giovedì 2 agosto 2012
Comunità Giovanile di Busto Arsizio.
Ad Itaca una nuova politica al servizio dell'uomo sofferente
Itaca: Forum dei lettori
Una nuova politica al servizio dell'uomo sofferente
Ad Itaca bisogna andarci con le famiglie, con i vecchi, i soli, gli incapaci. Servono scialuppe di salvataggio, salvagenti, giubbotti che facciano galleggiare chi deve essere recuperato
di Massimo Crespi*
Se qualcuno guardasse, giovane, l’effigie della nuova destra (chiamiamola così), non dovrebbe mai più ritrovare la muscolarità del neotemplare finalmente e finemente rigettato da Franco Cardini, ma la sensibilità di Francesco d’Assisi; meglio, quella di Giovanni Blini, il cui spirito tenuto sottocoperta da troppo tempo non ha ricevuto scossoni, non ha vacillato, non credo lo farà.
Gli fu chiaro (Giovanni, ventiquattrenne, morì in un incidente d’auto nel 1990) cos’era stata la destra, cos’era, cosa diventava. Andrebbe preso come esempio per la corrente giovanile del nuovo mare politico. Lo ricordate? Certamente lo ricorderà Gianni Alemanno o Giorgia Meloni che l’ammirarono sovvertire quel Fronte della Gioventù bustocco (di Busto Arsizio, ndr) che dovette cambiare e grazie a lui si trasformò nell’esperienza di Comunità Giovanile che guardava spaccata Berlino, ma non solo. La sua sta tra le poche esperienze movimentiste riuscite perché efficaci, produttive quanto ad aggregazione, coinvolgimento, risultati d’ordine culturale e sociale; senza dimenticare l’affermazione e la tenuta del suo stile pragmatico dirompente e rivoluzionario, orientato al superamento del vecchio schema ammuffito dell’azione di pochi baldi giovinotti imbevuti di storie d’altri tempi, i neotemplari appunto…
L’avete per caso letta la storia di Giovanni Blini? È illuminante e capace di ripulire dalle ragnatele e dalle porcherie per lasciar spazio ad una festosa coscienza della sua, della nostra politica.
Si tratta di un’opera antipasto di una cena che non si è mai vista: Giovanni Blini. Una vita, una storia, un bene comune, edita dal Cerchio; mi permetto di consigliarla, ci scrivono fra gli altri Fabio Rampelli e Gloria Sabatini.
Ma torniamo ad Itaca. Dicevo della necessità del ritrovare (rinnovare) quella sensibilità da troppi vista, anzi svista, limitata; non per andare verso il centro cattolico od intimista per “fare la carità”, ma per cercare non più linearmente di spostarsi in profondità, nel sottosuolo dell’umanesimo per realizzare quali siano le condizioni dell’uomo che soffre. Per tanto tempo si è tenuto lo sguardo nel cielo, puntandovi gli occhi col sole sulla fronte, però forse trascurando chi stava sotto, per terra, sepolto dalla vita.
Ad Itaca bisogna andarci con le famiglie, con i vecchi, i soli, gli incapaci. Servono scialuppe di salvataggio, salvagenti, giubbotti che facciano galleggiare chi deve essere recuperato… non so se mi spiego. Voi però comprenderete. Realizzare, sentire che l’uomo oggi soffre ed ha una fottuta paura che lo pone nelle mani d’affaristi di tutte le razze è capire dove serve mirare con l’arco teso, quando si giungerà sull’isola.
Non più destra, sinistra, centro, serve profondità nella terra, nel mare, nei cielo degli individui, cercando di evitare le superficialità ed il piattume degli orizzonti che non cambiano mai forma; anche ad Itaca.
Con Giovanni ci abbiamo pensato, provando sul fuoco dell’esperienza questa “nuova” sensibilità senza che si fondesse mai. Dentro questa c’è l’adesione sociale negli ambiti del rischio, delle fragilità, delle pericolose marginalità, adesso centralità, degli uomini da salvaguardare e supportare perché fioriscano facendo organicamente primavera. Dentro questa sensibilità c’è la nuova destra politica; se preferite, la nuova politica al servizio dell’uomo sofferente: voi state bene? Saluti.
*Fondatore di “Comunità Giovanile”
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