lunedì 24 settembre 2012
Gabriele Adinolfi: "Grillismo in nero"...
Adinolfi: dalle stalle alle stelle (riflessioni su di un eventuale grillismo in nero)
Cesare Massimo Ruggeri ha deciso di lanciare di una provocazione, che il 20 settembre abbiamo pubblicato su noreporter. Propone una partecipazione di noi figli del sangue all’ondata Grillo.In sostanza Cesare dice: facciamola finita di supportare questo o quel candidato postfascista, ma usciamo pure dal ridicolo masturbatorio della destra terminale e contribuiamo attivamente a far cadere le teste. Smettiamola di farci portatori d’acqua oppure mitomani da vetrina ma non limitiamoci a guardare, siamo protagonisti, coprotagonisti anche minoritari, di una svolta.
Grillo, Murdoch & coMolte le riflessioni che s’intrecciano sulla questione e, immagino, anche molte le obiezioni e le storture di naso. A cominciare dal valore di Grillo e del Cinque Stelle che per molti più che un fenomeno extrasistema, sarebbe un giullarismo che lo supporta.Grillo poi è sostenuto da Murdoch, la sua struttura informatica viene curata da società che sono nell’orbita dell’alta finanza.Inoltre il fenomeno grillino si nutre in gran parte di astensioni recuperate al voto (dunque alla fin fine è sistemico) e soprattutto del voto populista deluso e arrabbiato che, spostato dalla destra vacua verso il qualunquismo comico, diventa ancor più sterile e, per logica compensativa, va a stabilizzare lo stesso centro tecnocratico che vorrebbe abbattere.Perché, se non intervengono contraccolpi e novità di rilievo, l’evoluzione politica sembra avviata all’imposizione di questo genere di soggetti: un centro tecnocratico, una rappresentanza di sindacalismo civico che di questo centro si farebbe il mediatore (e qui si candida Renzi) ed un qualunquismo comico che consente d’insultare il centro ma senza sfidarlo mai (Grillo e/o Di Pietro).
Ma usciamo una buona volta dall’equivoco democraticoParliamoci chiaro: quando si va a guardare le carte non vi è dubbio che non esista, e che non potrà mai esistere nell’attuale congiuntura sociopolitica, una rappresentanza partitica che non sia servile se non è ridicola; al massimo potrà essere servile e ridicola come ha dimostrato la destra terminale quando ha incontrato le sirenelle.E dunque bisogna porsi di fronte alle suggestioni elettorali sempre e comunque con occhio clinico, chirurgico, distaccato e tattico.Oppure ci si limita a non votare e a vomitare, che male non fa.Personalmente non voto e vomito da sempre, poiché però siamo nel mondo, nella società e – almeno c’illudiamo – nella politica, è con le spinte quotidiane della gente, ivi compresa di quella che si pretenderebbe differenziata, che bisogna confrontarsi, cogliendole come sono e non come ci piacerebbe che fossero e che non sono mai.Sicché non si può ignorare la politica elettorale ma, se ci si pone come soggetti politici radicali, sarebbe criminale considerarla con una logica che non sia strumentale. La questione è: strumentale per i beati cavoli propri (come avviene quasi sempre) o per un cambiamento?Se una scelta è strumentale per un cambiamento e non per una propria soddisfazione, allora non ci si deve porre mai in termini d’identificazione o di rappresentatività. Se una scelta è strumentale in una prospettiva rivoluzionaria è sulle dinamiche, sugli effetti, sui contrasti interni, sui conflitti relativi, sugli scenari conseguenti, che essa deve maturare e non sul grado di potabilità o di simpatia dei candidati.In sostanza: visto che sono comunque estraneo a tutti loro, non m’interessa di definire in che misura mi riconosco nelle posizioni di Tizio o se la distanza tra le sue e le mie è accettabile, mi preme quello che Tizio fa e cosa deriverà da quello che fa Tizio. O magari Caio. Che si chiami Bossi o Grillo. Nell’assoluta intercambiabilità tra i soggetti perché per me questo e quello pari sono.Ed è la ragione per la quale, forse qualcuno lo rammenterà, nel 2008 quando Grillo iniziò a costituire le liste civiche mi ero espresso a favore del tentativo ipotetico, totalmente disatteso, di parteciparvi.E su questo quindi mi trovavo d’accordo con Cesare già da allora.
Quattro anni dopoQuattro anni dopo la situazione è evoluta e non ravvedo più la stessa potenzialità..Vedo oggi come prospettiva imminente (ma si noterà che vi ho puntato sempre e senza soluzione di continuità) quella di procedere a una ricomposizione sociale e politica delle fasce orfane di rappresentanza, in un ipotetico caleidoscopio trasversale di stampo peronista.Ed è soprattutto nel mondo del lavoro e della produzione che identifico gli elementi da cui muovere per questa sintesi.Si tratta, una volta di più, di una scelta non propriamente elettoralistica, in qualche modo di una scelta extraparlamentare.Rispetto all’elettoralismo continuo a pormi nella duplice veste dallo schifo individuale e del pragmatismo impersonale. Sulla base del quale la domanda giusta da porre alla provocazione di Cesare è se e quanto una nostra partecipazione al populismo grillino e all’eventuale macelleria dei secondorepubblicani ci aiuterebbe a stringere rapporti trasversali e a favorire dinamiche peroniste. Il dibattito, in materia, è aperto. Tutto il resto sull’argomento a me non interessa più di tanto.
“Mandimaoli a casa noi”Potremmo chiuderla lì ma questo significherebbe ignorare un elemento non di poco conto della provocazione di Cesare: il “mandiamoli a casa noi” che si riferisce ai notabili di An travolti da scandali e rinnegamenti e, soprattutto, ormai senza alcuna prospettiva politica visto, che continuano rovinosamente a sostenere lo sceriffo di Montingham, l’usura internazionale, lo smantellamento sociale e nazionale provando a spiegarci il tutto con l’impegno per il ritorno a elezioni con le preferenze: il che, a sentir loro, segnerebbe nientedimeno che il cambio della politica!Il fallimento totale degli sceicchi senza più il petrolio-Berlusconi è imbarazzante.Comprendo il desiderio di riscossa e in qualche modo di rivalsa di un intero mondo che si è mantenuto, suo malgrado, in un difficile equilibrio compromissorio e che vistosi tradito soprattutto dall’inadeguatezza dei suoi terminali vuole liberarsene con una risata. E come ridere meglio se non liberandosene con Grillo?Un impulso condivisibile ma umano.Politicamente però tutto questo non conta. Così come non conta il nostro apporto alla difesa o alla caduta dei “colonnelli” perché ciò che resta di una classe politica postfascista fallimentare ha i giorni contati a meno che:a) non intervenga ancora una volta Berlusconi a salvare baracca e burattini in senso neppur più figurato;b) alcuni colonnelli siano cooptati nel novero dei portaborse di Monti e Passera.Altrimenti è chiaro che tutta la parabola di An è ormai entrata in un’agonia senza guarigione possibile.Lo scenario più probabile è che i suoi membri cercheranno in qualche modo di contenere i danni restando uniti per le prossime elezioni che verosimilmente si salderanno in una sconfitta cocente da cui dovrebbe partire l’implosione del centrodestra. Il rischio che la crisi si aggravi e si acceleri sta poi nell’esito delle comunali al Campidoglio per le quali, a meno di sorprese sconvolgenti, non sembra esserci gara, al punto che per il sindaco uscente ipotizzare di perdere al ballottaggio e non direttamente al primo turno sembra poco meno di un miraggio.Di lì le componenti organizzate capillarmente, ma prive di guide, programmi e base elettorale, cercheranno di confluire in nuovi contenitori.Chi ci riuscirà finirà nei mediatori tra sudditi e tecnocrazia, collocandosi più o meno alla destra di Renzi o di colui che lo brucerà sul traguardo della candidatura a maniscalco italico. Le altre componenti cercheranno collocazioni al di fuori che risulteranno sempre più isolate, irrisorie e incidenti, come ha ampiamente scoperto e comprovato Storace.Tra queste, qualcuna, forse, si orienterà verso il crocevia peronista dove troverà altri soggetti di tutte le provenienze.Insomma non c’è bisogno di noi per mandarli a casa; l’unico problema che hanno è di trovarla una casa.
Il valore della provocazione di CesareLa provocazione di Cesare, tuttavia, ha comunque valore sia come gesto di rottura, sia per uscire dai riflessi condizionati che hanno fatto di molti figli del sangue portatori d’acqua e muli di chi da una parte piazza camerati in posti di lavoro pubblici (che tutto sommato è una cattiva abitudine di tutti, da sempre, ma di cui per la prima volta ha potuto beneficiare qualche dannato della terra) ma dall’altra spara bordate insultanti su tutta la storia da cui proviene senza lesinare di partecipare attivamente e spensieratamente all’attuale operazione di tradimento nazionale e di disgregazione sociale attuata dall’oligarchia cosmopolita e dalla banda tecnocratica dello sceriffo di Montingham che tutto lo stato maggiore del centrodestra sostiene come se nulla fosse.Un valore la proposta di Cesare l’ha poi nella possibile apertura di credito al di fuori dall’establishment de’ noantri e verso il fluire sociale.E qui torniamo al nocciolo della questione: individuare chi e è opportuno avvicinare nella direzione di un’aggregazione peronista e come farlo.Alla fin fine è solo in questa prospettiva che a me interessa il dibattito che si aprirà – se mai si aprirà – sulla provocazione di Cesare che, per essere onesti fino in fondo, ho seguito in tutta la sua elaborazione e con la quale ho interagito positivamente.I cui principali pregi, prescindendo dalle eventuali aperture di credito fuori dall’ambito ristretto, sono quelli di dare uno schiaffo a menti troppo allineate su schemi oramai desueti e d’introdurre concetti innovatori.Per il resto, se ci si attiene alla polemica interna che sono certo sarà la sola che interesserà i più, visto lo stato del paziente, insistervi è un po’ come sparare sulla croce rossa.E’ superfluo ma ammetto che è gustoso.
GABRIELE ADINOLFI
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