martedì 20 novembre 2012
"Per uscire dalla crisi..." di Adriano Tilgher.
Mi sento preso in giro dall’assoluta pochezza e dei commentatori politici, e di quelli che dovrebbero essere politici di professione: mi sembrano degli invertebrati incapaci di qualsiasi sussulto di dignità, che si agitano negli angusti spazi della gabbia dorata in cui il potere reale li ha rinchiusi. Non un’idea, non uno slancio di passione nazionale (o, per i sinistri, internazionale), non un sussulto di coraggio e di potenza.
Squallido ed indecente spettacolo!
Ancora più squallido ed ancor più indecente se consideriamo le assurde condizioni di vita in cui hanno ridotto il popolo italiano, non solo dal punto di vista economico e sociale, ma anche da quello etico e culturale.
La situazione si sta incancrenendo ed anche i nostri concittadini, ammansiti e addormentati dalle chiacchiere televisive, non capiscono che è il momento di cambiare in modo radicale, di scendere in piazza e di reclamare a viva voce “le chiavi di Casa”. Quel segno distintivo che da ragazzi volevamo conquistare per sentirci finalmente adulti.
Invece aspettiamo; il massimo del coraggio è dare un voto di protesta o non andare a votare, lasciando campo libero a quella genia di ignavi e di impotenti che ci hanno ridotto in questo stato e continuano a proporsi come classe dirigente della nazione.
A volte mi viene il sospetto che questi pusillanimi siano proprio il meglio che questa nazione sappia esprimere; poi, però, mi ricordo di quali grandi esempi di coraggio, dedizione e capacità il nostro popolo sia stato capace in passato e mi viene voglia di risvegliare quelle capacità nascoste, quelle passioni sopite, quella volontà di lotta imbrigliata.
Bisogna chiamare a raccolta tutte le forze vive della Nazione, in Italia ed all’estero, impegnarle in un concreto progetto per l’Italia e per l’Europa partendo dalla consapevolezza che, se sacrifici si devono fare, è necessario farli per il bene comune. Un bene comune in cui tutti devono tornare a credere liberandoci di tutti coloro, e sono tanti, che, per stupidità e vocazione al crimine, hanno lavorato solo per il bene personale, dimenticando che nel bene di tutti, c’è anche il proprio e soprattutto quello delle generazioni future.
Uscire dalla crisi si può, basta volerlo: dapprima uscendo dalla crisi di identità e di valori, poi anche da quella economica.
Infatti solo chi crede in valori superiori può capire quanto è effimero un potere basato sui valori monetari e può, quindi, liberarsi dal giogo.
Servono proposte chiare e coraggiose da portare avanti con consapevolezza e forza: dapprima, se sacrifici dobbiamo fare, vanno fatti in una direzione precisa, cioè rispondendo ad una scelta strategica opposta a quella di Monti. Quest’ultimo vuole impoverirci per portarci a svendere pezzi importanti del patrimonio nazionale, noi dobbiamo invece difendere le nostre eccellenze. Per questo il nostro popolo deve impegnarsi a concedere un grosso prestito alla Nazione che ci permetta di riacquistare il debito pubblico attualmente in mani straniere.
Ridiscutere i tassi di interesse dello stesso sulla base dei ritorni in servizi, lavoro e vantaggi per la comunità.
Tornare a battere con un ente di stato una moneta nazionale, di pari valore dell’euro, da usare sul mercato interno, mantenendo l’euro per il mercato estero, con la condizione di costruire in tempi brevi l’Europa politica e che l’euro diventi moneta di stato con la conseguente soppressione o nazionalizzazione della BCE.
Recuperare efficienza nel pubblico impiego mediante la razionalizzazione delle funzioni, l’eliminazione dei ruoli superflui, con una mobilità di servizio tra le varie amministrazioni e la messa in prova dei dirigenti vincolando la retribuzione alla produttività e introducendo nuovamente il merito come unico elemento di valutazione per la carriera, a parità di titoli.
Chiaro che tutte queste cose sono realizzabili con un governo forte ed autorevole la cui autorità deve promanare dal consenso popolare; un consenso che si può acquistare recuperando la fiducia attraverso il coinvolgimento autentico delle fasce più concrete della popolazione.
Come si vede le soluzioni praticabili non sono difficili; complicato è capire che il contesto entro cui queste riforme vanno attuate è completamente nuovo e sotto certi aspetti rivoluzionario. Infatti si tratta di spostare il perno intorno al quale far ruotare la vita politica e sociale dall’economia, come avviene oggi, all’uomo. Ovviamente un Uomo nuovo attento alla crescita spirituale sua e della comunità di cui fa parte e che considera l’economia solo un mezzo, di cui, tra l’altro, si potrebbe anche fare a meno, per agevolare il cammino di questa crescita.
Insomma si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale.
Adriano Tilgher
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