venerdì 20 settembre 2013

Il buon esempio ungherese

 
Ungheria salda in anticipo debito con Fmi
Governo annuncia pagamento ultima rata (2,15 mld)
 
Orban_FMI_Debito_saldo_anticipo_Ungheria

BUDAPEST – Il ministero dell’Economia ungherese ha annunciato oggi che Budapest ha ripagato, in anticipo, l’intera quota di debito che aveva ancora nei confronti del Fondo monetario internazionale, 2,15 miliardi di euro. Il pagamento, in dollari, euro e sterline come richiesto dall’Fmi, consentirà alle casse dello Stato un risparmio sugli interessi dovuti di circa 11 milioni di euro, specifica una nota emessa dall’esecutivo magiaro.
Nel 2008 Fmi e Unione europea avevano deciso un prestito d’emergenza anti-crisi per Budapest di 20 miliardi di euro. A luglio, il governo ungherese aveva reso pubblica la volontà di ripagare il debito in anticipo rispetto all’ultima scadenza del primo trimestre 2014. Il governatore della Banca centrale ungherese, Gyorgy Matolcsy, aveva inoltre suggerito nelle scorse settimane in una lettera inviata alla direttrice del Fondo, Christine Lagarde, la chiusura dell’ufficio a Budapest dell’Fmi, sostenendo che la presenza della sede del Fondo non sarebbe stata più necessaria grazie al miglioramento dello stato dell’ economia nazionale e alle capacità di Budapest di finanziare in autonomia il proprio budget attraverso il mercato. (ANSA).

http://www.associazionelatorre.com/2013/08/se-lungheria-salda-in-anticipo-il-proprio-debito-con-lfmi/

L’Ungheria si riprende la propria sovranità economica e con una nota che non lascia spazio a dubbi invita, senza giri di parole, i rappresentati del Fondo Monetario Internazionale a fare le valigie. Niente più controlli, niente più uffici a Budapest e niente più funzionari nei corridoi della banca centrale.
Alla vigilia delle elezioni politiche il governo di Viktor Orbàn ha voluto quindi dare un segnale forte alla popolazione. Dopo aver goduto degli aiuti del FMI per quasi 5 anni, il Paese è pronto a riavere la propria sovranità e non ha intenzione di aspettare.

Con un atto che va molto al di là del suo puro aspetto simbolico, il governatore della banca centrale ungherese György Matolcsy ha chiesto ai rappresentanti del Fondo di andare via e chiudere tutti gli uffici di Budapest.

La lettera

Lo stesso capo dell’istituto centrale ha inviato una lettera al presidente del FMI Christine Lagarde, nella quale chiarisce le motivazioni di tale decisione.
In particolare, Matolcsy avrebbe sottolineato che l’Ungheria, avendo già restituito gran parte delprestito di 20 miliardi di euro contratto in seguito alla grave crisi finanziaria del 2008 che stava portando il Paese al tracollo, sarebbe arrivata alla conclusione:
“che non è più necessario mantenere un ufficio di rappresentanza dell’FMI”.
 
Se non è un foglio di via, ci si avvicina parecchio.
Ma ciò che colpisce ancora di più è l’intenzione del Governo Orbàn di restituire con largo anticipo i restanti 2,2 miliardi di euro dovuti all’organismo internazionale.
Il termine previsto per il rimborso scade infatti il 31 marzo del prossimo anno, ma dato che l’Ungheria i soldi li ha già, ma che soprattutto non ha più voglia di subire ingerenze da parte dell’ente di Bretton Woods, l’esecutivo avrebbe deciso di pagare l’ultima tranche già a fine 2013, in modo da sciogliere qualsiasi legame rimasto.

Le reazioni

 
Il FMI per adesso abbozza, ma siamo sicuri che né Christine Lagarde, né gli altri funzionari dell’organismo internazionale abbiano preso di buon grado questa decisione.
Attraverso una nota, il Fondo sottolinea come il mandato di Iryna Ivaschenko, sua rappresentante a Budapest, sia vicino alla scadenza e, dal momento che “la presenza nei Paesi membri avviene su invito” degli stessi, l’organizzazione non invierà nessun altro funzionario a sostituire la Ivaschenko.
Bisogna sottolineare inoltre che i rapporti tra il Governo di Budapest e il FMI non sono mai stati proprio idilliaci. Nel corso di questi anni le frizioni erano state parecchie e oggi si è arrivati alla “soluzione finale”.
Da oggi in poi l’Ungheria deciderà da sola sulla propria politica economica, il Fondo Monetario Internazionale rivolga le sue attenzioni altrove.
 

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