Dalla
Repubblica Sociale all'ultimo discorso alla Camera, passando per momenti drammatici
della vita politica nazionale
L’esordio
alla Camera (1948)
Sulla barca
governativa sono stati accolti dei remiganti i quali indubbiamente vogliono
remare in direzioni opposte: al centro di questa barca l'onorevole De Gasperi
ha innalzato una bianca vela, la vela del progressismo e dell' innovazione;
giacché ci ha comunicato nel suo discorso che la Democrazia cristiana è un
partito innovatore e progressista. Ma noi temiamo fortemente che, remando gli
uni in un senso e gli altri nell'altro e mancando purtroppo ancora il buon
vento degli effettivi del paese, la barca si areni nelle solite secche.
RSI, addio!
(1948)
Colui che
qualche anno fa innalzò questo tempio d'ingiustizia ebbe a chiamarlo «tempio,
tetrastilo», usando una formula greca, forse perché alla lingua latina, la
lingua del diritto, ripugnava una definizione di questo genere. Oggi questo
tempio a quattro colonne o è crollato o sta crollando; ma sotto le macerie
troppa gente ancora soffre, troppi italiani soffrono. Si teme forse che essi possano,
come diceva il Presidente del Consiglio, rientrare nella famosa spirale della
vendetta. Non è vero: essi l'hanno spezzata, essi vogliono rientrare nel
circolo degli affetti familiari, essi vogliono lavorare per l'Italia. Con
questo auspicio, o colleghi -che finalmente si possa lavorare per l'Italia in
un'atmosfera veramente pacifica e pacificata -il Movimento sociale italiano
inizia la sua attività parlamentare, che sempre condurrà da questo punto di
vista e con questo preciso intento. Non importa che la nostra pattuglia sia
ristretta: è grande il nostro cuore d' italiani!
Il ritorno
di Trieste
La sera del
10 giugno in piazza Unità è rimasta incancellabile nell'animo di tutti coloro
che hanno avuto la grande sorte ed il grande privilegio di viverla insieme col
popolo triestino. Era sentimento? No, era un atto di storia, era un fatto
storico fondamentale nella vita del nostro paese. Trieste quella sera, in quei
giorni, celebrò la sua vittoria, che non fu vittoria politica, ma vittoria
storica. Trieste riconsacrò l'Italia a se stessa. Da Trieste partì in quei
giorni una luce, che chiarì a molti italiani, che in questi anni ne avevano
perduto la nozione ed il ricordo, cos'è la nazione, cos'è la patria, cosa
significa amare l'Italia. Trieste vinse allora, e noi siamo sicuri che Trieste
vincerà ancora. Trieste ha ricordato agli italiani, ha radicato nuovamente
negli italiani, anche nei più riottosi, il senso vivo della nazione. Trieste,
nell'ambito internazionale, saprà ricordare agli europei, agli uomini civili
europei e di tutte le parti del mondo, il senso vivo d' Europa, della sua
civiltà, della sua lotta contro ogni barbarie.
In ricordo
dei Caduti
Noi siamo
caduti e ci siamo rialzati parecchie volte. E se l'avversario irride alle
nostre cadute, noi confidiamo nella nostra capacità di risollevarci. In altri
tempi ci risollevammo per noi stessi, da qualche tempo ci siamo risollevati per
voi, giovani, per salutarvi in piedi nel momento del commiato, per trasmettervi
la staffetta prima che ci cada di mano, come ad altri cadde nel momento in cui
si accingeva a trasmetterla.
Julius Evola
Se volete un
motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate l’insegnamento di Evola: “Vivi
come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai”.
Pacificare senza
rinnegare
Non vi
offendete, non prendetevela a male. Quello che sto dicendo non vuol essere
affatto provocatorio, anche se mi rendo conto che può sembrarlo. Bisogna che
tutti prendano atto che la Repubblica nata dalla Resistenza è morta e bisogna
celebrarne i funerali. Non lo dico polemicamente. Mi rendo conto che è
difficile, per ciascuno di voi, almeno per coloro che hanno militato nei ranghi
della Resistenza, accettare un simile discorso: ma io lo faccio egualmente.
Quando noi anziani (o noi vecchi), che siamo giustamente legati alle nostre
memorie ed alle nostre vecchie tradizioni, parliamo un linguaggio che ci sembra
attuale e che invece attuale non è, quando voi insistete a proposito dei valori
della Resistenza ed io insisto sui contrapposti valori della Repubblica sociale
italiana, io vi dico che non sono disponibile a cedere su questo piano: non
sono disponibile a rinnegare; e ricordo a me stesso che il vecchio motto del
Movimento Sociale Italiano fu inventato da Augusto De Marsanich, che fu splendido
segretario del partito e che insegnò nella sua esperienza, nella sua pulizia,
nella sua estrema correttezza morale, nella sua grande capacità politica, a non
rinnegare e a non restaurare. Non siamo disponibili per rinnegare; ma (abbiamo
dato l'esempio, e continuiamo a darlo) siamo capaci di non restaurare. La
nostra non è una tradizione che pigramente pensiamo di poter inserire immutata
nel presente e nell'avvenire del nostro paese. Noi pensiamo di rinnovare noi
stessi, di dare esempio di capacità di rinnovamento da parte nostra; pensiamo
che sia venuta l'ora per riconoscerci in una Repubblica diversa, adeguata alle
necessità dei tempi, in una Repubblica che sappia davvero rappresentare il
punto di incontro tra tutti gli italiani.
In morte di
Ugo Venturini (1970)
Sto dicendo
la verità a nome di un partito che in quella occasione ha fatto esemplarmente
il suo dovere e sto dicendo la verità a nome di un partito (anticipo,
dolorosamente, quello che stavo per dire) che ha avuto in Genova uno dei suoi
giovanissimi martiri, Ugo Venturini, il quale è stato fatto fuori a pietrate
accanto a me, per salvarmi la vita. Erano pietrate che erano destinate al mio
cranio, e che purtroppo sono arrivate al giovane cranio di Ugo Venturini. Dopo
i fatti del 1960, per la prima volta tornavo a Genova per tenere una
manifestazione; trovai il solito servizio di disordine, trovai forze
dell'ordine che purtroppo avevano avuto l'ordine di consentire il disordine. La
pelle ce l'ha rimessa un ragazzo di trentatré anni, Ugo Venturini. Ci
permettete di ricordare i nostri morti, ce lo permettete? Perché lo stiamo
facendo senza nessuna faziosità, con enorme dolore.
Il Potere e
l’Opposizione
Non ho
alcuna aspirazione di potere. Noi non abbiamo alcuna aspirazione di potere, e
siamo in grado di raccogliere consensi sempre più vasti anche dicendo ai nostri
elettori che non li potremo difendere da posizioni di potere, ma che li
difenderemo da posizioni di opposizione. Da quarant'anni a questa parte questo
è il nostro atteggiamento, questo è il nostro comportamento in Parlamento e nel
Paese.
La Coscienza
Buona
fortuna agli avversari; noi abbiamo buona coscienza, il che è più importante.
Dopo
l’assassinio di Alberto Giaquinto (1979)
Si accertino
questi fatti; si sarebbero dovuti accertare prima. Ma che razza di ministro
dell’Interno è un ministro che ripete il mattinale della questura, di una
squalificata questura, di uno squalificato questore, quando ci sono dei ragazzi
assassinati?
Mi sento
padre di questa famiglia, come segretario di questo partito.
Non volevamo
tenere comizi, perché i comizi sono di pessimo gusto quando si tratta di dare
la parola a chi ha dato il sangue.
Sono il
segretario del Movimento sociale italiano-Destra nazionale, partito nato 32
anni or sono, che ha onoratamente vissuto alla opposizione quasi tutta, posso
dire tutta, la sua vicenda politica, nel bene e nel male, sbagliando o a
ragione.
La giustizia
se lo ricordi, onorevole ministro, nell’esercizio della sua funzione è la sola
alternativa alla violenza. Non ne esistono altre. È inutile parlare di
pacificazione. No, la giustizia ci vuole! I giovani questo vogliono, a questo
hanno diritto.
Ebbene, in
nome dei giovani, nostri ed altrui, noi vogliamo giustizia e non molleremo,
onorevole ministro.
Cadono i
nostri ragazzi, e me ne duole infinitamente. Cadono ragazzi di sinistra o di
altre parti; me ne duole altrettanto, ma cominciate a cadere anche voi, perché
siete marci, in questo meccanismo di corruzione indotta, di viltà contagiosa,
di menzogna invereconda!
L’ultimo
discorso alla camera (1987)
Qualcosa
comincia finalmente a tradursi in realtà. Lo stesso onorevole Craxi ha fatto
propria (senza naturalmente citare la fonte: ma non ha alcuna importanza) una
delle tesi da noi sostenute, cioè le necessità che il Presidente della
Repubblica sia eletto direttamente dal popolo. Gruppi parlamentari come quello
socialdemocratico hanno presentato abbastanza recentemente proposte di legge
per l'elezione diretta del sindaco: e non si tratta di una riforma meno
importante della precedente, anzi in qualche modo si può dire che sia
addirittura più importante. Si sta, molto lentamente e faticosamente,
determinando una coscienza popolare sulla necessità di riformare il sistema.
Così, appunto, il Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale qualifica la sua
azione di opposizione.
L’addio alla
Segreteria (Congresso di Sorrento – 1987)
Mi piacerà
essere ricordato. Ma prego Iddio di non farmi rimpiangere dal popolo missino.
La mia età e
la mia salute non sono i motivi determinanti della mia fermissima decisione,
anche se un certo peso lo hanno avuto. E allora qual è il motivo vero? Il fatto
che per quasi vent' anni il Movimento sociale abbia avuto lo stesso segretario
e la stessa classe dirigente. E' dunque giusto, è utile, è necessario che il
segretario del partito dia l' esempio e lasci l' incarico. Cederà il posto, ma
non scomparirà. La casa dell' Msi è, insieme alla mia dimora personale, casa
mia. Nessuno se ne va.
“Non ho
voglia di vivere a lungo.
Quello che
potevo fare di buono l’ho già fatto:
ho seminato
fede e speranza per tanti anni.
Ho esortato
al coraggio e alla pazienza un popolo
che se
avesse avuto pazienza e coraggio non sarebbe finito così male.
Ho diffuso
amore per idee buone e semplici.
Di più non
potrò mai fare.
Ed è bene
che uomini come me non raggiungano il successo.
Degli uomini
come me si deve poter dire:
era fatto
per i tempi duri e difficili,
era fatto
per seminare e non per raccogliere,
era fatto
per dare e non per prendere.
Vorrei tanto
che, quando non ci sarò più,
si dicesse di
me quello che Dante disse di Virgilio:
facesti come
colui che cammina di notte,
e porta un
lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso.
Egli cammina
al buio,
si apre la
strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri.”
L’esordio
alla Camera (1948)
Sulla barca
governativa sono stati accolti dei remiganti i quali indubbiamente vogliono
remare in direzioni opposte: al centro di questa barca l'onorevole De Gasperi
ha innalzato una bianca vela, la vela del progressismo e dell' innovazione; giacché
ci ha comunicato nel suo discorso che la Democrazia cristiana è un partito
innovatore e progressista. Ma noi temiamo fortemente che, remando gli uni in un
senso e gli altri nell'altro e mancando purtroppo ancora il buon vento degli
effettivi del paese, la barca si areni nelle solite secche.
RSI, addio! (1948)
Colui che qualche anno fa innalzò
questo tempio d'ingiustizia ebbe a chiamarlo «tempio, tetrastilo», usando una
formula greca, forse perché alla lingua latina, la lingua del diritto,
ripugnava una definizione di questo genere. Oggi questo tempio a quattro
colonne o è crollato o sta crollando; ma sotto le macerie troppa gente ancora
soffre, troppi italiani soffrono. Si teme forse che essi possano, come diceva
il Presidente del Consiglio, rientrare nella famosa spirale della vendetta. Non
è vero: essi l'hanno spezzata, essi vogliono rientrare nel circolo degli
affetti familiari, essi vogliono lavorare per l'Italia. Con questo auspicio, o
colleghi -che finalmente si possa lavorare per l'Italia in un'atmosfera
veramente pacifica e pacificata -il Movimento sociale italiano inizia la sua
attività parlamentare, che sempre condurrà da questo punto di vista e con
questo preciso intento. Non importa che la nostra pattuglia sia ristretta: è
grande il nostro cuore d' italiani!
Il ritorno
di Trieste
La sera del
10 giugno in piazza Unità è rimasta incancellabile nell'animo di tutti coloro
che hanno avuto la grande sorte ed il grande privilegio di viverla insieme col
popolo triestino. Era sentimento? No, era un atto di storia, era un fatto
storico fondamentale nella vita del nostro paese. Trieste quella sera, in quei
giorni, celebrò la sua vittoria, che non fu vittoria politica, ma vittoria
storica. Trieste riconsacrò l'Italia a se stessa. Da Trieste partì in quei
giorni una luce, che chiarì a molti italiani, che in questi anni ne avevano
perduto la nozione ed il ricordo, cos'è la nazione, cos'è la patria, cosa
significa amare l'Italia. Trieste vinse allora, e noi siamo sicuri che Trieste
vincerà ancora. Trieste ha ricordato agli italiani, ha radicato nuovamente
negli italiani, anche nei più riottosi, il senso vivo della nazione. Trieste,
nell'ambito internazionale, saprà ricordare agli europei, agli uomini civili
europei e di tutte le parti del mondo, il senso vivo d' Europa, della sua
civiltà, della sua lotta contro ogni barbarie.
In ricordo dei Caduti
Noi siamo caduti e ci siamo rialzati
parecchie volte. E se l'avversario irride alle nostre cadute, noi confidiamo
nella nostra capacità di risollevarci. In altri tempi ci risollevammo per noi
stessi, da qualche tempo ci siamo risollevati per voi, giovani, per salutarvi
in piedi nel momento del commiato, per trasmettervi la staffetta prima che ci
cada di mano, come ad altri cadde nel momento in cui si accingeva a trasmetterla.
Julius Evola
Se volete un
motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate l’insegnamento di Evola: “Vivi
come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai”.
Pacificare senza rinnegare
Non vi offendete, non prendetevela a
male. Quello che sto dicendo non vuol essere affatto provocatorio, anche se mi
rendo conto che può sembrarlo. Bisogna che tutti prendano atto che la
Repubblica nata dalla Resistenza è morta e bisogna celebrarne i funerali. Non
lo dico polemicamente. Mi rendo conto che è difficile, per ciascuno di voi,
almeno per coloro che hanno militato nei ranghi della Resistenza, accettare un
simile discorso: ma io lo faccio egualmente. Quando noi anziani (o noi vecchi),
che siamo giustamente legati alle nostre memorie ed alle nostre vecchie
tradizioni, parliamo un linguaggio che ci sembra attuale e che invece attuale
non è, quando voi insistete a proposito dei valori della Resistenza ed io
insisto sui contrapposti valori della Repubblica sociale italiana, io vi dico
che non sono disponibile a cedere su questo piano: non sono disponibile a
rinnegare; e ricordo a me stesso che il vecchio motto del Movimento Sociale
Italiano fu inventato da Augusto De Marsanich, che fu splendido segretario del
partito e che insegnò nella sua esperienza, nella sua pulizia, nella sua
estrema correttezza morale, nella sua grande capacità politica, a non rinnegare
e a non restaurare. Non siamo disponibili per rinnegare; ma (abbiamo dato
l'esempio, e continuiamo a darlo) siamo capaci di non restaurare. La nostra non
è una tradizione che pigramente pensiamo di poter inserire immutata nel
presente e nell'avvenire del nostro paese. Noi pensiamo di rinnovare noi
stessi, di dare esempio di capacità di rinnovamento da parte nostra; pensiamo
che sia venuta l'ora per riconoscerci in una Repubblica diversa, adeguata alle
necessità dei tempi, in una Repubblica che sappia davvero rappresentare il
punto di incontro tra tutti gli italiani.
In morte di
Ugo Venturini (1970)
Sto dicendo la verità a nome di un
partito che in quella occasione ha fatto esemplarmente il suo dovere e sto
dicendo la verità a nome di un partito (anticipo, dolorosamente, quello che
stavo per dire) che ha avuto in Genova uno dei suoi giovanissimi martiri, Ugo
Venturini, il quale è stato fatto fuori a pietrate accanto a me, per salvarmi
la vita. Erano pietrate che erano destinate al mio cranio, e che purtroppo sono
arrivate al giovane cranio di Ugo Venturini. Dopo i fatti del 1960, per la
prima volta tornavo a Genova per tenere una manifestazione; trovai il solito
servizio di disordine, trovai forze dell'ordine che purtroppo avevano avuto
l'ordine di consentire il disordine. La pelle ce l'ha rimessa un ragazzo di
trentatré anni, Ugo Venturini. Ci permettete di ricordare i nostri morti, ce lo
permettete? Perché lo stiamo facendo senza nessuna faziosità, con enorme
dolore.
Il Potere e
l’Opposizione
Non ho alcuna aspirazione di potere.
Noi non abbiamo alcuna aspirazione di potere, e siamo in grado di raccogliere
consensi sempre più vasti anche dicendo ai nostri elettori che non li potremo
difendere da posizioni di potere, ma che li difenderemo da posizioni di
opposizione. Da quarant'anni a questa parte questo è il nostro atteggiamento,
questo è il nostro comportamento in Parlamento e nel Paese.
La Coscienza
Buona fortuna agli avversari; noi
abbiamo buona coscienza, il che è più importante.
Dopo
l’assassinio di Alberto Giaquinto (1979)
Si accertino questi fatti; si
sarebbero dovuti accertare prima. Ma che razza di ministro dell’Interno è un
ministro che ripete il mattinale della questura, di una squalificata questura,
di uno squalificato questore, quando ci sono dei ragazzi assassinati? Mi sento
padre di questa famiglia, come segretario di questo partito. Non volevamo
tenere comizi, perché i comizi sono di pessimo gusto quando si tratta di dare
la parola a chi ha dato il sangue. Sono il segretario del Movimento sociale
italiano-Destra nazionale, partito nato 32 anni or sono, che ha onoratamente
vissuto alla opposizione quasi tutta, posso dire tutta, la sua vicenda
politica, nel bene e nel male, sbagliando o a ragione. La giustizia se lo
ricordi, onorevole ministro, nell’esercizio della sua funzione è la sola
alternativa alla violenza. Non ne esistono altre. È inutile parlare di
pacificazione. No, la giustizia ci vuole! I giovani questo vogliono, a questo
hanno diritto. Ebbene, in nome dei giovani, nostri ed altrui, noi vogliamo
giustizia e non molleremo, onorevole ministro. Cadono i nostri ragazzi, e
me ne duole infinitamente. Cadono ragazzi di sinistra o di altre parti; me ne
duole altrettanto, ma cominciate a cadere anche voi, perché siete marci, in
questo meccanismo di corruzione indotta, di viltà contagiosa, di menzogna
invereconda!
L’ultimo
discorso alla camera (1987)
Qualcosa comincia finalmente a
tradursi in realtà. Lo stesso onorevole Craxi ha fatto propria (senza
naturalmente citare la fonte: ma non ha alcuna importanza) una delle tesi da
noi sostenute, cioè le necessità che il Presidente della Repubblica sia eletto
direttamente dal popolo. Gruppi parlamentari come quello socialdemocratico
hanno presentato abbastanza recentemente proposte di legge per l'elezione
diretta del sindaco: e non si tratta di una riforma meno importante della
precedente, anzi in qualche modo si può dire che sia addirittura più
importante. Si sta, molto lentamente e faticosamente, determinando una
coscienza popolare sulla necessità di riformare il sistema. Così, appunto, il
Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale qualifica la sua azione di
opposizione.
L’addio alla
Segreteria (Congresso di Sorrento – 1987)
Mi piacerà
essere ricordato. Ma prego Iddio di non farmi rimpiangere dal popolo missino.La
mia età e la mia salute non sono i motivi determinanti della mia fermissima
decisione, anche se un certo peso lo hanno avuto. E allora qual è il motivo
vero? Il fatto che per quasi vent' anni il Movimento sociale abbia avuto lo
stesso segretario e la stessa classe dirigente. E' dunque giusto, è utile, è
necessario che il segretario del partito dia l' esempio e lasci l' incarico.
Cederà il posto, ma non scomparirà. La casa dell' Msi è, insieme alla mia
dimora personale, casa mia. Nessuno se ne va.
“Non ho voglia di vivere a lungo. Quello che potevo fare di buono l’ho già fatto: ho seminato fede e speranza per tanti anni. Ho esortato al coraggio e alla pazienza un popolo che se avesse avuto pazienza e coraggio non sarebbe finito così male. Ho diffuso amore per idee buone e semplici. Di più non potrò mai fare. Ed è bene che uomini come me non raggiungano il successo. Degli uomini come me si deve poter dire:era fatto per i tempi duri e difficili, era fatto per seminare e non per raccogliere, era fatto per dare e non per prendere. Vorrei tanto che, quando non ci sarò più, si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri.”
“Non ho voglia di vivere a lungo. Quello che potevo fare di buono l’ho già fatto: ho seminato fede e speranza per tanti anni. Ho esortato al coraggio e alla pazienza un popolo che se avesse avuto pazienza e coraggio non sarebbe finito così male. Ho diffuso amore per idee buone e semplici. Di più non potrò mai fare. Ed è bene che uomini come me non raggiungano il successo. Degli uomini come me si deve poter dire:era fatto per i tempi duri e difficili, era fatto per seminare e non per raccogliere, era fatto per dare e non per prendere. Vorrei tanto che, quando non ci sarò più, si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri.”
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