lunedì 17 settembre 2012
Dove va la nostra Italia.
Dove va l’Italia? Bella domanda, ma c’è qualcuno dei solerti “salvatori” della patria che sa rispondere? O meglio che può rispondere senza svelare le proprie intenzioni inconfessabili e segrete? Penso proprio di no.
E mentre gli operai dell’Alcoa ed i minatori del Sulcis lottano per non perdere il posto di lavoro, mentre i suicidi, delle vittime di questo governo di affossatori e liquidatori dell’Italia, aumentano ma non fanno più notizia, mentre la disoccupazione giovanile raggiunge vertici inimmaginabili ed insostenibili, tra la drammatica farsa degli “esodati” e le ottimistiche sconvolgenti dichiarazioni di Monti, i nostri politici o quelli che, senza esserlo, si definiscono tali, sanno solo discettare sulle alchimie di una legge elettorale che vorrebbero tale da consentire loro di essere sempre “seduti” ed impedisca al popolo italiano di realizzare il più grande desiderio della maggioranza autentica: cacciarli a pedate.
Gli Italiani, però, non vogliono cacciare i “peones” ma gli artefici ed i primi attori di questa drammatica sceneggiata e di questo spettacolo indecoroso che la politica ha dato di sé. Invece di lambiccarsi il cervello su come risolvere questa falsa crisi, come rimettere in moto l’economia nazionale, come recuperare la fiducia degli elettori con autentici progetti politici, come costruire una vera Europa con una moneta unica e liberarsi di questa ipocrita moneta apolide di nome euro, come ricreare il tessuto etico, sociale e culturale della Nazione, si studia una legge in grado di eliminare le opposizioni. E allora si parla di “porcellum”, “provincellum”,… non capendo che bisogna andare al voto e di corsa, perché la gente vuole dire la sua e sarà una voce arrabbiata, delusa ma sarà una pressante richiesta di politica.
Anche in questo forsennato gioco di chiacchiere ci prendono in giro. Con la scusa della governabilità, vogliono lo sbarramento alto, che serve soltanto a far fuori le opposizioni e ridurre notevolmente i margini per le voci fuori dal coro. Infatti, dire che i partiti che non raggiungono il 5% dei voti non partecipano all’attribuzione dei seggi, significa che i gruppi con 2.000.000 di voti non hanno rappresentatività. Sempre con la stessa scusa insistono sul premio di maggioranza, ovvero regalare il 15% dei seggi al partito che prende più voti, tacendo però la circostanza che, nel proliferare dei partiti, nessuno raggiunge la governabilità, neanche con il premio, per cui si tornerà a fare coalizioni improprie come quella sciagurata pd, pdl e udc, che tanti guasti sta facendo all’Italia. Infine, cianciano di ridare la possibilità di scelta al popolo parlando di una quota nominata e una quota con preferenza, e nessuno, tra i partiti in Parlamento, ha il coraggio di denunciare che nessun partito è in condizioni di superare la percentuale dei nominati ed i voti di preferenza saranno solo una presa in giro.
Sono dei truffatori e dei lestofanti che dietro le parole nascondono grossi inganni. I tecnici al governo, poi, in materia sono molto abili: ci parlano di “spread”, “rating”, “spending review”, “fiscal compact”, per giustificare la loro ignavia e per nascondere, dietro queste parole esotiche, il turpe traffico che stanno mettendo in atto contro la sovranità del popolo italiano; il tutto con la complicità dei finti politici che, come dei bambini irresponsabili, sanno solo fingere di litigare su una fantomatica legge elettorale per far scorrere il tempo, giungere a fine legislatura e poter così assicurarsi la pensione per aver scaldato lo scranno parlamentare per tutti e cinque gli anni.
Bisogna andare al voto anche con questa legge, magari aggiungendo solo le preferenze ed evitare che vi sia un parlamento di nominati. Per impedire, però, che rimangano i soliti noti, occorre che la gente vada a votare e voti per i partiti che hanno un progetto e sappiano affrontare in modo serio la grave situazione che si accingono ad ereditare, sono i partiti, come La Destra, che, con coerenza hanno saputo rinunciare a stare in Parlamento pur di non tradire il proprio bagaglio di idee.
Non basta!
Occorre anche che, in questa fase di emergenza, creata ad arte dal governo dei così detti tecnici, che hanno l’ obiettivo di espropriarci del patrimonio nobile italiano, si possa realizzare il più ampio fronte di coloro che non sono responsabili di questa abdicazione dalla politica e che sappiano incontrarsi su un progetto condiviso di riscossa e ricostruzione nazionale.
La linea di demarcazione per le alleanze è proprio nella necessità di liberare l’Italia da Monti e dai suoi accoliti.
Adriano Tilgher
Nessun commento:
Posta un commento