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giovedì 9 giugno 2011

Intervista a Gabriele Albertini

Gabriele Albertini: Il Pdl? "Non ha né Popolo né Libertà"
Pubblicato da admin1 il martedì, giugno 07, 2011


MILANO - "Con l'ingresso di Tabacci, esponente di Api e personalità importante del triumvirato, la giunta Pisapia in qualche misura si orienta in una posizione non ancora definita in una sede politica. L'alleanza con la sinistra, non solo con la sinistra moderata, e con Sel e i partiti minori della sinistra estrema è un po' un'acrobazia per una linea moderata". L'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, commenta in un'intervista ad Affaritaliani.it, la nomina di Bruno Tabacci assessore al Bilancio nella squadra del neosindaco. Poi l'europarlamentare e presidente della Commissione Affari Esteri prende definitivamente le distanze dal Pdl e rivela il futuro di Letizia Moratti.


L'intervista

Come valuta la mossa di Pisapia di nominare Tabacci?
"E' molto significativa. Vedo uno schema da uno-due. Arriva Vendola che spara sull'abbraccio ai fratelli rom e musulmani ma Pisapia replica che, come dice un proverbio cinese, “bisogna avere due orecchie e una sola lingua per qualche motivo”. Quando si va in una città che non si conosce bisogna ascoltare il doppio di quanto si parli. Poi il neosindaco allarga la giunta a un'altra componente. Se Vendola è all'estrema sinistra, Tabacci sta all'estrema destra. E lo associa sulla base della sua linea civica, di sindaco di tutta la città come ha voluto precisare. Non ha detto di tutti i milanesi. C'è un'interpretazione in questa precisazione. Di tutti vuol dire di tutte le sue componenti, della civitas. Dei valori, della collettività, delle persone che sono nella legge, nella correttezza. Come diceva Clemenceau 'l'arte del buon governo è rendere la vita facile per i bravi cittadini e difficile per i delinquenti".
Quindi approva la scelta del neosindaco?
"Dal punto di vista di Pisapia è eccellente perché marca le distanze dalla sua possibile dipendenza nei confronti della componente estrema e movimentista, dei centri sociali. Prima mette a tacere Vendola poi chiama Tabacci. Mi ricorda Attali e Sarkozy. Il presidente francese che ha allargato la sua Amministrazione reclutando personalità del campo avverso".
Ovvero?
"Dal punto di vista della città è positivo perché dà un connotato civico a un'amministrazione che nasce come una componente politica ma che si profila civica. Tabacci è vicino al mondo della finanza cattolica, delle fondazioni bancarie. Dell'area che sta tra Giuseppe Guzzetti e Giovanni Bazoli".
Pisapia in questi primi passi sta dimostrando coraggio non cedendo alle "indicazioni" del Pd che vorrebbe Stefano Boeri vicesindaco?
"L'indipendenza non è solo quella di dire no a qualche indicazione sui nomi. I no più consistenti o i sì più significativi riguardano le scelte sulla città e per la città".
Nel Pdl ci sono acqua agitate. Quale consiglio si sente di dare?
"La malattia del partito è nel suo stesso nome a cui on corrisponde la sua realtà perchè non è Popolo e non c'è Libertà. E' singolare che nel popolo, che rappresenta il più largo concetto di partito, e della libertà, dove si può dibattere e parlare non ci sia né il popolo né la libertà perché non ci sono congressi, luoghi dove ci si può confrontare sulle scelte politiche, sulla strategia di governo, sull'elezione, e non la nomina, dei dirigenti".
Come vede la nomina di Alfano a segretario nazionale del Pdl?
"Alfano è un eccellente personaggio ma è un nominato e cooptato da cooptati. Il problema del Pdl è nella sua stessa ragione. E' nato per essere qualcosa che poi non è stato. A Napoli è stato eletto un magistrato d'assalto nella città della Camorra. A Milano ha vinto un avvocato paladino della legalità. Nel nostro partito la legalità non è considerata un valore poiché siamo tutti soggetti all'accanimento giudiziario, si dice. Ma in questo scenario si possono inserire delle responsabilità vere. E' indubbio che vi è una componente faziosa nella Magistratura, iattura del nostro Paese, ma c'è anche la corruzione e il malaffare, persone scorrette che sono nel nostro partito e occupano posizioni di governo, vedi il caso Cosentino".
Di chi è la colpa?
"Sono d'accordo con Fini che ha detto o questo partito lo cambiamo insieme oppure io ne faccio uno mio ed esco da questo scenario in cui non c'è legalità, meritocrazia, democrazia interna, ci sono nominati e non eletti, non si fanno congressi. E' una signoria dove non c'è la possibilità di selezionare un ceto che possa sopravvivere al carisma del leader. Se tutti sono nominati e nessuno viene eletto dalla base, alla fine succede quello che è accaduto a Milano. Che la base vota per gli altri".
Perché la Moratti ha perso?
"Ci sono quattro ragioni. Una è la crisi economica. Obama ha perso in America, Zapatero in Spagna, Sarkozy si è dovuto inventare il suo Iraq per contendere la spada crociata alla Le Pen e se non ci fosse stato il caso di Strauss Khan con ogni probabilità non sarebbe stato sicuramente rieletto. Poi c'è la prima della classe, la Merkel, che ha perso la maggioranza in Germania. E' stata impostata la campagna elettorale a Milano dalle Amministrative alle Governative. Un referendum sul governo vista la scarsa fiducia nel sindaco. Berlusconi ha detto 'ghe pensi mi'. Ma no ha giovato".
E poi?
"Legalità e meritocrazia sono valori che in Lombardia contano, l'aver propagandato delle forme di solidarietà, quali le manifestazioni davanti a Palazzo di Giustizia aggressive nei confronti dei giudici per compiacenza verso il premier non ha fatto piacere a chi crede nella legalità. Gli attacchi alla Magistratura, l'aver messo in lista una bella ragazza... Il ceto dirigente del partito e del governo ha fatto delle scelte che hanno allontano gli elettori, le donne, la componente cattolica, gli anziani. Poi c'è la scissione interna. Casini che se ne va e Fini che viene espulso. Ecco i 36mila voti dei 70mila che mancano alla Moratti. Abbiamo perso per strada delle alleanze per scelte che si stanno dimostrando perdenti. I voti che abbiamo perso perché sono andati ai centristi non sono stati rimpiazzati. La popolarità del sindaco non è mai stata alta. La Moratti è nata e vissuta nei privilegi, invidia e gelosia contano se non si trovano delle modalità di simpatia per attenuarli. Ma è sembrata una recita. Per non parare degli errori amministrativi. I milanesi hanno valutato i 5 anni non solo i 5 mesi di campagna elettorale. L'aver affidato la comunicazione a persone aggressive e negative non ha giovato al desiderio di moderazione".
E ora l'ex sindaco che cosa cosa deve fare?
"Non ha mai fatto la signora per bene che prende il tè e fa shopping".
Non mollerà?
"C'è un movimento che si sta configurando, si parla di Monti, Montezemolo, un Terzo Polo un po' più tecnocratico ed un po' più nordista che prende ciò che resta di quella componente del Pdl o dell'astensionismo che non si riconoscono in questo Centrodestra e neanche nella sinistra più o meno moderata. La Moratti ha i mezzi economici e ha notorietà".
Che cosa pensa dell'ipotesi Formigoni premier?
"O si gioca a scacchi o si va sul ring. Se si creano dei criteri di selezione del ceto dirigente sulla base delle relazioni con il vertice ci si circonda di pretoriani e di cortigiani e si perdono le legioni. Altro discorso è se si chiamano dei legionari: Formigoni dopo 20 anni di guida della Lombardia e di consenso vero non è mai stato un pretoriano; Verdini invece ha preso 2mila voti alle Regionali e oggi è uno dei massimi dirigenti del partito, influenzatore dell'Imperatore come pochi altri. Ma è un pretoriano, un cooptato, non un legionario eletto dalle legioni. Con questi criteri degli scacchi e non del pugilato Formigoni è uno scacchista che dà un più nobile significato al voto di popolo che non di corte. Se sai sceglie la box allora passa Verdini e chi fa parte della corte dell'Imperatore". (Affari Italiani - Mariela Golia)

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