martedì 17 luglio 2012
Ancora sul "Progetto Itaca" di Marcello Veneziani...
Itaca, Buttafuoco invoca un partito pragmatico e moderno. Ma pensa al Pnf del terzo millennio
7/17/2012 01:54:00 PM buttafuoco veneziani itaca destra alleanza nazionale 1 commento
(umt) Nessuna rifondazione postfascista. Mentre i notabili ex An cominciano a riprendersi dall'ennesima doccia scozzese di "re Silvio" (che con due semplici frasi in un'intervista aveva messo in liquidazione il Pdl proclamando il ritorno d'ufficio al vecchio brand vincente di Forza Italia, salvo smentire, come al solito, il giorno dopo) nel monastero di Valledacqua alle porte di Ascoli è uscito allo scoperto il progetto "Itaca", lanciato da Marcello Veneziani, per ricondurre a unità le lacerate e doloranti membra di quella che un tempo fu la destra nazionale e sociale.
Per Veneziani la destra deve considerare chiuso il ciclo berlusconiano e ripartire dalla consapevolezza che mancano le condizioni per rifondare tanto il Msi quanto Alleanza nazionale. Il richiamo ai grandi temi della destra deve mettere al centro il tema della sovranità. Nel partito della tradizione l'editorialista vorrebbe imbarcare sia le destre organizzate come la Destra di Storace, Futuro e Libertà senza Fini, gli ex An che stanno nel Pdl, sia le associazioni, i circoli e i movimento come Casa Pound, "una realtà che bisogna studiare".
E al progetto Itaca dà la sua entusiastica adesione un intellettuale corrosivo come Pietrangelo Buttafuoco, che invoca un partito italiano, pragmatico e moderno, ma non di destra: "Oggi nasce qui un mondo che deve essere un partito. Non deve conoscere carriera, non possiamo dettare condizioni perché non abbiamo massa da manovra, non faremo deputati e perciò non potremo che essere il lievito per una generazione finalmente in grado di forgiare il nuovo. Il Nostro partito, di cui ricordiamo la fiamma tricolore e la dizione “sociale”, non è liberale, non è più nazionale, tanto meno europeo se l’Europa è questa, né occidentale se l’Occidente è la satrapia del pensiero unico ma una casa che è carne di una storia, parte della tradizione dove tutti noi – padri e figli – riusciamo a trasmettere un codice che possa dare alla nostra esistenza un’identità e non la caricatura cui è stata costretta la cosiddetta destra. Noi, col nostro Partito, non siamo di destra. Noi siamo gli eredi di un genio pragmatico che seppe fare dell’ideologia italiana l’alfabeto della modernità".
Ma che pensi il Pnf del Terzo millennio, a un progetto dalla vocazione geopolitica e imperiale, è del tutto evidente dalla chiusa della lettera a Veneziani: "Un movimento politico molto italiano e immancabilmente pragmatico che ancora oggi dovrebbe leggere Nicolò Machiavelli, chiudere il Novecento e capire Marco Polo. Come seppero fare un tempo, fondando l’Istituto Orientale, perché vale solo la regola della strada e c’è solo una direzione: la Via della Seta. L’Italia è universale e il Partito, il nostro Partito, nasce pur sempre nel deserto. Con Berto Ricci e con tutti gli altri combattenti che hanno costruito il nostro futuro nel segno di un’Italia cominciata mille e mille e mille anni fa: facendo dei remi il folle volo"
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