Con notevole ritardo, causato da un lungo viaggio di lavoro – il sottoscritto non vive di politica - ho deciso di fare comunque alcune mie considerazioni sulle recenti elezioni amministrative ed europee.
Nonostante le varie interpretazioni di comodo o di ottimismo ostentato, per evitare suicidi politici di massa, bisogna prendere atto che, per quanto assurda, la decisione popolare dei votanti è stata chiara: Matteo Renzi è risultato il vincitore, a larga maggioranza.
Colui che con il “buono sconto” degli 80€ al mese - senza però precisare che vengono tolti da altre parti - è riuscito a passare come il candidato migliore, il più credibile, il più rassicurante, non foss’altro per il fatto che sul piatto le alternative non sono state all’altezza.
Le chiavi di lettura per questa sciagurata decisione assunta dalla maggioranza dei votanti sono diverse; la più abusata pare quella del confronto mediatico con il buffone di corte Grillo, che nelle due ufficiali apparizioni, prima in rete con Renzi, e poi in televisione con Vespa, ne è uscito molto meno bene di come avrebbe voluto, favorendo di fatto il suo maggior avversario.
A “destra”, Lega Nord esclusa, la via verso l’autoestinzione continua, non essendoci più un soggetto politico in grado di dare risposte convincenti e concrete oltre al nulla degli Alfano, alle giravolte degli Alemanno, o ai volti semi-nuovi “truccati” con Photoshop.
Eppure, come spesso accade, se ci addentriamo nella selva oscura di chi quotidianamente deve cercare di far quadrare i conti dell’economia familiare, di chi deve tentare di mettere insieme il pranzo con la cena, scopriamo che il barista sotto casa non ha votato Renzi, così come il panettiere e i 4 colleghi in fabbrica, che a votare non sono nemmeno andati, e altri ancora che invece a votare ci sono andati, ma si sono espressi solo per le comunali del loro Paese.
Così un dubbio sale alla mente: e se la chiave di lettura più azzeccata fosse proprio nella gran fetta dei non votanti?
Se qualcuno fosse davvero stufo di questa politica, non si domanderebbe a cosa serve ancora andare a votare, dopo Monti, Letta e Renzi?
Infatti gli elettori, questa volta più delle altre, sono stati gli iscritti ai partiti in gara o ad essi più vicini, mentre le persone estranee alla “politica di professione" sono rimaste a casa; ha votato il militante, il tesserato, il fidelizzato - e il Pd, fortemente strutturato, ne conta in quantità - mentre il cittadino comune, avulso da giochi politici di sorta, non si è recato alle urne: stanco, sfiduciato, disilluso, in buona sostanza vinto dentro e rassegnato.
Il grande “vincitore” delle ultime elezioni è stato probabilmente proprio l’astensionismo, il non voto; ma è davvero da considerarsi una vittoria?
Il decadimento avanza comunque e ovunque, il sistema prosegue incurante della presunta delegittimazione delle percentuali dei non votanti.
Per quel che ci riguarda più direttamente, la presenza di Progetto Nazionale in questa tornata elettorale è stata sostanzialmente positiva. Il nostro maggior impegno e sforzo sul fronte del voto europeo era indirizzato al sostegno di alcuni singoli candidati, in primis Flavio Tosi, che nella circoscrizione nordorientale ha incassato circa 100mila preferenze. Un segnale molto importante, anche perché, in questo caso, si è affermato il gradimento ed il consenso popolare di un politico al di sopra dell’appartenenza di partito. Un uomo che coraggiosamente ha deciso di candidarsi in un momento delicato (da mesi sotto l’attacco concentrico di forze non solo politiche, e di avversari dichiarati e non); una candidatura di “bandiera” quella del sindaco di Verona, al servizio del rilancio del proprio partito (ma che si è confermata andare oltre gli angusti spazi del partito) e del suo nuovo corso; una candidatura vincente nonostante l’handicap della preventiva dichiarazione di rinuncia alla poltrona europea in caso di elezione, che gli ha potenzialmente alienato ulteriori preferenze.
La scelta di un accordo con il Front National francese di Marine Le Pen ha scosso positivamente una fetta di elettorato di destra, che vista l’assenza di alternative popolari convincenti, si è orientato verso il voto leghista, o meglio, verso uomini che all’interno della compagine di Salvini portano avanti cavalli di battaglia che la destra politica ha irresponsabilmente ignorato o rimosso dalla propria agenda politica. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti! Per chi li vuol vedere…
Questa è la realtà odierna, che difficilmente, credo, si possa smentire.
Chi da fuori gongola sul dato astensionistico, facendolo magari da una visuale “di destra”, dimostra tutta la sua miopia politica, ed una comoda tentazione giustificazionista ai molteplici fallimenti di un ambiente politico dilaniato da invidie, dispetti e personalismi. Ricordo quando, nessuno escluso, nel 2006 tutta la cosiddetta "destra radicale" corse alle elezioni politiche in coalizione proprio con Berlusconi, Fini e compagnia cantante, sottoscrivendone il programma politico. Una storia questa che non scordo, sopratutto quando sento, da parte di chi allora ne fu attivamente partecipe, dare lezioni di “cameratismo” a chi, come noi, ha fatto una scelta politica che cerca di andare oltre gli atteggiamenti e i ragionamenti autoconsolatori e autoreferenziali che portano sempre più all’isolamento e alla ghettizzazione. Non sono questi obbiettivi che rientrano nella nostra ottica.
Progetto Nazionale che, giova qui ricordarlo per l’ennesima volta, non è un partito, in silenzio, con umiltà, e pochissimi mezzi a disposizione, è riuscito anche in questa tornata elettorale a raccogliere alcune vittorie a livello locale, particolarmente significative e gratificanti per i contesti in cui sono maturate.
Ai consiglieri comunali già eletti si è infatti, aggiunto il primo Sindaco di Progetto Nazionale, Gabriele Tasso, eletto nel Comune di San Pietro Mussolino in provincia di Vicenza con il 52% dei suffragi e Manuel Negri, eletto consigliere nella rossa Reggiolo. Entrambi questi risultati frutto di un lavoro di ricomposizione, di condivisione e di costruzione, partendo dal territorio, in un contesto di liste civiche e di sinergie con altre forze politiche del centro-destra.
Ovviamente non sono mancate anche alcune piccole delusioni, ma le sconfitte servono a capire alcuni maldestri meccanismi e a fare esperienza in ottica futura.
In una più ampia ottica nazionale invece, guardando all’incerto futuro del centro-destra, con tutte le incognite legate al dopo Berlusconi (e le considerazioni positive o negative che si possono fare sul Berlusconi uomo e sul Berlusconi politico), sembra per ora predominante l’incertezza e la frammentazione.
Progetto Nazionale ritiene che la figura di Flavio Tosi, espressione qualificata del territorio e sostenuta da autentico consenso popolare non mediato, sia la più indicata ed affidabile per una ri-fondazione nazionale di un Paese che ormai non esiste più se non nelle immagini vacanziere per turisti benestanti, come punto geografico d’approdo per torme di disperati o come Paese dei Balocchi per i poco di buono.
Piero Puschiavo, Presidente di Progetto Nazionale
http://www.liberoquotidiano.it/news/11627051/Forza-Italia--Galeazzo-Bignami-.html
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Se un partito passa da 13.629.464 (13 milioni!) di consensi a 4.605.331, perdendo 9.024.133 voti, non capisco cosa ci sia di strano se qualcuno si pone dei dubbi sull'efficacia dell'azione, dei programmi, della proposta, dei contenuti e anche sulla classe dirigente di quel partito. Tra le due, penso sarebbe strano, quanto meno per onestà intellettuale, se non si ponesse dubbi. Dobbiamo continuare a dire che va tutto bene? Io non lo dico, anzi. Dico che va ricostruito tutto il centrodestra. Ne parleremo il 14 giugno, a Bologna, alle ore 10.30, in via Santo Stefano, 119. Per discutere sulle regole, per decidere i contenuti, per chiarire anche chi ci vuole mettere la faccia e chi vuole fare cosa. Partecipare, non delegare. Sennò le scelte le fanno gli altri. E mi pare chiaro che non siano sempre scelte giuste. Non mi pare un ragionamento complesso. Anzi...#oraomaipiù #ricostruiamo