mercoledì 17 aprile 2013

"LA PROVOCAZIONE"

I possibili candidati alla presidenza della nostra repubblica sono tutti assolutamente sinistri: ex comunisti, giacobini, massoni (servi della plutocrazia mondialista) e la radicale abortista Emma Bonino. La scelta è talmente limitata che il meno peggio, risulta, oggettivamente, essere l’ex presidente del senato, Franco Marini, cattolico, ufficiale degli Alpini ed ex sindacalista Cisl, che però è stato subito silurato dagli squallidi giochini di potere dell’ambizioso nuovista Matteo Renzi. Infine vi è il movimento-setta 5 Stelle (o stalle?) del comico Grillo e del santone Casaleggio, che, dopo avere definitivamente chiarito, in maniera netta ed ufficiale, di essere rigorosamente antifascista, ha dimostrato di avere dei rappresentanti del tutto impreparati, ingenui ed incapaci, spesso anche folli ed ignoranti.

Di fronte al caos politico italiano, alla imminente elezione del nuovo presidente della repubblica, ai nomi dei possibili candidati ed ai penosi giochi della partitocrazia, in me sono riaffiorate, oltre ad un sano disgusto per il miserabile presente, anche le mie antiche radici culturali “aristocratiche e reazionarie”e le mie convinzioni filosofiche monarchiche, di quando, da ragazzino, insieme a storici amici come Stefano Di Martino e Diego Zoia, frequentavo la mitica sede milanese, di Via Donizetti, della Unione Monarchica Italiana. Sinceramente, oggi, guardo con motivata invidia alle Monarchie europee, dove, nonostante tutto, ovvero la decadenza generale dell’occidente: la unità e la sovranità della nazioni, le tradizioni e l’identità dei popoli, vengono gelosamente custodite e preservate, nella forma ma anche nella sostanza. Ricordiamoci bene, al di là degli innegabili meriti storici e degli altrettanto tragici errori della Real Casa Savoia, che se non ci fossero stati degli evidenti brogli elettorali, l’Italia sarebbe ancora un Monarchia, molto probabilmente, con dei sovrani, adeguatamente educati e preparati, a rappresentare la Patria ed a tutelarne pienamente gli interessi pubblici, al di sopra di quelli privati dei partiti e delle banche.

Rimango monarchico da un punto di vista meramente concettuale, visto che, purtroppo, attualmente, non vi sono pretendenti al trono disponibile ed adeguati al proprio ruolo, pronti a dedicare la propria vita al bene comune. Quindi, visto che, almeno per ora (ne futuro tutto può essere), non è realisticamente possibile sostenere il ripristino di una monarchia tradizionale e cattolica (all’interno di un nuovo Sacro Romano Impero europeo), sono, da pragmatico uomo autenticamente di destra, un convinto sostenitore di una forte riforma presidenzialista delle istituzioni dove, almeno, il capo dello stato sia scelto direttamente dalla maggioranza degli Italiani e non dal “mercato delle vacche” dei partiti e delle logge, al quale stiamo assistendo in questi giorni.

Roberto Jonghi Lavarini

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