Rilancio del centrodestra in 4 atti.
di Marcello Veneziani
La sconfitta c’è stata, un ciclo sta finendo. Meglio ammetterlo e ripartire da lì, in quattro atti. Primo, accettare che un ciclo sia concluso non vuol dire buttarsi dal treno in corsa e aprire crisi al buio. Non ha senso andare a votare oggi se c’è una maggioranza in Parlamento. Perciò andate avanti col governo per realizzare il più possibile e al meglio possibile. Vi prego, non solo la riforma della giustizia; anzi la riforma della giustizia si potrà fare solo se si faranno le altre, dal fisco al lavoro, dalla pubblica amministrazione alla famiglia. Secondo. Berlusconi annunci che a fine legislatura non si candida più e si riparta dall’ipotesi di una terna che rappresenti la continuità con il governo attuale e l’alleanza con la Lega. Una terna con Tremonti affiancato da un esponente che rappresenti il mondo cattolico ed uno che rappresenti la destra nazionale e sociale. Lui esca alla grande, come vi entrò e come vinse tre volte. Terzo. Riaprite il dialogo con Casini, prospettandogli che se la può giocare con Tremonti; è nel suo interesse puntare sull’ eredità più che sulla terzietà. Nel primo può diventare premier o partner di Tremonti, nel secondo resta inchiodato al gioco dei due forni con i due fornaretti, Rutelli e Fini. Quarto.
Rifondare il Popolo della libertà con guida unica, magari giovane. Oggi il Pdl ha tre coordinatori e un solo contenitore. Si proceda a contrario: un solo segretario e tre anime visibili, in modo che sia una confederazione tra liberali, cattolici e destra.
Meglio una confederazione che lo sfascio. E su questa base rilanciare un grande progetto politico, culturale e civile, costruendo un’adeguata rete per articolarlo. E Berlusconi? Ora si concentri sul governo e sulle opere; poi può puntare, ma senza farsi illusioni, sul Quirinale (la vedo difficile); infine deciderà tra la presidenza del Pdl o ritirarsi a vita privata. Ma la sua fuoruscita sia compensata dalla garanzia che con il suo mandato politico finisce anche l’accanimento giudiziario.
E al Quirinale? Il candidato di partenza più credibile resta Letta. Ma in alto e in basso riaprite le iscrizioni. Dopo il super-leader ripartite da un’idea. (ilgiornale.it)
giovedì 9 giugno 2011
Intervista a Gabriele Albertini
Gabriele Albertini: Il Pdl? "Non ha né Popolo né Libertà"
Pubblicato da admin1 il martedì, giugno 07, 2011
MILANO - "Con l'ingresso di Tabacci, esponente di Api e personalità importante del triumvirato, la giunta Pisapia in qualche misura si orienta in una posizione non ancora definita in una sede politica. L'alleanza con la sinistra, non solo con la sinistra moderata, e con Sel e i partiti minori della sinistra estrema è un po' un'acrobazia per una linea moderata". L'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, commenta in un'intervista ad Affaritaliani.it, la nomina di Bruno Tabacci assessore al Bilancio nella squadra del neosindaco. Poi l'europarlamentare e presidente della Commissione Affari Esteri prende definitivamente le distanze dal Pdl e rivela il futuro di Letizia Moratti.
L'intervista
Come valuta la mossa di Pisapia di nominare Tabacci?
"E' molto significativa. Vedo uno schema da uno-due. Arriva Vendola che spara sull'abbraccio ai fratelli rom e musulmani ma Pisapia replica che, come dice un proverbio cinese, “bisogna avere due orecchie e una sola lingua per qualche motivo”. Quando si va in una città che non si conosce bisogna ascoltare il doppio di quanto si parli. Poi il neosindaco allarga la giunta a un'altra componente. Se Vendola è all'estrema sinistra, Tabacci sta all'estrema destra. E lo associa sulla base della sua linea civica, di sindaco di tutta la città come ha voluto precisare. Non ha detto di tutti i milanesi. C'è un'interpretazione in questa precisazione. Di tutti vuol dire di tutte le sue componenti, della civitas. Dei valori, della collettività, delle persone che sono nella legge, nella correttezza. Come diceva Clemenceau 'l'arte del buon governo è rendere la vita facile per i bravi cittadini e difficile per i delinquenti".
Quindi approva la scelta del neosindaco?
"Dal punto di vista di Pisapia è eccellente perché marca le distanze dalla sua possibile dipendenza nei confronti della componente estrema e movimentista, dei centri sociali. Prima mette a tacere Vendola poi chiama Tabacci. Mi ricorda Attali e Sarkozy. Il presidente francese che ha allargato la sua Amministrazione reclutando personalità del campo avverso".
Ovvero?
"Dal punto di vista della città è positivo perché dà un connotato civico a un'amministrazione che nasce come una componente politica ma che si profila civica. Tabacci è vicino al mondo della finanza cattolica, delle fondazioni bancarie. Dell'area che sta tra Giuseppe Guzzetti e Giovanni Bazoli".
Pisapia in questi primi passi sta dimostrando coraggio non cedendo alle "indicazioni" del Pd che vorrebbe Stefano Boeri vicesindaco?
"L'indipendenza non è solo quella di dire no a qualche indicazione sui nomi. I no più consistenti o i sì più significativi riguardano le scelte sulla città e per la città".
Nel Pdl ci sono acqua agitate. Quale consiglio si sente di dare?
"La malattia del partito è nel suo stesso nome a cui on corrisponde la sua realtà perchè non è Popolo e non c'è Libertà. E' singolare che nel popolo, che rappresenta il più largo concetto di partito, e della libertà, dove si può dibattere e parlare non ci sia né il popolo né la libertà perché non ci sono congressi, luoghi dove ci si può confrontare sulle scelte politiche, sulla strategia di governo, sull'elezione, e non la nomina, dei dirigenti".
Come vede la nomina di Alfano a segretario nazionale del Pdl?
"Alfano è un eccellente personaggio ma è un nominato e cooptato da cooptati. Il problema del Pdl è nella sua stessa ragione. E' nato per essere qualcosa che poi non è stato. A Napoli è stato eletto un magistrato d'assalto nella città della Camorra. A Milano ha vinto un avvocato paladino della legalità. Nel nostro partito la legalità non è considerata un valore poiché siamo tutti soggetti all'accanimento giudiziario, si dice. Ma in questo scenario si possono inserire delle responsabilità vere. E' indubbio che vi è una componente faziosa nella Magistratura, iattura del nostro Paese, ma c'è anche la corruzione e il malaffare, persone scorrette che sono nel nostro partito e occupano posizioni di governo, vedi il caso Cosentino".
Di chi è la colpa?
"Sono d'accordo con Fini che ha detto o questo partito lo cambiamo insieme oppure io ne faccio uno mio ed esco da questo scenario in cui non c'è legalità, meritocrazia, democrazia interna, ci sono nominati e non eletti, non si fanno congressi. E' una signoria dove non c'è la possibilità di selezionare un ceto che possa sopravvivere al carisma del leader. Se tutti sono nominati e nessuno viene eletto dalla base, alla fine succede quello che è accaduto a Milano. Che la base vota per gli altri".
Perché la Moratti ha perso?
"Ci sono quattro ragioni. Una è la crisi economica. Obama ha perso in America, Zapatero in Spagna, Sarkozy si è dovuto inventare il suo Iraq per contendere la spada crociata alla Le Pen e se non ci fosse stato il caso di Strauss Khan con ogni probabilità non sarebbe stato sicuramente rieletto. Poi c'è la prima della classe, la Merkel, che ha perso la maggioranza in Germania. E' stata impostata la campagna elettorale a Milano dalle Amministrative alle Governative. Un referendum sul governo vista la scarsa fiducia nel sindaco. Berlusconi ha detto 'ghe pensi mi'. Ma no ha giovato".
E poi?
"Legalità e meritocrazia sono valori che in Lombardia contano, l'aver propagandato delle forme di solidarietà, quali le manifestazioni davanti a Palazzo di Giustizia aggressive nei confronti dei giudici per compiacenza verso il premier non ha fatto piacere a chi crede nella legalità. Gli attacchi alla Magistratura, l'aver messo in lista una bella ragazza... Il ceto dirigente del partito e del governo ha fatto delle scelte che hanno allontano gli elettori, le donne, la componente cattolica, gli anziani. Poi c'è la scissione interna. Casini che se ne va e Fini che viene espulso. Ecco i 36mila voti dei 70mila che mancano alla Moratti. Abbiamo perso per strada delle alleanze per scelte che si stanno dimostrando perdenti. I voti che abbiamo perso perché sono andati ai centristi non sono stati rimpiazzati. La popolarità del sindaco non è mai stata alta. La Moratti è nata e vissuta nei privilegi, invidia e gelosia contano se non si trovano delle modalità di simpatia per attenuarli. Ma è sembrata una recita. Per non parare degli errori amministrativi. I milanesi hanno valutato i 5 anni non solo i 5 mesi di campagna elettorale. L'aver affidato la comunicazione a persone aggressive e negative non ha giovato al desiderio di moderazione".
E ora l'ex sindaco che cosa cosa deve fare?
"Non ha mai fatto la signora per bene che prende il tè e fa shopping".
Non mollerà?
"C'è un movimento che si sta configurando, si parla di Monti, Montezemolo, un Terzo Polo un po' più tecnocratico ed un po' più nordista che prende ciò che resta di quella componente del Pdl o dell'astensionismo che non si riconoscono in questo Centrodestra e neanche nella sinistra più o meno moderata. La Moratti ha i mezzi economici e ha notorietà".
Che cosa pensa dell'ipotesi Formigoni premier?
"O si gioca a scacchi o si va sul ring. Se si creano dei criteri di selezione del ceto dirigente sulla base delle relazioni con il vertice ci si circonda di pretoriani e di cortigiani e si perdono le legioni. Altro discorso è se si chiamano dei legionari: Formigoni dopo 20 anni di guida della Lombardia e di consenso vero non è mai stato un pretoriano; Verdini invece ha preso 2mila voti alle Regionali e oggi è uno dei massimi dirigenti del partito, influenzatore dell'Imperatore come pochi altri. Ma è un pretoriano, un cooptato, non un legionario eletto dalle legioni. Con questi criteri degli scacchi e non del pugilato Formigoni è uno scacchista che dà un più nobile significato al voto di popolo che non di corte. Se sai sceglie la box allora passa Verdini e chi fa parte della corte dell'Imperatore". (Affari Italiani - Mariela Golia)
Pubblicato da admin1 il martedì, giugno 07, 2011
MILANO - "Con l'ingresso di Tabacci, esponente di Api e personalità importante del triumvirato, la giunta Pisapia in qualche misura si orienta in una posizione non ancora definita in una sede politica. L'alleanza con la sinistra, non solo con la sinistra moderata, e con Sel e i partiti minori della sinistra estrema è un po' un'acrobazia per una linea moderata". L'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, commenta in un'intervista ad Affaritaliani.it, la nomina di Bruno Tabacci assessore al Bilancio nella squadra del neosindaco. Poi l'europarlamentare e presidente della Commissione Affari Esteri prende definitivamente le distanze dal Pdl e rivela il futuro di Letizia Moratti.
L'intervista
Come valuta la mossa di Pisapia di nominare Tabacci?
"E' molto significativa. Vedo uno schema da uno-due. Arriva Vendola che spara sull'abbraccio ai fratelli rom e musulmani ma Pisapia replica che, come dice un proverbio cinese, “bisogna avere due orecchie e una sola lingua per qualche motivo”. Quando si va in una città che non si conosce bisogna ascoltare il doppio di quanto si parli. Poi il neosindaco allarga la giunta a un'altra componente. Se Vendola è all'estrema sinistra, Tabacci sta all'estrema destra. E lo associa sulla base della sua linea civica, di sindaco di tutta la città come ha voluto precisare. Non ha detto di tutti i milanesi. C'è un'interpretazione in questa precisazione. Di tutti vuol dire di tutte le sue componenti, della civitas. Dei valori, della collettività, delle persone che sono nella legge, nella correttezza. Come diceva Clemenceau 'l'arte del buon governo è rendere la vita facile per i bravi cittadini e difficile per i delinquenti".
Quindi approva la scelta del neosindaco?
"Dal punto di vista di Pisapia è eccellente perché marca le distanze dalla sua possibile dipendenza nei confronti della componente estrema e movimentista, dei centri sociali. Prima mette a tacere Vendola poi chiama Tabacci. Mi ricorda Attali e Sarkozy. Il presidente francese che ha allargato la sua Amministrazione reclutando personalità del campo avverso".
Ovvero?
"Dal punto di vista della città è positivo perché dà un connotato civico a un'amministrazione che nasce come una componente politica ma che si profila civica. Tabacci è vicino al mondo della finanza cattolica, delle fondazioni bancarie. Dell'area che sta tra Giuseppe Guzzetti e Giovanni Bazoli".
Pisapia in questi primi passi sta dimostrando coraggio non cedendo alle "indicazioni" del Pd che vorrebbe Stefano Boeri vicesindaco?
"L'indipendenza non è solo quella di dire no a qualche indicazione sui nomi. I no più consistenti o i sì più significativi riguardano le scelte sulla città e per la città".
Nel Pdl ci sono acqua agitate. Quale consiglio si sente di dare?
"La malattia del partito è nel suo stesso nome a cui on corrisponde la sua realtà perchè non è Popolo e non c'è Libertà. E' singolare che nel popolo, che rappresenta il più largo concetto di partito, e della libertà, dove si può dibattere e parlare non ci sia né il popolo né la libertà perché non ci sono congressi, luoghi dove ci si può confrontare sulle scelte politiche, sulla strategia di governo, sull'elezione, e non la nomina, dei dirigenti".
Come vede la nomina di Alfano a segretario nazionale del Pdl?
"Alfano è un eccellente personaggio ma è un nominato e cooptato da cooptati. Il problema del Pdl è nella sua stessa ragione. E' nato per essere qualcosa che poi non è stato. A Napoli è stato eletto un magistrato d'assalto nella città della Camorra. A Milano ha vinto un avvocato paladino della legalità. Nel nostro partito la legalità non è considerata un valore poiché siamo tutti soggetti all'accanimento giudiziario, si dice. Ma in questo scenario si possono inserire delle responsabilità vere. E' indubbio che vi è una componente faziosa nella Magistratura, iattura del nostro Paese, ma c'è anche la corruzione e il malaffare, persone scorrette che sono nel nostro partito e occupano posizioni di governo, vedi il caso Cosentino".
Di chi è la colpa?
"Sono d'accordo con Fini che ha detto o questo partito lo cambiamo insieme oppure io ne faccio uno mio ed esco da questo scenario in cui non c'è legalità, meritocrazia, democrazia interna, ci sono nominati e non eletti, non si fanno congressi. E' una signoria dove non c'è la possibilità di selezionare un ceto che possa sopravvivere al carisma del leader. Se tutti sono nominati e nessuno viene eletto dalla base, alla fine succede quello che è accaduto a Milano. Che la base vota per gli altri".
Perché la Moratti ha perso?
"Ci sono quattro ragioni. Una è la crisi economica. Obama ha perso in America, Zapatero in Spagna, Sarkozy si è dovuto inventare il suo Iraq per contendere la spada crociata alla Le Pen e se non ci fosse stato il caso di Strauss Khan con ogni probabilità non sarebbe stato sicuramente rieletto. Poi c'è la prima della classe, la Merkel, che ha perso la maggioranza in Germania. E' stata impostata la campagna elettorale a Milano dalle Amministrative alle Governative. Un referendum sul governo vista la scarsa fiducia nel sindaco. Berlusconi ha detto 'ghe pensi mi'. Ma no ha giovato".
E poi?
"Legalità e meritocrazia sono valori che in Lombardia contano, l'aver propagandato delle forme di solidarietà, quali le manifestazioni davanti a Palazzo di Giustizia aggressive nei confronti dei giudici per compiacenza verso il premier non ha fatto piacere a chi crede nella legalità. Gli attacchi alla Magistratura, l'aver messo in lista una bella ragazza... Il ceto dirigente del partito e del governo ha fatto delle scelte che hanno allontano gli elettori, le donne, la componente cattolica, gli anziani. Poi c'è la scissione interna. Casini che se ne va e Fini che viene espulso. Ecco i 36mila voti dei 70mila che mancano alla Moratti. Abbiamo perso per strada delle alleanze per scelte che si stanno dimostrando perdenti. I voti che abbiamo perso perché sono andati ai centristi non sono stati rimpiazzati. La popolarità del sindaco non è mai stata alta. La Moratti è nata e vissuta nei privilegi, invidia e gelosia contano se non si trovano delle modalità di simpatia per attenuarli. Ma è sembrata una recita. Per non parare degli errori amministrativi. I milanesi hanno valutato i 5 anni non solo i 5 mesi di campagna elettorale. L'aver affidato la comunicazione a persone aggressive e negative non ha giovato al desiderio di moderazione".
E ora l'ex sindaco che cosa cosa deve fare?
"Non ha mai fatto la signora per bene che prende il tè e fa shopping".
Non mollerà?
"C'è un movimento che si sta configurando, si parla di Monti, Montezemolo, un Terzo Polo un po' più tecnocratico ed un po' più nordista che prende ciò che resta di quella componente del Pdl o dell'astensionismo che non si riconoscono in questo Centrodestra e neanche nella sinistra più o meno moderata. La Moratti ha i mezzi economici e ha notorietà".
Che cosa pensa dell'ipotesi Formigoni premier?
"O si gioca a scacchi o si va sul ring. Se si creano dei criteri di selezione del ceto dirigente sulla base delle relazioni con il vertice ci si circonda di pretoriani e di cortigiani e si perdono le legioni. Altro discorso è se si chiamano dei legionari: Formigoni dopo 20 anni di guida della Lombardia e di consenso vero non è mai stato un pretoriano; Verdini invece ha preso 2mila voti alle Regionali e oggi è uno dei massimi dirigenti del partito, influenzatore dell'Imperatore come pochi altri. Ma è un pretoriano, un cooptato, non un legionario eletto dalle legioni. Con questi criteri degli scacchi e non del pugilato Formigoni è uno scacchista che dà un più nobile significato al voto di popolo che non di corte. Se sai sceglie la box allora passa Verdini e chi fa parte della corte dell'Imperatore". (Affari Italiani - Mariela Golia)
Roberto Jonghi Lavarini: protagonisti del cambiamento!
Milano, Jonghi (Destra per Milano7Pdl): protagonisti del cambiamento
Pubblicato da admin1 il giovedì, giugno 09, 2011
MILANO - I congressi (locali e nazionale del PDL) e le elezioni primarie per la scelta dei candidati del centro-destra sono un segnale di rinnovamento, importante ma assolutamente non sufficiente. Il Popolo della Libertà e la coalizione hanno bisogno di altri e nuovi strumenti di partecipazione che garantiscano veramente più trasparenza, meritocrazia ed alternanza-turnazione nella selezione della classe dirigente, vietando la pessima abitudine italiana del cumulo di cariche e mandati.
Per essere più chiaro, farò degli esempi concreti. Non me ne vogliate se mi riferirò ancora alla destra milanese ed a Ignazio La Russa, non si tratta affatto dei soli casi, tantomeno dei peggiori, ma di un malcostume assai diffuso ed assolutamente trasversale a tutti gli schieramenti e partiti politici. Semplicemente, io mi riferisco e parlo solo di cose che ben conosco, quindi, dei vizi e delle storture della mia parte politica. Sappiate anche che non ne parlo con invidia o particolare acrimonia, anche se ne avrei valide ragioni, ma, al contrario, come mio costume, con disinteressato affetto, politico e personale.
Di Milano, ad esempio, sono due Senatori del PDL, Antonino Caruso e Pierfrancesco Gamba, entrambi avvocati e galantuomini, provenienti da Alleanza Nazionale, che svolgono bene il loro ruolo tecnico-parlamentare. Il problema è che questi sono stati nominati (eletti in collegi prima ed in liste bloccate poi) da Ignazio La Russa e riconfermati da più legislature, senza avere alcun consenso politico reale, senza essere minimamente presenti sul territorio e, persino, senza mai partecipare alle iniziative e campagne elettorali del partito. Ma quando mai dimostreranno il loro consenso, andando a raccogliere preferenze? Ma quando mai saranno “pensionati” per lasciare il posto ad altri, perlomeno, altrettanto meritevoli?
Le liste bloccate hanno creato una specie di nuovo sistema feudale, una casta intoccabile di deputati e senatori “a vita”, che, non avendo alcun consenso (spesso nemmeno meriti e capacità), dipendono totalmente da chi li ha inseriti-miracolati. Si tratta del peggiore sistema partitocratico dove comandano e decidono solo le segreterie e le correnti. E’ un tappo che bisogna togliere, ridando il potere di scelta ai cittadini, alle associazioni, al territorio. Per questo è assolutamente necessario reintrodurre il sistema delle preferenze anche alle elezioni politiche, per responsabilizzare gli eletti, per farli lavorare di più, per il partito, sul territorio e nella società. Ho citato due amici di AN ma potrei fare ben altri esempi di “nullità politiche”, in quota alla ex Forza Italia, alle quali è state regalata una poltrona in parlamento o in regione: il caso della avvenente consigliera regionale Nicole Minetti, purtroppo, non è affatto isolato!
Altra riflessione che pongo alla Vostra attenzione è quella sui costi della politica in generale e delle campagne elettorali in particolare. Se un consigliere comunale di Milano guadagna 2mila euro ed un'assessore 3milano, perchè un candidato spende trecentomila euro per essere eletto? In che modo recupererà il suo investimento? E cosa vorrano in cambio gli imprenditori che lo hanno sponsorizzato? Quella di Milano è stata una campagna elettorale costosissima che, in un momento di profonda crisi economica e sociale, ha decisamente infastidito al popolo elettore. Inoltre, un conto è la baronessa petroliera Letizia Arnaboldi Brichetto Moratti che è milionaria e che spende soldi suoi ma certi candidati, burattini e marionette in mano di altri, hanno preso un terzo dei voti della gente che hanno invitato a cena. Anche in questo caso, il PDL deve darsi un codice etico e dei regolamenti interni precisi come fanno, giustamente, i candidati della Lega Nord e del Partito Democratico.
Unici riferimenti validi rimasti alla destra milanese, a mio vedere, sono il Sen. Alfredo Mantica (Sottosegretario agli Esteri) e l'On. Massimo Corsaro (vice Capogruppo alla Camera dei Deputati) ma, anche loro, dovranno meritarsi il nostro sostegno ed il nostro consenso, dimostrarci, e in fretta, la loro reale affidabilità politica, passando, finalmente, "dal pensiero alle azioni", dalle buone intenzioni alle iniziative concrete. Altrimenti, ripeto ancora una volta, al di là della comune passata militanza nel MSI ed in AN, ci riterremo definitivamente liberi di fare Politica a 360°, trovandoci altri riferimenti all'interno del PDL e del centro-destra: le rendite di posizione sono finite per tutti! I pifferai magici non incantano più nessuno, basta deleghe in bianco ed automatismi ideologici: noi vogliamo essere protagonisti diretti della buona Politica contro la partitocrazia, in prima fila per il cambiamento del sistema!
Roberto Jonghi Lavarini
Pubblicato da admin1 il giovedì, giugno 09, 2011
MILANO - I congressi (locali e nazionale del PDL) e le elezioni primarie per la scelta dei candidati del centro-destra sono un segnale di rinnovamento, importante ma assolutamente non sufficiente. Il Popolo della Libertà e la coalizione hanno bisogno di altri e nuovi strumenti di partecipazione che garantiscano veramente più trasparenza, meritocrazia ed alternanza-turnazione nella selezione della classe dirigente, vietando la pessima abitudine italiana del cumulo di cariche e mandati.
Per essere più chiaro, farò degli esempi concreti. Non me ne vogliate se mi riferirò ancora alla destra milanese ed a Ignazio La Russa, non si tratta affatto dei soli casi, tantomeno dei peggiori, ma di un malcostume assai diffuso ed assolutamente trasversale a tutti gli schieramenti e partiti politici. Semplicemente, io mi riferisco e parlo solo di cose che ben conosco, quindi, dei vizi e delle storture della mia parte politica. Sappiate anche che non ne parlo con invidia o particolare acrimonia, anche se ne avrei valide ragioni, ma, al contrario, come mio costume, con disinteressato affetto, politico e personale.
Di Milano, ad esempio, sono due Senatori del PDL, Antonino Caruso e Pierfrancesco Gamba, entrambi avvocati e galantuomini, provenienti da Alleanza Nazionale, che svolgono bene il loro ruolo tecnico-parlamentare. Il problema è che questi sono stati nominati (eletti in collegi prima ed in liste bloccate poi) da Ignazio La Russa e riconfermati da più legislature, senza avere alcun consenso politico reale, senza essere minimamente presenti sul territorio e, persino, senza mai partecipare alle iniziative e campagne elettorali del partito. Ma quando mai dimostreranno il loro consenso, andando a raccogliere preferenze? Ma quando mai saranno “pensionati” per lasciare il posto ad altri, perlomeno, altrettanto meritevoli?
Le liste bloccate hanno creato una specie di nuovo sistema feudale, una casta intoccabile di deputati e senatori “a vita”, che, non avendo alcun consenso (spesso nemmeno meriti e capacità), dipendono totalmente da chi li ha inseriti-miracolati. Si tratta del peggiore sistema partitocratico dove comandano e decidono solo le segreterie e le correnti. E’ un tappo che bisogna togliere, ridando il potere di scelta ai cittadini, alle associazioni, al territorio. Per questo è assolutamente necessario reintrodurre il sistema delle preferenze anche alle elezioni politiche, per responsabilizzare gli eletti, per farli lavorare di più, per il partito, sul territorio e nella società. Ho citato due amici di AN ma potrei fare ben altri esempi di “nullità politiche”, in quota alla ex Forza Italia, alle quali è state regalata una poltrona in parlamento o in regione: il caso della avvenente consigliera regionale Nicole Minetti, purtroppo, non è affatto isolato!
Altra riflessione che pongo alla Vostra attenzione è quella sui costi della politica in generale e delle campagne elettorali in particolare. Se un consigliere comunale di Milano guadagna 2mila euro ed un'assessore 3milano, perchè un candidato spende trecentomila euro per essere eletto? In che modo recupererà il suo investimento? E cosa vorrano in cambio gli imprenditori che lo hanno sponsorizzato? Quella di Milano è stata una campagna elettorale costosissima che, in un momento di profonda crisi economica e sociale, ha decisamente infastidito al popolo elettore. Inoltre, un conto è la baronessa petroliera Letizia Arnaboldi Brichetto Moratti che è milionaria e che spende soldi suoi ma certi candidati, burattini e marionette in mano di altri, hanno preso un terzo dei voti della gente che hanno invitato a cena. Anche in questo caso, il PDL deve darsi un codice etico e dei regolamenti interni precisi come fanno, giustamente, i candidati della Lega Nord e del Partito Democratico.
Unici riferimenti validi rimasti alla destra milanese, a mio vedere, sono il Sen. Alfredo Mantica (Sottosegretario agli Esteri) e l'On. Massimo Corsaro (vice Capogruppo alla Camera dei Deputati) ma, anche loro, dovranno meritarsi il nostro sostegno ed il nostro consenso, dimostrarci, e in fretta, la loro reale affidabilità politica, passando, finalmente, "dal pensiero alle azioni", dalle buone intenzioni alle iniziative concrete. Altrimenti, ripeto ancora una volta, al di là della comune passata militanza nel MSI ed in AN, ci riterremo definitivamente liberi di fare Politica a 360°, trovandoci altri riferimenti all'interno del PDL e del centro-destra: le rendite di posizione sono finite per tutti! I pifferai magici non incantano più nessuno, basta deleghe in bianco ed automatismi ideologici: noi vogliamo essere protagonisti diretti della buona Politica contro la partitocrazia, in prima fila per il cambiamento del sistema!
Roberto Jonghi Lavarini
Destra e PDL: l'opinione di Umberto Massimino
Caro Roberto,
Complimenti per l’organizzazione della serata di mercoledì che credo sia stata veramente costruttiva con interventi appassionati di uomini e donne di Destra che non vogliono arrendersi,
Io per ovvi e giustificati motivi di tempo non ho potuto esprimere le mie idee in modo completo e forse da qualcuno potrò essere stato frainteso. Cerco ora di farlo in modo ragionato sperando di dare un contributo alla discussione che nel nostro ambiente è oggi più che mai indispensabile fare.
La mia perplessità sul successo di una battaglia di Destra all’interno del PDL nasce da diverse considerazioni.
Innanzi tutto dagli attuali rapporti di forza all’interno del vostro Partito.
Fini subito dopo il “predellino” disse che eravamo arrivati alle “comiche finali”. Poi ci ha ripensato paventando un drastico ridimensionamento di AN alle imminenti elezioni politiche e ha deciso, come sempre unilateralmente senza alcun dibattito interno e organizzando alla fine un congresso farsa che metteva tutti di fronte al fatto compiuto, di fare confluire AN nel nuovo soggetto politico. Forse ingolosito dalla generosa offerta di Berlusconi del 30% di parlamentari agli uomini di AN.
Tuttavia nelle ultime tornate elettorali la componente di ex AN nei Comuni, Province, Regioni e in Europa si è progressivamente indebolita.
Se la Destra nel PDL pur con il 30% degli attuali deputati e senatori tuttora in carica non è riuscita a dare una forte linea di Destra al Partito penso che sia molto difficile che ci riesca ora con una componente minoritaria, seppure attiva e meglio organizzata. Componente che inoltre ha subito negli ultimi anni una flessione con l’abbandono di alcune frange per FLI, per La Destra e per altre formazioni politiche e ha contato perdite di pedine importanti nei Comuni, nelle Regioni e nel Parlamento Europeo.
Una componente in un Partito può decidere la linea politica se è maggioritaria o è comunque molto forte e coesa. Se non lo è e il Partito va per un’altra strada, non gli rimane che uscirne o accettare la linea della maggioranza. Questa lapalissiana verità fa capire l’errore madornale fatto da Fini nel non mantenere in vita un Partito organizzato e con una tradizione e un radicamento nel territorio da oltre mezzo secolo. Avrebbe potuto aderire semplicemente alla Coalizione come fatto furbescamente dalla Lega, errore che dà la misura della pochezza politica di Fini che non è certo un leader.
Tornando a noi bisogna inoltre rilevare che non tutti nella componente ex AN del PDL la pensano nello stesso modo. Stimo e rispetto moltissimi camerati che hanno scelto di militare nel PDL nelle seconde e terze file, ma esiste una prima fila che forse nemmeno più si considera di destra, dotata ancora di un forte potere che cercherà di difendere le proprie posizioni e privilegi.
Il decalogo di proposte che hai stilato è ragionevole e condivisibile, ma evidentemente va contro
i privilegi delle prime file.
Se tra qualche mese il PDL accoglierà concretamente e senza escamotage di facciata il 30% delle vostre proposte sarà già un grosso successo. Altrimenti se sopravvive senza una reale e necessaria ristrutturazione è destinato a governare con una navigazione a vista perdendo ulteriori consensi, con il rischio di dare la maggioranza alle sinistre alle ormai vicine elezioni politiche.
Ci vorrebbe quindi un colpo d’ala con un radicale cambiamento del PDL ma ciò non può avvenire con l’attuale dirigenza e soprattutto con un padre-padrone del Partito come è Berlusconi.
B. per salvare il Partito che ha creato dovrebbe farsi da parte, pur con l’onore delle armi per quanto fatto di positivo in questi anni, accontentandosi di una qualche carica onorifica.
Conoscendo B. credi che ciò sia veramente possibile? I primi passi di rinnovamento, malgrado le apparenze, non fanno intravedere questa possibilità. La nomina di Alfano, che è un giovane politico molto valido e preparato, è positiva ma dalla sua intervista al Corriere viene escluso un minor coinvolgimento di B. che sarà leader ancora alle prossime elezioni ed inoltre il mantenimento della triade dei chiacchierati coordinatori non va nella direzione di un effettivo cambiamento.
E veniamo al conflitto di B. con la magistratura. Sono arciconvinto che la Boccassini è una “compagna”, che molte toghe sono “rosse” , che tutte loro e i giornalisti di sinistra godono a mettere Silvio in croce. Ma converrai che B. in tutte queste ultime vicende ci ha messo molto di suo.
Non credo che in un processo sia facile dimostrare l’accusa di prostituzione minorile mossa a B, ma valutiamo l’accusa di concussione. La sua difesa sostiene che il Cavaliere era convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Se così fosse la telefonata in questura era motivata da interessi di carattere nazionale e quindi il Primo Ministro l’avrebbe fatta nell’esercizio delle sue funzioni istituzionali, ergo l’accusa di concussione risulterebbe infondata.
A prescindere che nessuno in Italia e nel mondo crede a questa versione, a prescindere che B. fa affidare la creduta nipote minorenne di un importante capo di stato africano alla Minetti che invece di tenersela con se sotto la sua responsabilità dopo un’ora la rifila ad una prostituta brasiliana sua amica, che figura ci farebbe B. se con una eventuale assoluzione venisse dimostrato che ha creduto alle balle di una baldracchetta marocchina senza minimamente informarsi?
B. è il Capo del Governo italiano, può disporre di tutti gli organi di indagine, dalle varie Polizie ai Consolati, dalle Ambasciate fino ai Servizi Segreti ecc. E’ ammesso che ci credesse, avrebbe dovuto subito prenderne le distanze anche per evitare un eventuale incidente diplomatico. Nell’inventarsi una storia era meglio oltretutto crearne una più credibile, che ne so….che aveva appena appreso dai Servizi Segreti che i terroristi di Al Quaeda aspettavano una occasione quale la carcerazione di una giovane mussulmana per far scoppiare chissà quale casino in Italia. I Servizi sono appunto segreti e quindi nessuno avrebbe chiesto a loro smentite o conferme. E B. forse non avrebbe oggi altri due processi sul groppone.
La vicenda sarebbe anche comica se fosse capitata ad un nostro amico molto giovane. Ma diventa quasi tragica se capita al capo del nostro Governo e non ci si può scandalizzare se i media italiani e di tutto il mondo la cavalcano alla grande.
Non è questione di moralismo o peggio di invidia. A tutti noi le belle donne sono sempre piaciute. Piacevano molto anche a Benito. Ma Lui “dopo” non le nominava deputato, sottosegretario o consigliere regionale né regalava auto o appartamenti. Forse solo con Claretta si è sinceramente innamorato e da lei è stato contraccambiato dal momento che lo ha seguito fino alla morte. Credo che le signorine del bunga-bunga non siano disponibili all’estremo sacrificio ( gli altri loro “sacrifici” sono più abituali che estremi), almeno da quanto si evince dalle numerose telefonate intercettate.
Oggi purtroppo B. su questo fronte non è difendibile. All’estero per molto meno si dimettono e all’estero si meravigliano che da noi ciò non sia già accaduto
Penso che nel PDL molti non si siano ancora resi conto della situazione politica che si è venuta a creare con le recenti elezioni amministrative. E’ vero che si tratta di elezioni locali che hanno visto coinvolto solo una parte del corpo elettorale. Ma sperare che il combattente B. riprenda in breve in mano la situazione e sbaragli alle prossime elezioni politiche le Sinistre è del tutto irrealistico.
A Milano un anno fa per le regionali PDL e Lega avevano il 58% dei consensi. Quest’anno dopo la batosta del primo turno si sperava che il segnale di scontento degli elettori del centrodestra fosse un campanello d’allarme e che poi al ballottaggio avrebbero votato per la Moratti, come avviene in democrazie più mature come quella francese.
E’ successo invece che il divario a favore di Pisapia è notevolmente aumentato al secondo turno. Risultato anche peggiore a Napoli dove il PDL avrebbe dovuto vincere con almeno il 70% dei voti dopo la fallimentare gestione della Iervolino e al ballottaggio contro un inesperto De Magistris ha preso solo la metà dei suoi voti. E così in molte altre città.
A Milano non getterei la croce sulla Moratti e sui suoi limiti. Pur con questi limiti alle precedenti comunali era passata al primo turno. La gaffe nel confronto diretto su Sky non appartiene al suo stile e non è certamente farina del suo sacco, tanto che B. il giorno dopo si è complimentato dicendo: “Brava Letizia, finalmente hai tirato fuori gli artigli!”
Berlusconi che era sceso personalmente in campo ha preso la metà delle preferenze che aveva avuto alle precedenti elezioni, di gran lunga inferiori al traguardo che si era prefissato come plebiscito personale sulla sua persona. Nemmeno si può imputare alla Lega un suo scarso impegno. Anche la Lega ha perso molto, circa 5 punti in percentuale ed ora è all’opposizione mentre, nel caso di una vittoria del centrodestra avrebbe sicuramente ottenuto l’agognato scranno di Vice Sindaco.
Che cosa è successo? E’ successo che il vento è cambiato, che tanti elettori, anche del centrodestra sono stufi di bunga-bunga, delle risse ai dibattiti televisivi, dell’imbarbarimento dello scontro politico, degli attacchi sul piano personale e non sulle idee come dovrebbe essere in un normale paese civile e non del terzo mondo. E su ciò il centrodestra ha fatto la sua buona parte, attacchi demonizzanti sui giornali con bufale destinate ad essere smentite ma che lasciano il segno, vedi il caso del direttore dell’Avvenire, che oltretutto trattandosi dell’organo dei Vescovi italiani non può avere lasciato indifferenti gli elettori cattolici che in Italia sono tuttora una considerevole forza elettorale, come conferma il disagio manifestato più volte pubblicamente dalle gerarchie ecclesiastiche.
Inoltre il centrodestra viene contestato non tanto per quello che ha fatto ma per quello che avrebbe potuto e dovuto fare, soprattutto in questa legislatura, ormai passata per tre quinti, forte della più grande maggioranza mai vista nel parlamento italiano.
Un altro tema importante per gli elettori della nostra area è quello che ho accennato nel mio intervento di mercoledì scorso quando ho affermato che la”anomalia Berlusconi” è un problema anche per noi di Destra.
L’azione di B. è stata per noi dannosa per due motivi.
Il primo e stata l’identificazione di B e di tutto il centrodestra come un movimento autenticamente di Destra, direi quasi fascista.
Le sinistre in malafede il più delle volte parlano di Destra e non di centrodestra, definendo la politica e gli errori del centrodestra come tipici della Destra tout-court. Fanno spesso capziosi paragoni tra B. e Mussolini approfittando di alcuni atteggiamenti autoritari e “duceschi” di B.
Io che credo nella Destra sociale e nelle numerose riforme, quelle sì veramente epocali, e nelle opere portate a termine a tempo di record nel vituperato ventennio, non mi riconosco né negli atteggiamenti di B. né nelle promesse sparse a piene mani in tutti questi lunghi anni e rimaste per lo più lettera morta.
Per me B. non è di destra, non lo è la maggioranza del PDL, non lo è Bossi, non lo è la Lega che solo qualche giorno fa tramite un suo alto dirigente, credo Salvini, ha solennemente dichiarato: “La Lega non è di destra e non morirà berlusconiana”
Il secondo danno che il centrodestra ci ha fatto è quello di non avere saputo o voluto portare a termine un processo di revisionismo storico che è indispensabile per fare ripartire di slancio l’Italia del terzo millennio infondendo un comune sentire di identità a tutti gli italiani.
Questo non è un astratto argomento filosofico né affermo quanto sopra detto per spirito di revanscismo o di vendetta. Una nazione che a 70 anni di distanza da una sanguinosa guerra civile, ogni 25 aprile esalta la parte vincente definendo tutti i buoni da una parte e tutti i cattivi dall’altra, perpetua e fomenta l’odio e la divisione delle coscienze dei suoi cittadini.
Qualcosa il centrodestra ha fatto, ma poco e in modo troppo timido. Forse nella direzione da me auspicata hanno fatto di più l’antifascista Pansa con i suoi libri e il “fasciocomunista” Pennacchi con il “Canale Mussolini”.
Mercoledì Porciani ha denunciato il caso di un suo assistito portato in tribunale per avere citato, non mi ricordo bene, una canzone o uno scritto dell’epoca fascista.
Purtroppo vige tuttora la famigerata legge Scelba n. 645 del20 giugno 1952 (quasi sessanta anni fa!) che sancisce tra l’altro il “reato” di apologia del Fascismo. Alla fine dell’articolo 10 di tale legge viene precisato: “E’ fatto obbligo chiunque spetti di osservarla e farla osservare”
Fintanto esiste questa legge è inutile prendersela con i funzionari di Polizia o i magistrati che sono obbligati a fare osservare la legge Scelba tuttora vigente.
Era così difficile in tanti anni di governi di centrodestra fare abrogare, non dico la disposizione XII della Costituzione che essendo transitoria dovrebbe prima o poi essere abrogata, ma almeno la Legge Scelba?
Cosa fare nel desolante scenario politico attuale per ridare vigore alle idee di Destra?
Mi sembra che oggi la tesi dominante della componente di destra del PDL sia quella di riorganizzare e potenziare la propria componente chiamando a raccolta quanti si dichiarano di destra e non sono attualmente iscritti al Partito.
Tante di queste persone hanno abbandonato da tempo AN e il PDL perchè non ne condividevano la gestione, altri non si sono mai iscritti per gli stessi motivi, nemmeno nei momenti della massima forza dei sunnominati Partiti. Dubito che nella situazione attuale del PDL le persone sopra descritte rispondano alla chiamata.
Teoricamente è possibile conquistare un Partito dall’interno. Se il PDL inaugura una nuova stagione di responsabili eletti dalla maggioranza degli iscritti, chi detiene questa maggioranza può conquistare il Partito.
In pratica non è così facile nel PDL. Chi detiene il bastone di comando, alle eventuali elezioni di congressi comunali, provinciali, regionali e di altre forme come le primarie, farà affluire le sue truppe cammellate per vanificare una egemonia dei puri di destra.
Chi tra noi ha vissuto l’esperienza di AN si ricorderà dei Congressi locali che fissavano i delegati al Congresso Nazionale di Bologna. Si ricorderà quindi la diabolica abilità di Ignazio nel bloccare sul nascere le velleità di chi voleva scalzare il suo potere in Lombardia.
Ciò si ripeterà in eventuali elezioni interne del PDL dove vi saranno non un Ignazio ma almeno dieci Ignazi non di destra , referenti di CL, CDO, varie correnti ex FI e potentati locali.
Con ciò non dico alla componente di destra di non rinforzare la propria presenza all’interno del PDL ma di pensare al dopo Berlusconi e anche al dopo PDL, che potrà avvenire tra un mese, tra sei mesi, tra un anno o due o anche più perché comunque una stagione politica è ormai tramontata.
In parallelo si dovrebbe creare un tavolo di lavoro permanente con tutte le forze di destra presenti nel nostro panorama politico, anche se ancora molto frazionate, collaborando con esse con iniziative comuni. Si genererebbe così una sinergia che consente anche con mezzi ridotti di informare i cittadini che la Destra è una forza viva e presente, sganciata dai giochi politici di casta e sensibile ai problemi della Società odierna.
Esiste una moltitudine di associazioni culturali, politiche, ambientalistiche, di volontariato, di espressione della società civile che sono vicine alle nostre idee ma operano isolate.
Collegandosi ad esse, coinvolgendo militanti e dirigenti dei partiti minori come La Destra, Fiamma Tricolore, Forza Nuova ed altri, escludendo evidentemente le frange più estremistiche, ci si può preparare al dopo.
L’Italia ha bisogno della Destra che rappresenta tuttora una buona parte dell’opinione pubblica.
Sta a noi, alla nostra intelligenza, al nostro impegno, al nostro amore per l’Italia dare una sponda a cui approdare a tanti nostri concittadini
Umberto Massimino
7/06/2011
Complimenti per l’organizzazione della serata di mercoledì che credo sia stata veramente costruttiva con interventi appassionati di uomini e donne di Destra che non vogliono arrendersi,
Io per ovvi e giustificati motivi di tempo non ho potuto esprimere le mie idee in modo completo e forse da qualcuno potrò essere stato frainteso. Cerco ora di farlo in modo ragionato sperando di dare un contributo alla discussione che nel nostro ambiente è oggi più che mai indispensabile fare.
La mia perplessità sul successo di una battaglia di Destra all’interno del PDL nasce da diverse considerazioni.
Innanzi tutto dagli attuali rapporti di forza all’interno del vostro Partito.
Fini subito dopo il “predellino” disse che eravamo arrivati alle “comiche finali”. Poi ci ha ripensato paventando un drastico ridimensionamento di AN alle imminenti elezioni politiche e ha deciso, come sempre unilateralmente senza alcun dibattito interno e organizzando alla fine un congresso farsa che metteva tutti di fronte al fatto compiuto, di fare confluire AN nel nuovo soggetto politico. Forse ingolosito dalla generosa offerta di Berlusconi del 30% di parlamentari agli uomini di AN.
Tuttavia nelle ultime tornate elettorali la componente di ex AN nei Comuni, Province, Regioni e in Europa si è progressivamente indebolita.
Se la Destra nel PDL pur con il 30% degli attuali deputati e senatori tuttora in carica non è riuscita a dare una forte linea di Destra al Partito penso che sia molto difficile che ci riesca ora con una componente minoritaria, seppure attiva e meglio organizzata. Componente che inoltre ha subito negli ultimi anni una flessione con l’abbandono di alcune frange per FLI, per La Destra e per altre formazioni politiche e ha contato perdite di pedine importanti nei Comuni, nelle Regioni e nel Parlamento Europeo.
Una componente in un Partito può decidere la linea politica se è maggioritaria o è comunque molto forte e coesa. Se non lo è e il Partito va per un’altra strada, non gli rimane che uscirne o accettare la linea della maggioranza. Questa lapalissiana verità fa capire l’errore madornale fatto da Fini nel non mantenere in vita un Partito organizzato e con una tradizione e un radicamento nel territorio da oltre mezzo secolo. Avrebbe potuto aderire semplicemente alla Coalizione come fatto furbescamente dalla Lega, errore che dà la misura della pochezza politica di Fini che non è certo un leader.
Tornando a noi bisogna inoltre rilevare che non tutti nella componente ex AN del PDL la pensano nello stesso modo. Stimo e rispetto moltissimi camerati che hanno scelto di militare nel PDL nelle seconde e terze file, ma esiste una prima fila che forse nemmeno più si considera di destra, dotata ancora di un forte potere che cercherà di difendere le proprie posizioni e privilegi.
Il decalogo di proposte che hai stilato è ragionevole e condivisibile, ma evidentemente va contro
i privilegi delle prime file.
Se tra qualche mese il PDL accoglierà concretamente e senza escamotage di facciata il 30% delle vostre proposte sarà già un grosso successo. Altrimenti se sopravvive senza una reale e necessaria ristrutturazione è destinato a governare con una navigazione a vista perdendo ulteriori consensi, con il rischio di dare la maggioranza alle sinistre alle ormai vicine elezioni politiche.
Ci vorrebbe quindi un colpo d’ala con un radicale cambiamento del PDL ma ciò non può avvenire con l’attuale dirigenza e soprattutto con un padre-padrone del Partito come è Berlusconi.
B. per salvare il Partito che ha creato dovrebbe farsi da parte, pur con l’onore delle armi per quanto fatto di positivo in questi anni, accontentandosi di una qualche carica onorifica.
Conoscendo B. credi che ciò sia veramente possibile? I primi passi di rinnovamento, malgrado le apparenze, non fanno intravedere questa possibilità. La nomina di Alfano, che è un giovane politico molto valido e preparato, è positiva ma dalla sua intervista al Corriere viene escluso un minor coinvolgimento di B. che sarà leader ancora alle prossime elezioni ed inoltre il mantenimento della triade dei chiacchierati coordinatori non va nella direzione di un effettivo cambiamento.
E veniamo al conflitto di B. con la magistratura. Sono arciconvinto che la Boccassini è una “compagna”, che molte toghe sono “rosse” , che tutte loro e i giornalisti di sinistra godono a mettere Silvio in croce. Ma converrai che B. in tutte queste ultime vicende ci ha messo molto di suo.
Non credo che in un processo sia facile dimostrare l’accusa di prostituzione minorile mossa a B, ma valutiamo l’accusa di concussione. La sua difesa sostiene che il Cavaliere era convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Se così fosse la telefonata in questura era motivata da interessi di carattere nazionale e quindi il Primo Ministro l’avrebbe fatta nell’esercizio delle sue funzioni istituzionali, ergo l’accusa di concussione risulterebbe infondata.
A prescindere che nessuno in Italia e nel mondo crede a questa versione, a prescindere che B. fa affidare la creduta nipote minorenne di un importante capo di stato africano alla Minetti che invece di tenersela con se sotto la sua responsabilità dopo un’ora la rifila ad una prostituta brasiliana sua amica, che figura ci farebbe B. se con una eventuale assoluzione venisse dimostrato che ha creduto alle balle di una baldracchetta marocchina senza minimamente informarsi?
B. è il Capo del Governo italiano, può disporre di tutti gli organi di indagine, dalle varie Polizie ai Consolati, dalle Ambasciate fino ai Servizi Segreti ecc. E’ ammesso che ci credesse, avrebbe dovuto subito prenderne le distanze anche per evitare un eventuale incidente diplomatico. Nell’inventarsi una storia era meglio oltretutto crearne una più credibile, che ne so….che aveva appena appreso dai Servizi Segreti che i terroristi di Al Quaeda aspettavano una occasione quale la carcerazione di una giovane mussulmana per far scoppiare chissà quale casino in Italia. I Servizi sono appunto segreti e quindi nessuno avrebbe chiesto a loro smentite o conferme. E B. forse non avrebbe oggi altri due processi sul groppone.
La vicenda sarebbe anche comica se fosse capitata ad un nostro amico molto giovane. Ma diventa quasi tragica se capita al capo del nostro Governo e non ci si può scandalizzare se i media italiani e di tutto il mondo la cavalcano alla grande.
Non è questione di moralismo o peggio di invidia. A tutti noi le belle donne sono sempre piaciute. Piacevano molto anche a Benito. Ma Lui “dopo” non le nominava deputato, sottosegretario o consigliere regionale né regalava auto o appartamenti. Forse solo con Claretta si è sinceramente innamorato e da lei è stato contraccambiato dal momento che lo ha seguito fino alla morte. Credo che le signorine del bunga-bunga non siano disponibili all’estremo sacrificio ( gli altri loro “sacrifici” sono più abituali che estremi), almeno da quanto si evince dalle numerose telefonate intercettate.
Oggi purtroppo B. su questo fronte non è difendibile. All’estero per molto meno si dimettono e all’estero si meravigliano che da noi ciò non sia già accaduto
Penso che nel PDL molti non si siano ancora resi conto della situazione politica che si è venuta a creare con le recenti elezioni amministrative. E’ vero che si tratta di elezioni locali che hanno visto coinvolto solo una parte del corpo elettorale. Ma sperare che il combattente B. riprenda in breve in mano la situazione e sbaragli alle prossime elezioni politiche le Sinistre è del tutto irrealistico.
A Milano un anno fa per le regionali PDL e Lega avevano il 58% dei consensi. Quest’anno dopo la batosta del primo turno si sperava che il segnale di scontento degli elettori del centrodestra fosse un campanello d’allarme e che poi al ballottaggio avrebbero votato per la Moratti, come avviene in democrazie più mature come quella francese.
E’ successo invece che il divario a favore di Pisapia è notevolmente aumentato al secondo turno. Risultato anche peggiore a Napoli dove il PDL avrebbe dovuto vincere con almeno il 70% dei voti dopo la fallimentare gestione della Iervolino e al ballottaggio contro un inesperto De Magistris ha preso solo la metà dei suoi voti. E così in molte altre città.
A Milano non getterei la croce sulla Moratti e sui suoi limiti. Pur con questi limiti alle precedenti comunali era passata al primo turno. La gaffe nel confronto diretto su Sky non appartiene al suo stile e non è certamente farina del suo sacco, tanto che B. il giorno dopo si è complimentato dicendo: “Brava Letizia, finalmente hai tirato fuori gli artigli!”
Berlusconi che era sceso personalmente in campo ha preso la metà delle preferenze che aveva avuto alle precedenti elezioni, di gran lunga inferiori al traguardo che si era prefissato come plebiscito personale sulla sua persona. Nemmeno si può imputare alla Lega un suo scarso impegno. Anche la Lega ha perso molto, circa 5 punti in percentuale ed ora è all’opposizione mentre, nel caso di una vittoria del centrodestra avrebbe sicuramente ottenuto l’agognato scranno di Vice Sindaco.
Che cosa è successo? E’ successo che il vento è cambiato, che tanti elettori, anche del centrodestra sono stufi di bunga-bunga, delle risse ai dibattiti televisivi, dell’imbarbarimento dello scontro politico, degli attacchi sul piano personale e non sulle idee come dovrebbe essere in un normale paese civile e non del terzo mondo. E su ciò il centrodestra ha fatto la sua buona parte, attacchi demonizzanti sui giornali con bufale destinate ad essere smentite ma che lasciano il segno, vedi il caso del direttore dell’Avvenire, che oltretutto trattandosi dell’organo dei Vescovi italiani non può avere lasciato indifferenti gli elettori cattolici che in Italia sono tuttora una considerevole forza elettorale, come conferma il disagio manifestato più volte pubblicamente dalle gerarchie ecclesiastiche.
Inoltre il centrodestra viene contestato non tanto per quello che ha fatto ma per quello che avrebbe potuto e dovuto fare, soprattutto in questa legislatura, ormai passata per tre quinti, forte della più grande maggioranza mai vista nel parlamento italiano.
Un altro tema importante per gli elettori della nostra area è quello che ho accennato nel mio intervento di mercoledì scorso quando ho affermato che la”anomalia Berlusconi” è un problema anche per noi di Destra.
L’azione di B. è stata per noi dannosa per due motivi.
Il primo e stata l’identificazione di B e di tutto il centrodestra come un movimento autenticamente di Destra, direi quasi fascista.
Le sinistre in malafede il più delle volte parlano di Destra e non di centrodestra, definendo la politica e gli errori del centrodestra come tipici della Destra tout-court. Fanno spesso capziosi paragoni tra B. e Mussolini approfittando di alcuni atteggiamenti autoritari e “duceschi” di B.
Io che credo nella Destra sociale e nelle numerose riforme, quelle sì veramente epocali, e nelle opere portate a termine a tempo di record nel vituperato ventennio, non mi riconosco né negli atteggiamenti di B. né nelle promesse sparse a piene mani in tutti questi lunghi anni e rimaste per lo più lettera morta.
Per me B. non è di destra, non lo è la maggioranza del PDL, non lo è Bossi, non lo è la Lega che solo qualche giorno fa tramite un suo alto dirigente, credo Salvini, ha solennemente dichiarato: “La Lega non è di destra e non morirà berlusconiana”
Il secondo danno che il centrodestra ci ha fatto è quello di non avere saputo o voluto portare a termine un processo di revisionismo storico che è indispensabile per fare ripartire di slancio l’Italia del terzo millennio infondendo un comune sentire di identità a tutti gli italiani.
Questo non è un astratto argomento filosofico né affermo quanto sopra detto per spirito di revanscismo o di vendetta. Una nazione che a 70 anni di distanza da una sanguinosa guerra civile, ogni 25 aprile esalta la parte vincente definendo tutti i buoni da una parte e tutti i cattivi dall’altra, perpetua e fomenta l’odio e la divisione delle coscienze dei suoi cittadini.
Qualcosa il centrodestra ha fatto, ma poco e in modo troppo timido. Forse nella direzione da me auspicata hanno fatto di più l’antifascista Pansa con i suoi libri e il “fasciocomunista” Pennacchi con il “Canale Mussolini”.
Mercoledì Porciani ha denunciato il caso di un suo assistito portato in tribunale per avere citato, non mi ricordo bene, una canzone o uno scritto dell’epoca fascista.
Purtroppo vige tuttora la famigerata legge Scelba n. 645 del20 giugno 1952 (quasi sessanta anni fa!) che sancisce tra l’altro il “reato” di apologia del Fascismo. Alla fine dell’articolo 10 di tale legge viene precisato: “E’ fatto obbligo chiunque spetti di osservarla e farla osservare”
Fintanto esiste questa legge è inutile prendersela con i funzionari di Polizia o i magistrati che sono obbligati a fare osservare la legge Scelba tuttora vigente.
Era così difficile in tanti anni di governi di centrodestra fare abrogare, non dico la disposizione XII della Costituzione che essendo transitoria dovrebbe prima o poi essere abrogata, ma almeno la Legge Scelba?
Cosa fare nel desolante scenario politico attuale per ridare vigore alle idee di Destra?
Mi sembra che oggi la tesi dominante della componente di destra del PDL sia quella di riorganizzare e potenziare la propria componente chiamando a raccolta quanti si dichiarano di destra e non sono attualmente iscritti al Partito.
Tante di queste persone hanno abbandonato da tempo AN e il PDL perchè non ne condividevano la gestione, altri non si sono mai iscritti per gli stessi motivi, nemmeno nei momenti della massima forza dei sunnominati Partiti. Dubito che nella situazione attuale del PDL le persone sopra descritte rispondano alla chiamata.
Teoricamente è possibile conquistare un Partito dall’interno. Se il PDL inaugura una nuova stagione di responsabili eletti dalla maggioranza degli iscritti, chi detiene questa maggioranza può conquistare il Partito.
In pratica non è così facile nel PDL. Chi detiene il bastone di comando, alle eventuali elezioni di congressi comunali, provinciali, regionali e di altre forme come le primarie, farà affluire le sue truppe cammellate per vanificare una egemonia dei puri di destra.
Chi tra noi ha vissuto l’esperienza di AN si ricorderà dei Congressi locali che fissavano i delegati al Congresso Nazionale di Bologna. Si ricorderà quindi la diabolica abilità di Ignazio nel bloccare sul nascere le velleità di chi voleva scalzare il suo potere in Lombardia.
Ciò si ripeterà in eventuali elezioni interne del PDL dove vi saranno non un Ignazio ma almeno dieci Ignazi non di destra , referenti di CL, CDO, varie correnti ex FI e potentati locali.
Con ciò non dico alla componente di destra di non rinforzare la propria presenza all’interno del PDL ma di pensare al dopo Berlusconi e anche al dopo PDL, che potrà avvenire tra un mese, tra sei mesi, tra un anno o due o anche più perché comunque una stagione politica è ormai tramontata.
In parallelo si dovrebbe creare un tavolo di lavoro permanente con tutte le forze di destra presenti nel nostro panorama politico, anche se ancora molto frazionate, collaborando con esse con iniziative comuni. Si genererebbe così una sinergia che consente anche con mezzi ridotti di informare i cittadini che la Destra è una forza viva e presente, sganciata dai giochi politici di casta e sensibile ai problemi della Società odierna.
Esiste una moltitudine di associazioni culturali, politiche, ambientalistiche, di volontariato, di espressione della società civile che sono vicine alle nostre idee ma operano isolate.
Collegandosi ad esse, coinvolgendo militanti e dirigenti dei partiti minori come La Destra, Fiamma Tricolore, Forza Nuova ed altri, escludendo evidentemente le frange più estremistiche, ci si può preparare al dopo.
L’Italia ha bisogno della Destra che rappresenta tuttora una buona parte dell’opinione pubblica.
Sta a noi, alla nostra intelligenza, al nostro impegno, al nostro amore per l’Italia dare una sponda a cui approdare a tanti nostri concittadini
Umberto Massimino
7/06/2011
Nucleare: intervista al Prof. Alberto Mariantoni
Nucleare. Intervista al Prof. Alberto B. Mariantoni: l'Italia è (già) una polveriera atomica
Mercoledì 08 Giugno 2011 06:58 | Scritto da Federico Cenci
Politica - Politica Nazionale
(ASI) I prossimi 12 e 13 giugno gli italiani saranno chiamati a esprimersi con un referendum sulla possibilità che il nostro Paese persegua una politica energetica nucleare.
Molte voci si stanno spendendo sul tema, riaprendo un dibattito che si era chiuso nel 1987, quando un altro referendum sancì, di fatto, l’abbandono, da parte dell’Italia, del ricorso al nucleare come forma di approvvigionamento energetico. La questione tornò d’attualità nel 2008, anno il cui il governo Berlusconi decise di iniziare un iter legislativo teso al ripristino della produzione elettronucleare. Il fronte del no al nucleare, trasversale e incalzante, denuncia le potenzialità dannose che avrebbero centrali nucleari situate nel nostro territorio. Tuttavia, non tutti sanno che già attualmente in Italia il rischio di calamità nucleari non è affatto remoto, sebbene non siano attive centrali da quasi venticinque anni. Il professor Alberto Bernardino Mariantoni, esperto di politica estera e relazioni internazionali, per vent’anni inviato speciale in Vicino Oriente e corrispondente permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra, ne individua il motivo nella presenza delle basi USA e Nato entro i nostri confini.
Professore, anzitutto ci chiarisca un equivoco. Si è molto dibattuto intorno al numero di basi USA presenti in Italia. Lei è autore di un’inchiesta dalla quale ne emergerebbe un numero che tuttavia molti osservatori hanno ridimensionato. Può spiegarci come stanno le cose dal suo punto di vista?
Cosa hanno “ridimensionato”? Ma sta scherzando? Certo, alcuni “osservatori”, come li chiama lei – e per la maggior parte anonimi… come sottolineo io – ci hanno provato e continuano sistematicamente ed interessatamente a provarci. Purtroppo per loro, con sole chiacchiere, sofismi dialettici o concettuali ed “arrampicamenti vari sugli specchi”… Affermando, ad esempio, che alcune di quelle che io chiamo basi, sarebbero in realtà dei “distaccamenti” o delle “sezioni militari” di “basi madre” più importanti, o semplici caserme italiane dove sarebbero acquartierati considerevoli e qualificati contingenti militari USA, o banali antenne radar, o centri di ascolto del sistema Echelon (sempre sotto controllo USA). Ma, per l’essenziale, la mia ricerca – sostenuta da fatti, prove e documentazioni incontrovertibili ed inoppugnabili – è sempre all’ordine del giorno, per inficiare o sbugiardare certe illazioni o diffamazioni.
Come le venne in mente di impegnarsi a realizzare la sua ricerca?
L’input per cercare di realizzare una ricerca sulle basi e/o le installazioni logistiche e militari Usa/Nato in Italia ed in Europa, ed Usa nel Mediterraneo, mi venne da una classica “soffiata”. In particolare, da un’imbeccata confidenziale di un Alto ufficiale della SETAF (Southern European Task Force) che mi fece avere una lista di basi, allora classificata Top Secret. Siccome, per principio, non mi fido di nessuno – e come sottolinea l’adagio, "Amicus Plato, sed magis amica veritas" = Platone mi è caro, ma la verità mi è ancora di più cara (Aristotele, Etica a Nicomaco, I, 4/1) – presi il coraggio a quattro mani ed andai a verificare de visu quanto mi era stato formalmente indicato. Capisce, quella “lista” poteva pure essere una provocazione, un tentativo di disinformazione o di manipolazione, per screditarmi professionalmente. Insomma, per evitare quel genere di rischi, presi il mio paziente “bastone di pellegrino” e, in sei o sette mesi di intense investigazioni e di sopralluoghi a mie spese, riuscii a realizzare, nel 2003/2004, l’inchiesta di cui stiamo parlando. La sintesi descrittiva di quella mia indagine, apparve, per la prima volta, sul numero 3, Ottobre-Dicembre 2005, della rivista di studi geopolitici, Eurasia. Questo, il link della rivista in questione: http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/numeri/EEkZAuuEEVgwWsJacN.shtml Quella mia ricerca, oltre a numerosissimi siti internet, venne ugualmente e successivamente ripresa, nel 2008, anche da Jura Gentium (rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale), a questo link: http://www.juragentium.unifi.it/it/surveys/wlgo/marianto.htm Last but not least, nel Maggio 2008, il programma televisivo Matrix (Canale 5 - Mediaset), allora diretto e condotto da Chicco (Enrico) Mentana, vi dedicò addirittura un’intera trasmissione. E con i giornalisti Roberto Pavone e Chiara Cazzanica, cercò parimenti, senza riuscirci, di minimizzare il significato ed il senso della medesima ricerca. Del reportage realizzato da questi ultimi, essendo da tempo inspiegabilmente scomparso dagli archivi video di quella trasmissione, ne troverà una sintesi privata su questo youtube: http://www.youtube.com/watch?v=zta5359CHhA
Come spiega, allora, che nella sua lista, vi siano comunque alcune basi Usa/Nato che, in realtà, non esistono o sono inesattamente situate o impropriamente riferite?
Vede, pur ribadendo la serietà e l’accuratezza della mia ricerca, non ho nessun problema a confessare che nella lista originale delle basi e/o delle installazioni militari o logistiche USA e/o NATO (sotto controllo USA) da me pubblicata nel 2005, ci siano effettivamente alcuni errori. La ragione è semplice da spiegare: quegli “errori” furono, da me, volontariamente e vistosamente inseriti nella lista, per salvaguardare l’anonimato e l’incolumità del mio informatore iniziale. E, soprattutto, per impedire che Big Brother potesse risalire fino a lui e creargli dei problemi. In ogni caso, per rispondere in blocco a tutte le diverse e variegate “contestazioni” che, fino al 2008, mi erano state sollevate, ed evitare che – da quelle studiate ed interessate insinuazioni e calunnie – potessero scaturire ulteriori ed antipatici qui pro quo, mi decisi a pubblicare una dettagliata messa a punto della mia stessa inchiesta sul sito web del Coordinamento Progetto Eurasia (CPE) che troverà su questo link: http://www.cpeurasia.eu/305/basi-americane-in-italia-una-messa-a-punto Questo, naturalmente, senza contare che è stato il Pentagono stesso – in un suo documento ufficiale del 2007 (Department of Defense - Base structure report fiscal year 2007 baseline) – a confermare indirettamente la validità e la fondatezza della mia ricerca, come ognuno potrà facilmente verificare su questo link: http://www.defenselink.mil/pubs/BSR_2007_Baseline.pdf
Sostiene che in alcune di queste basi vi siano armi atomiche? Se sì, dove e in che quantità?
Non soltanto lo sostengo, ma – fino a prova del contrario – lo confermo e lo ribadisco. In altre parole, al momento della mia ricerca iniziale (2003/2004) e, almeno, fino a tutto il 2008, i Depositi nucleari statunitensi, in Italia, contavano (e contano ancora?) all’incirca 90 bombe, del tipo B-61-3, B-61-4 e B-61-10, (tutte unicamente sganciabili da caccia-bombardieri), con potenza media fra i 45 ed i 107 kilotoni, di cui 50 testate dislocate presso la base di Aviano, in provincia di Pordenone, e 40 in quella di Ghedi-Torre, in provincia di Brescia.
Queste armi possono essere usate dallo Stato italiano?
Ufficialmente, mia conoscenza, no! Il che non esclude che sulla base di uno dei numerosi Accordi segreti che sono stati siglati, dagli anni ’50 ad oggi, dal Servizi segreti Usa e quelli italiani, e mai ratificati dal Parlamento (art. 80 della nostra Costituzione) né dal Presidente della repubblica (art. 87), l’aviazione italiana – come forza militare della Nato e su ordine espresso di Washington – le possa utilizzare.
Reputa il cosiddetto Weapons Storage and Security System (WS3) un sistema efficace a scongiurare i rischi dovuti alla presenza di armi atomiche? Spieghi anzitutto in cosa consiste il WS3…
Come la stessa frase inglese lo indica, si tratta di un sistema di sicurezza per lo stoccaggio (sotterraneo) delle armi (atomiche). Messo a punto già dal 1976 e divenuto operativo nel 1988, il sistema in questione – interamente realizzato dalla ditta statunitense Bechtel International Inc. – permette l’immagazzinamento di testate nucleari, all’interno di tunnel individuali e compartimentati, scavati nel sottosuolo. Quel genere di gallerie sotterranee, nel gergo militare statunitense, posseggono anche un nome: Weapon Storage Vaults (WSV) o Sotterranei (a volta) di stoccaggio di armi. Gli Usa ne posseggono all’incirca 204 in tutta l’Europa, di cui 2 in Italia (Ghedi-Torre e Aviano). Quello di Rimini (il 3° che esisteva in Italia) è stato dimesso nel 1993. Ora, affermare che si tratti di un sistema di sicurezza, sicuro al 100%, a me sembra una scommessa! Chi potrebbe garantirlo, con assoluta certezza? Con il nucleare, come sappiamo, non si è mai sicuri di nulla. Certo, finché non succede niente o non vi sono incidenti o possibili fatalità o disgrazie, il sistema in questione può essere considerato sicuro. Ma, il giorno che dovesse esserci un qualunque problema, tecnico o umano, il numero e la potenzialità di quelle armi stoccate sul nostro territorio potrebbe improvvisamente ed imparabilmente trasformarsi in un’immane e funesta catastrofe generalizzata per l’intero nostro Paese!
E’ vero che anche nel mar Mediterraneo, entro le nostre acque territoriali, vi sono centrali nucleari che approdano nei nostri porti?
La maggior parte delle unità navali statunitensi, appartenenti alla loro 6ª Flotta del Mediterraneo, che sono (permanentemente o saltuariamente) ormeggiate nei nostri porti (Livorno, La Spezia, Gaeta, Napoli, Taranto, Sigonella, etc.) o scorazzano indisturbate all’interno dell’antico Mare nostrum, sono a propulsione nucleare. In modo particolare, l’intera flotta sottomarina Us-Navy che fino a qualche tempo fa era basata a La Maddalena-Santo Stefano (Sassari) e che, essa stessa, è stata costretta ad abbandonare, a causa dell’alto inquinamento che aveva prodotto in quelle acque. Ognuna di quelle imbarcazioni (incrociatori, portaerei e sommergibili), inoltre, è ordinariamente equipaggiata con non meno di 10 o 20 o 30 missili a testata nucleare del tipo Cruise Tomahawk, la cui capacità distruttiva di ognuno, supera largamente di 10 volte le bombe atomiche che furono sganciate dagli Usa, su Hiroshima e Nagasaki, nell’Agosto del 1945. Insomma, l’Italia – che ufficialmente, fino ad oggi, è un Paese denuclearizzato e la maggior parte dei suoi cittadini pensa addirittura, con uno dei referendum del 12 e 13 Giugno prossimi, di continuare a ratificarne la moratoria – è, nell’ignoranza e/o nell’indifferenza di ognuno, una vera e propria polveriera atomica, pronta ad esplodere in qualsiasi momento ed a cancellare definitivamente il nostro Paese dalla faccia della Terra. Questo, ovviamente, senza contare gli innumerevoli pericoli che, in tempi normali, l’eventuale fuga involontaria ed incontrollata di radiazioni potrebbe irrimediabilmente causare per la salute dei cittadini.
Queste unità sono impegnate attualmente in operazioni militari? Se sì, che tipo di pericoli possono derivare da questo fatto?
Molte delle unità navali della 6ª Flotta americana sono al momento impegnate militarmente a ridosso delle coste libiche, nel tentativo, unilaterale, arbitrario ed illegale – e non affatto giustificato, come spesso si tende erroneamente a credere, dalla “Risoluzione 1973” del Consiglio di sicurezza dell’ONU! – di costringere il Leader della Giamahiriya, Gheddafi, ad abbandonare il potere. E questo, nonostante il largo e provato sostegno che quest’ultimo continua a mantenere tra la popolazione del suo Paese, specialmente in Tripolitania. E’ vero che, allo stato attuale, le FF.AA. libiche (o quel che ne resta dopo 3 mesi di intensi e distruttivi bombardamenti Nato) non sembrano avere una qualsiasi capacità offensiva o controffensiva nei confronti della marina statunitense ed alleata (Francia + Gran Bretagna), ma se – per pura ipotesi – un missile o un’improvvisa ed imparabile azione kamikaze riuscisse comunque a centrare una qualunque di quelle navi da guerra con i loro arsenali atomici imbarcati, che succederebbe? Lascio volentieri al lettore, la possibilità di immaginare, a piacimento, l’intensità e l’ampiezza dell’eventuale catastrofe che ne potrebbe derivare, per la maggior parte di Paesi dell’area mediterranea!
A quasi settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale come si spiega l’occupazione, da parte delle forze militari statunitensi, dei nostri territori?
Si spiega semplicemente con il fatto che l’Italia è uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale. Quella guerra, infatti, noi Italiani – volens, nolens – l’abbiamo persa tutti. Anche coloro che pensano o credono (ingenuamente) o lasciano furbescamente credere (per la platea) di averla vinta dalla parte degli effettivi vincitori. Anche coloro che, nel 1945, non erano ancora nati. Anche coloro che, oggi – non solo non sono stati ancora concepiti, ma – non sono stati nemmeno immaginati, desiderati o vagheggiati dai loro possibili o probabili genitori! Questa, purtroppo, è la triste realtà… Per cercare di comprendere quanto sto tentando di trasmetterle, mi permetto di segnalarle questo mio vecchio articolo, intitolato: “8 Settembre… Liberiamoci dal tradimento” (http://www.abmariantoni.altervista.org/storia/h_8_Settembre_1943.pdf). Una volta letto e meditato, capirà il motivo per il quale l’Italia continua ad essere considerata da Washington come una sua colonia, ed i nostri soldati – che sono impegnati nelle varie “missioni militari” all’estero, in “guerre per la pace” (sic!) – dei banali Ascari o Meharisti del suo “Impero”.
Alla luce di quanto ci ha spiegato, ritiene che le campagne contro la costruzione di centrali nucleari abbiano un senso?
Non credo abbiano un senso… Al contrario, tendo piuttosto a considerare quelle campagne (ed il resto delle competizioni elettorali che si svolgono nel nostro Paese), il classico e proverbiale “coniglio di pezza” che è fatto ciclicamente e studiatamente “galoppare” davanti ai musi attoniti ed incuriositi dei soliti “levrieri scemi” della nostra svigorita ed ottenebrata società. Questo, per meglio continuare a nascondere o ad occultare, agli occhi dell’uomo della strada, il vero problema irrisolto del nostro tempo: quello, in particolare, dell’assoluto e non negoziabile recupero della nostra Libertà, Indipendenza, Autodeterminazione e Sovranità politica, economica, culturale e militare, sia come Nazione che come Stato. Senza quell’indispensabile, centrale e vitale riscatto – non solo dovremo continuare, in coatta o rassegnata sopportazione, a vivere e ad operare sine die all’interno della medesima “gabbia” che gli Usa ci hanno riservato dal 1945, ma – qualsiasi obiettivo (politico, economico, culturale e militare) che ci potrebbe essere proposto, consigliato o suggerito dai maggiordomi (di destra, di sinistra, di centro, di centro-destra o di centro sinistra) che seguitano a “governarci” per conto terzi, continuerebbe ad essere, come negli ultimi sessantasei anni, praticamente inaccessibile, irraggiungibile o inconseguibile. E nel migliore dei casi, nullo e non avvenuto!
Mercoledì 08 Giugno 2011 06:58 | Scritto da Federico Cenci
Politica - Politica Nazionale
(ASI) I prossimi 12 e 13 giugno gli italiani saranno chiamati a esprimersi con un referendum sulla possibilità che il nostro Paese persegua una politica energetica nucleare.
Molte voci si stanno spendendo sul tema, riaprendo un dibattito che si era chiuso nel 1987, quando un altro referendum sancì, di fatto, l’abbandono, da parte dell’Italia, del ricorso al nucleare come forma di approvvigionamento energetico. La questione tornò d’attualità nel 2008, anno il cui il governo Berlusconi decise di iniziare un iter legislativo teso al ripristino della produzione elettronucleare. Il fronte del no al nucleare, trasversale e incalzante, denuncia le potenzialità dannose che avrebbero centrali nucleari situate nel nostro territorio. Tuttavia, non tutti sanno che già attualmente in Italia il rischio di calamità nucleari non è affatto remoto, sebbene non siano attive centrali da quasi venticinque anni. Il professor Alberto Bernardino Mariantoni, esperto di politica estera e relazioni internazionali, per vent’anni inviato speciale in Vicino Oriente e corrispondente permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra, ne individua il motivo nella presenza delle basi USA e Nato entro i nostri confini.
Professore, anzitutto ci chiarisca un equivoco. Si è molto dibattuto intorno al numero di basi USA presenti in Italia. Lei è autore di un’inchiesta dalla quale ne emergerebbe un numero che tuttavia molti osservatori hanno ridimensionato. Può spiegarci come stanno le cose dal suo punto di vista?
Cosa hanno “ridimensionato”? Ma sta scherzando? Certo, alcuni “osservatori”, come li chiama lei – e per la maggior parte anonimi… come sottolineo io – ci hanno provato e continuano sistematicamente ed interessatamente a provarci. Purtroppo per loro, con sole chiacchiere, sofismi dialettici o concettuali ed “arrampicamenti vari sugli specchi”… Affermando, ad esempio, che alcune di quelle che io chiamo basi, sarebbero in realtà dei “distaccamenti” o delle “sezioni militari” di “basi madre” più importanti, o semplici caserme italiane dove sarebbero acquartierati considerevoli e qualificati contingenti militari USA, o banali antenne radar, o centri di ascolto del sistema Echelon (sempre sotto controllo USA). Ma, per l’essenziale, la mia ricerca – sostenuta da fatti, prove e documentazioni incontrovertibili ed inoppugnabili – è sempre all’ordine del giorno, per inficiare o sbugiardare certe illazioni o diffamazioni.
Come le venne in mente di impegnarsi a realizzare la sua ricerca?
L’input per cercare di realizzare una ricerca sulle basi e/o le installazioni logistiche e militari Usa/Nato in Italia ed in Europa, ed Usa nel Mediterraneo, mi venne da una classica “soffiata”. In particolare, da un’imbeccata confidenziale di un Alto ufficiale della SETAF (Southern European Task Force) che mi fece avere una lista di basi, allora classificata Top Secret. Siccome, per principio, non mi fido di nessuno – e come sottolinea l’adagio, "Amicus Plato, sed magis amica veritas" = Platone mi è caro, ma la verità mi è ancora di più cara (Aristotele, Etica a Nicomaco, I, 4/1) – presi il coraggio a quattro mani ed andai a verificare de visu quanto mi era stato formalmente indicato. Capisce, quella “lista” poteva pure essere una provocazione, un tentativo di disinformazione o di manipolazione, per screditarmi professionalmente. Insomma, per evitare quel genere di rischi, presi il mio paziente “bastone di pellegrino” e, in sei o sette mesi di intense investigazioni e di sopralluoghi a mie spese, riuscii a realizzare, nel 2003/2004, l’inchiesta di cui stiamo parlando. La sintesi descrittiva di quella mia indagine, apparve, per la prima volta, sul numero 3, Ottobre-Dicembre 2005, della rivista di studi geopolitici, Eurasia. Questo, il link della rivista in questione: http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/numeri/EEkZAuuEEVgwWsJacN.shtml Quella mia ricerca, oltre a numerosissimi siti internet, venne ugualmente e successivamente ripresa, nel 2008, anche da Jura Gentium (rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale), a questo link: http://www.juragentium.unifi.it/it/surveys/wlgo/marianto.htm Last but not least, nel Maggio 2008, il programma televisivo Matrix (Canale 5 - Mediaset), allora diretto e condotto da Chicco (Enrico) Mentana, vi dedicò addirittura un’intera trasmissione. E con i giornalisti Roberto Pavone e Chiara Cazzanica, cercò parimenti, senza riuscirci, di minimizzare il significato ed il senso della medesima ricerca. Del reportage realizzato da questi ultimi, essendo da tempo inspiegabilmente scomparso dagli archivi video di quella trasmissione, ne troverà una sintesi privata su questo youtube: http://www.youtube.com/watch?v=zta5359CHhA
Come spiega, allora, che nella sua lista, vi siano comunque alcune basi Usa/Nato che, in realtà, non esistono o sono inesattamente situate o impropriamente riferite?
Vede, pur ribadendo la serietà e l’accuratezza della mia ricerca, non ho nessun problema a confessare che nella lista originale delle basi e/o delle installazioni militari o logistiche USA e/o NATO (sotto controllo USA) da me pubblicata nel 2005, ci siano effettivamente alcuni errori. La ragione è semplice da spiegare: quegli “errori” furono, da me, volontariamente e vistosamente inseriti nella lista, per salvaguardare l’anonimato e l’incolumità del mio informatore iniziale. E, soprattutto, per impedire che Big Brother potesse risalire fino a lui e creargli dei problemi. In ogni caso, per rispondere in blocco a tutte le diverse e variegate “contestazioni” che, fino al 2008, mi erano state sollevate, ed evitare che – da quelle studiate ed interessate insinuazioni e calunnie – potessero scaturire ulteriori ed antipatici qui pro quo, mi decisi a pubblicare una dettagliata messa a punto della mia stessa inchiesta sul sito web del Coordinamento Progetto Eurasia (CPE) che troverà su questo link: http://www.cpeurasia.eu/305/basi-americane-in-italia-una-messa-a-punto Questo, naturalmente, senza contare che è stato il Pentagono stesso – in un suo documento ufficiale del 2007 (Department of Defense - Base structure report fiscal year 2007 baseline) – a confermare indirettamente la validità e la fondatezza della mia ricerca, come ognuno potrà facilmente verificare su questo link: http://www.defenselink.mil/pubs/BSR_2007_Baseline.pdf
Sostiene che in alcune di queste basi vi siano armi atomiche? Se sì, dove e in che quantità?
Non soltanto lo sostengo, ma – fino a prova del contrario – lo confermo e lo ribadisco. In altre parole, al momento della mia ricerca iniziale (2003/2004) e, almeno, fino a tutto il 2008, i Depositi nucleari statunitensi, in Italia, contavano (e contano ancora?) all’incirca 90 bombe, del tipo B-61-3, B-61-4 e B-61-10, (tutte unicamente sganciabili da caccia-bombardieri), con potenza media fra i 45 ed i 107 kilotoni, di cui 50 testate dislocate presso la base di Aviano, in provincia di Pordenone, e 40 in quella di Ghedi-Torre, in provincia di Brescia.
Queste armi possono essere usate dallo Stato italiano?
Ufficialmente, mia conoscenza, no! Il che non esclude che sulla base di uno dei numerosi Accordi segreti che sono stati siglati, dagli anni ’50 ad oggi, dal Servizi segreti Usa e quelli italiani, e mai ratificati dal Parlamento (art. 80 della nostra Costituzione) né dal Presidente della repubblica (art. 87), l’aviazione italiana – come forza militare della Nato e su ordine espresso di Washington – le possa utilizzare.
Reputa il cosiddetto Weapons Storage and Security System (WS3) un sistema efficace a scongiurare i rischi dovuti alla presenza di armi atomiche? Spieghi anzitutto in cosa consiste il WS3…
Come la stessa frase inglese lo indica, si tratta di un sistema di sicurezza per lo stoccaggio (sotterraneo) delle armi (atomiche). Messo a punto già dal 1976 e divenuto operativo nel 1988, il sistema in questione – interamente realizzato dalla ditta statunitense Bechtel International Inc. – permette l’immagazzinamento di testate nucleari, all’interno di tunnel individuali e compartimentati, scavati nel sottosuolo. Quel genere di gallerie sotterranee, nel gergo militare statunitense, posseggono anche un nome: Weapon Storage Vaults (WSV) o Sotterranei (a volta) di stoccaggio di armi. Gli Usa ne posseggono all’incirca 204 in tutta l’Europa, di cui 2 in Italia (Ghedi-Torre e Aviano). Quello di Rimini (il 3° che esisteva in Italia) è stato dimesso nel 1993. Ora, affermare che si tratti di un sistema di sicurezza, sicuro al 100%, a me sembra una scommessa! Chi potrebbe garantirlo, con assoluta certezza? Con il nucleare, come sappiamo, non si è mai sicuri di nulla. Certo, finché non succede niente o non vi sono incidenti o possibili fatalità o disgrazie, il sistema in questione può essere considerato sicuro. Ma, il giorno che dovesse esserci un qualunque problema, tecnico o umano, il numero e la potenzialità di quelle armi stoccate sul nostro territorio potrebbe improvvisamente ed imparabilmente trasformarsi in un’immane e funesta catastrofe generalizzata per l’intero nostro Paese!
E’ vero che anche nel mar Mediterraneo, entro le nostre acque territoriali, vi sono centrali nucleari che approdano nei nostri porti?
La maggior parte delle unità navali statunitensi, appartenenti alla loro 6ª Flotta del Mediterraneo, che sono (permanentemente o saltuariamente) ormeggiate nei nostri porti (Livorno, La Spezia, Gaeta, Napoli, Taranto, Sigonella, etc.) o scorazzano indisturbate all’interno dell’antico Mare nostrum, sono a propulsione nucleare. In modo particolare, l’intera flotta sottomarina Us-Navy che fino a qualche tempo fa era basata a La Maddalena-Santo Stefano (Sassari) e che, essa stessa, è stata costretta ad abbandonare, a causa dell’alto inquinamento che aveva prodotto in quelle acque. Ognuna di quelle imbarcazioni (incrociatori, portaerei e sommergibili), inoltre, è ordinariamente equipaggiata con non meno di 10 o 20 o 30 missili a testata nucleare del tipo Cruise Tomahawk, la cui capacità distruttiva di ognuno, supera largamente di 10 volte le bombe atomiche che furono sganciate dagli Usa, su Hiroshima e Nagasaki, nell’Agosto del 1945. Insomma, l’Italia – che ufficialmente, fino ad oggi, è un Paese denuclearizzato e la maggior parte dei suoi cittadini pensa addirittura, con uno dei referendum del 12 e 13 Giugno prossimi, di continuare a ratificarne la moratoria – è, nell’ignoranza e/o nell’indifferenza di ognuno, una vera e propria polveriera atomica, pronta ad esplodere in qualsiasi momento ed a cancellare definitivamente il nostro Paese dalla faccia della Terra. Questo, ovviamente, senza contare gli innumerevoli pericoli che, in tempi normali, l’eventuale fuga involontaria ed incontrollata di radiazioni potrebbe irrimediabilmente causare per la salute dei cittadini.
Queste unità sono impegnate attualmente in operazioni militari? Se sì, che tipo di pericoli possono derivare da questo fatto?
Molte delle unità navali della 6ª Flotta americana sono al momento impegnate militarmente a ridosso delle coste libiche, nel tentativo, unilaterale, arbitrario ed illegale – e non affatto giustificato, come spesso si tende erroneamente a credere, dalla “Risoluzione 1973” del Consiglio di sicurezza dell’ONU! – di costringere il Leader della Giamahiriya, Gheddafi, ad abbandonare il potere. E questo, nonostante il largo e provato sostegno che quest’ultimo continua a mantenere tra la popolazione del suo Paese, specialmente in Tripolitania. E’ vero che, allo stato attuale, le FF.AA. libiche (o quel che ne resta dopo 3 mesi di intensi e distruttivi bombardamenti Nato) non sembrano avere una qualsiasi capacità offensiva o controffensiva nei confronti della marina statunitense ed alleata (Francia + Gran Bretagna), ma se – per pura ipotesi – un missile o un’improvvisa ed imparabile azione kamikaze riuscisse comunque a centrare una qualunque di quelle navi da guerra con i loro arsenali atomici imbarcati, che succederebbe? Lascio volentieri al lettore, la possibilità di immaginare, a piacimento, l’intensità e l’ampiezza dell’eventuale catastrofe che ne potrebbe derivare, per la maggior parte di Paesi dell’area mediterranea!
A quasi settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale come si spiega l’occupazione, da parte delle forze militari statunitensi, dei nostri territori?
Si spiega semplicemente con il fatto che l’Italia è uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale. Quella guerra, infatti, noi Italiani – volens, nolens – l’abbiamo persa tutti. Anche coloro che pensano o credono (ingenuamente) o lasciano furbescamente credere (per la platea) di averla vinta dalla parte degli effettivi vincitori. Anche coloro che, nel 1945, non erano ancora nati. Anche coloro che, oggi – non solo non sono stati ancora concepiti, ma – non sono stati nemmeno immaginati, desiderati o vagheggiati dai loro possibili o probabili genitori! Questa, purtroppo, è la triste realtà… Per cercare di comprendere quanto sto tentando di trasmetterle, mi permetto di segnalarle questo mio vecchio articolo, intitolato: “8 Settembre… Liberiamoci dal tradimento” (http://www.abmariantoni.altervista.org/storia/h_8_Settembre_1943.pdf). Una volta letto e meditato, capirà il motivo per il quale l’Italia continua ad essere considerata da Washington come una sua colonia, ed i nostri soldati – che sono impegnati nelle varie “missioni militari” all’estero, in “guerre per la pace” (sic!) – dei banali Ascari o Meharisti del suo “Impero”.
Alla luce di quanto ci ha spiegato, ritiene che le campagne contro la costruzione di centrali nucleari abbiano un senso?
Non credo abbiano un senso… Al contrario, tendo piuttosto a considerare quelle campagne (ed il resto delle competizioni elettorali che si svolgono nel nostro Paese), il classico e proverbiale “coniglio di pezza” che è fatto ciclicamente e studiatamente “galoppare” davanti ai musi attoniti ed incuriositi dei soliti “levrieri scemi” della nostra svigorita ed ottenebrata società. Questo, per meglio continuare a nascondere o ad occultare, agli occhi dell’uomo della strada, il vero problema irrisolto del nostro tempo: quello, in particolare, dell’assoluto e non negoziabile recupero della nostra Libertà, Indipendenza, Autodeterminazione e Sovranità politica, economica, culturale e militare, sia come Nazione che come Stato. Senza quell’indispensabile, centrale e vitale riscatto – non solo dovremo continuare, in coatta o rassegnata sopportazione, a vivere e ad operare sine die all’interno della medesima “gabbia” che gli Usa ci hanno riservato dal 1945, ma – qualsiasi obiettivo (politico, economico, culturale e militare) che ci potrebbe essere proposto, consigliato o suggerito dai maggiordomi (di destra, di sinistra, di centro, di centro-destra o di centro sinistra) che seguitano a “governarci” per conto terzi, continuerebbe ad essere, come negli ultimi sessantasei anni, praticamente inaccessibile, irraggiungibile o inconseguibile. E nel migliore dei casi, nullo e non avvenuto!
lunedì 6 giugno 2011
La rivoluzione del Popolo della Libertà

RINNOVAMENTO - PARTECIPAZIONE - TRASPARENZA - MERITOCRAZIA
CONGRESSI locali e nazionale del POPOLO DELLA LIBERTA'
ALLARGAMENTO della COALIZIONE all'UDC di CASINI
PRIMARIE del CENTRO-DESTRA per la scelta dei candidati
RIPRISTINO delle PREFERENZE alle elezioni politiche
DIVIETO di cumulo di cariche e mandati

Iniziativa Realista a Milano

150° Anniversario della Unità Nazionale
Giovedì 16 giugno 2011 - ore 19.00
Santa Messa Solenne
Chiesa di San Marco, a Milano
La funzione religiosa, alla quale parteciperanno il Coro della Università Cardinale Colombo e il Quartetto Arcadia, sarà celebrata dal Cappellano Cav. Uff. Don Simone Rolandi.
Interverranno i Dignitari degli Ordini Dinastici della Real Casa: S.E. Cav. di Gran Croce il Principe Don Alberto Giovanelli (Delegato della Lombardia), il Conte Cav. di Gran Croce Don Giancarlo Melzi d’Eril dei Duchi di Lodi (Vicario di Milano), il Nob. Cav. di Gran Croce Filippo Bruno dei Conti di Tornaforte e Marchesi di Clavesana (Membro del Gran Magistero), il Nob Cav. Mario Filippo Brambilla di Carpiano (vice Delegato Giovanile) ed anche il Cav. di Gran Croce Dr. Stefano Di Martino (Ispettore Nazionale delle Guardie d’Onore al Pantheon), la N.D. Dama Silvana Fiolini Alessio (Presidente del Circolo Reale San Maurizio), il Nob. Cav. Dott. Roberto Jonghi Lavarini dei Baroni di Urnavas (v.Presidente del Centro Studi Patria e Libertà) ed il Cav. Saverio Grancagnolo (Presidente del Circolo Reale Carlo Alberto).
Seguirà una cena conviviale facoltativa presso la Sacrestia Monumentale di San Marco (quota € 70), il cui ricavato andrà in beneficienza all'Ordine (religioso, ospedaliero, militare e dinastico) dei Santi Maurizio e Lazzaro. Dame, Cavalieri e Guardie d’Onore partecipano con abito da chiesa e mantelli. Al ricevimento è di rigore la cravatta nera e le piccole onorificenze.
Informazioni e prenotazioni:
Cav. Uff. Dott. Federico Pizzi
coordinamento@ordinidinasticicasasavoia.it
mercoledì 1 giugno 2011
PDL: azerare, rinnovare, ripartire!


- Azeramento dei vertici milanesi e lombardi del Popolo della Libertà, a partire dai coordinatori Luigi Casero e Mario Mantovani.
- Nomina degli ex Sindaci Letizia Moratti e Gabriele Albertini, rispettivamente a commissari del PDL di Milano e della Lombardia.
- Convocazione dei Congressi Cittadini del PDL da tenersi, con regole chiare e precise, entro e non oltre il prossimo ottobre.
- Dimissioni di Letizia Moratti dal Consiglio Comunale: si occupi della organizzazione dell'Expò e del rilancio del partito e della coalizione.
- Riccardo De Corato "sindaco ombra" del centro-destra e Carlo Masseroli nuovo Capogruppo del PDL in Consiglio Comunale.
- Tavolo di confronto con UDC e liste minori (De Albertis, Fatuzzo, Pagliarini) per allargare l'alleanza di centro-destra.
- Riconferma di Manfredi Palmieri (del Terzo Polo) alla Presidenza del Consiglio Comunale di Milano, come garanzia per tutti.
- Sostegno alla proposta radicale di una Anagrafe Pubblica degli eletti, dei nominati e dei consulenti di Regione, Provincia e Comune.
- Divieto di cumulo di incarichi (max 1) e mandati (max 3) per tutti i dirigenti del Popolo della Libertà.
- Attenta, trasparente e rigorosa selezione di dirigenti e candidati del PDL ma anche di nomine e consulenze.
Queste alcune chiare, forti e precise proposte politiche che faremo a Letizia Moratti, Gabriele Albertini, Guido Podesta e Massimo Corsaro!
martedì 31 maggio 2011
Incontro-Dibattito sui risultati elettorali

DOMANI sera, MERCOLEDI’ 1 GIUGNO ALLE ORE 21.00
presso la sede del movimento DESTRAFUTURO nel Popolo della Libertà
in VIA STRAMBIO 9, a MILANO (in Zona Città Studi) - citofono SICIEMME
INCONTRO – DIBATTITO
“Analisi dei risultati elettorali e prospettive politiche per la Destra ed il centro-destra, a Milano e in Italia”
http://elezioni.comune.milano.it/index.html - http://www.interno.it/
Interverranno: Leonardo Bosi, Carlo Brignolo Gorla, Antonio De Simone, Guido Giraudo, Massimo Grecchi, Roberto Jonghi Lavarini, Dario Macchi, Elena Manzoni di Chiosca, Francesco Filippo Marotta, Mario Mazzocchi Palmieri, Flavio Nucci, Michele Puccinelli, Enrico Verga, Dario Vermi, dirigenti e consiglieri di zona.
Si parlerà di Politica e tutti i presenti potranno intervenire ed esprimere liberamente la propria opinione. La destra riparte dalla sua storia e dalla sua base militante, chiedendo ai vertici del PDL e del centro-destra: rinnovamento, partecipazione, trasparenza, meritocrazia, sobrietà, congressi ed elezioni primarie.
SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE!
Primi commenti ai risultati elettorali.

La sinistra ha vinto queste elezioni amministrative, non solo ha conquistato la nostra Milano, ma ha ottenuto sindaci in tutta Italia, da Trieste a Napoli.
Ha inequivocabilmente perso questo centro-destra berlusconiano, si tratta di una svolta politica storica ed irreversibile che impone a tutti di cambiare.
La gente è stufa dei bunga-bunga e delle battute di Berlusconi e, non vedendo alcuna riforma, non crede più al suo carisma ed alle sue solite promesse.
A ciò si aggiunge la motivata insofferenza per questa classe politica, condivisa sia dagli astensionisti che da coloro che hanno votato "turandosi il naso".
A Milano, per esempio, vicende come quelle della Minetti e del call-center di Paternò, hanno fatto perdere migliaia di voti sia al PDL che alla Lega.
A Milano, come in altre città, il popolo della libertà ha voluto punire i vertici del PDL, diventati vera e propria casta di potere parassitario e clientelare.
Ora, nel PDL, serve un vera rivoluzione: azeramento dei vertici nazionali e locali, partecipazione, trasparenza e meritocrazia, congressi ed elezioni primarie.
Silvio Berlusconi ha il diritto-dovere di governare fino alla naturale scadenza della legislatura, attuando il programma votato dalla maggioranza degli Italiani.
Il PDL ed il centro-destra, devono subito organizzarsi per il futuro, ricucire con l'UDC, aprirsi alla società civile e scegliere il successore di Berlusconi.
Abbiamo perso una importante battaglia, non la guerra! Ora riflettiamo, discutiamo, ragioniamo e riorganiziamo le forze per le prossime sfide politiche!
ROBERTO JONGHI LAVARINI
Milano, 31 maggio 2011
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http://www.ilgiornale.it/interni/leditoriale_grande_psicodramma_dopo_elezioni/destra-sinistra-berlusconi-pd-lega-maggioranza-opposizione-pisapia-moratti-de_magistris/31-05-2011/articolo-id=526503-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/ha_vinto_citta_fratelli_rom_vendola_ruba_festa_pisapia/31-05-2011/articolo-id=526361-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/una_giornata_surreale_vecchi_slogan_e_fantasmi_passato/31-05-2011/articolo-id=526354-page=0-comments=1
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=153313 - http://www.ilfoglio.it/direttore
http://www.ilpredellino.it/online/prima-pagina/78-articoli/4413-lpiu-legalita-e-meritocrazia-cosi-si-riconquista-la-cittar
http://www.libero-news.it/news/751472/L_editoriale.html - http://www.libero-news.it/news/751473/L_editoriale.html
http://destrapermilano.blogspot.com/2011/05/milano-previsioni-azzeccate-purtroppo.html
http://destrapermilano.blogspot.com/2010/10/rinnovamento-partecipazione-trasparenza.html
http://destrapermilano.blogspot.com/2010/11/jonghi-nel-mirino.html
http://destrapermilano.blogspot.com/2011/01/intervista-roberto-jonghi-lavarini.html
Milano: previsioni azzeccate, purtroppo... :-(

Milano, 30 maggio 2011 - Ore 14.30
(a pochi minuti dalla chiusura dei seggi)
PISAPIA 53% - MORATTI 47%
Spero sempre di sbagliarmi ma queste sono le mie previsioni...
:-(
Il centro-destra perderà, Letizia Moratti recupera ma sarà sconfitta ed al suo posto avremo Giuliano Pisapia Sindaco di Milano. Non vince il centro-sinistra che praticamente conferma il suo elettorato ma perde il centro-destra punito dal forte astensionismo-autolesionismo della borghesia milanese.
La Moratti era una candidatura debole e contestata. Gli Assessori uscenti della Giunta Moratti non hanno prodotto consenso elettorale. Le liste ed i candidati di PDL e Lega non hanno convinto gli indecisi. Il PDL viene sonoramente punito per le sue divisioni interne e per come ha gestito il potere di sottogoverno locale e la selezione della classe dirigente (il caso Minetti ha fatto perdere migliaia di voti!). Viene sconfitto Berlusconi che ha sbagliato a politicizzare e personalizzare questa campagna elettorale amministrativa. Una campagna elettorale "contro e non pro", costosissima ma sbagliata nei toni e nei contenuti, spesso anche nella scelta dei candidati, della comunicazione e delle iniziative male organizzate.
Pisapia, a differenza della Moratti, è riuscito a suscitare grande e reale entusiasmo, a richiamare chi si era allontanato dalla politica, a coinvolgere giovani e giovanissimi, ad intercettare la voglia di cambiamento, a mobilitare il popolo della sinistra, portandolo fino alla riscossa. Queste fondamentali differenze, di stile e di clima, sono state evidenti per tutta la campagna elettorale, nelle strade e nelle piazze, fra la gente, ai mercati rionali dove, per la Moratti volantinavano solo vecchi (i seniores del PDL), pochi militanti (ciellini, leghisti ed ex missini) e squallidi mercenari, mentre per Pisapia decine di volontari pieni di entusiasmo, musica, colore, fiori e palloncini. E' la sconfitta del partito di plastica, degli impiegati della partitocrazia, dei raccomandati e degli opportunisti, degli "yes man" senza passione e senza consenso. Hanno perso la Moratti ed il PDL ma ha vinto la vera Politica, quella che suscita ancora emozioni!
E, parliamoci chiaro, al di là degli appelli elettorali anticomunisti, Pisapia è un vero borghese, moderato e garantista, che sarà condizionato più che dai suoi vecchi compagni di Rifondazione e del Leonkavallo, dai "poteri forti", dalla Curia e della banche, dal Corriere della Sera e dal Sole 24 Ore, da Assolombarda e Confcommercio. Probabilmente, essendo Milano un modello di governo per l'Italia, la Giunta Pisapia, almeno per i primi anni, sarà più ordinaria e legalitaria di quella precedente. Il danno sarà culturale e sociale, più che economico ed amministrativo. La sinistra entrerà, occuperà "militarmente" ed influenzerà tutti i settori del Comune di Milano, piazzando i suoi uomini e "non facendo prigionieri"!
Non sono affatto contento della vittoria della sinistra radicale, comunista e giacobina, sia ben chiaro, ma questa batosta, questa dieta forzata sarà utile al PDL ed al centro-destra per ripulirsi da veleni e tossine, da grassi e da zuccheri, da parassiti e zavorra. Ora vigiliamo sulla nostra città, meditiamo sulla nostra sconfitta, riorganizziamoci e prepariamoci per le prossime elezioni. Da domani incomincia una nuova stagione politica ed un pò di opposizione non ci farà certamente male: altre battaglie ed altre sfide ci attendono!
Roberto Jonghi Lavarini
venerdì 27 maggio 2011
Contro la sinistra radicale, comunista e giacobina: Letizia Moratti Sindaco di Milano!


Milano, 27 maggio 2011
Da tempo mi batto per una Politica, un PDL ed un centro-destra diversi e migliori, dove ci siano più partecipazione, serietà, trasparenza, meritocrazia e sobrietà. Questo rinnovamento è, non solo giusto ed atteso ma, oramai, assolutamente necessario ed urgente, anzi, come evidenziato dal risultato elettorale del primo turno, siamo in colpevole ritardo! Bisogna, ripeto ancora una volta, selezionare meglio la classe dirigente (candidati e nominati), vietare il cumulo di cariche e di mandati, eliminare gli impiegati, i mestieranti ed i parassiti della politica partitica, dando spazio ad energie nuove, a giovani e donne, a tutti coloro, fortunatamente ancora tanti, che ancora interpretano la Politica come servizio alla propria comunità, come volontariato sociale e come dovere patriottico.
Il PDL ed il centro-destra hanno commesso molti errori ed i milanesi, soprattutto quelli cattolici e moderati, anche coloro che hanno votato Letizia Moratti, al primo turno, sono stufi ed arrabbiati per certi comportamenti da vecchia partitocrazia e per una evidente, generalizzata e, spesso, persino ostentata decadenza morale e sociale della classe politica. In tanti, quasi centomila milanesi, elettori di centro-destra non sono andati a votare al primo turno, per rabbia, per disgusto, per protesta, per lanciare un preciso segnale ed un chiaro avvertimento al Sindaco Moratti, al Presidente Berlusconi ed ai vertici del PDL.
Il centro-destra pare e penso abbia capito la lezione e, nella prossima legislatura, dovrà fare sicuramente meglio e di più ma ora non possiamo consegnare la nostra amata città alla vorace e rancorosa sinistra radicale, comunista e giacobina. Non possiamo fare come il marito tradito che per punire la moglie infedele , si taglia gli attributi, peggiorando così la situazione ed annullando qualsiasi prospettiva per il futuro. La coalizione "zapaterista" di Pisapia è realmente pericolosa, sopratutto da un punto di vista sociale e culturale, più che amministrativo, perchè si pone contro la Legge Naturale, la Famiglia Tradizionale e la Civiltà Europea e Cristiana. Fra i sostenitori più attivi di Pisapia infatti vi sono anche l'estrema sinistra extraparlamentare delle case abusivamente occupate e dei c.d. "centri sociali" (Leonkavallo in prima fila!), femministe ed omosessuali militanti (compresi anche coloro che difendono la pedofilia!), difensori di zingari ed immigrati clandestini; attivisti vegetariani ed animalisti, massoni ed anticlericali, nemici delle scuole private e cattoliche, sostenitori di aborto, eutanasia, eugenetica, droga libera, matrimoni ed adozioni gay, voto agli immigrati e società multirazziale "senza frontiere".
Ebbene si, sono anticomunista viscerale, per partito preso, se da una parte vedo bandiere rosse e falce e martello io mio schiero, subito e naturalmente, dall'altra, qualunque essa sia, secondo la massima: "i nemici dei miei nemici sono miei amici"! Dobbiamo, quindi, anche "turandoci il naso", votare e far votare, parenti ed amici, per la rielezione di Letizia Moratti. Realisticamente e cristianamente dobbiamo sempre scegliere il "male minore": meglio avere febbre e mal di pancia che un tumore maligno! Poi, eliminato il problema più grande, il male maggiore, dovremo, tutti noi, vigilare sul rinnovato governo della città, sugli impegni presi dai candidati e sulla reale volontà di cambiamento del PDL e del centro-destra. Il sinistro Pisapia è in vantaggio ma ha già raccolto il massimo consenso elettorale possibile, la vittoria della Moratti è difficile ma non impossibile, dobbiamo mobilitarci, convincendo, in queste ultime ore, astenuti ed indecisi. Noi faremo, come sempre, il nostro dovere, combattendo fino in fondo, fino all'ultimo voto! Poi, passate le elezioni, qualunque sarà il risultato, continueremo a fare Politica!
Roberto Jonghi Lavarini
Comitato DESTRA PER MILANO - LiberaMente nel Popolo della Libertà
robertojonghi@gmail.com - 346.7893810
Libertà per il Generale Mladic

Il Generale Ratko Mladic, militare e nazionalista serbo-ortodosso, autentico guerriero e patriota, amatissimo dal suo popolo, ha semplicemente tentato di difendere, in tutti i modi e fino all'ultimo, la Grande Serbia e l'Europa Cristiana dal terrorismo separatista ed integralista islamico e dall'arrogante e pericoloso espansionismo mussulmano: altro che "criminale di guerra"!

giovedì 26 maggio 2011
mercoledì 25 maggio 2011
lunedì 23 maggio 2011
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