CCP

domenica 6 dicembre 2009

Con Berlusconi e Dell'Utri contro le "minchiate" dell'infame assassino Spatuzza che, invece di essere ascoltato, andrebbe impiccato!

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Il Senatore Marcello Dell'Utri è nato e cresciuto in quartiere popolare di Palermo denominato Brancaccio, una zona difficile e degradata, come, purtroppo tante altre realtà del meridione ma, grazie alla sua intelligenza ed alla sua grinta, è riuscito ad emergere ed a fare carriera al nord, diventando prima un manager e poi un politico di grande successo. Cosa non perdonanono a Lui, come al Sottosegretario campano Nicola Cosentino, i salotti della sinistra radical-chic? Di avere fatto carriera senza rinnegare le proprie origini popolari, la propria gente, le propria storia e le proprie frequentazioni giovanili e, sopratutto, di essersi schierato politicamente con il centro-destra dell'odiato Silvio Berlusconi. Marcello Dell'Utri è un vero uomo d'onore, nel senso positivo (etimologico e tradizionale del termine), perchè mantiene la parola data e non rinnega gli amici. Se a questo si aggiungono la sua "pretesa" di fare cultura, libera e non omologata, la sua passione per i libri antichi ed il teatro, e, sopratutto, il suo giudizio storico positivo su Mussolini ed il Fascismo, si capisce l'odio viscerale della sinistra comunista e giacobina, contro di Lui.

A Milano, la peggiore borghesia antifascista, classista e con la puzza sotto il naso, non gli perdona di essere "un terrone arricchito, amico di Berlusconi ed estimatore di Mussolini." Nel mio piccolo sono stato colpito da simili pregiudizi, dopo aver fatto politica, sociale e nazionalpopolare, a Quarto Oggiaro, un dirigente di Rifondazione Comunista ed uno pseudo-giornalista de La Repubblica (da me poi denunciati) mi hanno accusato di convivenze con la malavita di quel quartiere. Insomma, secondo il persistente razzismo ideologico ed odio di classe della sinistra, nei quartieri popolari, la politica devono farla solo loro, perchè gli altri (cioè noi di centro-destra) fanno solo speculazioni, cercando "voti di scambio" e curando i propri "loschi interessi".

Hanno ragione i quotidiani Libero ed Il Giornale a definire le dichiarazioni dell'infame assassino, oggi pentito e collaboratore, Spatuzza, con il loro nome: minchiate! Di questo si tratta, solo di parole infamanti senza alcun riscontro, dette, dopo quindi anni, non da un criminale qualsiasi ma da un vero e proprio mostro che ha ucciso oltre quaranta persone (fra le quali un sacerdote ed un bambino sciolto nell'acido) che oggi è manovrato politicamente dalle solite "toghe rosse" militanti ma anche dalla mafia che si sente accerchiata dalla controffensiva dello stato e dalle forti iniziative di questo governo che ha sbaragliato i nuovi vertici della criminalità organizzata, arrestando decine di pericolosi latitanti e confiscando beni per milioni di eruro.

Al Presidente Silvio Berlusconi ed al Senatore Marcello Dell'Utri, che conosco e stimo, esprimo tutta la nostra solidarietà ed il nostro pieno sostegno contro questa giustizia ad orologeria e contro lo speregiudicato uso politico dei pentititismo. Pentiti come il "signor" Spatuzza che in un paese civile, come gli Stati Uniti d'America, sarebbe già finito impiccato o sulla sedia elettrica, per i suoi crimini così efferrati, in Italia vivono, non solo come parassiti a spese dello stato ma come veri e propri "divi", intervistati, fotografati e persino "coccolati" da certi giornalisti della sinistra anti-italiana che li utilizzano per fare ascolto o, peggio ancora, per fare politica.

Roberto Jonghi Lavarini
Presidente del Comitato Destra per Milano
(Iscritto al Circolo del Buon Governo di Via Senato)

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