lunedì 31 agosto 2015

"Senza una politica forte con c'è mai stata in alcun luogo, un'economia sana"


 
Oswald Spengler e i segni premonitori del globalismo occidentale
L'idea di tramonto dell'Occidente fa pensare all'esaurimento delle energie vitali di una civiltà ma anche all'insorgere di altre: declino di un mondo e alba di un altro. 
Oswald Spengler si è occupato del problema negli anni Venti, in piena euforia progressista, con una straordinaria capacità di anticipo sui tempi. Nelle sue pagine complesse e laboriose, si colgono i primi segni di quello che nei decenni successivi diventerà il progetto cosmopolita dell'Occidente.
Pessimista, Spengler ritiene fatale il declino e invita a tener duro rifiutando un atteggiamento passivo. Mentre altri vedevano nelle contaminazioni tra vecchio e nuovo, un fattore di arricchimento, Spengler evidenziava l'impossibilità di aggregare ciò che è non assimilabile. Il rifiuto del cosmopolitismo è inevitabile per cui considera strutturale l'unità di una civiltà, che può dirsi tale se possiede un radicamento in una precisa realtà spazio-temporale e, quindi, una forte identità. “Una civiltà – scrive – fiorisce su una terra esattamente delimitabile, alla quale resta radicata come una pianta”.
La multiculturalità che parte dal rifiuto di ogni elemento spaziale si fonda sulla convinzione che ogni tradizione può e deve convivere con altre, anche se tra di esse ci sono differenze incompatibili, talvolta manifestate con ostilità e ferocia.  Spengler quando lo scrisse non avvertiva il problema con la stessa intensità di oggi, dove più forti sono i contrasti tra gruppi etnici in Europa e Stati Uniti. Il progetto multiculturale viene utilizzato ideologicamente per affrontare la questione dell'integrazione dei flussi migratori che portano in Occidente masse di popolazioni sempre più numerose ed estranee. Non si tratta di impedire ai gruppi etnici di rispettare le loro usanze, bensì di rifiutare la protezione legale, comprensione e indulgenza culturale a quei gruppi le cui usanze risultino incompatibili, ostili e in conflitto con i nostri principi di libertà.
Culture diverse radicate in tradizioni differenti non si possono mescolare, è l'avvertimento impietoso di Spengler verso chi difende ancora l'ideologia multiculturalista, mostrando come la sua effettiva conseguenza sia l'accelerazione del declino dell'Occidente per opera di popoli che credono nella loro tradizione e identità culturale. Popoli, direbbe Spengler, ricchi di simbolicità, non disposti a farsi “contaminare” da altre civiltà e che in questa loro determinazione esprimono la forza aggressiva di una civiltà in ascesa rispetto a quella occidentale del tramonto.
In questo senso si spiega come il globalismo economico dell'Occidente, sia l'atto finale della sua avventura e non un processo espansionistico della propria civiltà. Il globalismo cancella differenze storiche, identitarie, tradizionali delle popolazioni, imponendo un analogo modello di sviluppo economico che esige una cultura omogenea, necessaria per uniformare i popoli sulla base della stessa idea di benessere e di felicità. Questa omologazione trova la sua ragion d'essere in un contesto il più possibile “de-simbolizzato”.
Spengler non indica i motivi per i quali la cultura si sarebbe esaurita nel passaggio verso la civilizzazione; egli si esprime solo in termini biologico-organici.
Una volta che lo scopo è raggiunto e che l'idea è esteriormente realizzata nella pienezza di una tutte le sua interne possibilità, la civiltà d'un tratto s'irrigidisce, muore, il suo sangue scorre via, le sue forze sono spezzate, essa diviene civilizzazione”.
Obiettivo del globalismo è la perdita di riferimenti simbolici. Spengler ha cercato in migliaia di pagine di mostrare come sia la cultura simbolica a dare forza e energia vitale a una civiltà, consentendone la crescita. La sua desimbolizzazione non è che il segno evidente del tramonto. Quindi, la globalizzazione non può rappresentare l'apogeo di una civiltà, bensì il segno di un irreversibile declino.

Vincenzo Bovino
Le opere di Spengler nel catalogo delle Edizioni di Ar
Richiedendo almeno tre libri di Spengler, si ottiene la riduzione del 20%
Oswald Spengler Anni della decisione. Edizioni di Ar; Euro 25,00 L’intelligenza del traduttore ha voluto esplicitare il titolo di questo straordinario testo spengleriano. Non più “Anni decisivi”, come era stato proposto nella prima edizione italiana, ma “Anni della decisione”: una formula con cui più propriamente si esprime l’anima dello scritto di Spengler. Egli ritiene infatti che, nei tempi dei dissidi etnici, si consumi una battaglia campale per il senso degli equilibri mondiali, posto che le Nazioni siano, goethianamente, “idee”, ovvero: “forme interiori di una vita eminente che, con naturalezza e senza essere avvertita, si compie in ogni azione, in ogni parola”.

Oswald Spengler Prissianesimo e socialismo. Edizioni di Ar; Euro 14,00
Questo breve scritto, che inaugura la serie dei ragionamenti politici spengleriani, ha tratto origine da appunti presi per il Tramonto dell’Occidente, e precisamente per il secondo volume, del quale costituivano in parte addirittura il nucleo da cui si è sviluppato il complesso della sua filosofia. Gli eventi connessi alla prima guerra mondiale e al crollo del Reich tedesco trovano vasta eco in queste pagine, ma il lettore percepirà, nei giudizi e nelle valutazioni, un’ampiezza di respiro e una profondità prospettica tali da limitare la necessità di una contestualizzazione storica.

Oswald Spengler La rigenerazione del Reich. Edizioni di Ar; Euro 20,00
Proscritta a suo tempo come battistrada del fascismo e del nazionalsocialismo, l’opera di Spengler è attualmente oggetto di un interesse nuovo da parte della cultura accademica ufficiale. In questo testo, il “filosofo della crisi” abbandona la diagnosi delle deritmie moderne e si concentra sul metodo per restituire il proprio tempo all’ordine e alla rettitudine.

Oswald Spengler Albori della storia mondiale. Edizioni di Ar; Vol. I 20,00€; Vol. II 15,00€
Raccolta di inediti dal lascito manoscritto di Spengler, questi due volumi sono l’abbozzo dell’opera “storica” che il filosofo si stava accingendo a comporre negli anni successivi alla pubblicazione del Tramonto dell’Occidente. Egli riflette, qui, sulla genesi della storia, ed esibisce incontrovertibili prove a sostegno della tesi che nega il progresso, sottolineando come l’assenza di un fine alla successione di eventi non equivalga affatto a un’assenza del senso di essa.

Oswald Spengler 
Per un soldato. Edizioni di Ar; 12,00€
Quella del soldato è la figura che meglio compendia i tratti spirituali dell’uomo al quale Spengler si rivolge. Questi è un “idealtipo” (per usare una formula di Max Weber), intimamente tragico, obbediente a un istinto che non chiede né dà ragioni e che lo colloca, nell’azione, al di là delle antitesi tra necessario e contingente, soggettivo e oggettivo, libertà e disciplina, singolarità e totalità, istinto e ragione, vita e forma. Tali antitesi si annullano nella decisione di consentire nel corpo e nell’anima al Destino assegnato da una storia che fa tutt’uno con le “idee senza parole”.

Oswald Spengler 
Forme della politica mondiale. Edizioni di Ar; 10,00€ 
Quattro saggi con cui si conclude la pubblicazione in lingua italiana degli “Scritti politici” di Oswald Spengler. Pur dotati di una propria autonomia tematica, questi interventi costituiscono un’indispensabile integrazione dell’analisi svolta nel capolavoro spengleriano, Il tramonto dell’Occidente. Sono “una lezione salutare anche per chi si ritrova e riconosce in un orizzonte ideale opposto al suo. Salutare nel suo disincanto, nella sua durezza, nella sua coerenza.”

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