le difficolta’ e i sacrifici vessatori che l’attuale governo (voluto dagli euroburocrati con quello che sembra a tutti gli effetti un “colpo di palazzo” concertato con il Presidente della Repubblica), sta imponendo alla Nazione. Inoltre ha illustrato il sistema elettorale vigente e quello cui un Parlamento, completamente delegittimato dal popolo e complice prono ai valori della finanza eurocrate ed internazionale, sta per varare. Romagnoli ha poi, dopo aver illustrato lo stato di dissoluzione della destra italiana, oltre che del cosiddetto centro-destra e della Lega, auspicato, ancora una volta e pubblicamente, l’urgenza della formazione di un fronte nazionale unico dei nazionalisti e dei partiti di destra “socialmente orientati. Un fronte nazionalista che puo’, tanto piu’ in questo momento, attirare consensi e collaborazione anche dai tantissimi “orfani” della Lega e del centro-destra. Solo gente moralmente irreprensibile pero’, anzi di specchiata coerenza e onesta’, e che non ha avuto e non ha “compromissioni” con i poteri antinazionali e i Partiti complici che sostengono il governo (Pdl, Pd, Fli e Udc), puo’ proporre agli italiani il nostro progetto e riaffermare il primato della politica. ”Mandiamoli all’inferno, come faranno gli elettori clamorosamente in aprile; non avremo dall’attuale centrodestra nulla di meglio di quello che una contradditoria sinistra-centro fa immaginare e temere”, ha aggiunto Romagnoli, sostenendo che “se la legge elettorale dovesse prevedere condizioni ancor piu’ proibitive per i Partiti nazionalisti e che come la Fiamma non fruiscono di altri sostegni se non quello militante, dovremo attrezzarci al meno per favorire il loro insuccesso”. Romagnoli ha concluso riservandosi nel prosieguo dei lavori del Congresso AEMN di illustrare le attivita’ che vorrebbe realizzare attraverso la Fondazione che presiede con la collaborazione validissima del tesoriere Marco Santi (DN belga) e del responsabile organizzativo Valerio Cignetti. (Luca Romagnoli).
Seconda giornata di lavori e conclusione del 1°Congresso AENM -
J.M. Le Pen, ha inviato un messaggio di pieno sostegno e incoraggiamento per l'Alleanza
Il presidente dell'Aenm on. Bruno Gollnisch ha aperto i lavori
illustrando le opportunita' che l'alleanza puo' offrire ai Partiti
nazionali e come le attivita' locali dovranno rispondere ai criteri
che il regolamento dell'UE e il bureau Aenm prevedono.
A seguire gli interventi dei delegati nazionali, Gollnisch ha dato
la parola a Luca Romagnoli, in qualita' questa volta di Presidente
della "Fondazione Identita' e Tradizioni Europee" collegata all'Aenm.
Sono stati cosi enunciati gli scopi che l'on. Romagnoli intende
perseguire considerando che la finalita' della fondazione deve essere
di rinforzare la conoscenza e la percezione della nostra visione
tradizionale, essenzialmente attraverso l'implementazione dei
collegamenti sociali e degli incontri pubblici a livello europeo
e cosi utilizzando altri sistemi possibili di diffusione.
Romagnoli ha illustrato alcuni temi d'attualita' e soprattutto di
prospettiva europea , sui quali organizzare le attivita' di ricerca,
documentazione e proposta politica.
Ovviamente la realizzazione di quanto programmato dipenderà dal
finanziamento che il Parlamento Europeo vorra' o meno accordare alla Fondazione.
Romagnoli ha concluso che i compiti che la nostra visione tradizionale
e scelta di vita ci hanno assegnato, i nostri valori e progetti politici,
devono continuare ad essere illuminati dalla fiamma della civilta' europea.
Si e' poi proceduto all'elezione degli incarichi sia dell Aemn che della
Fondazione Ite, con l'elezione dei Presidenti, rispettivamente Gollnisch
e Romagnoli, del Segretario generale Cignetti, dei tesorieri rispettivamente
On Bela Kovacs e Marco Santi.
Confermato all'unanimita' anche il bureau dell'Aemn
(Gollnisch, Griffin, Romagnoli, Kovacs, Cignetti). Luca Romagnoli
giovedì 18 ottobre 2012
Roberto Jonghi pronto alla battaglia elettorale!
Visto le tante domande e sollecitazioni ricevute, confermo che, oggi come ieri, come sempre, sono pronto fare il mio dovere, a servire la mia comunità ed a combattere la nostra buona battaglia. Se, alle prossime elezioni, ci sarà veramente una nuova lista unitaria della destra (nazionale, popolare, sociale ed identitaria), all'interno di una rinnovata coalizione di centro-destra, sono pronto a candidarmi al consiglio regionale della Lombardia. Anticipo che se mai dovessi essere eletto, rinuncerei ad ogni compenso, dedicandolo al 100% ad iniziative sociali e culturali: la Politica deve essere, innanzitutto, passione, servizio ed esempio! Roberto Jonghi Lavarini - robertojonghi@gmail.com
Lombardia: la nostra Itaca. Riprendiamoci il futuro!
Guardiamo con estrema attenzione ed interesse a tutte le novità della politica italiana: alla web-rivoluzione anti-casta di Beppe Grillo, al movimento autenticamente liberale di Oscar Giannino, al recente manifesto controcorrente di Giulio Tremonti, al nuovo corso della Lega Nord di Bobo Maroni ed anche alla giusta battaglia che sta conducendo, nel suo campo (nostro avverso), il giovane rottamatore Matteo Renzi. Si tratta di fenomeni nuovi e complessivamente positivi, che si pongono, in vario modo, come valida alternativa al presente sistema politico ed alla attuale classe dirigente che hanno oramai raggiunto il massimo del degrado morale ed il minimo del consenso popolare. La partitocrazia ha veramente toccato il fondo e gli Italiani vogliono un cambiamento radicale. Il PDL è morto o, meglio, non è mai nato e le “balle” di Silvio Berlusconi, oramai, non incantano più nessuno, nemmeno coloro, peraltro sempre meno, che, in questi ultimi vent’anni, gli hanno dato fiducia e consenso. E’ tempo di necessario e profondo rinnovamento di tutta la Politica, secondo rigorosi criteri di partecipazione, trasparenza e meritocrazia. Gli attuali politici, di maggioranza come di opposizione, di centrodestra come di centrosinistra, nel loro complesso, salvo rare eccezioni, si sono dimostrati non all’altezza del ruolo, incapaci e miserabili, quando non ladri e prostitute. Bisogna fare innanzitutto piazza pulita, senza mezze misure e senza esclusioni: se ne devono andare, non solo corrotti e disonesti ma anche i loro complici che sapevano ed anno taciuto e gli idioti, se ce ne sono veramente, che non si sono nemmeno accorti del malaffare diffuso intorno a loro. Non si devono più candidare condannati (con sentenza definitiva) ed inquisiti (fino alla loro assoluzione), coloro che hanno altro incarico istituzionale ed i mestieranti della politica che hanno svolto più di due mandati nello stesso ente. E per dare un forte segnale di discontinuità, alle prossime elezioni politiche e regionali, non dovrebbe candidarsi nessuno dei parlamentari, consiglieri ed assessori uscenti, anche quei pochi che hanno svolto decentemente il proprio dovere: stiano fermi almeno una legislatura, tornino in mezzo alla gente, a lavorare o, meglio, nella maggior parte dei casi, si trovino finalmente un lavoro vero. Noi, dal canto nostro, siamo, oggi, impegnati nell’ambizioso Progetto Itaca (Laboratorio Politico per la Rinascita Italiana, promosso da Marcello Veneziani, Renato Besana ed altri intellettuali d’area) per l’unità ed il rilancio (culturale e politico) della destra italiana. Partendo dall’eccellente risultato ottenuto dalla lista La Destra-Fiamma Tricolore alle scorse elezioni politiche, vogliamo creare un nuovo e grande “Fronte Nazionale”, popolare, sociale, identitario, presidenzialista e federalista, che si presenti, forte ed unito, alle prossime elezioni nazionali. La Lombardia, dove si andrà, prima, a votare per il rinnovo del consiglio regionale, torna, come sempre, ad essere laboratorio e traino della politica italiana. La lista unitaria promossa e proposta dal gruppo Itaca sarà aperta, non solo a tutte le diverse componenti della destra ma anche ai movimenti identitari e locali, alle associazioni professionali e di categoria, ai comitati tematici e di quartiere, al mondo della cultura e del volontariato. Unica discriminante, soprattutto per le elezioni politiche, è la difesa della nostra sovranità nazionale, quindi, un NO secco, assoluto e definitivo, ad un Monti bis ed a qualsiasi altra riproposizione tecnocratica e-o partitocratica (in veste di grande coalizione) di questo infame governo antinazionale, plutocratico e mondialista, asservito agli usurai delle banche, agli speculatori delle borse ed ai parassiti dell’alta finanza internazionale che stanno derubando il nostro popolo, le nostre famiglie e le nostre imprese, di libertà, benessere e dignità. (Milano, 18 ottobre 2012) Roberto Jonghi Lavarini - robertojonghi@gmail.com
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