sabato 24 novembre 2012
Marcello Veneziani ed il Progetto Itaca sostengono Giorgia Meloni e La Destra di Francesco Storace.
Svolta storica di Marcello Veneziani che, con il Progetto Itaca, ha deciso di sostenere ufficialmente la candidatura di Giorgia Meloni alle elezioni primarie del Popolo della Libertà e la lista aperta de La Destra di Francesco Storace alle prossime elezioni politiche.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/858438.html
Qui c'è il rischio gatta morta.
Se il Pdl diventa quel che vogliono taluni, sarà la gatta morta del centrismo, e finirà nell'orbita di Casini in politica e di Monti al governo.
Qui non si tratta di primarie. Qui succede che il Pdl è finito. F-i-n-i-t-o. È in caduta libera nel Paese, non dice nulla alla gente, se non il ricordo di Berlusconi, non evoca e non promette nulla, non c'è nulla di sostanziale o ideale che accomuni i suoi ranghi. L'unico collante doppio era Berlusconi al governo. Perduto tutto, maggioranza inclusa, non ha più senso. Se diventa quel che vogliono taluni, sarà la gatta morta del centrismo, e finirà nell'orbita di Casini in politica e di Monti al governo.
Se diventa un partito di opposizione radicale e nazionale, perde i suoi moderati che temono il lepenismo. Non può liberarsi da una classe dirigente che oltre a far da contorno a Berlusconi, ha lasciato scarsi segni. Salvo pochi rispettabili, e quasi nessuno tra i moderati e nemmeno tra i destri, ma qualche buon ministro di provenienza socialista e poco altro. Per tirare a campare non si può dire sì i giorni pari a Monti - che segna la negazione di tutto ciò che legava nel Pdl destra, craxiani e dc - e i giorni dispari alla Lega, con Maroni che promette di smembrare l'Italia con l'euroregione del nord. È tempo di liquidare quel feto adulto di partito, ormai decomposto senza essere mai nato.
Poi, se ci sarà il miracolo di una nuova sintesi (il micro-Giannino, i patrioti o altro) vedremo. Intanto alle primarie chi è di centro stia con Alfano e guardi a Casini. Chi è di destra voti Meloni e guardi a Storace. Le primarie coi primi, le secondarie coi secondi. Non ho altro da offrirvi, questo c'è in casa...
MARCELLO VENEZIANI (Il Giornale, 23 novembre 2012)
venerdì 23 novembre 2012
"Riva Destra" di Fabio Sabbatani Schiuma.
Combattiamo per il rinnovamento politico e generazionale della Destra italiana, succube di una deriva neo-centrista e di divisioni interne troppe volte frutto di gelosie e personalismi. Crediamo sia giunta l'ora di avviare una costituente della Destra che riunisca tutti i partecipanti attorno ad un progetto comune e che sia in grado di restituire all'Italia una forza politica nazionale, giovane, europea, moderna. Sulla Riva Destra per una nuova casa comune!!!
COMUNE, SCHIUMA: "MI DICHIARO INDIPENDENTE DI DESTRA"(OMNIROMA)
Roma - Mi dichiaro indipendente di destra e intendo portare in Aula Giulio Cesare le istanze sociali di quei movimenti non rappresentati in Campidoglio e con i quali ho intrapreso un proficuo percorso di collaborazione da tempo: da Energia plurale di cui sono fondatore insieme ad Alfredo Iorio e ad Andrea Meschini, al Movimento sociale per l'Europa con gli amici Giuliano Castellino e Andrea Pitzianti, da Riva destra fino alla Fiamma tricolore di cui accolgo la richiesta formulata nei giorni scorsi. Tutte realtà con le quali insieme al segretario romano de La Destra Pierluigi Fioretti intendo proseguire nel quotidiano stretto dialogo. Il rinnovamento della politica passa anche per il coinvolgimento delle nuove realtà e di quanti non si riconoscono nell'attuale sistema dei partiti". Lo dichiara il neo consigliere comunale Fabio Sabbatani Schiuma.
ONORE - CORAGGIO - FEDELTA'
“E tutti insieme, insieme morti e vivi, al vecchio mondo che non ha più ideal. Lanciamo in coro una sfida travolgente: pronti a morir per la nostra civiltà!”
Camerati:
Almirante Giorgio, Alvarez Alessandro, Annovazzi Augusto, Arcari Aldo, Azzi Nico, Baghino Cesco Giulio, Baldi Luciano, Bezziccheri Macantonio, Biassoni Amedeo, Bighelli Amelia, Biglia Cesare, Bigliardo Roberto, Biotti Alberto, Bonazzi di Sannicandro Giovanni, Bordogna Mario, Bordonali Renato, Brambilla GianVittorio, Canal Agostino, Cannata Tanino, Cappelletti Ettore, Ceraso Reno, Culla Giorgio Arturo, Cerutti Lorenzo, Coliva Paolo, Comneno Otranto di Bisanzio Alexander, Cordara Giovanni, D’Ambrosio Piero, Di Martino Francesco, Feliciani Fernando, Ferrini Alfredo, Filippani Ronconi Pio, Fratus Tino, Frigerio Marietto, Gamba Carlo Amedeo, Ganassini di Camerati Emilio e Giuseppe, La Russa Antonino, Lazzati Cesare, Leccisi Domenico, Linati Carlo, Lisoni Vittorio, Maggi Walter, Mariantoni Alberto, Martinat Ugo, Menghini Lino, Moffa Mario, Monaci Vincenzo, Morsello Massimo, Mussolini Vittorio, Niccolai Beppe, Paolone Benito, Panni Flavio, Pantaleo Liliana, Pasetto Nicola, Pedretti Fabio, Penati Angelo, Pernechele Massimiliano, Pestalozzi Riboni Ida, Petronio Franco, Pisanò Giorgio, Pizioli Luporini Theodofilo, Polito Vito, Ponzi Tom, Prati Arnaldo, Rauti Pino, Riva Vittorio, Rodegher Oscar, Romualdi Pino, Rosson Liberato, Rutigliano Cosimo, Signorelli Paolo, Spiazzi di Corte Regia Amos, Tassi Carlo, They Emilio, Tocchi Renato, Tozza Leo, Tremaglia Marzio e Mirko, Vinchiesi Benito, Viviani aAmbrogio, Zanatelli Giancarlo.
Presenti!
Questi sono solo alcuni dei Camerati, diversissimi fra loro, che ho avuto l'onore di conoscere nella mia vita e che sono già passati avanti. Ognuno di loro, a suo modo, mi ha dato ed insegnato qualcosa. Non possiamo mollare e dobbiamo continuare a combattere (con coerenza, passione, coraggio, forza e determinazione) la nostra battaglia ideale, prima che politica, anche per loro che marciano spiritualmente al nosro fianco e che non vanno assolutamente traditi.
Roberto Jonghi Lavarini
AVANTI TUTTA!
DESTRA PER MILANO invita a votare per MATTEO RENZI alle elezioni primarie del centro-sinistra di domenica prossima.
DESTRA PER MILANO raccoglie le firme a sostegno della candidatura di GIORGIA MELONI alle elezioni primarie del PDL.
DESTRA PER MILANO partecipa attivamente al progetto Itaca di MARCELLO VENEZIANI per il rilancio della destra italiana.
DESTRA PER MILANO sostiene attivamente la candidatura di ROBERTO MARONI alle elezioni regionali in Lombardia.
DESTRA PER MILANO è promotrice della lista unitaria LA DESTRA – FIAMMA TRICOLORE alle prossime elezioni politiche.
Siamo contro questo infame governo antinazionale ed antipopolare, tecnocratico e plutocratico, Monti-Napolitano, sostenuto dalla miserabile casta partitocratica PDL-PD-UDC. Questo governo golpista e mondialista rappresenta solo gli interessi privati delle grandI banche d’affari e dell’alta finanza internazionale. Aveva perfettamente ragione il poeta ed economista Ezra Pound a definire i politicanti delle liberal-democrazie occidentali “camerieri dei banchieri”. Noi difendiamo, con forza e determinazione, la nostra sovranità nazionale, la nostra identità culturale cristiana ed europea, la libertà ed il benessere del nostro popolo, in particolare delle nostre famiglie e delle nostre imprese produttive soffocate da tasse, burocrazia e polizia fiscale. Vogliamo rottamare definitivamente l’attuale vecchia classe politica e dirigente italiana, vogliamo riformare le istituzioni in senso partecipativo e meritocratico, presidenziale e federale. Per questo siamo trasversalmente mobilitati, a 360°, a sostegno di tutte le "buone battaglie" che riteniamo giuste ed utili alla nostra "guerra santa". F.to Comunità Militante di DESTRA PER MILANO.
giovedì 22 novembre 2012
Per l'unità DESTRA-FIAMMA-ITACA.
Beppe Mambretti e Renato Santin sono miei due "vecchi" amici e camerati, insieme, siamo stati militanti e dirigenti della destra lombarda (nel Fronte della Gioventù, nel Movimento Sociale Italiano ed in Alleanza Nazionale). Con loro, passano a La Destra, decine di dirigenti del Popolo della Libertà e diverse centinaia di simpatizzanti delle provincie di Bergamo, Brescia, Lecco e Sondrio. Mambretti e Santin non hanno aderito, semplicemente, ad un nuovo partito ma ad un grande progetto di unificazione e rilancio della destra popolare e sociale italiana, appello, lanciato da Marcello Veneziani e Renato Besana, e subito raccolto da Francesco Storace, Teodoro Buontempo ed Adriano Tilgher che hanno proposto la convocazione di un congresso costituente, da tenersi subito dopo le elezioni politiche. Io fedele ai miei propositi, continuerò a lavorare in questa direzione, auspicando una liste unitaria alle prossime elezioni regionali e politiche, partendo dalla precedente buona esperienza della alleanza fra La Destra e la Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli, in Lombardia ben rappresentata da storici militanti missini come Attilio Carelli, Gianluca Bonazzi di Sannicandro, Gabriele Leccisi ed Alessandro Romei Longhena. Questo è il momento di unire tutte le forze sane della nazione, in difesa della nostra sovranità, della nostra libertà e del nostro benessere: ognuno faccia il proprio dovere! F.to Roberto Jonghi Lavarini
Beppe Mambretti aderisce a La Destra.
Beppe Mambretti, storico militante e dirigente del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano, già Consigliere Comunale di Lecco (il più votato come indipendente in Forza Italia), da sempre attivo nel volontariato, ha ufficialmente aderito a La Destra di Francesco Storace. Con lui, passano a La Destra, una decina di dirigenti del Popolo della Libertà ed oltre un centinaio di simpatizzanti di Lecco e delle zone limitrofe. Beppe Mambretti ha subito ricevuto l'incarico di commissario provinciale ed ha comunicato la propria decisione con il seguente comunicato stampa: "A seguito di un incontro avuto con il Segretario Nazionale Francesco Storace mi è stato conferito l’incarico di reggente della Federazione Lecchese e della riorganizzazione della stessa. Grato dell’estrema fiducia riservatami ,in questi giorni sto incontrando i militanti che ringrazio per l’accoglienza e tutte quelle energie intenzionate a voler dare rappresentanza in tutti gli ambiti ad un soggetto di Destra Sociale e Popolare teso a ridare Sovranita’ al nostro Popolo. Nei prossimi giorni daro’ vita al direttivo che affronterà i temi politici locali e nazionali ,le
alleanze e le conseguenti scadenze elettorali. Affronto questa sfida non facile con la serenita’ con cui ho lasciato il Pdl e la determinazione di rendere il piu’ visibile una forza chiara dove l’elettore ha la certezza di Non votare per i banchieri ,le caste, equitalia ,la schiavitu’ dell’Euro e la continua vessazione della Pmi e delle
classi piu’ deboli o di eleggere personalita’ che non si siano presentato al giudizio degli elettori" Beppe Mambretti
Renato Santin aderisce a La Destra.
Renato Santin, storico militante e dirigente del Fronte della Gioventù, del Movimento Sociale Italiano e di Alleanza Nazionale della Lombardia, pubblicista e vignettista, ha ufficialmente aderito a La Destra di Francesco Storace. Con lui, passano a La Destra, oltre un centinaio di simpatizzanti fra le provincie di Bergamo e Brescia.
Romagnoli: "No allo stato di polizia fiscale".
Una pletora di burocrati italiani e troppa parte dei Partiti e dei politici nazionali ama citare, incensare e scopiazzare, spesso a sproposito, quanto è fatto negli e dagli Stati Uniti. E’ prassi consolidata sentirli ammirare dal sistema delle primarie fino alla fervente, vivace spiccata democrazia (a prescindere che governino i Democratici o i Liberali), e così a seguire. Colpisce che nessuno si ispiri alle politiche dell’immigrazione messe in atto negli USA e ancor di più alle politiche fiscali, che sembrano di assoluta equità e funzionalità. Da noi per ottenere il pagamento delle tasse dai disonesti si vessano gli onesti (che immaginiamo siano la maggioranza degli Italiani), tanto da porre in essere una sorta di regime di polizia fiscale.
La lotta all’evasione fiscale più che semplicemente giusta è un dovere di equità dello Stato e delle sue amministrazioni, come reciprocamente è dovere di questi ben amministrare ed investire per il benessere primo dei contribuenti (una volta avremmo detto della Nazione).
Ciò non significa che la lotta all’evasione debba essere coercitiva, indagatoria, oppressiva e, tanto più in epoca di crisi, ulteriormente depressiva. Esistono metodi più funzionali e semplici del “redditometro”, adottati da decenni negli USA e che da noi non si vogliono adottare, come ad esempio, quello di consentire a tutti di scaricare le proprie spese, con ovvia drastica riduzione del “nero” e dell’evasione. L’ineffabile Mario Monti, partecipando a Milano al Financial Times Italy Summit, invece non riuscendo ad individuare un sistema per combattere i grandi evasori (che dire delle Fondazioni ad esempio?) ha sostenuto: “vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni ma, non avendo gli strumenti, non vorremmo favorire l’allontanamento dei capitali”. Con l’accusa di evasione fiscale, negli USA, hanno sconfitto Al Capone, in Italia perseguitano con Equitalia chi è in ritardo nel pagamento di un’oblazione, mentre ai grandi evasori conclamati, glissando ovviamente sugli emuli nazionali di “Al” spesso fiscalmente inesistenti, si condona e si sconta. Speriamo che anche chi ci amministra così male sconti qualcosa, prima o poi; va bene anche se sconta all’inferno.
Storace: "Sosteniamo Giorgia Meloni".
Il leader de La Destra, seppur dall'esterno, vede nella Meloni una speranza di cambiamento per "il partito più grande di centrodestra". Una speranza "che costa solo 2 euro".
"Se alle primarie del Pdl si toglie un alone di tristezza, puo' convenire a tutto lo schieramento che si oppone alla sinistra. Se hanno preteso di evitare candidature scomode, estranee alle virtu' della casa, speriamo che vi siano temi su cui ragionare, analizzare, giudicare, valutare". E' quanto scrive Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, nel suo editoriale sul sito del partito.
"Giorgia Meloni – continua - si candida in alternativa ad Angelino Alfano. E' una notizia, e le notizie politiche non lasciano scampo all'indifferenza, soprattutto quando riguardano quello che e' il partito piu' grande del centrodestra, che e' necessario per evitare che la sfida sia tra il Pd e Grillo, e che diventa decisivo per la vittoria se riesce a convincere chi e' attestato come noi su posizioni nette, serie, chiare. La candidatura della Meloni va valutata per gli elettori non iscritti al Pdl e che non hanno alcuna intenzione di iscriversi a quel partito. Ma possono decidere al costo di appena due euro - prosegue Storace - di tentare di spostare a destra il bipolarismo italiano contro i chiacchieroni che pensano ancora di beccare un solo voto cianciando del partito popolare europeo. Anche perche' i tifosi del centrismo continentale li ha radunati sabato a Roma Luca Cordero di Montezemolo. Vecchi e nuovi boiardi, seimila presenze e seimila voti. Non uno di piu' dei presenti alla manifestazione piu' ingioiellata che si potesse immaginare di questi tempi di vacche magre. L'apparato pidiellino e' schierato con Alfano. Che certo non e' impensierito dalla Santanche' e neppure dalla Mussolini, se riuscira' a raccogliere firme vere e non fasulle. Il pensiero di Alfano e' noto. Sogna di smarcarsi da Berlusconi, tratta con fastidio l'alleanza, subisce la Lega, sottovaluta La Destra, insegue una legge elettorale che finga di dire no al Monti bis, che e' invece la sua aspirazione. Gli piace il potere, non e' un dramma. E' diverso da chi pensa che la politica sia anzitutto rappresentanza che viene prima del potere ad ogni costo”.
“Giorgia Meloni ha votato il governo Monti. Ma non vuole votarlo piu'. Mai piu'. Lo ha detto a Milano, salutando - credo - quel mondo ex An che ha idolatrato Fini, si e' legato a Berlusconi, ora serve (con sincerita') Alfano. Sovranita', no al Monti bis e ad una legge elettorale che lo prepara senza annunciarlo, si' a un modello bipolare netto. Che, aggiungiamo noi, va spostato a destra. Su queste cose le Meloni ha cominciato ad esprimersi. Vedremo con maggiore precisione che dira' nei prossimi giorni - conclude Storace - e che cosa fara' sulle regole elettorali. Abbiamo il dovere di valutare. Facciamo politica ed esprimeremo la nostra opinione". (laziocom.com)
Storace: "Spostiamo il bipolarismo a destra".
ROMA - “Se alle primarie del Pdl si toglie un alone di tristezza, può convenire a tutto lo schieramento che si oppone alla sinistra. Se hanno preteso di evitare candidature scomode, estranee alle virtù della casa, speriamo che vi siano temi su cui ragionare, analizzare, giudicare, valutare”. E’ quanto scrive Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, nel suo editoriale sul sito del partito.
“Il Giornale d'Italia lo aveva anticipato domenica, ieri ne abbiamo avuto la conferma. Giorgia Meloni si candida in alternativa ad Angelino Alfano. E' una notizia, e le notizie politiche non lasciano scampo all'indifferenza, soprattutto quando riguardano quello che e' il partito più grande del centrodestra, che e' necessario per evitare che la sfida sia tra il Pd e Grillo, e che diventa decisivo per la vittoria se riesce a convincere chi e' attestato come noi su posizioni nette, serie, chiare.
La candidatura della Meloni va valutata per gli elettori non iscritti al Pdl e che non hanno alcuna intenzione di iscriversi a quel partito. Ma possono decidere al costo di appena due euro – prosegue Storace - di tentare di spostare a destra il bipolarismo italiano contro i chiacchieroni che pensano ancora di beccare un solo voto cianciando del partito popolare europeo. Anche perché i tifosi del centrismo continentale li ha radunati sabato a Roma Luca Cordero di Montezemolo. Vecchi e nuovi boiardi, seimila presenze e seimila voti. Non uno di più dei presenti alla manifestazione più ingioiellata che si potesse immaginare di questi tempi di vacche magre.
L'apparato pidiellino e' schierato con Alfano. Che certo non e' impensierito dalla Santanchè e neppure dalla Mussolini, se riuscirà a raccogliere firme vere e non fasulle.
Il pensiero di Alfano e' noto. Sogna di smarcarsi da Berlusconi, tratta con fastidio l'alleanza, subisce la Lega, sottovaluta La Destra, insegue una legge elettorale che finga di dire no al Monti bis, che e' invece la sua aspirazione. Gli piace il potere, non e' un dramma. E' diverso da chi pensa che la politica sia anzitutto rappresentanza che viene prima del potere ad ogni costo.
Giorgia Meloni ha votato il governo Monti. Ma non vuole votarlo più. Mai più. Lo ha detto a Milano, salutando - credo - quel mondo ex An che ha idolatrato Fini, si e' legato a Berlusconi, ora serve (con sincerità) Alfano.
Sovranità, no al Monti bis e ad una legge elettorale che lo prepara senza annunciarlo, sì a un modello bipolare netto. Che, aggiungiamo noi, va spostato a destra. Su queste cose le Meloni ha cominciato ad esprimersi. Vedremo con maggiore precisione che dirà nei prossimi giorni – conclude Storace - e che cosa farà sulle regole elettorali. Abbiamo il dovere di valutare. Facciamo politica ed esprimeremo la nostra opinione”. (riceviamo ep ubblichiamo)
Giannino: "Brava la Meloni".
Oscar Giannino 'benedice' la candidatura alle primarie del Pdl di Giorgia Meloni. Nel corso della sua trasmissione '9 in punto', dice: "Anche se non ho capito se le primarie ci saranno davvero, sono felice che rispetto a una lunga ridda di concorrenti che a parte il segretario Alfano non mi convincevano, abbia sciolto la riserva e deciso di buttarsi in pista Giorgia Meloni. E apprezzo che lo faccia quando anche molti dei suoi capi e amici sodali" di An siano "contrari". Giannino, poi, aggiunge: "Considero Giorgia Meloni un buon candidato e, al netto del segretario, il migliore che abbiamo visto fino a questo momento, per la sua eta', per la sua freschezza per il fatto di non essere stata una scelta in una lista bloccata per altri meriti, visto che fa politica da quando e' giovane, lo fa con le sue idee, ha criticato spesso ed e' anche stata criticata perche' non in linea con la degenerazione morale e personale del Pdl. Auguri alla Meloni". (Laziocom.com)
Romagnoli: "Riconoscere la Palestina".
ROMA - La diplomazia internazionale è in prima linea, a chiacchiere ovviamente, nella crisi tra israeliani e palestinesi; tutti "sperano" di scongiurare l’escalation del conflitto, che produrrebbe l’ingresso nella striscia di Gaza dell’esercito israeliano. Tutti chiedono la fine immediata di ogni violenza: lo fa il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che peregrina tra le capitali del Medio Oriente; lo fa, con nota e comprovata efficacia, il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’UE; lo fa il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi (si proprio lui, quello che ancora non sa che pesci pigliare nella questione dei nostri Marò sequestrati dall'India!), che argomenta condizionando il suo cauto ottimismo al fatto che "Israele può autolimitare la propria forza solo se ha la sicurezza assoluta che i lanci di razzi non si ripetano". Altri ancora sono attesi in Medio Oriente, mentre il Presidente americano Obama conferma, come se ce ne fosse bisogno, che gli Stati Uniti riconoscono a Israele il diritto a difendersi, ma rinnovano l’invito all’autodeterminazione e sostengono la missione di pace di Ban.
Alle chiacchiere diplomatiche del giorno seguono le bombe della notte. Le richieste delle parti, nella fattispecie, sembrano entrambe ragionevoli:
Israele vuole una pace di "lunga durata", garantita dall’Egitto, che preveda la fine del lancio di razzi sul suo territorio; Hamas vuole la fine dell’embargo a Gaza e chiede la fine delle uccisioni mirate.
La diplomazia internazionale, rimane in prima linea ad ascoltare ma non risponde quasi a nessuno, attende da decenni che il problema si risolva da solo e campione di inutilità si confermano le Nazioni Unite.
Nessuno è in grado, dai trattati di Oslo e da Camp David in poi, di riconoscere un diritto di autodeterminazione sancito per molti (ma non per tutti, Tibet compreso): riconoscere lo Stato di Palestina.
On. Luca Romagnoli
Segretario Nazionale
Movimento Sociale Fiamma Tricolore
Puschiavo: "Governo golpista"
Cambiare idea facilmente; il Parlamento Italiano fa scuola in materia: se troppo spesso molti parlamentari sono protagonisti di ribaltoni, abili nel rimangiarsi scelte e proclami per passare con disinvoltura da una formazione all’altra, lo si deve ai troppi anni di “servizio in sala” o meglio, in aula. In effetti l’appellativo poundiano di “camerieri dei banchieri” affibbiato ai politicanti, appare quanto mai indovinato, trovando riscontri sempre più frequenti. Ovviamente il Governo non è da meno; viste le dichiarazioni di Mario Monti che, subito dopo esser stato paracadutato in Parlamento affermò: «il mio mandato scadrà nel 1013 e poi basta»; proponimento confermato fino a qualche giorno fa, quando il grigio tecnocrate ha iniziato a mutare dichiarazioni d’intenti, guarda caso in seguito ad una colazione di lavoro con l’amico e “mentore” Geroge Soros, al termine della quale il presidente del Consiglio ha palesato la propria disponibilità affermando candidamente che: «se ci fosse bisogno posso accettare un secondo mandato», bontà sua!
Curioso come si possa cambiare in così poco tempo. Forse è stato decisivo il fascino della poltrona, o magari perché i prestigiatori della speculazione finanziaria lo hanno “consigliato”…
Propendiamo decisamente per la seconda ipotesi, proprio perché un nuovo Premier potrebbe essere di ostacolo al completamento della svendita del patrimonio industriale nazionale, iniziato diligentemente da Romano Prodi, proprio sotto la supervisione di “boy George”.
Dall’Eni a Finmeccanica sono ancora presenti sacche di partecipazione statale che devono essere cancellate, o meglio, privatizzate.
Incredibile l’influenza di George Soros sul Premier Mario Monti che si è subito messo al lavoro, acquistando immediatamente i consensi di Udc e centristi vari, perché in fondo il lavoro va svolto diligentemente fino in fondo! È l’alto senso di responsabilità dei nostri sobri golpisti che lo impone!
Piero Puschiavo (La Destra)
presidente di Progetto Nazionale
mercoledì 21 novembre 2012
Associazione Internazionale della Nobiltà Germanica.
Il Nob.Cav.Dott. Roberto Jonghi Lavarini, Freiherr von Urnavas, Delegato per l’Italia della Walser Uradel Kulturverein, per i suoi meriti culturali nei confronti dalla Internationaler Adelsverband (Associazione Internazionale della Nobiltà Germanica), ha ricevuto la Kommandekreuz (Commenda) dell’Adler Orden (Ordine dell’Aquila di Prussia) da Frèderic Prinz von Anhalt.
DESTRA IN MOVIMENTO...
Sabato scorso, 17 novembre 2012, un gruppo di storici militanti e dirigenti della destra lombarda (Andrea Colella, Roberto Jonghi Lavarini, Francesco Lauri, Beppe Mambretti, Renato Santin e l'Avv. Benedetto Tusa) ed una delegazione ufficiale del circolo Gabriele D’Annunzio di Milano (il più grande ai tempi di Alleanza Nazionale), hanno avuto un primo interessante incontro politico interlocutorio con il segretario nazionale de La Destra, On. Francesco Storace. Successivamente, come ospiti, hanno partecipato alla riunione del direttivo regionale de La Destra della Lombardia, presieduto dalla segretaria regionale Eliana Farina. Francesco Storace ha, sia privatamente che pubblicamente, confermato di condividere ed accogliere appieno l’appello, lanciato dagli intellettuali Marcello Veneziani e Renato Besana, alla unità ed al rilancio, culturale prima che politico, della destra italiana. Non solo, Storace ha rilanciato, proponendo ufficialmente, insieme a Teodoro Buontempo ed Adriano Tilgher, un grande congresso costituente, da tenersi, dati i tempi ristrettissimi, subito dopo le elezioni politiche, per fondare un nuovo e grande movimento unitario. Pertanto, La Destra, in maniera assolutamente pragmatica e trasparente, ha ufficialmente confermato di essere disponibile, fin da subito, a fare accordi elettorali con la Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli e ad aprire le proprie liste, sia per le elezioni politiche che per le elezioni regionali, ai rappresentanti del progetto Itaca e di tutte quelle diverse realtà politiche, culturali e sociali che compongono la eterogenea area della destra italiana.
Nella foto, da sinistra: Renato SANTIN, Roberto JONGHI Lavarini, Andrea COLELLA, Francesco LAURI e Beppe MAMBRETTI.
martedì 20 novembre 2012
Mario Borghezio contro la Bildberg.
Ecco l'articolo, pubblicato su Rinascita (quotidiano di Liberazione Nazionale), dell'Onorevole Mario Borghezio, storico esponente della destra radicale ed identitaria, eurodeputato della Lega Nord, contro la potente lobby mondialista internazionale denominata Bildberg. Solo Mario Borghezio e Giorgia Meloni hanno avuto la coerenza ed il coraggio di protestare contro la vergognosa partecipazione di Mario Monti alla riunione segreta di questa loggia di potere occulto. Tutti gli altri politicanti sono stati zitti o peggio, come l'infame traditore Gianni Alemanno, hanno partecipato come invitati, dimostrando di essere veramente "servi dei banchieri" come diceva giustamente il grande poeta ed economista Ezra Pound.
In non casuale coincidenza con il primo anniversario dell’insediamento di Monti a Palazzo Chigi, a Roma si è insediato, in seduta straordinaria il Club Bilderberg. Solito rituale supersegreto, solita esclusione dei non addetti ai “lavori”, solita blindatura da occhi profani. Una superloggia.
I problemi che si pongono sono di vario tipo.
1) Il ruolo attuale nel Bilderberg, di cui è membro autorevole da molti anni l’attuale premier. A che titolo questi fa il capo di governo non essendo stato eletto da noi comuni cittadini? Forse di rappresentante dei poteri forti, che più forti non si può, ben incarnati da questa misteriosa organizzazione mondialista?
2) É concepibile, nell’epocadella democrazia come trasparenza, che mezzo governo, più direttori di giornale, anchor-man, manager pubblici, vale a dire personaggi atti ad influenzare le attività economiche-finanziarie, appartengano e/o frequentino riunioni segrete come questa?
3) È lecito domandarsi come mai, essendo già stata svolta la riunione annuale del Bilderberg 2012 a Chantilly (Virginia-USA), il Bilderberg si riunisca proprio a Roma e proprio ad un anno esatto dall’investitura, da parte di Re-Giorgio, del grigiocrate Monti a capo del primo Governo “tecnico” del Paese.
Normalmente, dopo le riunioni del Bilderberg, vengono assunte dai burattini della politica internazionale importanti decisioni. E’ stato così certamente e a maggior ragione dopo questa riunione straordinaria di Roma.
Uno scrittore che ha saputo svolgere, sul tema Bilderberg, un’analisi acuta ed approfondita, Daniel Estulin, ha scritto quanto segue: “è un sistema che si autoriproduce, una ragnatela virtuale allacciata agli interessi finanziari, politici, economici ed industriali”. Noi non siamo mai stati cospirazionisti. Tuttavia è doveroso segnalare l”anomalia e la pericolosità di organizzazioni come Bilderberg e Trilateral convinti come siamo che in una vera democrazia tutto debba essere chiaro e trasparente.
La storia ci insegna, invece, quanto sia importante sapere ciò che si può intravvedere dietro le quinte dei grandi avvenimenti, e Dio solo sa se l’avvento del “Governo dei tecnici” guidato dall’uomo-Bilderberg Mario Monti non sia dovuto a scelte e manovre molto lontane dal volere del nostro popolo.
La lettura dei giornali di questi giorni ci conferma nelle nostre convinzioni, vista la cortina fumogena che è stata sparsa prima per occultare, non annunciandola, e poi per disinformare sulla riunione romana del Bilderberg. Quale migliore occasione si sarebbe potuta cogliere per porre, da parte di un serio giornalismo di inchiesta, alcuni dei quesiti sopra elencati. Per esempio, da parte di chi volesse minimamente fare emergere quali interessi si celino dietro a scelte apparentemente demenziali in campo sociale, fiscale, economico e politico che una compagine di “professori” continua a prendere sulla pelle della nostra gente.
Per non parlare, poi, delle sconcertanti dichiarazioni rese addirittura da ministri “beccati” mentre arrivano alla cena dei Bilderbergs e dichiarano candidamente di non sapere esattamente dove stanno andando... In realtà, c’è da preoccuparsi, e molto, posto che tutto lascia ritenere che questo improvviso “fuori programma” del Club a Roma sia finalizzato ad imporre sul Belpaese la seconda puntata del Governo Monti, a prescindere, ovviamente, dalla volontà dei cittadini elettori.
Opporci con tutte le nostre forze a questi progetti mondialisti è, semplicemente, un dovere civico e di democrazia.
Non è certamente un caso il fatto che Monti sia uscito alla scoperto all’indomani della cena segreta con i capataz del Bilderberg. Evidentemente, i burattinai mondialisti hanno deciso fin da ora quello che dovrà decidere il Capo dello Stato dopo le elezioni: il successore di Monti sarà Monti, punto e basta.
E’ già avvenuto in passato, persino per l’incoronamento di Presidenti degli Stati Uniti. Bilderberg e Trilateral, sono, infatti, in grado di decidere sulle leadership che stanno a cuore ai superpoteri finanziari.
E così, scegliere gli uomini di fiducia che consentano ai loro amici, per esempio, di fare shopping presso il sistema industriale e bancario di Paesi in ginocchio, come dalle recenti avances all’estero di Mario Monti.
Come si esprimerebbe la mafia “Mamma comanda, picciotto va e fa”.
D’altronde queste superlogge segrete sono, né più né meno, che una mafia finanziaria...
On. Mario Borghezio eurodeputato Lega Nord al P.E.
Le radici sacre della monetazione ellenica.
Alle origini della metallurgia ellenica troviamo una profonda solidarietà fra l’arte tecnico-magica dei fabbri e l’arcaica sovranità sacra. Questa profonda simbiosi emerge con chiarezza anche nel processo di trasformazione della monetazione greca quale è possibile registrare già a partire dall’età omerica. Secondo gli studi di Edouard Will che sviluppava in senso etico le pionieristiche analisi di Bernhard Laum più attente alla dimensione religiosa che sostanziava l’antica ricchezza, gli importanti spostamenti di artigiani che è possibile delineare a partire dal II millennio nel bacino del Mediterraneo orientale coincidono in Grecia con la trasformazione delle antichissime forme di monetazione e con l’istituzione della moneta quale valore pratico e materiale garantito dalla città-stato.
Nel periodo di passaggio dalla civiltà micenea al mondo ellenico “classico”, le pōleis sempre più laicizzate e democratiche riescono finalmente ad impadronirsi delle miniere ricche di metallo prezioso, prima esclusivo possesso della casate nobiliari e dei sovrani. La conseguenza inevitabile sarà prima di tutto la sparizione delle corporazioni sacre dei minatori che nel loro lavoro ritenevano di incarnare o di “rappresentare” esseri semi-divini come i Ciclopi, poi l’abolizione del privilegio del conio e della lavorazione della moneta goduto dalle consorterie dei fabbri-maghi che avevano ereditato questo diritto da tempi immemorabili, infine la sostituzione della “moneta di sacrificio” o della “moneta di sangue” ancora legata alle attività rituali e ai sacrifici delle grandi famiglie aristocratiche, con una moneta uguale per tutti: la dikē cittadina sostituisce definitivamente la dikē divina.
Il vecchio conio era centrato su lingotti punzonati forgiati da artigiani-fabbri legati con un sistema di intreccio sociale e religioso ai clan aristocratici. I lingotti venivano prodotti secondo prospettive simboliche alle quali quel mondo di fabbri-maghi da sempre era rimasto saldamente legato, quasi sicuramente trasmettendo gelosamente i segreti dell’arte fra membri della stessa famiglia. Il sigillo, che in Grecia si trova usato fin da tempi molto remoti, non era un semplice segno di proprietà, ma anticipava la moneta e la permeava di una particolare “qualità”, delineava una sua dimensione spirituale, trasmetteva una identità magico-religiosa. Nei più antichi lingotti di rame minerale fin qui rinvenuti si sono trovati incisi pesci (simboli di una dèa Afrodite sconosciuta alle “classiche” forme omeriche della dèa dell’amore), oppure il tridente, l’ascia bipenne o ancora un glifo che sembrerebbe riprodurre la lettera M. E già dal tempo di Omero è documentato l’uso di donare all’ospite tripodi, bacili, calderoni, anelli e armi, tutti doni ben classificati e numerati. Si tratta di “segni pre-monetari”, veicoli di un simbolismo religioso che il signore elargiva al suo ospite. Le stesse falci di ferro date come premio agli atleti spartani che partecipavano agli agoni sacri costituivano non una bizzarra forma di riconoscimento rozzo e semplificatore del valore dei vincitori, ma una vera e propria moneta coerente con l’uso ellenico che spesso imponeva l’emissione delle monete in occasione dell’apertura dei giochi. Appoggiandosi a Pausania Louis Gernet spiegava che lo scambio del dono si svolgeva all’interno di un orizzonte religioso che lo assimilava ad una prova sacra: concludeva una forma di ordalia e annunciava un destino che veniva rivelato attraverso la “lettura” del significato delle diverse posizioni assunte su un tavolo dagli oggetti donati.
Come si vede, l’antica monetazione si basava su un sistema di scambio basato su un complesso di simboli che veicolavano forme di sacralità molto remote, poco legate ai culti cittadini e più in relazione con l’arcaico sottofondo misteriosofico dell’Ellade, con i rituali patrizi e con le consorterie di fabbri-maghi che ne sostenevano l’azione sacra. Con la riforma di tutto il complesso che ruotava attorno all’estrazione del metallo, del conio e della stessa funzione della ricchezza, il sistema monetario deve abbandonare il significato religioso che in antico gli era proprio assieme a tutto il simbolismo che lo sostanziava quando era legato al ghenos e alle dimensioni spirituali custodite dalle antiche famiglie.
Come ben vide l’Aristotele della Politica, dopo l’età arcaica a poco a poco la produzione della moneta non è più l’esclusivo privilegio delle corporazioni dei fabbri-maghi, si laicizza e diventa un semplice mezzo di scambio. Il nomisma, che serve a regolare su un piano egualitario rapporti meramente mercantili e commerciali, rinuncia definitivamente ad ogni volontà di veicolare simboli spirituali. Per dirla con Leslie Kurke che ha studiato con attenzione le implicazioni sociali di queste fondamentali trasformazioni monetarie, emerge un tipo di realtà che gli aristocratici del tempo arcaico esemplificavano nell’opposizione hétaira-porné (= cortigiana-prostituta) con la quale intendevano mostrare il vero significato delle differenze insanabili esistenti fra il metallo e la moneta. Per gli aristocratici la moneta che dopo la riforma democratica viene utilizzata da chiunque è come la porné che si dà a tutti coloro che la chiedono, al contrario della cortigiana che occupa un esclusivo, irrinunciabile e ben preciso rango in ogni corte aristocratica.
Una traccia della profonda solidarietà fra arte dei fabbri, monetazione e Themis, la Giustizia cosmica e divina, probabilmente è stata conservata fuggevolmente anche da Omero. Descrivendo lo scudo di Achille creato dal divino fabbro Hefestos, dopo averci dato una mappa celeste centrata sul polo nord, sulle costellazioni polari e su una serie di stelle fisse sulle quali, come in Esiodo, si orientava il più antico sistema calendariale ellenico, Omero tratteggia la scena di un matrimonio con la tipica processione al lume di fiaccole mentre tutt’intorno giovinetti danzanti accompagnano gli sposi elevando inni sacri. Poi, improvvisamente, la rappresentazione si trasforma e l’aedo introduce la scena di un processo. I giudici siedono su un sacro recinto circolare mentre al centro si trovano δύο χρυσοῖο τάλαντα, normalmente reso come “due talenti d’oro”. Ora, τάλαντα è formato sullo stesso radicale dal quale si ottiene il verbo ταλαντέυω, “pesare”, “bilanciare”, “misurare”, “oscillare”, sicché in realtà il termine usato da Omero indica non solo “i due talenti d’oro”, ma anche “i due piatti di una bilancia”, lo strumento forgiato dai fabbri ad imitazione del tipico simbolo di Themis, l’Ordine cosmico che si regge sull’asse polare e “orienta” la rotazione dei due “piatti d’oro” della bilancia celeste, il Grande e il Piccolo Carro. Per poter giudicare gli sfidanti di questo processo che viene condotto come un’ordalia sacra, il giudice omerico “pesa” le colpe su una bilancia e premia l’innocente con due “talenti d’oro”, qui rivelatisi come simboli ambivalenti scaturiti dalle forme più antiche di monetazione creata nella fucina dei fabbri-maghi. Con la sua “pesatura” della colpa su una bilancia e con il “premio” dei talenti d’oro il gesto del giudice omerico mostra chiaramente lo strettissimo legame esistente fra metallurgia, giustizia e sovranità, i tre volti di una regalità magico-sacerdotale precedente la stessa costituzione delle pōleis democratiche. Tutto ciò appartiene ad un sostrato culturale antichissimo, forse persino indoeuropeo. È lo stesso sostrato che illumina il gesto che, seguendo una arcaica prerogativa regale, spinse il re celta Brenno, vincitore dei Romani, a buttare la sua spada sul piatto della bilancia che doveva “pesare” il suo diritto di vincitore.
Come ricordava Johan Huizinga la scena omerica, pur in una presentazione ormai quasi completamente “laicizzata”, scaturisce dal fondamento sacro che sostanziava l’antico pre-diritto, quando colpa e diritto venivano soppesati sui piatti di una bilancia le cui oscillazioni dovevano essere interpretate da un oracolo che così decideva il destino delle due parti. L’oracolo si pronunciava su un contenzioso condotto come una sacra ordalia e il suo giudizio non era una semplice punizione, ma sanzionava un destino. È lo stesso schema rituale conservato nel gioco della scacchiera che Omero ricorda ancora nell’Odissea, dove la πεσσεία (un termine che sostanzia anche la πεσσευτήριον,“la tavola astronomica” di cui parla Eust. 1397) era una specie di tavola/scacchiera forse formata da tre quadrati concentrici, il cui significato rituale era ben conosciuto anche da Platone e sulla quale venivano gettati i dadi/pedine per interrogare il volere degli dèi. Come ha dimostrato la nota e attenta esegesi di Werner Jaeger, pur non essendo legato da vincoli etimologici il cui intreccio avrebbe potuto spiegare il significato dei due termini, secondo molti grammatici antichi il termine δίκη sul piano strettamente simbolico restava connesso al verbo δικεῖν (“gettare”): la “gettata” dei dadi determinava non solo un destino, ma fondava un diritto sacro interpretato e custodito dal veggente-indovino.
Giorgia Meloni si candida alle primarie del PDL.
Noi non siamo più iscritti al PDL di Silvio Berlusconi, un partito che ci ha profondamente deluso e che ha tradito il suo patto con gli elettori, finendo con il sostenere il governo tecnocratico, plutocratico e mondialista di Mario Monti. Giorgia Meloni ci piace, è veramente una di noi, una giovane e brava militante di destra che ha fatto carriera, senza dimenticarsi da dove è venuta. Ci piacerebbe anche sostenerla (sarebbe la nostra "Renzi") ma queste elezioni primarie dovrebbero allargarsi alla coalizione, a tutto il centro-destra, e non limitarsi ad una semplice conta congressuale interna al PDL, partito in crisi irreversibile, oramai ridotto al 17%.
Ecco perchè mi candido alle primarie del Pdl
19 novembre 2012
Ho depositato anche io la disponibilità alla candidatura delle primarie del Popolo della Libertà. Entro il 25 bisogna portare, quindi entro questa domenica, le firme per la candidatura formale. Credo che valga la pena offrire il proprio contributo per cercare di riportare il Popolo della Libertà e il centrodestra italiano il più vicino possibile a quel 38 per cento con il quale è nato, mentre oggi i sondaggi lo attestano a percentuali molto più basse. Mi piacerebbe che si potesse rappresentare un po’ i delusi, cioè quell’oltre 20 per cento di italiani che oggi non si sentono più rappresentati da noi. E credo di poterlo fare in parte perché delle volte il centro destra e il Popolo della Libertà hanno deluso anche me.
Credo che valga la pena di dire che bisogna difendere il bipolarismo anche da chi pensa che si possano fare delle leggi elettorali che sono veri e propri complotti ai danni del popolo italiano, che sono studiate per garantire ingovernabilità e per riportare a Palazzo Chigi Mario Monti. Credo che bisogna dire che l’esperienza di Monti è stata un’esperienza fallimentare e che in nessun modo può essere reiterata in Italia, che bisogna restituire agli italiani il diritto di scegliersi i governi dai quali farsi rappresentare e non farseli dettare dalla Casa Bianca, dalle cancellerie europee e da nessun altro.
Credo che valga anche la pena di dire che la politica rimane una straordinaria forma di impegno civile, che non è vero che i politici sono tutti uguali, che ci sono brave persone e ci sono persone pessime. E se noi non sappiamo distinguere saranno i migliori che molleranno.
Io mi aspetto il sostegno di quelli che vogliono cambiare. Sono una persona che ha molto chiaro da dove viene, sono fiera della mia storia ma ho anche molto chiaro dove voglio andare. Vorrei andare verso il futuro e quel futuro è fatto di idee nuove, di persone nuove e di tutti quelle che pensano che la politica debba essere rimessa in mano al popolo italiano e debba essere tolta dal predominio degli apparati. Tutti quelli che pensano che bisogna tornare alla partecipazione, alla meritocrazia, al consenso, all’onestà e a una grande domanda civile che ci viene dagli italiani e che ci piacerebbe poter rappresentare.
Angelino è ostaggio degli apparati, se vinco rottamo tutti e spazio a facce nuove
20 novembre 2012
“Eravamo al 38% ora siamo al 15. Il gruppo dirigente non rappresenta più gli elettori”
L’intervista a La Repubblica di Francesco Bei
Tutti i colonnelli di An, da La Russa a Gasparri, da Matteoli ad Alemanno, sostengono Alfano alle primarie del Pdl. Tutti tranne Giorgia Meloni, 35 anni, che ha deciso di «sfidare l’apparato» e candidarsi in prima persona.
Uno strappo con la sua vecchia area, perché? «Perché il Pdl era al 38 e oggi sta al 15%. E questo vuol dire che oltre il 20% dei nostri elettori non si sente più rappresentato da questa classe dirigente. Sono delusi dalla mancanza di rinnovamento, di onestà, di credibilità e di proposta. E tra questi delusi ci sono anche io».
Alfano non l’avrà presa bene… «Dice? Secondo me invece una competizione vera può rappresentare un’occasione anche per Alfano per smarcarsi dall’immagine di leader ostaggio dell’apparato. Per lui può essere l’occasione per tirare fuori quel coraggio che molti di noi hanno sperato trovasse in questo anno e mezzo da segretario».
Cos’altro la divide dal segretario? «Mi pare che Alfano abbia detto che Monti, se vuol fare di nuovo il premier, si deve prima candidare e ha detto che il Pdl non andrà mai più al governo con la sinistra».
E allora? «A me questo non basta».
E quali altri “caveat” aggiungerebbe? «Io voglio capire una cosa: se Monti si candida e se, al posto della sinistra, noi lo sosteniamo in alleanza con Montezemolo, questo ad Alfano va bene? A me no. II governo italiano non lo scelgono i capi di Stato esteri, né il Quirinale, né le banche. Lo devono decidere
gli italiani».
Corre per vincere o per farsi vedere? «Corro per rappresentare delle idee, se saranno maggioritarie vincerò».
Berlusconi l’ha chiamata? «No». E i colonnelli? «Nemmeno».
La sua candidatura è anche contro di loro? «Gliel’ho detto, l’attuale apparato rappresenta un partito ridotto al 15%. Per questo chi ha incarichi nazionali nel Pdl dovrebbe farsi da parte e lasciare spazio a una nuova generazione».
Anche lei rottamatrice? «Non è solo un problema di persone. Dobbiamo rottamare anche i comportamenti. Spesso la logica è stata: è un cretino ma è un mio amico, quindi lo nomino. Io invece dico: è un mio amico ma è un cretino, quindi ne nomino un altro».
Se vince come farà le liste? «Molti parlamentari del Pdl stanno lì dal ‘94 o persino da prima. Chi oggi vota per la prima volta non ha mai visto altre facce. Tra il tutti a casa e la palude c’è spazio per un ricambio fondato sul merito. Criterio finora non sempre osservato».
La Mussolini, quando ha saputo della sua candidatura, ha commentato: “Salutame a’ mammeta”… «Uno dei lucidi commenti politici della Mussolini».
Si candida anche l’imprenditore Gianpiero Samorì. «Potrei dire che non tutto si può comprare. Diciamo che non si sente il bisogno di altri banchieri alla guida dell’Italia».
Lei un teleconfronto con Alfano e gli altri lo farebbe? «Magari aspetterei che gli undici attuali si sfoltiscano un po’ dopo la presentazione delle firme. Con tutti questi candidati rischiamo di fare Telethon».
L’apparato non mi vuole? La base sì Ecco perché correrò alle primarie
20 novembre 2012
L’intervista rilasciata a Pubblico a firma di Stefania Podda
E alla fine disse sì. Un sì meditato, persino tormentato. Perché nonostante mastichi politica da quando era una ragazzina e abbia bruciato le tappe di un paese a misura di vecchi e padri più o meno nobili – sino a diventare il più giovane ministro della storia repubblicana – , Giorgia Meloni non ama granché l’esposizione della primissima fila.
Sino a questo momento. Perché ieri ha annunciato via Twitter la sua candidatura alle primarie del centrodestra, con tanto di foto di lei che mette la sofferta firma in calce al documento. Una candidatura che si aggiunge ad altre dieci in quella che si preannuncia come una sfida piuttosto affollata. In ordine sparso, ci sono Angelino Alfano, Daniela Santanchè, Micaela Biancofiore, Alessandro Cattaneo, Giancarlo Galan, Giampiero Samorì, Alessandra Mussolini, Guido Crosetto, Vittorio Sgarbi e Alfonso Luigi Marra. Resta in ballo Giulio Tremonti che ancora non scioglie la riserva, ma che ci sta pensando. Quanto alla Meloni, ci ha pensato parecchio in queste settimane che hanno visto implodere il Pdl.
Meloni, il salto è di quelli che fan paura. Se vincerà le primarie, e se dovesse vincere le politiche, sarebbe lei il prossimo premier. A 35 anni. Ci ha pensato bene?
(Sospira e ride) “E ci ho pensato sì. Sapesse quanto. Guardi che io ho il senso della misura. Perché crede che abbia aspettato tanto prima di questo salto come lo chiama lei?”.
Già, perché? Il suo nome circola da settimane, anzi da mesi, come una sorta di exit strategy dalla crisi di credibilità del Pdl. Ma lei sinora ha nicchiato. Che cosa la tratteneva?
“Appunto il senso della misura. Perché qui c’è in ballo la guida del paese, non altro. Io non do mica per certa la nostra sconfitta alle politiche come sotto sotto fanno gli altri. Io corro per vincere. Le primarie e le elezioni”.
Non avrà l’appoggio degli ex colonnelli di An, però. Gasparri e La Russa blindano Alfano e non hanno gradito che lei abbia deciso di ballare da sola. Le vostre strade si dividono.
(Allarga le braccia tra lo sconsolato e il divertito, fa una discreta pausa di riflessione e scandisce bene la risposta) “Mettiamola così. Sono molto dispiaciuta, ma io non ho fatto vent’anni di politica solo per finire a gestire una sconfitta già messa in preventivo. Perché di questo parliamo. Vogliono far convergere i consensi su Alfano? Legittimo, ma a che ci serve far vincere ad Alfano le primarie col 90 per cento e poi perdere le politiche con il 14 per cento dei voti? Perché questo succederebbe. Ci salviamo solo se mettiamo in moto energie, idee, se ci confrontiamo davvero, se dimostriamo di essere un partito vivo”.
E’ comunque uno strappo. Peserà sulle sue possibilità di vittoria?
“Mah, io so solo che alla chiusura dell’apparato nei miei confronti ha risposto un’incredibile apertura della base. Sono state le mille richieste e pressioni che mi sono arrivate, a convincermi che era giunto il momento di metterci la faccia”.
Metterà la faccia anche nel dire no a Monti visto che l’ha sempre subìto più che scelto?
“Guardi che io dico in pubblico, e a gran voce pure, le cose che altri sussurrano nei corridoi. Io penso che qualunque governo politico che avesse avuto quella maggioranza, e soprattutto quella solidarietà istituzionale, avrebbe fatto meglio del governo Monti. I tecnici ci hanno dato una politica economica fallimentare, zero crescita, e quanto all’equità, quella ce l’abbiamo messa noi in parlamento. Questo per dire con molta chiarezza che a me non basta che Alfano dica si a Monti a patto che non ci sia la sinistra. Vorrei ben vedere. Anche se ci fossero Fini, Casini e Montezemolo, il mio resta un no. E questo lo dico anche a chi, con una faccia dice no a Monti, e con l’altra lavora ad una legge elettorale che sta spianando la strada ad un suo ritorno. Se c’è una conquista che non dobbiamo perdere, è il bipolarismo. Qui invece stanno cercando di riportarci dritti nella Prima Repubblica”.
Farà una battaglia generazionale come il suo coetaneo Renzi?
“C’è almeno un 20 per cento di elettori del Pdl delusi e arrabbiati, io parlo a loro. Ma che ci sia un asset generazionale è fuor di dubbio. Ma scusi, le sembra normale che questo paese possa essere guidato solo da ultrasettantenni? Cioè da una generazione che, insieme a quelle immediatamente successive, è la responsabile di questo sfascio? Per il resto, a differenza di quelle del centrosinistra, alle nostre primarie voteranno anche i sedicenni. Di questo sono orgogliosa”.
Ma alla fine riuscirete a farle davvero queste primarie?
“Bella domanda. C’è un problema di organizzazione, è vero, ma non si torna indietro”.
Anche senza la benedizione di Berlusconi?
“Non penso che Berlusconi non voglia le primarie. E comunque lo ripeto: ormai non si torna indietro. Ci giochiamo la nostra sopravvivenza”.
"Se il bipolarismo si sposta a destra..." di Francesco Storace.
Se alle primarie del Pdl si toglie un alone di tristezza, può convenire a tutto lo schieramento che si oppone alla sinistra. Se hanno preteso di evitare candidature scomode, estranee alle virtù della casa, speriamo che vi siano temi su cui ragionare, analizzare, giudicare, valutare.
Il Giornale d'Italia lo aveva anticipato domenica, ieri ne abbiamo avuto la conferma. Giorgia Meloni si candida in alternativa ad Angelino Alfano. E' una notizia, e le notizie politiche non lasciano scampo all'indifferenza, soprattutto quando riguardano quello che e' il partito più grande del centrodestra, che e' necessario per evitare che la sfida sia tra il Pd e Grillo, e che diventa decisivo per la vittoria se riesce a convincere chi e' attestato come noi su posizioni nette, serie, chiare.
La candidatura della Meloni va valutata per gli elettori non iscritti al Pdl e che non hanno alcuna intenzione di iscriversi a quel partito. Ma possono decidere al costo di appena due euro di tentare di spostare a destra il bipolarismo italiano contro i chiacchieroni che pensano ancora di beccare un solo voto cianciando del partito popolare europeo. Anche perché i tifosi del centrismo continentale li ha radunati sabato a Roma Luca Cordero di Montezemolo. Vecchi e nuovi boiardi, seimila presenze e seimila voti. Non uno di più dei presenti alla manifestazione più ingioiellata che si potesse immaginare di questi tempi di vacche magre.
L'apparato pidiellino e' schierato con Alfano. Che certo non e' impensierito dalla Santanchè e neppure dalla Mussolini, se riuscirà a raccogliere firme vere e non fasulle.
Il pensiero di Alfano e' noto. Sogna di smarcarsi da Berlusconi, tratta con fastidio l'alleanza, subisce la Lega, sottovaluta La Destra, insegue una legge elettorale che finga di dire no al Monti bis, che e' invece la sua aspirazione. Gli piace il potere, non e' un dramma. E' diverso da chi pensa che la politica sia anzitutto rappresentanza che viene prima del potere ad ogni costo.
Giorgia Meloni ha votato il governo Monti. Ma non vuole votarlo più. Mai più. Lo ha detto a Milano, salutando - credo - quel mondo ex An che ha idolatrato Fini, si e' legato a Berlusconi, ora serve (con sincerità) Alfano.
Sovranità, no al Monti bis e ad una legge elettorale che lo prepara senza annunciarlo, sì a un modello bipolare netto. Che, aggiungiamo noi, va spostato a destra. Su queste cose le Meloni ha cominciato ad esprimersi. Vedremo con maggiore precisione che dirà nei prossimi giorni e che cosa farà sulle regole elettorali. Abbiamo il dovere di valutare. Facciamo politica ed esprimeremo la nostra opinione. Francesco Storace
.
"Un panorama avvilente..." di Piero Puschiavo.
Il clima di diffusa depressione che investe l’Italia è sempre più allarmante. Sembra che la nostra comunità nazionale sia arrivata all’ultimo stadio della TAU (Tripanosomiasi Africana Umana o malattia del sonno), propagatasi vertiginosamente dopo l’avvento dei funzionari della nomenklatura bancaria al Governo. Le manifestazioni scomposte di questi ultimi giorni non hanno prodotto effetti incisivi ma solo indignazioni tra congreghe opposte sia tra cittadini che tra Forze dell’Ordine; un’opportunità non sfuggita al riempimento stampa.
Se nel centro-sinistra i “fassisti”, tra “usati garantiti” e “rottamatori”, stanno inscenando una “polemica politica” che offende anche la peggior commedia all’italiana, all'interno del centro-destra il silenzio è divenuto assordante.
Il fenomeno Grillo intanto (nonostante sapessimo già da tempo dove conducono i fili che lo manovrano), sembra essere entrato nel vivo della politica, scompigliando gli animi demo sinistri.
La partecipazione popolare alla vita politica nazionale è solo uno sbiadito ricordo, contribuita soprattutto dalla crisi dei partiti (piccoli o grandi comitati d’affari) cosa che dispiace tutt’altro al Governo del grigiocrate Monti: scoraggiare e depistare chiunque voglia interferire i sudditi di sua Maestà Il Mondialismo.
Le solite facce di bronzo che imperversano su stampa e TV, l’agenda del dibattere dettata dagli Scalfari o dagli Augias, la sempre più diffusa percezione (indotta) che politica ed elezioni non servono più a nulla, men che meno di fronte alla crisi (meglio farsi governare da uomini cooptati da quegli ambiti che la crisi l’hanno creata e gestita).
Figuri tristi e scadenti nel pensiero, nell’opera e nell’estetica, stanno tutti ossequiosamente (“responsabilmente” direbbero loro) al gioco, impiegati parlamentari (quanto poche le eccezioni!) che timbrano regolarmente il cartellino in attesa della campanella d’uscita con l’unico intento di creare le condizioni elettorali per rimanere ancora qualche anno nell’Istituto Tecnico Statale di Palazzo Chigi e Madama.
Chissà quando finirà l’incantesimo, chissà quando si finirà di cadere in basso.
Le elezioni si avvicinano. Chissà…
Piero Puschiavo
"Per uscire dalla crisi..." di Adriano Tilgher.
Mi sento preso in giro dall’assoluta pochezza e dei commentatori politici, e di quelli che dovrebbero essere politici di professione: mi sembrano degli invertebrati incapaci di qualsiasi sussulto di dignità, che si agitano negli angusti spazi della gabbia dorata in cui il potere reale li ha rinchiusi. Non un’idea, non uno slancio di passione nazionale (o, per i sinistri, internazionale), non un sussulto di coraggio e di potenza.
Squallido ed indecente spettacolo!
Ancora più squallido ed ancor più indecente se consideriamo le assurde condizioni di vita in cui hanno ridotto il popolo italiano, non solo dal punto di vista economico e sociale, ma anche da quello etico e culturale.
La situazione si sta incancrenendo ed anche i nostri concittadini, ammansiti e addormentati dalle chiacchiere televisive, non capiscono che è il momento di cambiare in modo radicale, di scendere in piazza e di reclamare a viva voce “le chiavi di Casa”. Quel segno distintivo che da ragazzi volevamo conquistare per sentirci finalmente adulti.
Invece aspettiamo; il massimo del coraggio è dare un voto di protesta o non andare a votare, lasciando campo libero a quella genia di ignavi e di impotenti che ci hanno ridotto in questo stato e continuano a proporsi come classe dirigente della nazione.
A volte mi viene il sospetto che questi pusillanimi siano proprio il meglio che questa nazione sappia esprimere; poi, però, mi ricordo di quali grandi esempi di coraggio, dedizione e capacità il nostro popolo sia stato capace in passato e mi viene voglia di risvegliare quelle capacità nascoste, quelle passioni sopite, quella volontà di lotta imbrigliata.
Bisogna chiamare a raccolta tutte le forze vive della Nazione, in Italia ed all’estero, impegnarle in un concreto progetto per l’Italia e per l’Europa partendo dalla consapevolezza che, se sacrifici si devono fare, è necessario farli per il bene comune. Un bene comune in cui tutti devono tornare a credere liberandoci di tutti coloro, e sono tanti, che, per stupidità e vocazione al crimine, hanno lavorato solo per il bene personale, dimenticando che nel bene di tutti, c’è anche il proprio e soprattutto quello delle generazioni future.
Uscire dalla crisi si può, basta volerlo: dapprima uscendo dalla crisi di identità e di valori, poi anche da quella economica.
Infatti solo chi crede in valori superiori può capire quanto è effimero un potere basato sui valori monetari e può, quindi, liberarsi dal giogo.
Servono proposte chiare e coraggiose da portare avanti con consapevolezza e forza: dapprima, se sacrifici dobbiamo fare, vanno fatti in una direzione precisa, cioè rispondendo ad una scelta strategica opposta a quella di Monti. Quest’ultimo vuole impoverirci per portarci a svendere pezzi importanti del patrimonio nazionale, noi dobbiamo invece difendere le nostre eccellenze. Per questo il nostro popolo deve impegnarsi a concedere un grosso prestito alla Nazione che ci permetta di riacquistare il debito pubblico attualmente in mani straniere.
Ridiscutere i tassi di interesse dello stesso sulla base dei ritorni in servizi, lavoro e vantaggi per la comunità.
Tornare a battere con un ente di stato una moneta nazionale, di pari valore dell’euro, da usare sul mercato interno, mantenendo l’euro per il mercato estero, con la condizione di costruire in tempi brevi l’Europa politica e che l’euro diventi moneta di stato con la conseguente soppressione o nazionalizzazione della BCE.
Recuperare efficienza nel pubblico impiego mediante la razionalizzazione delle funzioni, l’eliminazione dei ruoli superflui, con una mobilità di servizio tra le varie amministrazioni e la messa in prova dei dirigenti vincolando la retribuzione alla produttività e introducendo nuovamente il merito come unico elemento di valutazione per la carriera, a parità di titoli.
Chiaro che tutte queste cose sono realizzabili con un governo forte ed autorevole la cui autorità deve promanare dal consenso popolare; un consenso che si può acquistare recuperando la fiducia attraverso il coinvolgimento autentico delle fasce più concrete della popolazione.
Come si vede le soluzioni praticabili non sono difficili; complicato è capire che il contesto entro cui queste riforme vanno attuate è completamente nuovo e sotto certi aspetti rivoluzionario. Infatti si tratta di spostare il perno intorno al quale far ruotare la vita politica e sociale dall’economia, come avviene oggi, all’uomo. Ovviamente un Uomo nuovo attento alla crescita spirituale sua e della comunità di cui fa parte e che considera l’economia solo un mezzo, di cui, tra l’altro, si potrebbe anche fare a meno, per agevolare il cammino di questa crescita.
Insomma si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale.
Adriano Tilgher
domenica 18 novembre 2012
DESTRA IN MOVIMENTO...
Sabato scorso, 17 novembre 2012, un gruppo di storici militanti e dirigenti della destra lombarda (Andrea Colella, Roberto Jonghi Lavarini, Francesco Lauri, Beppe Mambretti, Renato Santin e l'Avv. Benedetto Tusa) ed una delegazione ufficiale del circolo Gabriele D’Annunzio di Milano (il più grande ai tempi di Alleanza Nazionale), hanno avuto un primo interessante incontro politico interlocutorio con il segretario nazionale de La Destra, On. Francesco Storace. Successivamente, come ospiti, hanno partecipato alla riunione del direttivo regionale de La Destra della Lombardia, presieduto dalla segretaria regionale Eliana Farina. Francesco Storace ha, sia privatamente che pubblicamente, confermato di condividere ed accogliere appieno l’appello, lanciato dagli intellettuali Marcello Veneziani e Renato Besana, alla unità ed al rilancio, culturale prima che politico, della destra italiana. Non solo, Storace ha rilanciato, proponendo ufficialmente, insieme a Teodoro Buontempo ed Adriano Tilgher, un grande congresso costituente, da tenersi, dati i tempi ristrettissimi, subito dopo le elezioni politiche, per fondare un nuovo e grande movimento unitario. Pertanto, La Destra, in maniera assolutamente pragmatica e trasparente, ha ufficialmente confermato di essere disponibile, fin da subito, a fare accordi elettorali con la Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli e ad aprire le proprie liste, sia per le elezioni politiche che per le elezioni regionali, ai rappresentanti del progetto Itaca e di tutte quelle diverse realtà politiche, culturali e sociali che compongono la eterogenea area della destra italiana.
Nella foto, da sinistra: Renato SANTIN, Roberto JONGHI Lavarini, Andrea COLELLA, Francesco LAURI e Beppe MAMBRETTI.
Iscriviti a:
Post (Atom)