giovedì 18 ottobre 2012

Bisogna ricostruire la destra.

di Walter Vallese – Pescara Spesso e volentieri mi sono confrontato con miei amici oramai sparsi chi nella PDL, chi in La Destra chi anche in FN, ma molti non schierati sono in Casa Pound o nell’arcipelago di piccoli gruppi che non hanno ancora una casa, e la domanda è sorta spontanea: cosa impedisce alla destra italiana di avere un denominatore comune? Le risposte che abbiamo provato a darci sono state spunti interessanti di approfondimento, molto variegate e spesso sempre più fantasiose man mano che le birre calavano lungo l’esofago, ma soprattutto raggiungevano il cervello, ne è scaturita una riflessione sorprendente che qualsiasi fosse la ragione bisognava essere veramente ubriachi per essere divisi su ideali e visione della politica assolutamente coincidente per tutti, con qualche piccolo distinguo e magari con toni meno estremisti ma assolutamente coincidenti. L’idea che la sbronza sia veramente quella che si ha da sobri ha fatto sì che si cercasse la sostanza che ha permesso di ubriacarsi da lucidi ed è arrivata una risposta sulla quale invito a riflettere con me se sia la via plausibile oppure sia frutto dei postumi della discussione (sbronza vera). L’entrata di A.N. nel carrozzone del PDL ha determinato la nascita di un mezzo partito e un mezzo movimento populista, infatti quando si inietta in un movimento populista un partito vero e strutturato secondo i canoni classici si effettua una operazione di drogare entrambe le realtà. Il risultato della somma delle due parti non è mai stata una somma aritmetica, ma è stata una somma imperfetta al di sotto del potenziale delle due, la prova si è manifestata al disgregarsi dell’impero. I residui del PDL senza il FLI oggi mostrano i segni di cedimento che sono propri della dicotomia dovuta alla forzata coesistenza di un Movimento Populista (partito di Berlusconi) e la residuale componente partitica (A.N.+F.I.), la scissione tra le due parti della restante parte del PDL è ad oggi più che mai urgente per permettere al partito senza la porzione populista di divenire a tutti gli effetti un partito ascrivibile al P.P.E. L’attuale PDL non riesce a ristrutturarsi legato come è al suo vecchio leader, che se corresse da solo con un partito o movimento che dir si voglia legato al suo nome raccoglierebbe un buon 10% dei consensi, ma che mai e poi mai sarebbe da PPE. La coesistenza forzata nel PDL delle due anime è un freno a mano tirato per entrambe le componenti, ma anche per il rinnovamento della destra in generale per effetto dell’attrazione che il soggetto imperfetto esercita su componenti naturali della destra come appunto la formazione di Storace ed alcuni ex AN che non sono naturalmente collocabili nell’ambito del PPE. Urge pertanto una presa di coscienza della destra Italiana non verso una corsa centripeta ma ad una corsa al proprio posto, ad una spersonalizzazione del leader per essere distinti e distanti dal populismo che ha determinato questa forma di bipolarismo muscolare che ha ingessato le riforme. Sono per una certa parte d’accordo con il Presidente Fini sulla necessità di un Governo di unità Nazionale che abbia come obiettivo principe le riforme e lo sviluppo, ma non ravviso la necessità che a guidare un tale esecutivo sia Mario Monti. La mia valutazione diversa rispetto a quella espressa dal Presidente Fini ad Arezzo e più volte ribadita si fonda su due fatti, il primo è che l’idea di una prosecuzione del mandato di Monti è la sostanziale ammissione che non si possa tornare ad una guida politica del Paese determinando quindi un sostanziale fallimento della politica e ammettendo che sia necessario prolungare il commissariamento dell’Italia e l’altro per il fatto che sebbene apprezzato dal mondo economico l’esecutivo Monti ha del tutto trascurato sviluppo e temi sociali, delegando troppo all’Europa le scelte che hanno portato a deprimere le istanze delle fasce deboli del nostro paese. Negli anni’ 30 il nostro Paese si è risollevato credendo nella capacità stessa della nostra gente di produrre economia dal territorio, questo lo si può fare dicendo qualche no alla UE e soprattutto allentando certi laccioli burocratici che impediscono di fare debito produttivo, ma per questo ci vuole una guida politica che però non dimentichi la necessità di fare riforme rapide e condivise. Per fare quanto sopra ci serve un centrodestra coeso e moderno che abbia il coraggio di rispolverare le grandi riforme socialiste che hanno intriso la sua storia meno recente prima che le derive autoritarie cancellassero la consapevolezza che la struttura economica e sociale di questo paese è nata sotto la guida della destra e si è perpetuata sino alla sistematica distruzione degli ultimi venti anni, alla quale per un certo periodo una componente del nostro pensiero ha contribuito seguendo nel populismo un pifferaio stonato. http://www.destracivis.it/tag/casa-pound/

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