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lunedì 8 aprile 2013

“Per quale motivo Israele può avere 400 testate atomiche e l'Iran nessuna?"

Conte Prof. Giuseppe Manzoni di Chiosca e Poggiolo
“Per quale motivo Israele può avere 400 testate atomiche
e l’Iran nessuna?”
        Eric Voegelin, nell’acuto saggio Scienza, politica e gnosticismo, denuncia “un fenomeno  ignoto all’antichità, che permea di sé le nostre società moderne in maniera così totale che la sua ubiquità non ci dà quasi la possibilità di renderci conto di esso: il divieto di fare domande” , chiarendo, poco oltre, con riferimento alle moderne ideologie, che “ci troviamo di fronte a persone le quali sanno benissimo che e perché le loro opinioni non possono reggere all’analisi critica e, quindi,  fanno del divieto dell’esame delle loro premesse una parte essenziale del proprio dogma. Il fenomeno nuovo consiste appunto in questa condizione di consapevole, deliberata e sapientemente elaborata ostruzione della ratio.”
        Non è certo per sudditanza verso questa imposizione che non risponderò, almeno direttamente, al quesito “Per quale motivo Israele può avere 400 testate atomiche e l’Iran nessuna?”. D’altronde, proprio lo stesso politologo tedesco aveva premesso che “oggi, proprio come duemila anni or sono, la politike episteme verte intorno a interrogativi che riguardano ciascuno di noi e che ciascuno di noi si pone. Benché diverse siano le opinioni oggi correnti nella società, il suo contenuto non è mutato”, precisando che “il presupposto dell’analisi è ancora la percezione dell’ordine dell’essere fin nella sua origine in un essere trascendente, in particolare l’amorevole apertura dell’anima al suo fondamento trascendente dell’ordine.”
        Per questo lascerò senza risposta la domanda rivoltami, perché è mal posta, o meglio, non è la domanda essenziale. La domanda va dunque riformulata, la vera domanda da porsi è: “Qual è il fine dell’essere umano?” o, ancora più esattamente: “Per qual fine Dio ci ha creati?”.
Il pensiero di molti, di fronte a questo interrogativo, correrà alle  Prime nozioni della Fede Cristiana (cioè al Catechismo Minimo fatto pubblicare dal Papa san Pio X, originariamente destinato alla Diocesi di Roma). Ma il quesito era già implicito negli Esercizi Spirituali dell’hidalgo  Íñigo López Loiola (più noto come Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti), dove determina addirittura il “Principio e Fondamento” degli Esercizi stessi. Il gesuita Ignazio Iparraguirre spiega che si parla di Principio  in quanto esprime una verità di ordine speculativo”, e di Fondamento “in quanto esprime una verità di ordine pratico”, rivolgendosi quindi tanto all’intelligenza quanto alla volontà.  E’ opportuno sottolineare  che gli Esercizi Spirituali non vanno considerati un “libro scritto per essere letto”, bensì un metodo da praticare, che prende l’avvio proprio dalla risposta che viene data a questa domanda, lasciata sottintesa; e la chiara risposta è: “L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e mediante questo salvare la sua anima”.  
Sant’Ignazio prosegue: “e le altre cose sopra la faccia della terra sono create per l’uomo, e perché lo aiutino nel conseguimento del fine per cui è creato. Donde segue, che l’uomo tanto deve usare di quelle, quanto lo aiutano per il suo fine, e tanto deve ritrarsene, quanto esse lo impediscono. Per cui è necessario farci indifferenti a tutte le cose create, in tutto quello che è concesso alla libertà del nostro libero arbitrio, e non le è proibito; di modo che non vogliamo da parte nostra salute piuttosto che infermità, ricchezza piuttosto che povertà, onore piuttosto che disonore, vita lunga piuttosto che breve, e così in tutto il rimanente; desiderando e scegliendo unicamente quello che meglio conduce al fine per cui siamo creati”.
Sempre il padre Iparraguirre commenta: “E’ una sintesi filosofica e teologica completa: Dio principio e fine di tutto il creato (Causa efficiens, exemplaris, finalis), l’uomo re dell’universo che sale a Dio sugli scalini delle creature e le riporta a Lui  (S. Tommaso: circulatio perfecta…)”. Come non vedere in queste riflessioni una nobilissima esaltazione della vera libertà dell’essere umano, consistente non già nel sottrarsi  ai propri  doveri, bensì  nella capacità di dominare le creature senza farsene irretire e ordinandole a un fine? Così l’uomo si eleva veramente sopra tutte le cose e si avvicina all’essere trascendente, a Dio.
 
Per quale motivo si fa una domanda a cui non si può rispondere? Nel mondo operano dei tabù (ove non si può insediare produttiva dialettica) sostituitisi progressivamente agli idola tribus di tipologia “naturale” e pervicacemente e strumentalmente operati al servizio di quel pensiero unico che viene ormai comunemente definito mondialismo.
 
In tale dominante omnipervasivo sistema, all’untuoso servizio del quale opera l’orgia della falsificazione storica, indispensabile oggi più di un tempo e servito sempre infidamente e fino all’ultimo e che speriamo sia ormai definitivamente in crisi, in parallelo ai pochi eroici tentativi di fare verità, c’è anche la riserva del silenzio
 
Infatti l’inevasa domanda resta comunque oggettivamente neutra, rendendo inoperanti le oscuranti barriere del pre-giudizio, ma si evita con la non risposta anche l’avvitarsi sull’assolutamente prevedibile dei sostanzialisti di facciata, evidenziando un’impossibilità e superando l’odiosa impasse con questo libro-idea, sorta di paratesto per uomini coraggiosi.
 
Ognuno dei generosi partecipanti ha potuto, in relazione al proprio livello spirituale, alla propria formazione culturale, ad un proprio libero convincimento, ribattere con ciò che più gli sembrava degno di risposta, realizzando un’inedita concordata riunione di cose legittimamente diverse e vere, che può sconcertare solo le anime piccole e le rabbiose protervie o lasciare nell’indifferenza solo chi vuol far finta di non capire…
Il libro-idea è stato curato come proposta della “Nuova Oggettività, popolo, partecipazione, destino”, in logica continuità con il libro-manifesto edito dalla Heliopolis Edizioni nel 2011, ma con un’autentica apertura a 360°, a sondare un orizzonte inesausto e fornire motivi nobili d’interrogazione e ricerca.”
  
 

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