lunedì 17 settembre 2012
"No alla tecnocrazia"
Garbatamente, sommessamente, sobriamente vorrei dire a Mario Monti di smetterla di provocare. Nel taccuino tecnocratico che lo accompagna, ha annotato un vertice romano antipopulista. Ci torno sopra perché non si e’ compresa la gravita’ della sua affermazione, quasi una minaccia.
Ora va anzitutto detta una cosa, molto semplice. Se Monti e’ un tecnico, si deve fare gli affari suoi e smetterla di pretendere che tutti debbano inchinarsi al pensiero unico che impera sul continente martoriato dagli speculatori. Non e’ sua competenza contrastare le politiche di chi invoca sovranità per i popoli europei.
Se invece fa politica, salga sull’autoblu di ordinanza, chieda un passaggio fino al Quirinale e spieghi al capo dello Stato di sentire il dovere di dimettersi per iniziare un’avventura politica. Ci ha svuotato le tasche con le tasse, non svuoterà le teste e i cuori delle nostre idee.
Meglio, molto meglio la sfida tra poteri forti e popolo di questo infingimento quotidiano. Monti ha proposto di convocare a Roma il vertice europeo antipopulista. Sappia che rischia di trovare la Capitale piena di gente arrabbiata. E mi permetto di suggerire ad Alemanno di non essere precipitoso nell’offrire la tribuna del Campidoglio agli eurocrati. Nel palazzo Senatorio si punto’, con i Trattati, all’edificazione dell’Europa dei popoli. Una fede, potremmo dire. Costoro non ne hanno alcuna intenzione. Il loro Vangelo si chiama moneta.
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