martedì 30 ottobre 2012
Dalla Sicilia inizia il crollo del sistema.
Questo sistema “democratico” parlamentare non regge più, è definitivamente fallito. In Sicilia, ha vinto la protesta popolare contro la partitocrazia: il 52% dei siciliani non è andata a votare. Se a questa maggioranza assoluta astensionista, sommiamo le schede bianche e nulle, il 18% ottenuto dal movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ed i voti andati dispersi ad altre liste minori antisistema, possiamo serenamente affermare, numeri alla mano, senza possibilità di essere smentiti, che: meno di 1/3 della popolazione ha ancora fiducia nei partiti tradizionali e che il governo tecnocratico e plutocratico di Mario Monti ha un consenso reale del 15%. Questo è il dato principale e fondamentale: siamo, oggi, governati da una minoranza, da una casta senza consenso, da mediocri mestieranti dei partiti che, come diceva, in maniera assolutamente lungimirante, il poeta Ezra Pound, sono diventati “i camerieri dei banchieri”, ovvero meri sostenitori ed esecutori delle decisioni prese dai “poteri forti” e dell’alta finanza internazionale. Che in Sicilia abbia ufficialmente “vinto” il comunista omosessuale Crocetta, con il sostegno clientelare ed ipocrita dell’UDC ed i tradimenti gattopardeschi di Lombardo e Miccichè, è un fatto assolutamente secondario rispetto al crollo della “democrazia rappresentativa” che non rappresenta più la maggioranza del popolo siciliano ed italiano. Mi dispiace per Musumeci, autentico galantuomo missino d’altri tempi ma ha pagato i tanti macroscopici errori del PDL, di Alfano e di Berlusconi. Quanto alla destra italiana, meglio calare un velo pietoso, nonostante il clima politico potenzialmente favorevole: La Destra di Storace si è diluita nella lista civica Musumeci, scomparendo, Forza Nuova è confluita in una lista locale di protesta che ha ottenuto complessivamente l’1% (e nessun rappresentante) e la Fiamma Tricolore non è riuscita nemmeno a raccogliere le firme necessarie alla presentazione delle liste. Il risultato di queste elezioni siciliane deve essere di forte monito per tutta la destra italiana, soprattutto, in vista delle prossime consultazioni regionali di Lazio e Lombardia e delle elezioni nazionali del 2013: è assolutamente necessario ed urgente unire e riorganizzare le forze, altrimenti, rischiamo la nostra definitiva estinzione politica. Mi duole invece constatare, almeno fino ad ora, che la nave in partenza per Itaca, ancor prima di salpare, rischia seriamente di naufragare in porto. ( Milano, 30 ottobre 2012, robertojonghi@gmail.com)
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