mercoledì 14 novembre 2012
"La grande paura dei partiti: la rivoluzione 5 Stelle"
Intervento di Paolo Becchi, Professore ordinario di Filosofia del Diritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova
"Le prossime elezioni politiche saranno decisive, perché il loro esito sarà quello di decidere non la semplice “altalena” tra una maggioranza ed un’opposizione parlamentare, ma lo scontro politico fondamentale in atto: quello tra la “Terza Repubblica” inaugurata dal “18 Brumaio” di Napolitano e l’unica autentica forza “rivoluzionaria” presente nel Paese, il MoVimento 5 Stelle. Che lo si voglia o no, gli elettori eserciteranno, questa volta, un potere “costituente”, riscriveranno, qualunque sia l’esito della consultazione, la nostra Costituzione: con il prossimo voto, ne va del rapporto tra Parlamento e Governo, della sorte della forma “partito”, della posizione dell’Italia in Europa e nell’unione monetaria. Eppure l’esercizio del voto è, in qualche modo, sempre “manipolabile”. E le discussioni di questi mesi – e, in particolare, di quest’ultima settimana – sulle modifiche alla legge elettorale rivelano esattamente ciò che è davvero in gioco: impedire l’ascesa del MoVimento 5 Stelle che, dopo il voto in Sicilia, si è imposto come l’unico soggetto politico in grado di resistere alla consacrazione della “Terza Repubblica”. Le recenti dichiarazioni del Presidente del Senato Schifani sono, al riguardo, emblematiche: "Sono al lavoro sulla legge elettorale per i cittadini, ce la sto mettendo tutta, è quello che ci chiedono in tanti. Ce la facciamo, se no Grillo altro che al 30%, va all'80%". Le forze politiche si preparano, trasversalmente, alla controffensiva contro un MoVimento fatto di volti completamente nuovi, con idee chiare, semplici e precise nella testa: prima di tutte la trasformazione rivoluzionaria dell’intero ordine costituzionale, da sistema fondato sulla rappresentanza a sistema fondata sulla democrazia diretta. Prima delle elezioni siciliane, la classe politica italiana si era illusa che il MoVimento non rispecchiasse che un’ondata di malcontento popolare. Solo ora si è compreso che il sogno potrebbe diventare realtà. Ed è per questo che la legge tanto auspicata dal “mangiafuoco” della Repubblica (il Capo dello Stato) è ritornata sul tavolo delle trattative tra i partiti. Lo scopo è uno solo: una legge contra personam (vecchio pezzo di teatro del berlusconismo), contro Grillo ed il MoVimento. Grillo ha ragione, quando fa notare che - mentre sulla questione della moneta unica i partiti si trincerano dietro al rispetto per Bruxelles e l’Europa -, è proprio l’Unione Europea ad aver ha sancito nel 2003 che gli elementi fondamentali del diritto elettorale non devono poter essere modificati nell'anno che precede l’elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale. Quando parla di “colpo di Stato”, non si può dargli torto. Intanto, i vecchi partiti “mercanteggiano” sui mezzi per raggiungere lo scopo di eliminare in partenza la “rivoluzione” del MoVimento 5 Stelle. Ci sono alcuni dati di fatto, da cui si deve partire. Il sistema partitocratico è in crisi irreversibile. Il Centro-Destra ha già perso le elezioni, e tenterà soltanto di “vendere” al miglior prezzo quel 10%-12% che potrà ottenere. La Lega resterà confinata nelle sue riserve indiane. Il Centro-Sinistra si riposiziona: sembra che abbia capito di non poter “sfondare”, e si prepara ad un accordo con Casini e l’Udc. Se il Pd non punta più a vincere le elezioni, a governare da solo questo Paese, ecco che si apre lo spazio per l’approvazione di una legge elettorale a tavolino fatta per salvare quello che resta della “partitocrazia”. La trattativa sul cosiddetto “Lodo D’Alimonte” non sarebbe mai neppure cominciata se non si temesse, oggi, che il MoVimento 5 Stelle è divenuto la prima forza politica in Italia e che rischia, pertanto, di conseguire il “premio” previsto dal Porcellum (con la legge elettorale attuale, infatti, la lista o la coalizione che consegue la maggioranza relativa dei voti si vede attribuiti 340 seggi alla Camera). Lo “sbarramento” del premio di maggioranza al 40% (ed a fortiori al 42,5%) bloccherebbe il MoVimento 5 Stelle, costringendo di fatto le forze politiche che puntino ad ottenere il “premio” a formare coalizioni. Lo ha perfettamente spiegato Casini: "Saremo spazzati via [...]. Se lasciamo la legge così nulla di più facile che chi ha il 30% nelle urne prenda il 55% dei seggi". Dopo la “truffa dell’Euro”, ecco la “truffa del sistema elettorale”. Di “truffe” elettorali abbiamo illustri precedenti nella nostra storia politica: dalla legge Acerbo del 1923 alla legge del 1953, con il suo premio di maggioranza del 65%. Oggi, però, per la prima volta il meccanismo del “premio di maggioranza” viene utilizzato in funzione “negativa”, per impedire al popolo italiano di esprimere con il suo voto il disgusto per l’intero sistema politico. L’idea è quella di addomesticare le elezioni, predeterminandone, di fatto, il risultato: un governo che - guidato o meno da Monti - continui nell’opera di massacro già cominciata." Paolo Becchi
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