giovedì 6 giugno 2013

Noi INDOEUROPEI...

 
Jean Haudry
versione italiana a cura di Fabrizio Sandrelli
Edizioni di Ar
 
 

   Con i termini Indoeuropei o Indogermanici si suole indicare una comunità di cultura, religione, etnia, lingua, che, tra il 4500 e il II-I millennio a.C., a ondate successive, avrebbe colonizzato gran parte dell'Asia centro-meridionale e dell'Europa. Da essa si sarebbero originati i c.d. "popoli storici": Germani, Celti, Greci, Romani, Indiani vedici, Iraniani, ecc. Sebbene l'unità linguistica indoeuropea ("Ursprache") sia stata ricostruita solo attraverso il lavoro degli studiosi e il problema della patria di provenienza ("Urheimat") permanga aperto - sono state proposte con varia fortuna: l'India, l'Asia minore, i Balcani, le regioni baltiche, la Russia meridionale, ecc. -, gli elementi che permettono di giustificare tale assunto sono notevoli. Tra questi, come hanno esaustivamente sottolineato studiosi come G. Dumézil e E. Benveniste, risaltano le parentele linguistiche, testimoniate dai numerosi vocaboli aventi l'etimo in comune e che investono diverse aree d'interesse (la religione, le istituzioni, la famiglia, l'agricoltura, ecc.), nonché l'ideologia tripartita, ossia la suddivisione della realtà esistente all'interno di tre funzioni specifiche: sacrale, guerriera, produttiva, la quale si ritrova, consapevolmente come tale, soltanto presso i popoli di stirpe indoeuropea. In Italia tale complessa e fondamentale problematica ha avuto, purtroppo, un'eco relativa (dal dopoguerra ad oggi le pubblicazioni di un certo livello dedicate agli Indoeuropei si contano nell'ordine di poche decine) sia per motivazioni di carattere ideologico sia per un certo provincialismo culturale. L'uscita del volume di Jean Haudry, docente di sanscrito presso l'Università di Lione III ed uno dei maggiori esperti di indoeuropeistica, da parte della casa editrice Ar (la cui sede è a Padova ma la cui distribuzione è a Salerno) e con il contributo dell'Università di Torino, si pone dunque come un'operazione coraggiosa oltre che altamente meritoria, andando a colmare un grave vuoto nel panorama editoriale nostrano. Piace segnalare, infine, che nell'accurata traduzione si è tenuto conto tanto dell'edizione originale francese del 1981 che di quella, più aggiornata, inglese del 1992, aggiungendo, inoltre, un interessante corredo fotografico.
S.G.
 
Tradotto in italiano uno dei testi fondamentali sugli Indoeuropei

Ecco chi siamo e da dove veniamo

Dopo anni di attesa, vede la luce in questi giorni la versione italiana di Les Indo-Européens, il saggio di Jean Haudry sui nostri antichi progenitori che ha avuto, dalla sua prima edizione francese nel 1981, traduzioni in inglese, tedesco, serbo-croato, greco e portoghese. Questi dati già indicano l’importanza del volume: pochi altri testi su questi argomenti hanno visto così tante traduzioni in pochi anni. La versione in italiano, per i tipi delle Edizioni di Ar (tel. 089 221226) è oltretutto corredata da numerose illustrazioni fuori testo che impreziosiscono il volume.
Non è facile riassumere brevemente i pregî del libro, che a uno stile godibilissimo e piacevole associa una precisione minuziosa e soprattutto una sorprendente padronanza di tutti i varî argomenti trattati. Leggendo, si ha l’impressione di trovarsi su un elevato torrione dal quale si possono abbracciare, con lo sguardo, tutti gli ampli territorî della ricerca: la lingua, la mentalità, la vita materiale, l’organizzazione sociale, il senso del tempo e del divino degli Indoeuropei. Il grande fascino è poi dato dall’argomento: si tratta dello studio di quei popoli, dalla cui divisione sortirono le varie “nazionalità” indoeuropee, vale a dire i Celti, i Germani, gli Slavi, i Balti, i Romani, i Greci, gli Indiani, i Persiani etc. Tutti questi popoli mantennero, in modi diversi, numerose tracce comuni, tanto nelle lingue quanto nella mitologia, nelle espressioni poetiche, nel sistema di pensare il mondo e la società (secondo una tripartizione la cui individuazione è dovuta principalmente a Georges Dumézil). È per questi motivi che avvicinarsi allo studio degli antichi avi Indoeuropei è tanto affascinante: si perde, oltretutto, il senso angusto del confine nazionale, avvertito come barriera di civiltà: ciò che costituisce la “patria”, avendo assunta una tale visuale, è piuttosto la comunità con la quale si condividono le origini. Allo stesso tempo, particolare importanza ha il rivolgersi alle proprie specificità indoeuropee, a ciò che rende caratteristici e particolari tutti questi popoli, li differenzia dagli altri, costituisce il discrimine tra un modo di essere e di sentire il mondo, e altri modi, ugualmente legittimi ma sostanzialmente stranieri.
Per quanto attiene la spiritualità, Haudry così scrive dell’animo indoeuropeo: «Essendo pluralista e diversificata, la religione indoeuropea è per sua natura tollerante; anziché impegnarsi nel proselitismo, ciascun gruppo custodisce gelosamente i proprî dèi, riti e formule». Un rapporto col divino fatto di prassi e non di teoria, o meglio «di opere, e non di fede». Anche un altro tema centrale nella ricerca linguistica e archeologica è sciolto con estrema precisione e con rigore “tradizionale” da Haudry: quello della localizzazione della patria originaria, l’Urheimat. Così, dopo aver passato sinteticamente in rassegna le varie ipotesi che la dottrina contemporanea ha sostenuto, circa la terra di origine, egli scrive senza mezzi termini: «numerosi indizi ci inducono a ricercare assai più a nord la regione in cui si formarono i popoli indoeuropei e varie tradizioni concordano su questo punto», vale a dire una terra circumpolare. Per una serie di ragioni, ciò comporta anche una datazione diversa dagli altri studiosi circa la formazione del popolo comune: Haudry si riferisce così al Paleolitico superiore.
Purtroppo questo non è il luogo per trattare più diffusamente di questo libro ricchissimo e interessante. Lo raccomandiamo dunque a tutti coloro che vogliano dare una risposta agli incessanti interrogativi: “Chi siamo? Da dove veniamo?”.

Alberto Lombardo

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