lunedì 17 settembre 2012

Lungimiranza ed attualità delle analisi politiche e sociali di Ordine Nuovo.

“Se ci sentiamo legati al fascismo come al movimento politico autoritario e gerarchico più vicino alle nostre esperienze dirette, più prossimo all’epoca storica nella quale siamo vissuti, non per questo non potremmo non dire che egualmente ci sentiamo vicini alla sostanza e ai valori, ai principi e alle idee fondamentali che informarono l’essenza politica di ogni Stato autoritario o aristocratico dei tempi andati….Siamo vicini tanto alla Repubblica Sociale Italiana che al III Reich, quanto all’impero napoleonico o al Sacro romano impero….Chi viene al nostro fianco avrà un’altra sensazione che è propria del combattente quando a piè fermo attende l’istante per balzare dalla trincea e gettarsi nella mischia per colpire, colpire, colpire.”. (PINO RAUTI) di Alfonso de Filippi
Negli ultimi anni sono stati pubblicati vari volumi sulle vicende dello “schieramento nazionale italiano” (cioè su quella che viene definita l’"estrema destra neo fascista") dal suo riapparire dopo i massacri della primavera 1945 (anzi fin dai gruppi che operavano nella clandestinità nell’Italia “liberata”) fino alla sua attuale fase di disgregazione e confusione. Ciò pare molto positivo: si tratta di avvenimenti storici meritevoli di essere studiati e ricordati soprattutto perché non vada perso quel patrimonio di ricordi che comprende le lotte, i sacrifici, le sofferenze, le delusioni, le sconfitte e, purtroppo, anche i rinnegamenti e i tradimenti che coinvolsero un numero non del tutto trascurabile di italiani, considerando anche che, forse, in tutto ciò potrebbero venire ancor oggi trovati spunti e idee per un’eventuale continuazione di una lotta, continuazione che oggi pare giustificata dall’incombere sul nostro pianeta di problemi sempre più gravi. Riguardo alla storiografia sullo schieramento nazionale italiano mi limito qui a segnalare ai lettori solo l’interessante libro di Giuseppe Pardini (1) “Nazione, Ordine e altri disegni -Vicende politiche nella destra italiana (1948-1963) ”Edito da “Le Lettere”di Firenze nel 2011. Il lettore vi troverà molte informazioni sui gruppi anticomunisti, monarchici, (in cui militarono senz’altro valorosi soldati e sinceri patrioti) nazionalisti e neo fascisti. In particolare si possono qui segnalare gli interessanti monarco-fascisti dei Fasci Nazionali Corporativi, i vari tentativi di ridare vita all’Associazione Nazionalista Italiana che nel 1923 si era più o meno felicemente fusa col P.N.F. e talune dissidenze dal Movimento Sociale Italiano. Di queste si possono ricordare specialmente quelle “di sinistra” che l’Autore riunisce sotto il titolo “Socialismo nazionale” dai Gruppi Autonomi Repubblicani che il 31 Agosto 1952 uscirono dal M.S.I. adottando la denominazione di Raggruppamento Sociale Repubblicano e poi quello di Partito del Socialismo Nazionale, il Movimento Repubblicano Sociale Italiano per finire col Partito Nazionale del Lavoro fondato da Ernesto Massi. Mi si permetta qui una considerazione “personale”: chi scrive non ha mai condiviso totalmente l’impietoso giudizio che ebbe a dare di codesta “sinistra” neofascista Adriano Romualdi: “[…]certi squallidi che scambiavano Mussolini con Pietro Nenni e il Fascismo con una specie di social-democrazia tricolore” (Adriano Romualdi “Julius Evola: l’uomo e l’opera” Volpe, Roma, 1971, pag.86, considerando anche i danni fatti a certi settori dell’“area” dalla grande incomprensione dello stesso Evola nei riguardi dei problemi sociali); tuttavia ha dovuto constatare che tale corrente non è mai riuscita, per quel che gli consta, a strutturarsi stabilmente in una qualche raggruppamento politico e che, per quel che gli costa, molti suoi elementi sarebbero finiti all’estrema sinistra. Comunque essa servì forse a rallentare la deriva dello “schieramento nazionale” verso posizioni banalmente conservatrici in un Paese in cui da conservare vi è sempre meno! Oltre agli studi sul neofascismo sono stati riproposti anche dei “materiali” dello schieramento in questione, possiamo qui ricordare la ristampa della famosa rivista “Imperium” (Il Settimo Sigillo, Roma, 2003) e quella del documento “La Lotta Politica di Avanguardia Nazionale” (Il Settimo Sigillo, Roma, 2012 che si affianca a “L’Aquila e il Condor” dello stesso Stefano Delle Chiaie, ed. Sperling & Kupfer, 2012) (2) Recentemente è stata pubblicata da Novantico di Pinerolo la ristampa dell’annata 1955(la prima) di “Ordine Nuovo mensile di politica rivoluzionaria.” Non possiamo che augurarci di tutto cuore che l’iniziativa prosegua con la ristampa delle annate successive e, magari, in seguito, estendersi ad altre testate d’area. I lettori conosceranno certamente l’importanza che ebbero, prima il “Centro Studi Ordine Nuovo” poi il “Movimento Politico Ordine Nuovo” nell’ambito delle vicende del neofascismo italiano. (3) Qui si vuole esaminare questa annata 1955 dedicandoci soprattutto a due argomenti trattati nei vari fascicoli: la questione razziale e i rapporti col cristianesimo. Due argomenti che paiono ancor oggi attuali e che, d’altra parte, in vari scritti della rivista in questione paiono “intrecciarsi”. Già nel primo numero (Aprile 1955) Bruno Acquaviva in “Il ‘mito’ razzista del nazismo” attribuisce al Nazionalsocialismo germanico la volontà di creare una nuova razza dominatrice “Nemica acerrima di questa nuova Razza dello spirito si presentava senza dubbio quella dottrina frutto di , sorta duemila anni prima sulle rive del Giordano. Il razzismo, infatti, nelle sue applicazioni di carattere religioso come nella totalità della sua concezione, non è altro che una fase della disperata lotta senza quartiere, che da millenni si combatte tra il mondo asiatico–semitico e il mondo indo-germanico e non può esservi dubbio che l’ultimo assalto al mondo tradizionale lo condusse il Cristianesimo, incarnazione più o meno cosciente del Semitismo.”(4) Sul secondo numero (Maggio 1955) “Bandung: l’Asia alle porte” Paolo Andriani rifacendosi alla denuncia da parte di Benito Mussolini e alle tesi sulla “rivoluzione mondiale di colore” esposte da Oswald Spengler negli “Anni Decisivi!” vede nella radunata indonesiana dei “paesi non allineati” il tentativo di dare inizio a un gigantesco moto di rivalsa da parte dei popoli di colore nei confronti degli (ex) dominatori coloniali bianchi. Una nota “profetica”: "[…]la effettiva soggezione dell’immensa Cina alle direttive dei burocrati sovietici(sta) divenendo sempre più problematica. Non dimentichiamo che i russi, comunisti o meno, son sempre dei bianchi, mentre la Cina è tutta e indiscutibilmente gialla.” Sullo stesso numero apparve l’articolo di Bruno Acquaviva “Il ‘Mito’ ariano e l’Europa” in cui si sostiene “Siamo convinti che l’unica Idea-Forza capace di determinare un nuovo ciclo della civiltà Europea, è il mito Ario-Razzista, inquadrato e sorretto da una viva ed operante Weltanschaaung, permeata dei valori e dei principi tradizionali.” E poco oltre “Un concentrarsi di forze intorno ai valori dell’Arianità, può soltanto significare un tendere con tutti gli sforzi, in un clima di alta tensione ideale, alla realizzazione di una Europa che sia una Unità di Stato, Razza, Cultura, il tutto sorretto da un ripristino integrale del principio di autorità, e disintossicato da tutte le concezioni materialistiche, economicistiche, democratiche e razionaliste che oggi permeano e dominano le varie . Paiono qui affiorare suggestioni che si ritrovano in “Imperium” dello statunitense Francis Parker Yockey. Poi il Nostro prosegue “…per l’attuazione del mito e dei valori Arii occorre una unione di vertici e non di basi. ossia una unione delle elites dei vari Stati, selezionate e formate sui valori di una Weltanschaaung che è e deve essere comune nei suoi aspetti essenziali, perché l’Universale è soprattutto fedele alle vere Tradizioni Europee; solo tali aristocrazie al di sopra dei particolarismi tipici delle masse, possono essere accomunate e cementate da una identica missione da compiere nel mondo: l’attuazione attraverso le diverse possibilità delle varie stirpi, dei valori della comune concezione del mondo.”Infatti “l’unica salvezza dell’Europa attuale, resta un ritorno allo spirito ed ai valori dell’Arianità e dello Stato organico, quei valori arii e virili, quella concezione monolitica e nello stesso tempo articolata che troviamo riflessa nei filoni più autentici della Rivoluzione Mondiale promossa dall’Asse.” Per il Nostro non vi sarebbe da sperare nulla dal Cristianesimo, neppure nella sua forma cattolica ¨ “occorre rilevare che ignota fu sempre al Cattolicesimo ogni concezione di una missione di organizzazione tradizionale e virile dell’Europa; il Cattolicesimo fu, è e sarà sempre cosmopolita, si batterà sempre per una mitica , ignorando le più elementari leggi di razza e la diversità dei compiti e funzioni che da una Legge Superiore sono affidate valla varie stirpi nel mondo.” Il numero di Luglio-Agosto riportava l’importante scritto “Razzismo speranza d’Europa “a firma dello svizzero G.A.Amaudruz l’organizzatore del Nouvel Ordre Europeen. Questi riferendosi a fatti di attualità scrive “Molti avvertono confusamente che la stampa mondiale, ben orchestrata, imprigiona gli spiriti con menzognere apparenze. Ma pochissimi conoscono effettivamente le forze in campo e sanno quale partita si stia giocando. Costoro sono i razzisti.” Dopo aver notato che “Il razzismo, ossia la volontà di difendere la razza alla quale si appartiene, è stato da principio appannaggio di precursori isolati.”, ricorda il fantasioso francese Fabre d’Olivet e prosegue “Più tardi, Gobineau, Drumont e Vacher de Lapouge apportarono altro materiale prezioso. Dopo l’inglese divenuto poi tedesco, Houston Stewart Chamberlain, i Tedeschi proseguirono in maniera geniale l’opera già iniziata e propagarono la dottrina fra un vasto pubblico.” Poi, dopo il 1945, naturalmente, il razzismo fu messo al bando della . Esso divenne il peccato della barbarie per eccellenza […]. Tuttavia la repressione non poteva uccidere un’idea. Sul piano scientifico, diversi specialisti, continuando i loro lavori, confermarono le principali tesi degli studiosi tedeschi. Sul piano dottrinale, il francese René Binet, nella sua , nel 1950, riaffermò la nostra meta suprema: salvare la razza bianca, per mezzo dell’unità europea,” Mi permetto di ritenere che questa “meta suprema” debba essere e sia quella di tutti noi ! Poi l’Amaudruz sottolineava la parentela che lega i 5 gruppi razziali europei identificati dagli studiosi (rimando qui a di J.Evola) e sosteneva “Questa parentela fra razze europee proviene dal fatto che l’Europa è in realtà molto più nordica di quanto non si sia fin’ora creduto. : E’stato poco considerata la componente nordica, i cui caratteri esteriori -capelli biondi e occhi celesti- sono , ossia tendono molto spesso a scomparire negli incroci con un tipo bruno. La preistoria anch’essa, conferma questa tesi provando che importanti migrazioni di Nordici devono aver avuto luogo prima delle celebri migrazioni in maniera tale che le popolazioni continentali dette possedevano una forte componente nordica in virtù delle ondate anteriori all’ondata .” E qui si indica un eventuale amplissimo campo di studi. Leggiamo ancora: “Quanto all’origine delle razze bianche, tutte le ipotesi un po’ soddisfacenti si fondano sull’azione selettiva esercitata dalle diverse epoche glaciali e in maniera particolare dell’ultima. Dopo ognuna di esse, effettivamente, noi vediamo gli uomini compiere notevoli progressi. La selezione glaciale rappresenta inoltre il solo fattore che spieghi in maniera sufficiente la genesi delle razze umane. (Per iniziare a studiare codesto argomento suggerisco ai lettori J.P. Rushton “Razza Evoluzione e Comportamento” http://veraopposizione.wordpress.com/2012/02/23/race-evolution-and-behaviorj-philippe-rushton-tradotto-in-italiano/) Dopo di che, il camerata svizzero passava in rassegna i fenomeni di contro selezione che agiscono nella società moderna, parole profetiche “Le tare fisiche e morali si moltiplicano”. Inoltre “L’evoluzione politica moderna anch’essa, viene ad accelerare questa ”. Così “Oggi potremmo crederci al più basso livello del decomporsi morale. Ma abbiate fiducia, signori, da questa palude alla morte nelle condizioni più ripugnanti, esistono ancora vie ignorate di decadenza e di lezzo democratico.” Oggi nel 2012, siamo ormai assuefatti a forme di fenomeni di putrefazione sociale che nell’ormai lontano 1955 non si sarebbero neppure potuto immaginare! Seguono acute critiche dell’Amaudruz al sistema capitalistico. Ma minacce ancora più gravi iniziavano ad incombere. “Questa minaccia di degenerescenza va ad aggiungersi a quella di dissoluzione per mescolanza di sangue e pesa sulla nostra razza. Di fronte a tutti questi pericoli, ecco ciò che vogliamo. La razza deve essere salvata. Non dobbiamo ammettere l’invasione progressiva dell’Europa da parte di popoli di colore. Non dobbiamo ammettere che le tare possano riprodursi liberamente. Non dobbiamo ammettere che la lurida competizione economica selezioni il tipo dell’”. Ciò rende necessario il rovesciamento di un sistema che porta alla putrefazione e alla morte la nostra razza. D’altra parte, ritornando al tema della difesa della razza, l’Amaudruz sosteneva “è necessario… che il razzismo finora conosciuto si trasformi, e divenga un razzismo europeo” infatti “Il razzismo germanico si è basato in maniera troppo esclusiva su i ”. Ma questi “sono troppo pochi”, perciò vi è “la necessità di allargare il cerchio, di tracciarlo non solo intorno ai ma anche intorno alle popolazioni il cui sangue è nordico in massima parte. Ciò significa che quasi tutta l’Europa vi è compresa. Ho detto , considerando le regioni fortunatamente molto ristrette che sono senza alcun dubbio razzialmente malate.” Si tratta di posizioni che vanno senz’altro, riesaminate e discusse, mi sembra peraltro che valga la pena di riportare le conclusioni dello scritto dello svizzero. “Dovevamo esaminare la necessità di un razzismo europeo. Abbiamo cominciato col ricordare ciò che ci insegna l’etnologia secondo la quale la parentela fra i nostri popoli è più stretta di quanto non lo si ammetta in generale ed è sufficiente a fondare un razzismo europeo. Abbiamo menzionato i pericoli biologici del meticciato e della degenerazione, descritti i progressi della malattia da cui è colpito il continente, e richiamata l’attenzione sui pericoli di una evoluzione ulteriore. Con ciò abbiamo provato che bisognava prendere delle misure per difendere la razza. Ed abbiano precisato queste misure: sostituzione del capitalismo con un regime di giustizia sociale in una Europa unita, selezione umana secondo i criteri che resero possibile la grandezza della Cavalleria, difesa dell’Onore come valore supremo. Infine, abbiamo rilevato l’importanza del razzismo per qualsiasi movimento rinnovatore e dimostrato che il razzismo finora conosciuto doveva trasformarsi e divenire europeo. Senza dubbio, più che mai, la situazione appare disperata. Più che mai l’Europa cittadella nordica, è assediata da innumerevoli nemici. La loro vittoria… preluderebbe in Europa ad un infame miscuglio etnico.” Oggi vediamo che codesto è ormai in via di formazione. Da parte nostra potremmo ritenere che l’accento sulla “razza nordica” andrebbe ulteriormente ridimensionato a favore ad un richiamo allo solidarietà di tutti i popoli bianchi soprattutto quelli europei. Sul n.6 del settembre appare uno scritto di Clemente Graziani dal titolo assai significativo “Inconsistenza della critica antirazzista”. Esso inizia “La dottrina della razza, se giustamente formulata, costituisce uno degli aspetti più validi e peculiari della visione del mondo aristocratica e controrivoluzionaria, ogni teoria razzista presupponendo necessariamente l’ineguaglianza del genere umano come dato assiomatico e condizione normale.” Riprendendo argomentazioni già formulate sotto il precedente Regime da J.Evola il Nostro sostiene “va posto in rilievo che un ben inteso razzismo, scevro da esagerazioni pangermaniste, afferma esclusivamente la superiorità della stirpe ariana, superiorità ch’è legittimata dai riverberi delle luminose civiltà del ciclo nordico-ario, alla tradizione di una delle quali - quella romana - noi orgogliosamente e con buon diritto ci ricolleghiamo.” Seguono parole della cui attualità lasciamo che siano i lettori a giudicare: “Una ideologia razzista che sia quindi essenzialmente incentrata nei valori spirituali dell’uomo ario, […], rappresenta l’ultima, disperata difesa dell’Europa ariana di contro al caos etnico e spirituale propiziato dalle istanze antieroiche e materialistiche della civiltà attuale.” Riassunte poi le tesi razziali evoliane, il futuro capo del M.P.O.N. riassumeva: “Per il razzismo tradizionale,[…] è sempre possibile[...] dato un clima di particolare tensione , e determinate vocazioni, che lo spirito plasmi il corpo dandogli, attraverso una serie di incroci dove le esigenze razziste siano tenute presenti e rispettate, una sempre più corrispondente al tipo ario originario.” E qui possiamo rimandare a quella concezione della “rigenerazione delle storia” con il “ritorno al mondo indoeuropeo” visto anche come progetto da proiettarsi nel futuro di cui aveva spesso scritto Giorgio Locchi. Infine, arriviamo al punto principale dello scritto del Graziani: “Un’altra obiezione […] è che il razzismo, prima o poi finisce con l’entrare in conflitto con il Cristianesimo. Riconosciamo volentieri che le cose stanno proprio in questi termini e cioè che l’idea razzista è inconciliabile con lo spirito della religione che dalla Palestina si è trapiantata in Occidente[…]. Si pone quindi per una ristretta élite il compito di trascendere il cristianesimo e lo stesso Cattolicesimo, e ciò non solo per le esigenze dettate dalla dottrina della razza ma anche e soprattutto per i motivi spirituali ben più profondi che sono alla base della nostra visione del mondo.”(5) Riportiamo ancora: “Da quanto abbiamo esposto dovrebbe risultare assai chiaro il carattere ortodosso ed esplosivamente rivoluzionario della dottrina della razza. Essa reca già in sé, nel semplice fatto di aderire o meno ai suoi postulati, un potere selettivo capace di catalizzare intorno a questo i tipi umani più in ordine dal nostro punto di vista; inoltre è soprattutto un mezzo per determinare un clima nuovo nel nostro ambiente già fin troppo morfinizzato, un clima di alta tensione spirituale e rivoluzionaria, sostenuto dalla fede nei valori e nella superiorità della gente aria.”(6) Possiamo dare una veloce occhiata ad alcuni degli articoli che trattano più specificatamente del fenomeno religioso che si è affermato in occidente: il cristianesimo. Appare da quanto scritto che i collaboratori di “Ordine Nuovo” ritenessero tale religione inconciliabile con la loro visione del mondo. Già sul n.2 del maggio compare uno scritto di Riccardo Romani “La Chiesa e la rivoluzione” che prende inizio da considerazioni di ordine storico: per l’Autore se il nostro Paese si trova “oggi, come nazionale e politica in condizioni arretrate rispetto ad altri paesi europei. […] Ciò deve proprio alla Chiesa che, a costo di moltiplicare le invasioni straniere sul suolo italiano, non permise mai l’istaurarsi sulla penisola di una stabile e organica Autorità politica, che sola avrebbe potuto compiere la cementazione morale del nostro popolo.” Inoltre “venti secoli di Papato in Italia […] hanno […] così profondamente annientato nella coscienza popolare ogni anelito d’indipendenza, di grandezza e di potenza politica da escludere […] qualsiasi tentativo di una risoluzione totale del problema(nazionale)”. Così il Fascismo fu costretto al compromesso del “Concordato”, che sarebbe deleterio, in un imprecisato futuro di eventuale riscossa nazionale, voler rinnovare.(7) Infatti vi sarebbero contro di esso dei motivi ben più validi di quelli che possiamo trarre dalla storia della chiesa cattolica. Infatti, leggiamo nel seguito dello scritto: “Sul piano dottrinario è chiara ed inutile a nascondersi l’antitesi fra le nostre idee e certi principi stessi del Cristianesimo: l’uomo non è infatti spiritualmente uguale a tutti i suoi simili (come pare debba invece dedursi dai concetti di e del ed è per forza interiore che egli è portato in ogni istante ad affermare la sua supremazia e la sua superiore capacità di sintesi del volere altrui od a riconoscere la sua inferiorità, nei confronti rispettivamente di colui che obbedisce e di colui che comanda in una società che veramente possa dirsi organizzata a Stato […]. Assurdo, perciò, parlare di di tutti gli uomini di fronte al potere politico, e di insubordinazione ad ogni forma organica di Autorità politica, come ha predicato il Cristianesimo fin dal suo sorgere.” E qui si potrebbe, forse, rimproverare all’autore di aver fatto confusione tra diversi “livelli”. Comunque “Dalla rabbiosa predicazione antistatale di Tertulliano, alla scomunica del più grande degli Svevi, e fino al Piazzale Loreto del ‘45 (anche se non materialmente eseguito, tuttavia benignamente guardato dalle gerarchie ecclesiastiche) la perpetua lotta della Chiesa contro ogni valido potere politico degno di questo nome è ormai un fatto su cui concorda il giudizio degli storici.”(8) Sul numero del giugno appare l’articolo di Paolo Andriani “Il della Chiesa” in cui si può leggere: “Non a caso il violento scontro di popoli e di idee verificatosi dal 1939 al 1945 ha visto il delinearsi di precisi schieramenti e di altrettanto nette responsabilità. In quel tragico conflitto, urto di due mondi diversi, di due inconciliabili tipi di civiltà, la Chiesa cattolica, sarebbe arduo contestarlo, ha ritenuto opportuno non solo ma addirittura inserirsi, attraverso le sue organizzazioni politiche, in uno dei due schieramenti, in quello cioè che si batteva in nome e sotto le insegne unite della democrazia e del comunismo contro i regimi gerarchici che s’erano venuti affermando in Europa.” E poco oltre: “Si trattò […] di una meditata ed inequivocabile scelta. La Chiesa e con lei, le sue filiazioni politiche, riconobbero nella lotta delle grandi democrazie internazionali contro il fascismo europeo la loro stessa battaglia. Fu una lotta contro un’etica, un costume, una mentalità; in una parola contro il nuovo ordine fascista che si stava instaurando nel mondo: La volontà di affermazione totalitaria che le nuove idee europee andavano manifestando non potevano conciliarsi con le dottrine pietistiche ed umanitaristiche del cristianesimo. Di questa incompatibilità si fece interprete la Chiesa; ed i suoi seguaci più fedeli, ricordiamolo, si batterono contro il fascismo con tenacia ed accanimento.”(9) Sullo stesso numero compare uno scritto di Clemente Graziani “Paganesimo e cristianesimo negli ultimi secoli dell’Impero” dedicato soprattutto ai difensori del paganesimo Celso e Porfirio. Vi si legge, peraltro “La che nel nome e nel simbolo di Roma aveva affermato una concezione olimpica del divino -sapienziale, priva di pathos, che poneva l’uomo di fronte alla realtà trascendente senz’altri intermediari che la propria virtus e la sacralità e potenza del rito- si era ormai alterata e depotenziata”. Segnaliamo,infine, l’articolo di Paolo Andriani “La Chiesa sta tornando alle origini pronta all’accordo col mondo marxista.” pubblicato sul n. di Ottobre. L’autore parte da un libro di un padre gesuita tale K.Brockmoller in cui si auspicava un avvicinamento della chiesa cattolica con il defunto socialista sostenendo che ad una società ancora intimamente pagana a causa dell’influenza che tuttora vi esercitava la tradizione di Roma. Per cui si è assistito al fenomeno di una Chiesa cristiana antiromana che pretese di raccogliere l’eredità e di assumere le forme e le strutture della Roma pagana. Di qui l’equivoco di una c.d. della Chiesa”. Per smontare codesto equivoco, per il Nostro occorre risalire alle origini stesse della nuova religione. “All’inizio della nostra era pullulavano in Palestina le sette giudaiche intolleranti della dominazione romana, che speravano in un intervento di Dio a favore del per distruggere l’impero aggressore e restaurare sulla terra il regno d’Israele.Il fanatismo nazionalistico del popolo ebraico trovava varie forme di espressione nelle diverse sette rivoluzionarie, come ad esempio quella degli Zeloti o quella degli Esseni, le quali fomentavano la rivolta contro la sacrilega dominazione di Roma ed imponevano ai loro seguaci di non pagare i tributi a Cesare. In questo clima di fermenti sovversivi prese vita la setta dei seguaci di Gesù, così come si venivano sviluppando in quel periodo la setta Battista o quella di Simone il mago o quella di Elxai, tutte con degli spiccati caratteri messianici ad anche di intransigenza giudaica.” Vi è però qualcosa di nuovo nella parola di Gesù: - continuava l’Andriani - essa veniva rivolta soprattutto agli strati più bassi della popolazione ebraica […] ed in costoro sollecitava speranze sopite ed aspirazioni impossibili […] Contro l’Impero di Roma e la sua autorità spirituale veniva offerta la prospettiva di un nuovo Regno, il Regno di un Dio pietoso e caritatevole che sarebbe intervenuto per riscattare il dolore degli oppressi, degli schiavi e dei derelitti.” Ma, per il Nostro, il cristianesimo non nacque direttamente dal Cristo “Mentre la comunità gerusalemitica rimaneva ancora legata alla Legge giudaica praticando il proselitismo cristiano solo tra i circoncisi, i giudei ellenistici iniziarono la predicazione anche tra i gentili, e per opera loro il cristianesimo cominciò a diffondersi al di fuori della Giudea[…]. Proclamato il principio della salute universale per la fede del Cristo ai pagani convertiti venivano ormai posti sullo stesso piano dei credenti israeliti La strada per la religione universale di tutti i popoli era aperta. Aveva allora inizio una lotta accanita tra Roma e il cristianesimo, lotta che doveva durare due secoli e mezzo per concludersi col trionfo di quest’’ultimo. I predicatori evangelici, sinistramente elaborando la parola di Gesù allo scopo di inventare una serie di controvalori, antiaristocratici, anti-tradizionali, innalzarono il Cristo come antitesi a tutto ciò che il Genio di Roma rappresentava. Alla potenza dello spirito guerriero di Roma si oppose distruttivamente l’anarchismo cristiano, primo araldo dell’egualitarismo democratico e del compassionevole umanitarismo plebeo.”(10) Come si vede, suggestioni nietzschiane magari filtrate attraverso certe pagine dell’Evola, interpretazioni storiche che chi scrive giudica ancora sostanzialmente valide, ma che andrebbero comunque riesaminate e approfondite. Il Nostro si dedica poi ad un sommario esame delle vicende della chiesa “All’anarchismo della primitiva predicazione evangelica succede il socialismo delle comunità cristiane. Sono queste comunità che iniziano in maniera più sistematica l’azione sovversiva contro Roma. Roma è per loro la dell’Apocalisse, la , fonte di tutti i mali e di tutte le sciagure, l’ ultimo ostacolo che si oppone all’avvento del Regno di Dio. In un primo tempo la loro azione assume aspetti di vero e proprio terrorismo, come nel caso dell’incendio di Roma; ma contro di esso la reazione ferma e decisa delle autorità romane trova buon gioco, e riesce con relativa facilità a ristabilire l’ordine.”(11) Bisognava dunque cambiare tattica. Così “In un secondo momento via via che la completa la sua organizzazione, l’attività dei cristiani si fa ben più letale, e con abilità tipicamente giudaica intraprende strade traverse per raggiungere gli scopi prefissi”. Rifacendosi allo storico di orientamento cattolico Corrado Barbagallo (“Giuliano l’Apostata” Milano, 1940) il nostro notava come la chiesa si fosse gradualmente adattata alle “esigenze pagane della società”. Parole del Barbagallo: “Essa aveva abbandonato la propaganda di quei corollari, civili e politici, con cui in origine aveva scosso, e negato, la legittimità dello Stato e dell’ordine civile esistente. Molte incompatibilità, fieramente proclamate, erano state poster nel dimenticatoio. Non più si affermava la categorica inconciliabilità del mestiere delle armi con le qualità del buon cristiano: non più si facevano sventolare i colori antipatriottici e antistatali del vessillo della nuova religione. Non più si irrideva sistematicamente alle glorie più care del nome romano". “Adattandosi” la chiesa giunse alla vittoria e l’Andriani poteva chiedersi se la manovra sarebbe stata ripetuta ai suoi tempi! Citiamo ancora dal testo ordinovista “E’ evidente che l’Impero era ormai tarato da mali inguaribili, che altrimenti non avrebbe tollerato di divenire di una turba di lacrimanti . Ma è altrettanto vero che gli stessi mali gli erano stati iniettati dalla silenziosa opera dei giudei cristiani, che scientificamente seppero spargere di sabbia il prodigioso meccanismo dello Stato Romano.” Il che potrebbe apparire un poco semplicistico. In ogni modo la Romanità tentò di difendersi “Il grandioso tentativo di Giuliano, l’ultimo Imperatore veramente Romano, non poteva ormai essere che un magnifico atto di fede e di sfida. La vita guerriera e la morte eroica del grande imperatore filosofo dovevano rappresentare l’ultimo bruciante schiaffo della Roma pagana al cristianesimo trionfante. Ma ormai il destino di Roma era segnato: il suo astro tramontava dietro l’ombra macabra della Croce di Cristo.” Si svelerebbe, così, per l’Andriani, il vero volto del cristianesimo: "Spogliato dalle sovrastrutture paganeggianti venutesi ad affastellare sul corpo della prima comunitaria, dapprincipio per le sue esigenze di al mondo romano e pagano e poi, nel medioevo, per soddisfare almeno esteriormente l’ambiziosa pretesa dei Papi d’essere loro i legittimi eredi della tradizione di Roma, ecco che il Cristianesimo si palesa nella sua natura di primo movimento rivoluzionario d’affermazione egualitaria e socialistica, movimento tipicamente plebeo, sovvertitore della gerarchica organicità di Roma Imperiale.” Ho scelto qui solo alcuni articoli, tutta la rivista merita di essere letta (o riletta): vi è molto da meditare e anche da imparare! Non è qui il caso di seguire gli eventi che coinvolsero in anni successivi molti di quelli che furono i protagonisti dell’avventura di Ordine Nuovo, né di quelli che rientrarono nel Movimento Sociale Italiano, né di coloro che militarono nel Movimento Politico Ordine Nuovo. Colui che era stato il principale esponente del Centro Studi passerà, forse, alla storia per la sua disastrosa gestione del M.S.I. prima e del M.S.F.T, dopo. Inutile ricordare che le “colpe”non furono certo solo sue! Limitiamoci qui al campo delle idee e delle posizioni politiche. Nicola Rao nel suo “Il Piombo e la Celtica” (Sperling e Kupfer, Milano, 2009, pag.34) riporta una testimonianza di Biagio Cacciolla che si riferisce alla metà degli anni 70: "[…]Rauti ebbe l’intuizione di capire che il vecchio mondo evoliano e ordinovista era morto e si aprì al nuovo: guardando sostanzialmente a sinistra, teorizzando addirittura lo sfondamento a sinistra e facendo discorsi nuovi, come quello di andare oltre la destra e la sinistra e aprirci a territori politici e culturali inesplorati”. Qui vi sarebbero molte cose su cui riflettere: indubbiamente l’importanza di Evola andava ridimensionata, troppi ne accolsero acriticamente il pensiero e quando, poi, si accorsero di certi suoi limiti finirono per ritornare al cattolicesimo o passare all’islam o alla massoneria! (11) Lo “sfondamento a sinistra”, probabilmente, andava, comunque tentato, considerato anche che di lì a poco tempo i sistemi del “socialismo reale” sarebbero crollati senza onore né gloria. Certo ci si limitò a dei velleitarismi e il tentativo fallì completamente. Per chi scrive, inoltre, il non aver voluto combattere fin da subito la lotta contro l’immigrazione terzomondista, sull’esempio del Front National francese, del National Front britannico e compagnia bella, fu il suicidio dello schieramento nazionale italiano . Ritornando agli scritti apparsi su “Ordine Nuovo” di cui qui si è sommariamente trattato oggi come oggi possiamo chiederci se tutto ciò andasse messo definitivamente in soffitta, Chi scrive non lo crede e ritiene che molti possano ancor oggi sentire vivo e vibrante almeno nei loro cuori quel “mondo” di Ordine Nuovo “prima maniera” che verrebbe dato per morto. Limitandoci al piano delle idee, possiamo forse chiederci se, per certi aspetti, non sarebbe bene “ricominciare“ da Ordine Nuovo. Sempre pensando alla società multirazziale e bastarda verso cui stiamo precipitando sarebbe da chiedersi se chi volesse riallacciarsi ad un certo filone storico-politico non dovrebbe ripartire da Nietzsche, Spengler, Evola e… De Gobineau! Ognuno di noi potrebbe far proprio uno pseudonimo usato a suoi tempi dal giovane giornalista socialista Benito Mussolini “l’homme qui cerche”; cerchiamo di rintracciare le linee fondamentali di quello che si è definito “fascismo dorico“ e che potrebbe costituire l’ideologia di combattimento per tempi che verranno, profilandosi, ormai all’orizzonte i sintomi di quella che G.Faye definisce “la convergenza delle catastrofi”, e qui potrebbero venirci in aiuto alcune “intuizioni” e “anticipazioni” che si possono ritrovare sulle pagine di “Ordine Nuovo” (non trascurando di aggiungervi, ad esempio, anche una buona dose di “ecologismo radicale”). Spunti non certo adatti, per ora almeno, a costituire le basi di un movimento rivolto alle masse, ma, forse, di gruppi di studio che, oltre all’elaborazione teorica, potrebbero cercare di influire su aggregati politici di maggiore ampiezza: chi scrive è sempre stato affascinato dal ruolo che alcuni attribuiscono alla Società Thule nei confronti del nascente movimento nazional socialista tedesco ! . Paolo Signorelli, “Lo Stato Organico”in “Ordine Nuovo” a. I, n. s. 2, maggio-giugno1970) ALFONSO DE FILIPPI

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