martedì 15 maggio 2012
Analisi e riflessioni politiche di Adriano Tilgher
UN VOTO CONTRO L’EURO
Come interpretare questa tornata elettorale in Europa?
E’ stato un voto contro l’euro e contro questo modello di unità ( ho difficoltà a definirla europea) basato su burocrazia, moneta unica e ricatti dei poteri finanziari.
In Francia, il successo del Fronte Nazionale è la prova principale di quanto sosteniamo, ma anche Hollande, uomo della sinistra asservita ai poteri forti, per vincere ha dovuto denunciare la propria opposizione al “fiscal compact”, anche se la Merkel, finito il ballottaggio, lo ha subito richiamato all’ordine.
In Grecia, il consociativismo di centro destra e centro sinistra è stato sconfitto e la governabilità è a rischio al punto che il successo di partiti anti euro di destra e di sinistra ha spinto la disinformazione della stampa planetaria a parlare di neo nazismo e neo comunismo.
La verità è che si vuole esorcizzare il rischio di una convergenza di forze popolari e nazionali per la difesa e, nel caso della Grecia, la sopravvivenza di un popolo tra i più ricchi di storia e di cultura del mondo.
Sono le nuove frontiere della politica che vedono da una parte i partiti asserviti ai poteri forti ed alla finanza internazionale, dall’altra quelli che vogliono dare voce al malessere dei popoli, generato dalla crisi dell’ultimo mostro ereditato dal secolo passato: il liberismo.
Anche in Italia il dato è confortante: l’insieme dei voti del PD, del PDL, dell’UDC e consociati, che tengono in piedi il commissario liquidatore dell’Italia, Mario Monti, non sono sufficienti a garantire un successo elettorale futuro al loro squallido e servile consociativismo.
La somma dei voti delle forze anti Monti, che sono quindi anche anti euro e anti Unione E., invece dimostra la possibilità di cambiare le politiche nazionali.
Se a questi risultati aggiungiamo la forte astensione dal voto ci rendiamo conto di quale enorme spazio esiste per riprendere il cammino politico dell’Italia in chiave sociale e nazionale; si tratta solo di capire la particolarità del momento e quindi la necessità di liberarci delle sclerosi del passato per costruire il grande fronte degli Italiani, alternativo, questo sì, ai venduti, corrotti e corruttori di ogni colore.
Per fare questo ci vuole intelligenza.
Ne saremo capaci?
Adriano Tilgher
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La crisi politica
Quando avevo venti anni ero, come la maggior parte delle energie vitali della mia generazione, impegnato politicamente in modo notevole, posso dire che vivevo solo per quello. Il motivo di fondo del mio impegno nasceva dalla considerazione della crisi della società in cui vivevamo e che la crisi era di sistema.
Il sistema partitocratico nato dalla sconfitta militare europea del 1945 era in crisi di rappresentatività, di partecipazione, di potere e noi cercavamo nuove forme che potessero far partecipare i cittadini alla gestione ed alla vita sia politica che economica della Nazione.
Sono anni stupendi durante i quali, a destra come a sinistra, iniziano a elaborarsi nuovi e diversi documenti e proposte politiche; e queste proposte vengono richieste dalla piazza ed elaborate sul campo.
Poi, per reprimere quel grande sogno, che stava addirittura portando, a poco più di venti anni dalla fine del conflitto civile che aveva tragicamente funestato l’Italia, al superamento delle contrapposizioni antifascismo-anticomunismo, “qualcuno” diede vita allo stragismo, alla strategia della tensione, che servì a ricreare gli opposti estremismi e condusse, come via obbligata, al terrorismo.
Fu così che le giovani generazioni più vive e più autentiche furono prima criminalizzate e poi eliminate. Molti persero la vita, tanti passarono lunghi anni in carcere.
I mediocri, quelli che oggi occupano gli spazi della politica, continuarono a proteggersi sotto l’ombra nefasta della partitocrazia, chiedendo pene severe per chi si ribellava ed imparando nel modo peggiore l’arte della corruzione e della concussione, e facendo squallide carriere all’ombra delle segreterie di partiti che tramavano nella costruzione e nello sfruttamento delle ore più buie della nostra storia recente: sono gli anni di piombo.
Poi la sinistra tentò il recupero di quelle risorse: clamorosi i casi di Piperno, Sofri, Negri, Boato, D’Elia, ecc., cui mai è stato chiesto di rinnegare le proprie scelte politiche; la destra invece continuò nell’opera di demonizzazione di coloro che erano stati utili per consentirne la sopravvivenza, tranne qualche sporadico caso che, dopo opportune abiure e rinnegamenti, è servito soprattutto a drenare voti di preferenza. Fini, Alemanno, Gasparri sono stati campioni in materia di sfruttamento ed abiure.
Oggi, dopo oltre quaranta anni, la crisi politica è sempre la stressa, anzi, la malattia, che all’epoca forse sarebbe stata curabile, è diventata incurabile. Il sistema dei partiti sta palesando tutta la sua farraginosità ed antidemocraticità.
Esiste una frattura insanabile tra i partiti e i loro seguaci, da una parte, e la gente, dall’altra, tra la politica ed i partiti, tra la partecipazione e le forme istituzionali. Da quegli anni, che qualcuno ha definito “formidabili”, nessuno è stato capace di proporre cambiamenti radicali che ricreassero il contatto e l’accordo tra la gente e la politica, tra gli elettori e i loro rappresentanti, tra il popolo e le istituzioni.
Lo spettacolo che i partiti ed i loro uomini stanno dando in questi giorni rappresenta veramente la chiusura tombale della stagione dei partiti: Lusi tesoriere della Margherita che si appropria di tredici milioni di euro dei rimborsi elettorali del suo partito; Rutelli, che di quel partito era il segretario, non se ne accorge, come Scaiola non si era accorto che aveva pagato casa metà prezzo; nessuno sa che fine ha fatto il patrimonio di Alleanza Nazionale, dei DS, dell’Italia dei Valori di Di Pietro; la Lega che investe soldi del partito in Africa; ma nessuno si chiede perché dei partiti politici, che dovrebbero essere al servizio dei cittadini, hanno dei patrimoni così ingenti e soprattutto come se li sono procurati.
Personalmente faccio politica da tanti anni e probabilmente sono l’unico, o, nel migliore dei casi, uno dei pochissimi che in politica ci ha rimesso soldi; anche io ho preso il rimborso elettorale per le elezioni europee affrontate con Alternativa Sociale, ma quei soldi non sono stati sufficienti a coprire i debiti contratti dal mio partito.
Come fanno costoro ad accumulare enormi patrimoni, per dipiù spendendo cifre da capogiro in propaganda, convegni, campagne elettorali? C’è da credere che corruzione e concussione siano gli strumenti attraverso cui si reperiscono fondi per sé stessi e per il partito: sono questi i veri costi della politica.
Vogliamo tagliarli veramente questi costi? Non serve ridurre deputati e senatori o cancellare le provincie, sono i classici pannicelli caldi che tutt’al più riducono la rappresentatività delle minoranze, dobbiamo tagliare alla radice recidendo la fonte prima di questi costi: i partiti politici. Serve una grande riforma istituzionale e costituzionale, che consenta a tutti i cittadini di raccogliersi attorno ad idee condivise in occasione delle consultazioni elettorali e che li metta in condizione di poter esprimere le proprie scelte sia su base territoriale che in base alle funzioni che svolgono nella vita di ogni giorno, realizzando così una più autentica partecipazione.
Regolamentare le campagne elettorali secondo rigidi protocolli operativi ed economici che determinino la fine del mercimonio dei consensi è un altro elemento di risparmio di risorse che va abbinato all’utilizzo in modo paritetico da parte di tutti i candidati degli strumenti di comunicazione di massa a costo zero.
Ci vuole poco a realizzare una democrazia perfetta senza partiti, basta volerlo e, oggi, gli Italiani sono pronti. Ci libereremmo così in un solo colpo dei Monti, dei Casini, dei Bersani, dei Fini, dei Pisanu…
Adriano Tilgher
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Tutto cambia perché nulla cambi
Tutto cambia perché nulla cambi. Sembra un gioco di parole , ma è la realtà in cui viviamo.
Ci hanno regalato un governo di sedicenti tecnici perché avrebbe risolto i guai finanziari dell’Italia, avrebbe fatto tornare la liquidità, avrebbe abbassato lo “spread” con i “bond” ( non James) tedeschi, avrebbe rilanciato la borsa ed avrebbe fermato il declassamento da parte delle società di “rating”.
A parte l’ormai popolare uso di questi termini stranieri, nella cui estraneità sta il segreto della truffa in atto, nonostante l’uso sproporzionato da parte dei media di espressioni elogiative nei confronti di questo governo, nulla è cambiato all’infuori del gravame e fiscale e di spese per la parte meno ricca del nostro popolo.
Infatti l’Italia è sempre nei guai, la liquidità continua a mancare, e non poteva essere diversamente visto che l’obiettivo è sempre quello di rapinare il nostro patrimonio nobile, lo “spread” è sempre fermo a livelli stratosferici, la borsa è sempre deficitaria tranne qualche sussulto periodico, come era nei tempi precedenti questo governo, e le società di “rating” si preparano a nuovi declassamenti. In compenso ci apprestiamo a ricevere con tutti gli onori la Merkel e Sarkozy, che non solo sono stati una delle principali cause di questa crisi e che stanno risolvendo i problemi delle loro banche con i nostri titoli di stato ad elevato rendimento, ma si sono anche permessi di irriderci senza scusarsi della loro scorrettezza.
Se a questo aggiungiamo che la disoccupazione che doveva diminuire è aumentata, che il prodotto interno lordo rimane basso, le attività commerciali medio piccole chiudono in elevate percentuali e che la finanza straniera entra anche nei nostri gruppi pregiati che si sono ricavati spazi prestigiosi in settori di nicchia, ci rendiamo conto che non era di sedicenti tecnici che avevamo bisogno.
Ma non basta: il caso Malinconico, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, costretto già a dimettersi per ragioni di “opportunità”, il fatto che il ministro allo sviluppo economico, Corrado Passera, non abbia escluso la possibilità di candidarsi alle prossime elezioni, la stessa tendenza a considerare Monti come un possibile candidato alla presidenza del consiglio futuro ci dimostrano la contiguità, o meglio la subordinazione, dell’attuale sedicente classe politica a questi professori che sicuramente non rappresentano né il nuovo né la speranza per un futuro migliore.
Ci vuole altro, non ci stancheremo mai di dirlo.
Ci vuole un’autentica classe politica che si smarchi dalle conventicole finanziarie, che non sia ricattabile dalle varie “lobbies”, che sappia trovare la forza, il coraggio e il modo per riprendersi la sovranità monetaria, che nazionalizzi la Banca d’Italia, che costruisca un’autentica unità politica e militare dell’Europa, che chieda sacrifici a breve termine al popolo italiano ma che al contempo sia disposta a rinunciare a tutti i privilegi che l’hanno fatta assurgere al rango di “casta”.
Una nuova classe politica che abbia l’autorità morale per contrastare tutte le caste, da quella dei giornalisti a quella dei magistrati, da quella degli imprenditori a quella dei sindacati, ecc., che abbia capacità di legiferare senza concedere nulla ai gruppi di pressione ma rispondendo esclusivamente alle esigenze ed agli interessi del popolo italiano.
Chi può decidere tutto questo?
Soltanto il popolo! Allora andiamo a votare in modo che domani si possano attribuire responsabilità oggettive: se gli Italiani sceglieranno come propri governanti i banchieri che governano ora, sarà un suicidio; se sceglieranno i soliti vecchi arnesi sarà autolesionismo; se rischierà sulle idee nuove avrà dimostrato coraggio ed avrà coltivato la speranza di uscire dal tunnel.
Io il 4 febbraio scenderò in piazza con La Destra per chiedere le dimissioni di Monti, per spronare la classe politica a togliere la fiducia al governo prima che gli Italiani li rispediscano definitivamente a casa, per andare rapidamente al voto.
Togliere gli alibi è fondamentale e, se il popolo italiano ha la vocazione all’autolesionismo, ben vengano i sedicenti tecnici, io credo invece che c’è un vento nuovo che potrà rapidamente rimettere in sesto questa barca.
Accetto scommesse! … e andiamo al voto, il resto è perdita di tempo.
Adriano Tilgher
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