CCP

giovedì 11 novembre 2010

"Jonghi nel Mirino"... :-)



IL MIRINO
mensile freepress distrubuito a Milano in 50 mila copie

Numero di Novembre 2010 - Intervista a Roberto Jonghi Lavarini:
http://www.ilmirino.it/media/Archivio/2010/2010_011%20novembre.pdf

D
Come dice lei stesso, queste proposte introducono una vera e propria “rivoluzione” dal punto di vista etico. Sappiamo però che certi ambienti sono autoreferenziali e difficilmente disposti a cedere certi privilegi senza avere nulla in cambio. Cosa le fa pensare che sia possibile compiere una trasformazione tanto importante?

R
Innanzitutto ci tengo a precisare che si tratta di proposte elaborate da un gruppo di iscritti del PDL, riuniti nel Comitato Destra per Milano. Secondariamente voglio ringraziare Lei ed il Vostro giornale per lo spazio che dedicate alla informazione in generale ed alla buona politica in particolare. Venendo alla sua domanda: solo un reale rinnovamento della classe dirigente può porre un freno alla disaffezione degli italiani per la politica ed al crescente astensionismo elettorale. Io mi rivolgo al Popolo della Libertà ma è una esigenza trasversale a tutti gli schieramenti politici. Il malcontento della gente è molto forte, diffuso, radicato e, aggiungo, spesso giustificato: una volta i politici venivano seguiti e rispettati, ora, al contrario, vengono visti, sempre più, come una casta di inutili parassiti. In questo difficile momento storico, di forte crisi economica e di pericolosa tensione sociale, tutto può succedere, la classe politica, per non essere travolta dal malcontento popolare, deve tornare a dare il buon esempio, dimostrandosi, per prima, disposta a cambiare, a rinnovarsi ed a fare qualche sacrificio.

D
Non si parla nelle sue proposte di una riduzione dello stipendio dei parlamentari e, soprattutto, di un ridimensionamento di certi incredibili privilegi (ad esempio il fatto che possano godere di pensione dopo 35 mesi in parlamento, i vari rimborsi spese, agevolazioni, ecc.). A questo proposito qual è il suo pensiero?

R
Il Governo Berlusconi, soprattutto grazie ai Ministri Brunetta e Tremonti, con la legge finanziaria ed altri provvedimenti, ha, finalmente, dato un segnale forte e chiaro, diminuendo il numero degli eletti ed i loro stipendi, tagliando inutili sprechi e vecchi privilegi, imponendo l’incompatibilità fra ruoli politici e funzioni amministrative e gestionali. Certo si tratta di “poca roba” ma: sempre meglio che niente! E’, comunque, il primo governo italiano del dopoguerra che “si taglia le unghie e riduce le porzioni del proprio rancio”. La sinistra blatera-blatera ma, in questo senso, non ha mai fatto nulla! Ma il vero problema non è la consistenza dello stipendio dei politici ma se questo se lo meritano davvero, se lavorano, se fanno fino in fondo il loro dovere, rispondendo al mandato popolare dei cittadini elettori. Aggiungo che lo scandalo più grande sono le consulenze d’oro di certi manager di stato che dopo avere fallito la loro missione pretendono anche buone uscite milionarie: dovrebbero invece vergognarsi, chiedere scusa, ridare indietro il maltolto e, prendendo esempio dai loro colleghi giapponesi, fare harakiri (suicidarsi).

D
Uno dei problemi più importanti della politica italiana è lo svecchiamento della classe dirigente. E’ possibile riuscirvi solo introducendo un meccanismo di tipo anagrafico? Chi ha la “poltrona” la molla sempre con difficoltà. Che ne pensa?

R
La classe dirigente italiana, non solo quella politica ma anche quella economica e docente, è la più vecchia d’Europa. Non basta dire “largo ai giovani” bisogna imporre dei cambiamenti e quella dei limiti anagrafici alle candidature e di massimo due mandati elettorali, mi sembrano le più semplici ed efficaci. La Politica deve tornare ad essere una attività alta e nobile, un patriottico servizio alla propria comunità di appartenenza, una forma di vero e proprio volontariato sociale. Per questo serve un costante ricambio non solo generazionale ma anche nominale, bisogna cambiare le facce, sostituire gli uomini, eliminare i mestieranti della politica, i teorici del nulla, coloro che non hanno mai lavorato veramente in vita loro e che, quindi, non possono conoscere le reali esigenze delle famiglie e delle imprese italiane. Il PDL, per primo, deve eliminare questa zavorra, quelli che il Presidente Berlusconi ha giustamente definito, con le tradizionali espressioni milanese, “fanigutun” (fannulloni) che pensano solo alla loro “cadrega” (poltrona).

D
Per quanto riguarda il problema delle “donne in politica” su cui si è molto discusso, anche recentemente, come valuta certe affermazioni per le quali in qualche caso per fare carriera non è escluso il ricorso che il gentil sesso possa far ricorso a doti estetiche e comportamenti compiacenti?

R
Pur essendo marito, felice e fedele, apprezzo le belle donne, la loro femminilità e le loro forme. Parliamoci chiaro, senza ipocrisie: la bellezza estetica è certamente un valore aggiunto ed anche la predisposizione per le arti seduttive ed amatorie è un fatto positivo ed entrambe queste qualità hanno sempre influenzato la storia umana. Detto ciò, i partiti devono selezionare i propri rappresentanti (candidature e nomine) secondo altri criteri: meriti e capacità, curricula di studi e professionali, militanza politica e integrità morale. Se poi, la donna selezionata, oltre ad essere intelligente, capace e meritevole, è anche fisicamente piacente e sensuale, tanto meglio per lei ed anche per tutti noi. Non bisogna avere nessun preconcetto, né per i brutti e né per i belli, l’importante è che, in politica: “il cervello ed il cuore vengano sempre giudicati più importanti di tette e culo”.

D
Cosa ne pensa delle “quote rosa”?

R
Sono sempre stato culturalmente contrario, direi prevenuto, nei confronti delle “quote panda”, stimando le donne, vero sesso forte, in grande e meritata ascesa nella società italiana. Semmai mi preoccupa di più la crisi del maschio italiano, la sua progressiva perdita di identità e preciso ruolo sociale. E poi, in che quota dovremmo inserire l’On. Wladimir Luxuria? A parte gli scherzi (fra l’altro si tratta di una persona molto intelligente)… Parlare di quote di genere in una società dove le differenze sessuali sono sempre meno evidenti e dove le funzioni sociali sono sempre più mescolate mi sembra decisamente inutile ma sono sempre disponibile a confrontarmi su proposte concrete. La cosa veramente importante, ripeto, sono i criteri di selezione. Faccio un esempio: se per riempire il 30% di quota rosa poi ci metto la vecchia zia o la nipote scema, la segretaria fedele o l’amante zoccola, non ha alcun senso. Per carità cristiana, non faccio nomi e cognomi ma la politica milanese è, purtroppo, trasversalmente piena di casi analoghi al mio esempio. Aggiungo, per correttezza, che la maggior parte dei casi di nepotismo e raccomandazione però coinvolge uomini: parenti, amici e collaboratori di esponenti politici di tutti i partiti inseriti nelle liste, negli enti e nelle segreterie. Gente, spesso incapace ed immeritevole, con due, tre, quattro incarichi ben remunerati da “Pantalone”. Bisognerebbe fare un bel libro bianco …

D
Ad inizio anno, dopo alcuni fatti che avevano fatto pensare a una nuova Tangentopoli, si era parlato di una urgente legge sulla corruzione. Ma non se ne è ancora fatto nulla. Su questo argomento qual è il suo pensiero?

R
La politica deve essere trasparente, una casa di vetro, dove si conoscono nome, cognome, titoli, curriculum, fedina penale, stipendio, dichiarazione dei redditi, presenze, atti e recapiti di tutti gli eletti e nominati. La zona grigia più pericolosa sono le cosiddette “consulenze esterne”, ricche prebende che, troppo spesso, assomigliano ad una forma legalizzata di tangente e di finanziamento illecito, nemmeno ai partiti ma a singoli esponenti politici. Per riformare i partiti serve gente libera e decisa, senza padrini e senza padroni, con idee chiare e senza peli sulla lingua. I partiti devono ascoltare la gente, allargare la base del consenso popolare, facilitare la partecipazione dei cittadini con incontri, dibattiti, tesseramento, congressi per la selezione dei dirigenti ed elezioni primarie per la scelta dei candidati. Tutto ciò viene, troppo spesso, snobbato come populismo ma, se per populista, si intende un militante politico vicino al suo popolo, allora sono orgoglioso di esserlo e di esserlo sempre stato, prima nel MSI, poi in AN ed ora nel PDL.

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