domenica 2 settembre 2012
L'Ungheria difende la sua sovranità.
Budapest non pensa a cessioni di sovranità
Scritto da il piccolo
Lunedì 03 Settembre 2012 02:50
Il governo ungherese rompe un altro tabù e lancia una sfida
Una nuova tempesta internazionale, con nubi gonfie di polemiche e velate accuse di antisemitismo, si è addensata sopra i cieli di Budapest. Causa della perturbazione, una mossa del governo di Viktor Orban. Mossa che potrebbe portarlo in rotta di collisione con le organizzazioni ebraiche.Tutto nasce da un comunicato, pubblicato lunedì sul sito del governo ungherese e firmato dal ministero della Pubblica Amministrazione e della Giustizia. L’annuncio: «Lo Stato reclama i fondi per i risarcimenti illegittimamente usati dalla Claims Conference».
Spiegazione. Si tratta di 21 milioni di dollari che l’Ungheria ha stanziato nel 2007 a favore degli ebrei ungheresi sopravvissuti alla Shoah, da ripartire in patria attraverso un fondo nazionale (Mazsok) e via Claims Conference tra gli scampati residenti all’estero. Claims Conference (Cjmcag) che è un’influente e storica organizzazione no-profit.
Attraverso la «restituzione delle proprietà ebraiche confiscate» durante l’Olocausto e l’erogazione di «denaro alle vittime ebree delle persecuzioni», cerca di garantire «giustizia» ai superstiti allo sterminio, spiega il suo sito web. Somme provenienti anche dall’Ungheria. Che ora Budapest rivuole, almeno in parte. Perché?
La Cjmcag non avrebbe «finora fornito un regolare rapporto sull’uso dei fondi per gli indennizzi che lo Stato ungherese ha destinato ai superstiti all’Olocausto», spiega la nota. E ancora: «In base alle relazioni trasmesse finora» dall’istituzione Usa, «è impossibile identificare le persone» che ne sono state le beneficiarie, «le ragioni della loro ammissibilità» e «l’autenticità dei dati».
(nota di Olo-Dogma: In parole povere: hanno preso i soldi, NON si conoscono i nomi delle persone cui sarebbero stati dati questi soldi di "risarcimento", NON si conoscono le giustificazioni di tali versamenti a tali sconosciuti, NON è possibile effettuare le normali VERIFICHE sulla correttezza dell'operazione! Osservazioni naturali per persone normali, ma evidentemente NON nell' "unico" caso del preteso olocau$to ebraico! Indagare equivale al conseguimento della patente di "antisemita"!)
L’unica cosa certa, accusa Budapest, è che la «distribuzione è avvenuta su basi lontane dai principi di uguaglianza», una «discriminazione» che va a «detrimento dei sopravvissuti che vivono in Ungheria». Ma ora arriverà il “redde rationem”. Il governo magiaro ha assicurato che inizierà le procedure per riavere indietro «con gli interessi» i fondi non debitamente giustificati, 8,4 milioni di dollari. E che ha congelato l’invio alla Cjmcag della tranche 2011. Accuse respinte al mittente dalla Claims Conference. Si tratta solo di «tattiche disoneste» e «spregevoli» che priveranno le vittime ungheresi della Shoah dell’«assistenza di cui hanno disperatamente bisogno», ha spiegato all’agenzia di stampa JTA il numero due dell’organizzazione, Gregory Schneider. È la prima volta, ha rincarato, «che uno Stato rinuncia a pagare». (nota di Olo-Dogma: esiste sempre un inizio, se tutti gli stati VERIFICASSERO correttamente dove vada a finire quel fiume di soldi di "risarcimenti", il caso non resterebbe isolato!)
Infine, l’assicurazione di aver inviato a Budapest «un rapporto di 400 pagine», indicante i nomi dei beneficiari e una dettagliata nota spese. Parole che hanno provocato ieri la collera, che non appare ingiustificata, di Budapest. Il governo magiaro «respinge le accuse» della Claims Conference e «chiede all’organizzazione di evitare dichiarazioni fuorvianti» che hanno generato «paura fra i sopravvissuti all’Olocausto».
L’unico «ostacolo», ha ribadito Budapest, è la «mancanza di un rapporto sui fondi» e la «carenza di trasparenza». Erogare altro denaro alla Cjmcag, conclude il governo, «sarebbe illegale».
Ed è nell’interesse dell’Ungheria, malgrado la disputa, che «i sopravvissuti ricevano nel più breve tempo possibile i fondi che spettano loro». Parole che fanno capire che la vicenda non è chiusa. Che quella sugli anziani emigranti magiari scampati alla Shoah è una battaglia che è solo all’inizio.
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