giovedì 7 luglio 2011
"La plebaglia rossa contro l'Aristocrazia nera"
Il nucleo nero dell'aristocrazia milanese
Tra messe cantate e brioches
Redazione - Osservatorio Democratico - 06/07/2011
Nell'estrema destra milanese, dopo la sconfitta elettorale, c'è chi è sparito (La Destra di Storace, fra insulti, risse e denunce, con l'uscita anche di tutto il gruppo giovanile, guidato da Carlo Lasi), chi apre nuove sedi (la Fiamma tricolore in via Morosini), chi riflette addebitando il naufragio al cardinal Tettamanzi (questo il commento di Guido Giraudo), chi pensa che la campagna elettorale in realtà non sia ancora finita (ci riferiamo a Fare occidente e alla famiglia La Russa, autori ancora domenica 12 giugno di un patetico volantinaggio alla chiesa di San Giuseppe Calasanzio contro centri sociali, rom e islamici), e chi continua come se nulla fosse accaduto (Forza nuova). C'è invece chi rilancia. È il caso del nucleo nero dell'aristocrazia milanese. Basta scorrere alcuni recenti appuntamenti.
Il 16 giugno scorso, in occasione del “152° anniversario della trionfale entrata in città di Sua Maestà Re Vittorio Emanuele II”, si è tenuta una santa Messa nella Chiesa di San Marco, presenti un lungo elenco di nobili, di cui tralasciamo volentieri nomi e titoli, anche per non cadere nel ridicolo. In prima fila a pavoneggiarsi: “il Cav. di Gran Croce Dr. Stefano Di Martino”, ispettore nazionale delle “Guardie d'Onore al Reale Pantheon”, e il “Nob. Cav. Dott. Roberto Jonghi Lavarini dei Baroni di Urnavas”. Due nostre vecchie conoscenze. Il primo si è ora trasferito, dopo essere stato escluso dalle liste del Pdl, nel suo “eremo” di via Montenapoleone 27 (ospite dell'avvocato Rezzonico, ex ufficiale dei carabinieri), deciso comunque a “rimanere a disposizione della Città e della Patria”, ma soprattutto “dell'Expo 2015”, da lui stesso definita in una lettera aperta (non si sa bene a chi), una “grande carta” in grado di “portare ricchezza e benessere”. Il secondo, “dopo una rilettura critica di alcuni testi di Platone, De Maistre, Degrelle, Junio Valerio Borgese ed Evola”, ha invece dichiarato (intervista a Gianni Spina del giugno scorso) di aver riscoperto la propria fedeltà “alla Corona”, ma anche “ai principi” dell'“aristocrazia e dell'impero”, nientemeno.
Ora, dopo la morte, nei giorni scorsi, di “Sua Maestà Imperiale e Reale Apostolica il Principe Ottone d'Asburgo Lorena, Arciduca d'Austria e Re del Lombardo Veneto (1912-2011)”, avvenuta alla tenera età di 98 anni nella sua residenza in Baviera, si vive un momento di lutto. A fare da collettore delle condoglianze di chi si dichiara ancora fedele “al Sacro Romano Impero” è il Circolo del Regno Lombardo Veneto, presieduto dal nobile cavaliere Diego Zoia dei Puschina, capogruppo per la Lega nord a Inveruno, fedelissimo di Mario Borghezio. Nello stesso circolo anche la contessa Pinina Garavaglia (attempata discotecara miliardaria, specializzata in organizzazione di feste) e il conte Corrado della Torre, già consigliere regionale nel 1990 in Lombardia, sempre per la Lega, e ora a capo di un non meglio identificato ordine templare a Bergamo e Brescia.
L'ultima notizia, su questo fronte, riguarda il conte Fernando Crociani Baglioni, presidente del centro studi Patria e Libertà, atteso l'8 luglio al Circolo letterario Ritter di via Maiocchi 28 a Milano, per sottoporsi a un'intervista del “Dott. Francesco Cappuccio” (!), dal titolo “Brioches (e gelato) al popolo! L'aristocrazia del terzo millennio”, dalla frase attribuita alla regina Maria Antonietta come risposta alle rimostranze del popolo francese affamato. Ben venga l'ironia, ricordando per parte nostra come Maria Antonietta avesse in vita sofferto di una fastidiosa artrosi cervicale, cui pose rimedio, il 16 ottobre 1793, a Parigi, in Place du Carrousel, la ghigliottina.
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