lunedì 23 luglio 2012
Ritorno ad Itaca: ricostruire un Movimento...
Itaca: Forum dei lettori
Occorre un "movimento" per riattivare la linfa vitale della destra
Non c'è più tempo, non si può più aspettare : rifondare o estinguersi
di Fabio Meloni
Tornare a Itaca è possibile, ma...
Il maestro Alberto Manzi diceva “non è mai troppo tardi”. Ammesso, aggiungo io, che ci sia ancora tempo...
Questa potrebbe essere la cinica fotografia di una Comunità politica che, tra appelli e metafore sognanti, sta cercando di ritrovarsi. Seppure tra troppi distinguo e tanti che restano alla finestra per vedere l’effetto che fa.
Fallito il modello del 'partito cassonetto indifferenziato', nonostante i velleitari colpi di coda del berlusconismo, e salutato con soddisfazione il canto del cigno del finismo capriolatore, qualcuno si è finalmente accorto che è tempo di ritrovare identità e slancio, di esaltare le differenze e di recuperare battaglie sopite.
Benvenuti anche a coloro che, prima a Fiuggi poi in piazza San Babila, salutarono con entusiasmo le mutazioni subite dalla Comunità che oggi cercano di rivitalizzare. Disperse le fila in decine di rivoli, esasperate le inevitabili rivalità personali, consolidati i personalismi e le rendite di posizione, bruciata la militanza, mortificata la passione, sacrificati gli ideali, il compito sarà difficile.
Ma gli 'ex qualcosa' in giro per l'Italia sono tanti. Impigriti, mortificati, demotivati, delusi, ma fermi nella speranza di una rinascita.
Besana lo ha chiamato “ritorno ad Itaca”, io, mesi addietro, evocai la figura dell' "Araba fenice".
L'auspicio finale non cambia. Si tratta di proiettarsi verso il futuro di un'intera area che non si sente rappresentata, che si trova davanti ad un bivio: essere o non essere, o più esattamente esistere o non esistere.
Sparsi qua e l si leggono spunti di riflessione per valutare se esistono le condizioni per dar vita ad un qualcosa... Per esempio, un movimento identitario nazionale. Un movimento consapevole che la sua caratteristica lo limiterà nei consensi, ma gli consentirà di caratterizzarsi per distinguersi ed essere coeso. Un movimento che sin dalla sua ragione sociale sia in grado di rappresentare un'offerta appetibile anche nel mercato del consenso, soprattutto tra i delusi dalla politica attuale.
Un movimento radicato nel territorio che, seppure in tempo di social network, non rinunci ad avere anche avamposti logistici ed organizzativi, che gli consentano di recuperare la militanza come fondamento dell'attività politica, di propaganda e di proselitismo.
Un movimento che individui alcuni temi forti e caratterizzanti, propri della Comunità di riferimento, da difendere senza timore di risultare 'politically scorrect'.
Un movimento che ridimensioni le velleità individuali e le aspirazioni di tanti 'onorevoli professionisti', che bandisca la personalizzazione esasperata affinché non sia e non diventi mai, anche mediaticamente, 'di tizio o di caio'.
Un movimento che attribuisca la meritata rilevanza all'ambiente giovanile, che per decenni si è caratterizzato per libertà d'azione, di pensiero e di proposta, con ampi spazi di indipendenza.
Un movimento che attiri le giovani generazioni coltivando la passione per le idee e le trasformi in avanguardia politica di una nuova Italia, grazie alla freschezza, all'entusiasmo ed alla spregiudicatezza gentilmente offerta dall'anagrafe. Non per un mal riposto spirito giovanilista, ma per un necessario sguardo al futuro, che dovrebbe anche essere accompagnato da un generoso passo indietro di coloro che per decenni hanno rappresentato la destra politica italiana ai massimi livelli. Non tanto, o non solo, per i demeriti conquistati, ma per un importante segnale a chi, giovane o meno giovane, volesse mettere a disposizione capacità e competenze.
L'appello di Veneziani sul "Secolo d'Italia" ed il richiamo ad Itaca di Besana su "Libero" hanno risvegliato tante coscienze ad esprimersi sul 'progetto'. Non ci sono stati inviti ad personam e non credo sia opportuno erigere a priori steccati troppo alti, almeno all'avvio. Soprattutto perché, si può stare tranquilli, chi ha parlato di "male assoluto" e di "parte sbagliata" con questa Comunità non vuole più avere niente a che spartire ed è ovviamente ampiamente contraccambiato.
La vita politica è inevitabilmente caratterizzata da errori. A destra, soprattutto negli ultimi vent'anni, il bilancio è tremendamente negativo. Perciò, il ‘serrate i ranghi’ urlato da alcuni richiede l'individuazione di un percorso comune, affinché il patrimonio politico e culturale al quale in tanti abbiamo fatto riferimento non vada definitivamente disperso.
Farsi trovare impreparati all’appuntamento significa perdere l'ennesima ghiotta occasione, costringendoci alla marginalità e destinandoci ad un ruolo di semplice e sterile testimonianza. Ben vengano occasioni di riflessione e di studio e l'incontro, promosso da Besana e Veneziani, al monastero marchigiano sia solo un appuntamento propedeutico, consapevoli che “errare è umano, ma quando si scopre che la gomma si sta consumando prima della matita vuol dire che si sta esagerando"...
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