giovedì 11 ottobre 2012
Voto di scambio e clientele sono sistemiche di questa decadente domocrazia occidentale.
Oltre un terzo del totale delle preferenze date ai candidati di tutte le liste alle elezioni regionali lombarde ed alle elezioni comunali milanesi sono puro voto di scambio. Il caso dell’assessore regionale Domenico Zambetti, accusato di avere direttamente comprato le preferenze dalla ‘ndrangheta milanese (al costo di 50,00€ a voto) è solo il più clamoroso ed eclatante. In certi quartieri periferici di Milano ed in certi comuni metropolitani, è una pratica molto diffusa, consolidata e nota a tutti coloro che fanno attività politica sul territorio. Ma, parallelamente, ai contatti fra partitocrazia e criminalità, vi è un molto più forte voto di scambio amorale, se non propriamente illegale. L’assoluta maggioranza trasversale degli eletti nelle istituzioni locali, soprattutto ed ovviamente, dei partiti di governo che gestiscono il potere, raccolgono e mantengono il loro consenso con, o perlomeno anche con, scambio di favori, nepotismo, clientele, raccomandazioni, nomine, concessione sistematica di finanziamenti, consulenze, assunzioni ed appalti pubblici ai loro sponsor e “grandi elettori” che possono essere associazioni culturali e sportive, cooperative e sindacati, ma anche professionisti ed aziende private. Basterebbe analizzare bene le delibere, verificare i nomi dei reali beneficiari dei soldi pubblici, per avere una prova evidente di questo sistema di potere. Senza ipocrisie, il voto di scambio e le clientele sono una antichissima pratica, se non sistemica, almeno fisiologica di tutte le democrazie. In questo momento in Italia è però diventato un fenomeno gravemente patologico e sfrontato a causa della caduta delle grandi ideologie del novecento e dei partiti che le incarnavano, da una classe politica assolutamente mediocre e male selezionata, della profonda crisi economica e sociale del capitalismo, e del degrado culturale e morale di questo decadente occidente consumista e relativista, senza più riferimenti, identità e valori.
Roberto Jonghi Lavarini – robertojonghi@gmail.com
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