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lunedì 28 gennaio 2013

"Orfani di Padre" (articolo dalla rivista "Il Borghese")

Orfani di Padre (articolo dalla rivista Il Borghese).
Mi è stato chiesto più volte dalla gente cosa fosse la “destra sociale”. Alla fine dell’era Berlusconi che ha confuso e vilipeso l’idea di Destra, sento la necessità di fare chiarezza in un’Italia del pressapochismo e dell’incertezza e di dare una Patria, una Bandiera, finalmente ai miei tanti amici che si ritrovano naufraghi già dal 27 gennaio 1995. Sono amici di una Destra dispersa, feriti nell’orgoglio, annientati dalla mancanza di motivazione per essere stati traditi da leaders che ne hanno prostituito la dignità. Eppure al primo argomentare, cogli ancora il guizzo negli occhi, la scintilla di una rinnovata passione che appare incatenata, ma pronta a coinvolgersi dietro alla “causa” e riconquistare l’onore. Ma se manca un condottiero, ripartiamo dalla nostra identità, pura, solida, chiara. In un’Europa dove soffiano venti di destra riappropriamoci della nostra creazione: la destra sociale e spieghiamola agli Italiani. Ma, senza abiurare ai principi come qualcuno ha fatto, andiamo oltre l’immobilismo della “destra sociale” storica perché se la destra è sociale deve interpretare le problematiche quotidiane e concrete di una Nazione in continuo mutamento: occorre optare per una loro pragmatica soluzione che interviene sul modus operandi per un traghettamento verso valori persi che devono essere gradualmente riscoperti. Perciò, lasciando ai più qualificati di la spiegazione della “destra sociale”, mi limito a raccontare a chi non la conosce perché io sono di “destra sociale”. Il fondamento della “destra sociale” per me è lo Stato sociale, creazione imprescindibile e ormai ridotta a brandelli laceri e sparsi di un sistema in dissoluzione. Lo Stato sociale è quello che stimola l’individuo alla sua realizzazione all’interno della società e viceversa. Sotto la falsa compassione del “buonismo” che tutelava deboli e oppressi la sinistra ha perpetrato le più gravi ingiustizie sociali, non solo penalizzando nel concreto sempre più spesso il merito a favore del bisogno, ma insegnando a uomini e donne già figli rimbambiti di madri castranti e iperprotettive, figli del benessere e non del sacrificio, che esistono solo diritti senza doveri e che qualcuno si farà garante della loro serenità. Se la sinistra si è fatta portavoce di una falsa interpretazione della psicologia volta alla continua comprensione, tolleranza, assistenza e, addirittura, esaltazione del “debole”, del discriminato, di fatto favorendo l’affermazione di una società di insicuri e di irresponsabili, la cultura di destra che è proprio la genitrice dello Stato sociale, al contrario, ha sempre avuto come obiettivo l’emancipazione dell’oppresso, del debole, del povero, del discriminato, coltivando e fornendo gli strumenti per arrivare alla consapevolezza di se stesso. Lo Stato sociale di destra non è assistenza fine a se stessa, ma assistere chi versa in condizioni di indigenza e di sfiducia e recuperarlo, tramite la sua responsabilizzazione e come strumento di realizzazione della società, per la quale l’individuo deve essere un arricchimento e non un peso perpetuo. In quest’ottica mi piacerebbe che la Destra Sociale ripensasse un progetto politico su base ideologica, lontano dallo schema dei “programmi”berlusconiani e dalle logiche delle “società per azioni” dove il militante è uno strumento per vendere un prodotto commerciale. Questo progetto si svincola dalla falsa idea che lo Stato sociale sia un “fondo a perdere”, come ritiene chi si fa promotore di una concezione monetaristica e utilitaristica della società. La nuova idea sulla quale la Destra Sociale dovrebbe discutere è quella di uno Stato sociale che genera profitto. Non perché ci pieghiamo alle logiche bieche e tristi del sistema economico, ma perché vogliamo che lo Stato Sociale rimanga un punto fermo in Italia e possiamo dimostrarne la validità da più punti di vista. Infatti, più un sistema si fa interprete delle esigenze del cittadino, più il cittadino è in grado di esprimere la propria persona, vedendo garantiti i suoi diritti inviolabili e sviluppata la propria personalità, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali, come sostengono l’art. 2 e 3 Cost. Inoltre, se dallo Stato sociale si riesce a trarre profitto anche in senso economico, si riuscirà a creare un meccanismo tale che sarà difficile minacciare lo Stato sociale perché lo Stato sociale non andrà in perdita, anzi! Si continuerà a garantire al cittadino una società giusta, che gli permetta di esprimere la sua personalità e di costruire i suoi sogni, creando ricchezza per il bene comune. Perché questo si compia basterebbe dare applicazione all’art. 1 della Costituzione Italiana, facendo del lavoro la locomotiva sociale. Una politica seria di sviluppo della politica del lavoro ha incidenza diretta sull’economia, sulla riqualificazione della famiglia e su tutti i settori. Occorre ripensare politiche di occupazione che, tenendo conto anche delle vocazioni territoriali, sappiano interpretare i bisogni della Nazione per poi rivolgersi al mercato sovranazionale. Occorre formare dei lavoratori entusiasti perché capaci di partecipare alla risoluzione e gestione dei loro problemi medesimi. In quest’ottica, lavoro e famiglia sono sfere inscindibili per la realizzazione degli individui e per la stimolazione dell’economia interna. Politiche di reimpiego dei lavoratori in percorsi professionali nuovi e più vicini alle esigenze del territorio, politiche di recupero dei vagabondi di qualunque provenienza che accedono già a programmi assistenziali per reinserirli in progetti onlus di recupero psicologico e obbligatoria formazione alle arti e ai mestieri con previsione di un reinserimento nel mondo del lavoro entro un anno e versamento di una quota simbolica di emancipazione alla struttura sarebbero alcune delle iniziative. Può prodursi profitto con lo Stato sociale in una politica a tutela degli animali che ne disponga il reimpiego dai canili/gattili/rifugi con la pet-therapy ai favore di anziani e disabili nei limiti del possibile, di adozione da parte delle scuole in sicurezza al fine di favorire una responsabile crescita delle nuove generazioni e il rispetto per gli animali. In tal modo, si risparmierebbero gli alti costi sociali di strutture spesso lager . Ancora, anche nell’ottica di un risparmio di soldi pubblici andrebbero rivedute alcune normative di diritto di famiglia penalizzanti per le nuove tipologie di famiglie di lavoratori. Nell’interesse supremo del minore, al fine di evitare l’abbandono di bambini italiani negli orfanatrofi e favorire le pratiche poco chiare e costose delle adozioni internazionali o delle inseminazioni artificiali all’estero, bisognerebbe intervenire sulla normativa delle adozioni allargando il limite d’età che separa l’adottante dall’adottato, valutando l’adozione ai singles, che sebbene ponga il problema delle adozioni ai gay sul quale occorrerà trovare una soluzione, tuttavia rappresenta una tematica di enorme interesse sociale. Inoltre, sarebbe auspicabile prevedere un avvocato dei minori che eviti strumentalizzazioni e ritorsioni dei genitori nelle cause di separazioni/divorzi, oltre all’affiancamento pre-separazione alle coppie da parte del servizio sociale per evitare che la conflittualità alimenti l’elevatissimo costo sociale e concorra al ritardo della giustizia. Analogamente va affrontata la problematica di una seria applicazione dell’affido condiviso per il recupero del ruolo genitoriale che non penalizzi né sotto il profilo economico, né affettivo un genitore rispetto ad un altro, nel rispetto della Costituzione. Sempre all’interno del recupero della famiglia e di uno Stato sociale che funzioni è auspicabile un sistema di “womb to tomb system” simile agli esempi scandinavi, ma forgiato ad immagine e somiglianza della società italiana, dove per ogni nato si accantona da parte di ogni comune una quota di 1000 euro l’anno fino al 18° anno d’età. Dal 18° anno questi sarebbero disponibili e permetterebbero al maggiorenne di uscire di casa e lavorare responsabilizzandosi o di seguire i corsi dell’università, con possibilità di chiedere dei prestiti se necessari che saranno recuperati con decurtazione alla fonte ottenuto il lavoro. Nonostante il principio di tutela della dignità della donna abbia giustamente condotto alla emanazione della legge Merlin, nell’ottica concreta e priva di qualunque ipocrisia del recupero delle relazioni personali, in un più serio controllo della salute dei cittadini, per un recupero del decoro delle città, per una più seria lotta alle mafie, allo sfruttamento e all’evasione, è possibile valutare una riapertura delle case chiuse con periodici controlli sanitari e pagamento delle tasse. Questi e altri sono alcuni temi da valutare assieme a quelli storici della Destra Sociale, quali la lotta all’usura, alla rivalutazione dell’agricoltura come risorsa nazionale e della politiche ambientali, alle politiche di mutuo sociale che riconoscono nella prima casa un valore imprescindibile per tutti i cittadini, alla nazionalizzazione dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti, all’imposizione di una tassazione europea sui beni di consumo in proporzione alla distanza del luogo di produzione e in relazione alle condizioni sociali e al rispetto dei diritti umani nei luoghi di produzione, alla riqualificazione dei flussi migratori per un maggior benessere dei migranti e degli ospitanti. Di tutto ciò gli orfani della grande Destra Sociale e non solo devono dialogare non sul web, ma nelle piazze, nelle sezioni, perché ne va di questa Nazione, spiata, schiavizzata, depauperata da questa Europa della finanza e non dei Popoli, dalla globalizzazione delle Multinazionali, dall’Usura delle Banche, dalle finte lotte all’evasione da chi si presenta un tecnico. Vengono millantate fallaci guerre all’evasione che paradossalmente hanno l’effetto di incentivarla, affliggendo l’economia e lo sviluppo che non hanno bisogno di un redditometro che spia gli Italiani con previsioni ipotetiche fuori dai contesti personali. Dalla schiavitù versiamo da tempo, diventiamo non più solo schiavi, ma schiavi perseguitati. E se lo Stato nasce come diceva Hobbes per evitare la guerra di tutti contro tutti, uno Stato che non tutela, ma per assurdo sembra derubare il Cittadino può essere riconosciuto come uno Stato? L’unica misura da farsi sarebbe stata sullo sviluppo, ma tutto ciò che si vede va nella direzione opposta. In attesa di conoscere se il feudatario concederà il diritto di pascolo e a quale prezzo, chiamo gli amici, le associazioni, le formazioni politiche ad un confronto serio. C’è spazio per la Destra Sociale ora più che mai. Ripartiamo dalla purezza, dalla passione, da Noi. Facciamolo per l’Italia, per le generazioni che verranno, per la nostra sopravvivenza, per i Padri. La Primula Nera

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