venerdì 30 luglio 2010
PRONTI PER LE "SFIDE " CHE CI ATTENDONO AL RITORNO DALLE "MERITATE" VACANZE ESTIVE
ULTIMO GIORNO DI ATTIVITA' DI DESTRA PER MILANO FINO A I PRIMI DI SETTEMBRE. SOSPENDEREMO OGNI ATTIVITA' POLITICA E CULTURALE, IMMAGAZZINANDO PIU' FORZE POSSIBILI, PER POI RIPREDENDERE A PIENO RITMO DA SETTEMBRE IN POI CON PARECCHIE NOVITA' E RINNOVATO SLANCIO. AUGURIAMO A TUTTI UN MERITATO RIPOSO ESTIVO ! PER COLORO INVECE DOVESSERO LAVORARE,L'AUGURIO DI UN SERENO AGOSTO RICCO DI SODDISFAZIONI PROFESSIONALI !
FINI fuori dal PDL: il documento ufficiale
Pdl, il documento ufficile dell'ufficio di presidenza
Roma - L'Italia necessita di profondi cambiamenti sia nella sfera economica che in quella politica e istituzionale. Così esordisce il documento finale votato questa sera dall'ufficio di presidenza del Pdl. L'azione del nostro governo presieduto da Silvio Berlusconi e la nascita del Pdl rappresentano - è scritto nel documento- ciascuno nella propria sfera, la risposta più efficace alla crisi del Paese. Il governo ha dovuto agire nel pieno della crisi economica più grave dopo quella del 1929, riuscendo ad evitare, da un lato, gli effetti più dirompenti della crisi sul tenore di vita delle famiglie e dei lavoratori, e, dall'altro lato, preservando la pace sociale e la tenuta dei conti pubblici.
Con la nascita del Pdl, dall'altra parte, la vita politica italiana ha fatto un ulteriore passo in avanti verso la semplificazione e il bipolarismo. Occorre aggiungere che, in questi anni, gli elettori hanno sostenuto e premiato sia l'azione del governo che la nuova realtà politica rappresentata dal Pdl. Immediatamente dopo il nostro congresso fondativo, tuttavia, e soprattutto dopo le elezioni regionali, sono intervenute delle novità che hanno mutato profondamente la situazione, al punto da richiedere oggi una decisione risolutiva.
Invece di interpretare correttamente la chiara volontà degli elettori, nella vita politica italiana hanno ripreso vigore mai spente velleità di dare una spallata al governo in carica attraverso l'uso politico della giustizia e sulla base di una campagna mediatica e scandalistica, indirizzata contro il governo e il nostro partito, che non ha precedenti nella storia di un Paese democratico. L'opposizione, purtroppo, non ha cambiato atteggiamento rispetto al passato, preferendo cavalcare l'uso politico delle inchieste giudiziarie e le speculazioni della stampa piuttosto che condurre un'opposizione costruttiva con uno spirito riformista.
Ciò che non era prevedibile è il ruolo politico assunto dall'attuale Presidente della Camera. Soprattutto dopo il voto delle regionali che ha rafforzato il governo e il ruolo del Pdl, l'On. Gianfranco Fini ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del Presidente del Consiglio. Non si tratta beninteso di mettere in discussione la possibilità di esprimere il proprio dissenso in un partito democratico, possibilità che non è mai stata minimamente limitata o resa impossibile. Al contrario, il Pdl si è contraddistinto dal momento in cui è stato fondato per l'ampia discussione che si è svolta all'interno degli organismi democraticamente eletti. Le posizioni dell'On. Fini si sono manifestate sempre di più, non come un legittimo dissenso, bensì come uno stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma di governo sottoscritto con gli elettori e votato dalle Camere, come una critica demolitoria alle decisioni prese dal partito, peraltro note e condivise da tutti, e infine come un attacco sistematico diretto al ruolo e alla figura del Presidente del Consiglio.
In particolare, l'On. Fini e taluni dei parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari che confliggono apertamente con il programma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori. Sulla legge elettorale, vi è stata una apertura inaspettata a tesi che contrastano con le costanti posizioni tenute da sempre dal centro-destra e dallo stesso Fini. Persino il tema della legalità per il quale è innegabile il successo del Governo e della maggioranza in termini di contrasto alla criminalità di ogni tipo e di riduzione dell'immigrazione clandestina, è stato impropriamente utilizzato per alimentare polemiche interne.
Il PdL proseguirà con decisione nell'opera di difesa della legalità, a tutti i livelli, ma non possiamo accettare giudizi sommari fondati su anticipazioni mediatiche. Le cronache giornalistiche degli ultimi mesi testimoniano d'altronde - prosegue il documento - meglio di ogni esempio la distanza crescente tra le posizioni del PDL, quelle dell'0n. Fini e dei suoi sostenitori, sebbene tra questi non siano mancati coloro che hanno seriamente lavorato per riportare il tutto nell'alveo di una corretta e fisiologica dialettica politica. Tutto ciò è tanto più grave considerando il ruolo istituzionale ricoperto dall'On. Fini, un ruolo che è sempre stato ispirato nella storia della nostra Repubblica ad equilibrio e moderazione nei pronunciamenti di carattere politico, pur senza rinunciare alla propria appartenenza politica.
Mai prima d'ora è avvenuto che il presidente della Camera assumesse un ruolo politico così pronunciato perfino nella polemica di partito e nell'attualità contingente, rinunciando ad un tempo alla propria imparzialità istituzionale e ad un minimo di ragionevoli rapporti di solidarietà con il proprio partito e con la maggioranza che lo ha designato alla carica che ricopre. L'unico breve periodo in cui Fini ha "rivendicato"nei fatti un ruolo super partes è stato durante la campagna elettorale per le regionali al fine di giustificare l'assenza di un suo sostegno ai candidati del PDL. I nostri elettori non tollerano più che nei confronti del governo vi sia un atteggiamento di opposizione permanente , spesso oggettivamente in sintonia con posizioni e temi della sinistra e delle altre forze contrarie alla maggioranza, condotto per di più da uno dei vertici delle istituzioni di garanzia. Non sono più disposti ad accettare una forma di dissenso all'interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria opposizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative, prefigurando già l'esistenza sul territorio e in Parlamento di un vero e proprio partito nel partito, pronto, addirittura, a dar vita a una nuova aggregazione politica alternativa al PDL.
I nostri elettori, inoltre, ci chiedono a gran voce di non abbandonare la nuova concezione della politica, per la quale è nato il Pdl, che si fonda su una chiara cornice culturale e di valori, sulla scelta di un chiaro e definito programma di governo, su una compatta maggioranza di governo e sull'indicazione di un Presidente del Consiglio, in una logica di alternanza fra schieramenti alternativi. Questo atteggiamento di opposizione sistematica al nostro partito e nei confronti del governo che, ripetiamo, nulla ha a che vedere con un dissenso che legittimamente può essere esercitato all'interno del partito, ha già creato gravi conseguenze sull'orientamento dell'opinione pubblica e soprattutto dei nostri elettori, sempre più sconcertati per un atteggiamento che mina alla base gli sforzi positivi messi in atto per amalgamare le diverse tradizioni politiche che si riconoscono nel Pdl e per costruire un nuovo movimento politico unitario di tutti coloro che non si riconoscono in questa sinistra.
La condivisione di principi comuni e il vincolo di solidarietà con i propri compagni di partito sono fondamenti imprescindibili dell'appartenenza a una forza politica. Partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe consegnare alle Procure della Repubblica, agli organi di stampa e ai nostri avversari politici i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione degli organi istituzionali, è incompatibile con la storia dei moderati e dei liberali italiani che si riconoscono nel Popolo della Libertà. Si milita nello stesso partito quando si avverte il vincolo della comune appartenenza e della solidarietà fra i consociati. Si sta nel Popolo della Libertà quando ci si riconosce nei principi del popolarismo europeo che al primo posto mettono la persona e la sua dignità. Assecondare qualsiasi tentativo di uso politico della giustizia; porre in contraddizione la legalità e il garantismo; mostrarsi esitanti nel respingere i teoremi che vorrebbero fondare la storia degli ultimi sedici anni su un "patto criminale" con quella mafia che mai come in questi due anni è stata contrastata con tanta durezza e con tanta efficacia, significherebbe contraddire la nostra storia e la nostra identità.
Per queste ragioni questo ufficio di Presidenza considera le posizioni dell'On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l'attività politica del Popolo della Libertà. Di conseguenza - conclude il documento - viene meno, allo stato, anche la fiducia del PdL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni.
giovedì 29 luglio 2010
L'EMINENTE DIGNITA' DEL PROVVISORIO: EVA DORME ROMANZO D'ESORDIO DI FRANCESCA MELANDRI
mercoledì 28 luglio 2010
DESTRA PER MILANO SOSTIENE LAOGAI RESEARCH FOUNDATION ITALIA ONLUS
La Laogai Research Foundation Italia Onlus
In Italia è attiva la ONLUS LAOGAI RESEARCH FOUNDATION ITALIA” che collabora con la LAOGAI RESEARCH FOUNDATION di Washington con la quale condivide gli obiettivi e gli scopi. La Laogai Research Foundation Italia Onlus è impegnata in una campagna di informazione sui che cosa sono i laogai, i campi di concentramento, dove sono costretti al lavoro forzato diversi milioni di persone a vantaggio economico del solo regime comunista cinese. Nei Laogai spariscono, con i criminali comuni, sacerdoti e vescovi cattolici, monaci tibetani, religiosi di ogni confessione, uomini, donne, bambini, oppositori politici, figure invisibili, condannate con iniqui processi o spesso catturate a caso per strada dalla polizia. Il loro lavoro è a costo zero. La Laogai Research Foundation Italia organizza mostre di foto, conferenze stampa e convegni per sensibilizzare i mass media e le autorità politiche italiane riguardo ai laogai e alla continua violazione dei diritti umani nella Cina comunista, come le esecuzioni pubbliche di massa e la vendita organi.
La sua sua azione è stata determinante per l’approvazione di tre risoluzioni di condanna del sistema carcerario cinese nell’ottobre 2007 da parte del parlamento italiano
Telefono e fax 06 3233035
http://www.laogai.it/
Contesti sociali e immigrazione in ottica Milano città metropolitana.
Non sono tutt’ora ben chiare le differenze riguardanti le attuali problematiche sociali inerenti all’immigrazione regolare e non. Destra Per Milano, in ottica Milano città metropolitana propone e adotta una linea inerente alla tematiche sociali e di immigrazione. Non vogliamo porre un punto di domanda alle direttive della Comunità Europea in materia. Bensi’ anteporre una risoluzione e dare in termini diretti il contributo per comprendere il fenomeno e non subirlo passivamente. Così come, adottare una vera e propria strategia, contro chi da sempre ha determinato l’effetto contrario alla giusta amalgama tra soggetti regolari e non. I punti di partenza per noi negativi sono i programmi Socrates, Leonardo Da Vinci, Youth e Culture 2000 e le relative soluzioni adottate per i migranti. Ancor peggio l’ineluttabile voglia di tanti organismi interni alla CE, degni rappresentanti del microcosmo aziendale extracomunitario attivo in tutta la Nazione. I casi piu’ eclatanti derivano dal settore artigianale e commerciale. Una lettura non chiara degli accadimenti in atto, ha portato una situazione di insostenibilità dei nostri connazionali e di semi paralisi per un dialogo costruttivo tra le parti. La non comunicatività si fa strada e forza quando non vi e’ ( e non si ha voglia di apprendere) la padronanza della lingua del Paese ospitante. Impossibile sostenere un corposo flusso migratorio senza la necessità primaria di un inquadramento della popolazione regolare nel suolo. Tuttavia, esiste una netta distinzione tra imprenditori extracomunitari e immigrati clandestini. L’impatto di una classe imprenditoriale non autoctona, ma ribadiamo regolare, ha sia oneri che doveri di una qualsiasi Impresa italiana. Destra Per Milano non ritiene importanti i numeri economi in crescita grazie all’immigrazione, a Milano non sono tali da produrre una risalita occupazionale per i nostri connazionali. La motivazione risiede nell’assunzioni tra immigrati connazionali e non cittadini italiani. Una controversia non da poco, nella sua interezza e ancor meno nella decifrazione di alcuni interessi legati al fenomeno di schiavitù lavorativa. Diamo atto a una chiarificazione senza piombare nel mediocre qualunquismo senza via di uscita. Specifichiamo la totale non curanza nei confronti di coloro che sostengono una politica sociale di tornaconto allusiva. Inutili congetture in un mare di non integrazione socio-sanitaria,linguistica, e talune volte di organigramma “tribale condizionato”. Questi sono i basamenti per la comunicazione, senza essi non si avrà mai un interfaccia propositivo e il rispetto delle leggi che governano la nostra Nazione. Il nostro intento e’ questo. Per tutti i cittadini immigrati da ogni Paese estero, per tutti le imprese guidate da cittadini non italiani, per tutti coloro che in futuro verranno (da regolari) e si apriranno alla nostra politica sociale, e non muti interlocutori. L’Italia ha una tradizione di accoglienza senza pari, dando sostegno e casa a chi e’ in possesso di cittadinanza italiana, anche a discapito dei nostri concittadini. Ecco allora che la non connessione tra servizi e cittadino, tra richiesta e fabbisogno, dall’utente all’organo predisposto a operare in termini di servizio provoca il disservizio dovuto alla difficoltà di attuazione per le argomentazioni sopraccitate.
Emergenza Abitativa E Graduatorie Privilegiate
La querelle e l’emergenza abitativa lombarda fattispecie nel territorio milanese continua. Dal canto nostro, le ultime disposizioni del Tar non scalfiscono minimamente la nostra linea d’azione. Le graduatorie danno l’ 80% di preferenza per gli straniere e un rimasuglio marginale ai lombardi. In pratica, più di 3000 posti della lista sono a favore degli stranieri, declassando con metodo autoritario ogni minima speranza per i milanesi. Destra per Milano, medita sulla reale possibilità a lungo termine di una congiuntura di vari fattori scatenanti, portatori di una situazione per le nostre periferie in stile Banlieu parigine. Detto questo, essendo noi un tutto uno con il partito che ci governa, per libera scelta e per estrazione politica e militante, abbracciamo e sosteniamo le iniziative prese da nostro partito. Specificatamente, l’idea e l’attuazione di uno stimolo sociale, atto a rafforzare le necessità degli italiani. Sposando senza riserve il progetto Mutuo Sociale, non terremo conto dei punti in graduatoria per l’emergenza abitativa, agiremo per l’unica realtà avverabile. Ovvero,
Il diritto ad una casa di proprietà, la quale non e’ l’accettazione ad una sistemazione provvisoria, Neppure la resa a un sistema in piedi da troppo tempo. Il ”baratto affitto-casa” non e’ la risposta all’emergenza abitativa ma solo il surrogato all’interno di una spirale senza via di uscita. Lo stesso vale per il “caro casa” voluto e incrementato dai “fenomeni” del mattone e dall’arroganza di alcuni franchising i quali per mestiere si occupano delle transazioni immobiliari. Figure predisposte a una tipologia di transumanza televisiva, portatori di “benessere e felicità”. La situazione reale e’ questa: pochi operatori qualificati nel settore, così come poche le informazioni reali sul mercato, ancora meno la mancanza di informazioni provenienti dal “conta chilometri” dei prezzi volutamente in salita vorticosa. Siamo fermamente convinti che sia necessario attuare una rete informativa anche su la spinosa questione legata al settore bancario-creditizio. In Italia ci sono validi quanto preparati imprenditori che operano in questo ambito. Fare di tutto un mazzo di gramigna e’ controproducente. Urge però la preparazione di sportelli informativi che con numeri telefonici dedicati possano offrire consulenza e la possibilità di incontro per una chiarificazione o il minimo dubbio in materia. E’ l’unica risposta plausibile, in rapporto agli studi del Cnel, in corrispondenza della percentuale di graduatoria penalizzante per tutti coloro sono in possesso del passaporto Italiano. Indi per cui, Destra Per Milano non decentrerà il suo sforzo alle proposte provenienti da ogni situazione interna al PDL, purché esse siano coerenti con lo spirito di salvaguardia e sicurezza sociale per i nostri connazionali. È lampante che una fascia di edilizia sponsorizzata debba essere comunque portata a termine, perché bisogna essere pronti al fabbisogno delle classi sociali meno abbienti, ma occorre innovare il tipo di sistema. Dalle abitazioni Bunker delle periferie lombarde, a veri e propri quartieri. L’assioma-paragone con il degrado delle periferie francesi non e’ a caso. Inutile produrre una forza edilizia(odi restauro conservatore) propensa all’isolamento e alla ghettizzazione, così creando, un microcosmo delinquenziale e di inevitabile prolasso sociale. Per Destra Per Milano e’ ben chiara la situazione. Operare in termini distrettuali, alimenterebbe in queste realtà il concetto del non servizio al cittadino, l’allontanamento dalle opere sociali-servizi, del non utilizzo delle infrastrutture, e di non assistenza sotto ogni ambito. La casa non rappresenta per noi il “focolare familiare”, e’ un diritto di ogni cittadino italiano alla non omologazione anche edilizia e strutturale. La propria casa e’ un diritto, non il prestito statale, tanto meno la spirale incandescente del prestito a vitalizio. Non tener conto di questo, significa eludere la risoluzione che dimora alla base del problema.
Problematiche Socio Sanitarie
Le nostre priorità
Salute per tutti
Sanità e non spreco pubblico
Esame socio sanitario per singola realtà
Ottimizzazione delle risorse
Sociale = privato e viceversa
Le famiglie italiane finanziano più del 30% delle spesa sanitaria italiana. Detto questo, dobbiamo tener conto, in maggior misura, del contributo della nostra Regione. Urge la responsabilità di ogni organo preposto, facendo un netto distinguo dalle realtà positive sul territorio e la cernita di quelle non propositive. Siamo d’accordo sul regime di federalismo fiscale, convinti che l’auto gestione delle risorse anche economiche, possa servire da deterrente in alcuni casi di mala sanità conclamata e ancor più essere d’aiuto al diritto alla salute per tutti. Scremare i rivoli di incapacità e produrre sanità . Strutture in grado di offrire e ricevere sotto ogni aspetto e facendo finalmente compensare il netto distinguo, travisato dall’opposizione, di sociale e non socialismo per le infrastrutture.
Anziani
Occorre un osservatorio che promuova il legame servizio e cure. Sinergie tra territorio e ospedale, apportare migliorie al sistema socio-assistenziale, senza eliminare ciò che di buono esiste. Fornire assistenza ed eliminare la negligenza. Numeri di contatto con i maggiori centri ospedalieri del quartiere - città, istituzione di un numero di assistenza per la categoria in ogni ospedale.
ELIMINAZIONE DEL SUPERFLUO
Prendiamo come esempio il sistema sanitario Norvegese e Danese. Efficientissimo, plurale, funzionale. Ecco i temi da cui partire. Pluralità,e non passività degli operatori socio-sanitari. La sinistra ha per troppo tempo revocato il diritto alla salute, innescando una spirale di auto commiserazione figlia dell’inefficienza, portatrice di sconforto e rassegnazione su ogni problematica. Gravando sui bilanci, con opportunismo e cinismo clientelare in ogni situazione in cui ha operato. L’azione da intraprendere, come il governo Berlusconi ha ampiamente dimostrato, e’ destrutturare il sistema di onniscienza tra partitismo e sanità pubblica. Un tipo di “sistema” talmente deleterio il quale ha prodotto danni anche in termini ambulatoriali, di vera e propria degenza. aumentandone in alcuni casi i giorni e in altri tagliandone drasticamente il periodo. Il nostro apporto all’interno della coalizione di cui facciamo parte, ci impone l’analisi sistematica quanto rapida per la soluzione dei posti letto.
INEFFICENZA E NON QUALITA’
INEFFICIENZA
PRODUTTIVITA’
A) Personale qualificato per l’opera assistenziale
B) Amplificare la rete ospedaliera, non destabilizzando le capacità operative, capendo il disservizio e operando in maniera tale da produrre dove gia’ sia in opera, la sintesi delle priorità quotidiane allargandone la dove ci sia necessità maggiore.
C) Istaurare in ogni apparato Usl- ospedaliero, l’inclinazione e il gioco forza della concretezza di risultato.
D) Equiparare i salari, dispensando dove ci sia bisogno in totale uniformità, accrescendo la retribuzione dove esistano davvero dei meriti e non dei “riconoscimenti” di circostanza.
E) Portare il contratto di lavoro in termini nazionali, attribuendoli con il sistema regionale, studiandone le pecche e al tempo stesso correlando le argomentazioni di inefficienza in ottica Nazionale.
F) Ospedali di riferimento e non solo di distretto. Omogeneizzare la produttività a seconda del caso locale, per poi rapportarlo alle esigenze provinciali e poi regionali.
G) La conferma oggettiva delle tante infrastrutture non idonee al servizio ai cittadini. Il grave sciacallaggio delle multinazionali farmaceutiche, così come la non neutrale partecipazione di alcuni medici e dirigenti ospedalieri nel circolo vizioso dei rifornimenti, dove girano cifre multimilionarie provenienti da appalti prestabiliti da tempo. Non dimentichiamo l’esigenza del cittadino ad una adeguata e celere risposta sulle tantissime richieste di visite specialistiche, rinviate per mesi e settimane, per la totale “dedizione” al proprio lavoro di alcuni appartenenti al settore. Inutile rendere il medesimo servizio a pagamento eliminando la fascia debole dei cittadini. Insomma, estirpare le forze oscure che si annidano all’interno del sistema sanitario e’ un obbligo. Così come, comprendere la gestione delle unità sanitarie locali, per poi operare in direzione opposta all’organismo non più in grado di offrire assistenza. Anteporre la scelta della privatizzazione selvaggia, diverrebbe il punto di non ritorno per l’importantissimo legame tra cittadinanza ed enti pubblici, ma sinonimo di non risposta alla domanda salute-necessita’ delle categorie meno abbienti della nostra Citta’ e Regione.
H) L’accuratezza dei servizi socio sanitari, e integrazione di diversificati e specializzati servizi per gli anziani in prospettiva territoriale.
I) Maggiore prevenzione e diffusione delle tematiche per singole patologie, annesse vere e proprie compagnie in direzione dell’utente, per l’apprendimento e occorrenza da parte degli organi Ospedalieri compreso l’intero apparato Sanitario Milanese e Regionale. Senza delega conto Terzi.
J) Destra Per Milano appoggia e sostiene il progetto in ambito salute e sociale per una progettazione controllata delle infrastrutture e dei servizi. Discutiamo della necessità impellente, di adeguatezza agli standard più consoni per la coesione socio-sanitaria migliore. L’unificazione passando dall’intervallo delle piccole entità sanitarie, per la risoluzione vantaggiosa all’utente. Sociale, ente, infrastruttura, dovranno essere una sola entità in grado di apporre sistematicamente la cura al disavanzo, annunciando la prosperità del sistema Sanità.
F F Marotta
(Comitato Destra Per Milano)
lunedì 26 luglio 2010
domenica 25 luglio 2010
"Il nostro canto libero"
Cristina di Giorgi- Ippolito E. Ferrario
IL NOSTRO CANTO LIBERO
Il neofascismo e la musica alternativa: lotta politica e conflitto generazionale negli anni di piombo
Collana: Analisi– pp.gg. 256– euro 16,00 – 29 Luglio 2010
Con foto in b/n e un inserto fotografico a colori
Agli inizi degli anni Settanta, nel pieno di quella crisi di rappresentatività che portò una parte importante del neofascismo a distaccarsi dal Movimento Sociale, insieme alla galassia di sigle che connoterà la destra radicale nasce un fenomeno musicale e politico destinato a durare nel tempo: la cosiddetta «musica alternativa».
Dalla Compagnia dell’Anello agli Amici del vento, da Massimo Morsello agli Janus, da Walter Jeder agli ZPM, Il nostro canto libero, attraverso un’analisi serrata e le testimonianze inedite dei protagonisti, si confronta con la colonna sonora di un trentennio di lotte e con un immaginario spesso mistificato. Un’occasione importantissima per conoscere e capire dall’interno, insieme alla nuova destra, le contraddizioni che albergano nella società italiana.
CRISTINA DI GIORGI
(Roma, 1972), laureata in Giurisprudenza e Scienze politiche nonché cultrice di Storia contemporanea, ha pubblicato il saggio Note alternative (Edizioni Trecento, 2008). Giornalista pubblicista, collabora attualmente con diverse testate e siti Internet, occupandosi principalmente di cultura, politica e attualità.
IPPOLITO EDMONDO FERRARIO
(Milano, 1976), scrittore e giornalista, collabora con il «Secolo d’Italia». Dal 2004 è Cittadino Onorario del borgo di Triora, località in cui ha ambientato una trilogia noir (Il pietrificatore di Triora, Il collezionista di Apricale, Le notti Gotiche di Triora) pubblicata da Frilli tra il 2006 e il 2009.
Per Mursia ha pubblicato Mercenari. Gli italiani in Congo 1960 (2009) e ha curato Legionario in Algeria di Sebastiano Veneziano (2010). Per lo stesso editore ha scritto, insieme allo speleologo Gianluca Padovan, Milano sotterranea e misteriosa (2008), Il segreto del Castello di Milano (2009) e « I segreti di Triora» (2010) insieme a M.A. Breda.
Il suo sito personale è www.ippolitoedmondoferrario.it
Ufficio Stampa Castelvecchi Editore, via Isonzo 34 – 00198 Roma – Tel. 06 8844749 begin_of_the_skype_highlighting 06 8844749 end_of_the_skype_highlighting
Alex Pietrogiacomi, alex@castelvecchieditore.com
Sabina de Gregori, sabinadegregori@castelvecchieditore.com
venerdì 23 luglio 2010
Codice Cavalleresco
L'Antico Codice di Cavalleria
Officium:
Siate fedeli alla cavalleria, ai suoi insegnamenti, e osservate il Codice della Cavalleria in ogni direzione.
Rispettate il vostro superiore, i vostri compagni, la vostra religione e sosteneteli in ogni circostanza.
Onorate il vostro Signore e siate sempre onesti verso gli altri cavalieri, alla vostra corporazione e al vostro stesso onore.
Offrite la vostra fede al vostro Signore. A costui avete reso omaggio e siete suo uomo: il vostro dovere è di proteggerlo dalla morte e dall'onta secondo le vostre forze. Non vi è slealtà maggiore che tradire il proprio Signore.
Portate rispetto alle autorità : siate rispettosi e accondiscendenti con chi vi precede, e trattate con umanità e rispetto chi vi segue in gerarchia.
Caritas:
Cercate sempre di sfoggiare portamento, eleganza, intelligenza e educazione, adeguati all'alto lignaggio di un Cavaliere.Parlate sempre in modo chiaro e pacato.
Non fate uso di linguaggio volgare e risparmiatevi idiozie, mostrate sempre autodisciplina e controllo.
Non parlate troppo volentieri. Chi parla troppo pronuncia parole che potrebbero tornargli a follia. Fate valere la legge della vostra spada e del vostro Ordine.
Ricordate che il silenzio è, qualche volta, la risposta migliore.
Non mentite senza davvero bisogno di farlo e mantenete sempre fede alla parola data. La parola di un Cavaliere sostiene il suo stesso onore. La vostra parola deve essere affidabile e sicura al di là di dubbi o incertezze.
Verba
Abbiate pietà di tutti coloro che sono deboli, indifesi, o oppressi, e difendeteli,se possibile e se il vostro cuore ve lo consente, sempre e ovunque
Siate generosi col prossimo,se il cuore ve lo permette. Generosità è anche sinonimo di nobiltà.
Se qualcuno vi pone una nobile e ammissibile richiesta, potreste cercare di esaudirla.
Non pretendete mai alcun compenso per il vostro aiuto. La ricompensa migliore per un Cavaliere è l'aver compiuto una nobile impresa. C'e' sempre un valoroso Cavaliere pronto ad aiutare un altro valoroso Cavaliere quando lo vede in pericolo, e sempre un uomo valoroso dovrebbe detestare che un uomo valoroso venga ingiuriato.
Ecclesia:
Abbiate fede negli insegnamenti della corporazione e rammentate il voto fatto durante la cerimonia d'investitura.
Difendete la Legge delle Luce oscura e servitevene per fermare le aberrazioni della mente umana.
Integritas
Non siate vanitosi, la vanità si cela dietro la virtù e la gloria. Guardatevi dall'eccessivo orgoglio perché è una debolezza alla quale nessuno è immune.
Tenetevi lontani dalla gloria mondana, perché la grande superbia porta inesorabilmente a grandi dolori.
Un Cavaliere invidioso non otterrà mai onore e pochè egli è anche un uomo invidioso che vuol avvantaggiarsi dell'onore, sarà disonorato due volte senza ottenere nulla. Per questo motivo gli uomini d'onore odiano quelli invidiosi e non mostrano loro alcun favore.
Puellae
Rispettate le donne e soccorretele sempre quando sono sofferenti.
Se tenete al cuore di una dama, cercate di divenire il suo campione e cimentatevi in tornei sostenendo l'onore della vostra dama.
Non cercate volutamente di turbare la donna legata all'amore di un altro.
Non importunate dame e damigelle, e desistete in caso le vostre intenzioni vanno contro la loro volontà.
Pugna
Disputate duelli e tornei per difendere la vostra causa, e vendicare le offese.
Combattete sempre con onore e coraggio.
Non attaccate mai un nemico disarmato, e non caricate mai un avversario senza cavallo. A prescindere dal vostro allineamento dovete dimostrare cavalleria.
Cercate di usare il meno possibile trucchi e cercate di colpire alle spalle solo se necessario.
In battaglia, non aspettate nessuno e per primi date di sprono per infliggere un buon colpo; ma in consiglio, finché siete giovani, guardatevi dal dare il vostro parere prima che i vostri maggiori abbiano parlato.
Non abbandonate mai un compagno che si trova in difficoltà.
Non rifiutare mai una sfida e non fuggite davanti al nemico. Chi non accetta una sfida, ebbene l'ha già perduta e nel peggiore dei modi.
La Luce Accecante ti teme. Teme la tua nobile lama e teme il tuo cuore coraggioso. Ricorda, sei un Cavaliere, il Codice d'onore sopra di tutto. Possa la tua spada non cadere mai, possa il tuo braccio essere sempre forte, possa la tua mente essere sempre lucida. Da ora in avanti avrai un marchio indelebile nella tua anima, un sigillo marcato da un fuoco ancestrale sul cuore, un patto di sangue indissolubile ti lega ai tuoi compagni. La nostra forza e la nostra speranza sei tu, ragazzo. Benvenuto nella tua nuova famiglia.
Dal momento in cui un Cavaliere ha violato il Codice ed anche violato la Visione e infranto il Giuramento di Sangue, la pena è la morte. L'esecuzione capitale è eseguita dal comandante del Cavaliere colpevole nel caso in cui il garante sia assente. I cavalieri non vedono la morte come la fine di tutto, ma piuttosto come un modo per arrivare ad un rango più elevato.
La "destra sociale"
Destra sociale
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La destra sociale è una posizione ideologica e politica peculiare nell'ambito dell'ideologia della destra che si caratterizza per una visione partecipativa della politica e per contenuti programmatici che fanno riferimento al corporativismo, alla socializzazione, al tradizionalismo e all'identitarismo e non al conservatorismo (al conservatorismo nazionale invece si), al materialismo, al liberalismo, in antitesi al concetto classico di "destra".
In Italia la Destra sociale sorge sulla scorta dell'esperienza del Fascismo "Repubblica Sociale Italiana" e in esso mantiene le radici legate agli aspetti rivoluzionari anticapitalisti, inseriti però in un'alternativa "meritocratica" e che puntavano ad un cambiamento della società in senso maggiormente spirituale, razionalmente egualitario, e pauperistico, nell' ambito della ricerca della "terza via".
La destra sociale predilige, infatti, una comunità legata da vincoli di società e di spirito invece che una mera associazione di persone con interessi comuni; propone un'idea educativa umanistica che si contrappone ad un'educazione di tipo materialista; persegue un modello di società di valori (solidarietà comunitaria, partecipazione, impegno responsabile) piuttosto che una società regolata da patti (solidarietà assistenziale, assemblearismo, utilizzo deresponsabilizzante della delega); propugna un'equa ripartizione dei frutti del lavoro già all'origine (golden share, azionariato operaio, cogestione, e le parti più estreme, socializzazione dei mezzi di produzione), anziché una redistribuzione della raccolta fiscale. Ed anzi è per una tassazione diretta non più progressiva impostata sul reddito, ma fissa e semplice. Mentre per quella indiretta punta per essa ad uno scopo non solo di mera raccolta, ma di pianificazione economica e giuridica. È per un sistema giudiziario non basato sulla punizione tout court dei reati minori ma sulla loro tassazione in modo da ottenere condanne più eque non più basate su cavilli legali suscettibili di ricorsi ed interpretazioni personali, ma su fatti concreti quali l'evasione fiscale comprovata ed insindacabile.
È per la fiscalità monetaria proposta dal professor Giacinto Auriti e dal poeta Ezra Pound.
La destra sociale riconosce nelle autonomie locali le prima e più importante forma organizzata della comunità, uniformando il loro ruolo con la missione logistica che compete alla forma-Stato. In ambito europeo è a favore di un'Europa delle nazioni anziché di un'Europa dei banchieri, ovvero guarda ad un'Europa unita nelle sue differenze storiche, razziali, culturali e sociali.
Pur avendo un fondamento laico ed annoverando tra le proprie file aderenti atei, la destra sociale riconosce tuttavia l'importanza fondamentale dei valori solidaristici cristiani nella storia dell'Europa e del suo popolo, li concilia con le tradizioni pre-cristiane locali e rispetta qualunque credo religioso che non contrapponga ma accomuni gli uomini nella loro ricerca di una spiritualità.
Critica la storiografia ufficiale (che definisce "vulgata") ma sostiene di indagare per scoprire la verità tramite il revisionismo, sulla seconda guerra mondiale e sui campi di concentramento tedeschi, ponendo l' accento sui crimini di guerra Alleati e partigiani.
Tra le varie anime della destra, quella sociale rappresenta la più tollerante nei confronti dell'intervento statale nell'economia, finalizzato alla correzione del liberismo puro, in favore delle classi sociali più disagiate. Nel suo ramo più estremo invece punta all'annullamento del disagio sociale tramite l'appianamento delle differenze economiche tra persone, realizzabile tramite la "socializzazione". Quest'ultima è quasi in antitesi con la precedente definizione, in quanto portata ad eliminare perfino i classici organi statali per sostituirli con equivalenti organizzazioni corporative basate sull'idea socializzatrice in un'ottica di affidamento sulla base di appalti privati anziché di elezioni o di lottizzazione politica. In questo si avvicina molto alle idee del pensiero anarchico ed in particolare della Makhnovščina.
L'eredità della destra sociale italiana venne rappresentata fino agli anni novanta dall'ala rautiana del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale e, dopo il suo scioglimento, da altre formazioni politiche fuoriuscite dal MSI come Fiamma Tricolore, La Destra di Francesco Storace, dal Fronte Sociale Nazionale, nonché dalla corrente minoritaria interna al Popolo della Libertà vicina alla Fondazione Nuova Italia di Gianni Alemanno, alla rivista Area dell'on. Marcello De Angelis e ad Alessandra Mussolini.Il suo sindacato di riferimento è l'UGL.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La destra sociale è una posizione ideologica e politica peculiare nell'ambito dell'ideologia della destra che si caratterizza per una visione partecipativa della politica e per contenuti programmatici che fanno riferimento al corporativismo, alla socializzazione, al tradizionalismo e all'identitarismo e non al conservatorismo (al conservatorismo nazionale invece si), al materialismo, al liberalismo, in antitesi al concetto classico di "destra".
In Italia la Destra sociale sorge sulla scorta dell'esperienza del Fascismo "Repubblica Sociale Italiana" e in esso mantiene le radici legate agli aspetti rivoluzionari anticapitalisti, inseriti però in un'alternativa "meritocratica" e che puntavano ad un cambiamento della società in senso maggiormente spirituale, razionalmente egualitario, e pauperistico, nell' ambito della ricerca della "terza via".
La destra sociale predilige, infatti, una comunità legata da vincoli di società e di spirito invece che una mera associazione di persone con interessi comuni; propone un'idea educativa umanistica che si contrappone ad un'educazione di tipo materialista; persegue un modello di società di valori (solidarietà comunitaria, partecipazione, impegno responsabile) piuttosto che una società regolata da patti (solidarietà assistenziale, assemblearismo, utilizzo deresponsabilizzante della delega); propugna un'equa ripartizione dei frutti del lavoro già all'origine (golden share, azionariato operaio, cogestione, e le parti più estreme, socializzazione dei mezzi di produzione), anziché una redistribuzione della raccolta fiscale. Ed anzi è per una tassazione diretta non più progressiva impostata sul reddito, ma fissa e semplice. Mentre per quella indiretta punta per essa ad uno scopo non solo di mera raccolta, ma di pianificazione economica e giuridica. È per un sistema giudiziario non basato sulla punizione tout court dei reati minori ma sulla loro tassazione in modo da ottenere condanne più eque non più basate su cavilli legali suscettibili di ricorsi ed interpretazioni personali, ma su fatti concreti quali l'evasione fiscale comprovata ed insindacabile.
È per la fiscalità monetaria proposta dal professor Giacinto Auriti e dal poeta Ezra Pound.
La destra sociale riconosce nelle autonomie locali le prima e più importante forma organizzata della comunità, uniformando il loro ruolo con la missione logistica che compete alla forma-Stato. In ambito europeo è a favore di un'Europa delle nazioni anziché di un'Europa dei banchieri, ovvero guarda ad un'Europa unita nelle sue differenze storiche, razziali, culturali e sociali.
Pur avendo un fondamento laico ed annoverando tra le proprie file aderenti atei, la destra sociale riconosce tuttavia l'importanza fondamentale dei valori solidaristici cristiani nella storia dell'Europa e del suo popolo, li concilia con le tradizioni pre-cristiane locali e rispetta qualunque credo religioso che non contrapponga ma accomuni gli uomini nella loro ricerca di una spiritualità.
Critica la storiografia ufficiale (che definisce "vulgata") ma sostiene di indagare per scoprire la verità tramite il revisionismo, sulla seconda guerra mondiale e sui campi di concentramento tedeschi, ponendo l' accento sui crimini di guerra Alleati e partigiani.
Tra le varie anime della destra, quella sociale rappresenta la più tollerante nei confronti dell'intervento statale nell'economia, finalizzato alla correzione del liberismo puro, in favore delle classi sociali più disagiate. Nel suo ramo più estremo invece punta all'annullamento del disagio sociale tramite l'appianamento delle differenze economiche tra persone, realizzabile tramite la "socializzazione". Quest'ultima è quasi in antitesi con la precedente definizione, in quanto portata ad eliminare perfino i classici organi statali per sostituirli con equivalenti organizzazioni corporative basate sull'idea socializzatrice in un'ottica di affidamento sulla base di appalti privati anziché di elezioni o di lottizzazione politica. In questo si avvicina molto alle idee del pensiero anarchico ed in particolare della Makhnovščina.
L'eredità della destra sociale italiana venne rappresentata fino agli anni novanta dall'ala rautiana del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale e, dopo il suo scioglimento, da altre formazioni politiche fuoriuscite dal MSI come Fiamma Tricolore, La Destra di Francesco Storace, dal Fronte Sociale Nazionale, nonché dalla corrente minoritaria interna al Popolo della Libertà vicina alla Fondazione Nuova Italia di Gianni Alemanno, alla rivista Area dell'on. Marcello De Angelis e ad Alessandra Mussolini.Il suo sindacato di riferimento è l'UGL.
Storia dell'uso del termine "destra"
Nascita della Destra politica
La rivoluzione francese
I prodromi delle denominazioni "destra" e "sinistra" delle due parti opposte nell'arena politica nascono in Francia poco prima della Rivoluzione francese. Nel maggio 1789 furono convocati gli Stati generali dal Re di Francia, un'assemblea che doveva rappresentare le tre classi sociali allora istituite: il clero, la nobiltà e il terzo Stato. Quest'ultimo si ordinò all'interno dell'emiciclo con gli esponenti conservatori capeggiati da Pierre Victor de Malouet che presero i posti alla destra del Presidente, i radicali di Honoré Gabriel Riqueti de Mirabeau quelli alla sinistra. Questa divisione si ripresentò anche in seguito, quando si formò l'Assemblea nazionale. A destra prevaleva una corrente volta a mantenere i poteri monarchici, a sinistra stava la componente rivoluzionaria.
Quando, a fine agosto, si discusse l'articolo della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino che riguarda la libertà religiosa, "coloro i quali tenevano alla religione e al re si erano messi alla destra del presidente, per sfuggire alle urla, ai discorsi e alle indecenze che avevano luogo nella parte opposta", dove stava la componente più rivoluzionaria (Marcel Gauchet). La denominazione si consolidò durante l'Assemblea legislativa e la Convenzione Nazionale. Con Restaurazione la distinzione si conferma come una caratteristica costante del sistema parlamentare, destinata a durare. Dalla Francia si estese rapidamente a tutta l'Europa. Nel periodo della Restaurazione, la destra era occupata dai monarchici (les ultras) cattolici (i contro-rivoluzionari).
La destra anglo-americana
Nell'Inghilterra del Settecento, andò al governo il partito della destra, i "Tory" che sostenevano il potere regio e l'integralismo religioso. Nell'Ottocento nacque il Conservative Party, che si alternò al governo con i liberali prima e poi con i laburisti. Negli Stati Uniti a metà Ottocento nasce il Partito Repubblicano che arriverà fino ai giorni nostri.
Il novecento
Nel corso del Novecento, la destra ha compreso posizioni ideologiche come il conservatorismo, il nazionalismo, il liberismo, il cristianesimo tradizionalista e il liberalismo (nella sua accezione conservatrice). Mentre in Italia ha prevalso a lungo l'uso del termine "destra" per le posizioni più estreme dello schieramento politico, in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Francia (il movimento gollista) o il Regno Unito, tale espressione è stata utilizzata per definire partiti di "destra moderata" o di centro-destra.
In questo senso, i maggiori esponenti di tale destra nel Novecento sono forse stati Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli USA, che hanno contribuito a trasformare il conservatorismo da ideologia statalista e protezionista in un pensiero prevalentemente nazional-liberale, individualistico e liberista.
La destra in Italia
La destra storica
La prima volta che in Italia fece capolino il termine "destra" fu in riferimento della Destra storica, che nasce con Cavour, composta principalmente dall'alta borghesia e dai proprietari terrieri e che governò il Paese dall'unità fino al 1876, con la fine del governo Minghetti, portando al risanamento del bilancio dello Stato. Gli successe la sinistra storica, che si sarebbe trasformata nella classe dirigente liberale. Con l'avvio sulla scena politica di socialisti e popolari, si qualificò "destra" la stessa ideologia borghese e liberale, a differenza di quella conservatrice, prevalente negli altri paesi. I liberali infatti negli altri paesi furono collocati a sinistra, ma in Italia, a causa del vuoto provocato dall'emarginazione politica dei cattolici contro-rivoluzionari, essi occuparono tutto: destra e sinistra (Galli della Loggia). Il Fascismo, che conquistò il potere nel 1922, è stato poi catalogato come ideologia di "estrema destra".
Il Fascismo e la destra
Per Mussolini il "Fascismo movimento" delle origini, non c'entrava nulla con la destra tradizionale di inizio secolo, diversamente dal "Fascismo regime" che prende l'avvio nel 1923 (quando il fascismo si fuse con il Partito Nazionalista Italiano, e inglobò, dopo il 1925, le forze conservatrici e monarchiche del paese, assumendo un carattere più propriamente di destra. [1]) Solo nella RSI il "fascismo repubblicano" tornò alle origini, senza più riferimenti con la destra[2]. Il fascismo nel suo complesso fu un movimento in cui confluirono diverse stratificazioni socio-culturali (sebbene con peso diverso): quella reazionaria, quella socialisteggiante, quella liberale, quella cattolica contro-rivoluzionaria, quella monarchica e quella conservatrice, legate insieme dalla figura carismatica di Mussolini.
la destra nella Repubblica
Primo partito della destra fu nel 1946, alla Costituente, il partito dell'Uomo qualunque. Da allora, per lungo tempo, si è usato il termine "destra" principalmente per riferirsi ai partiti neo-fascisti (come il Movimento Sociale Italiano scioltosi nel 1995 in An) e monarchici (come il Partito Nazionale Monarchico). Anche il Partito Liberale Italiano nel dopoguerra è stato considerato la destra dell'arco costituzionale, con la sinistra liberale che uscì dal partito per formare il Partito radicale. Nella situazione attuale, nella fase della cosiddetta Seconda Repubblica, i partiti che si considerano parte della destra sono: Alleanza Nazionale (sciolta nel 2009) , La Destra e il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Dal 1994 esiste poi un partito di centro-destra, Forza Italia, che si presenta alle elezioni del 2008 insieme ad Alleanza Nazionale e a gruppi minori all'interno de Il Popolo della Libertà, che diventa partito unico nel 2009. L'alleanza di quest'ultimo con la Lega Nord e l'MPA rappresenta l'evoluzione delle coalizioni di centro-destra, con i movimenti federalisti, avutesi dal 1994 ad oggi, il Polo delle Libertà e la Casa delle Libertà, trasformando quella concezione tradizionalmente centralista della destra italiana.
La rivoluzione francese
I prodromi delle denominazioni "destra" e "sinistra" delle due parti opposte nell'arena politica nascono in Francia poco prima della Rivoluzione francese. Nel maggio 1789 furono convocati gli Stati generali dal Re di Francia, un'assemblea che doveva rappresentare le tre classi sociali allora istituite: il clero, la nobiltà e il terzo Stato. Quest'ultimo si ordinò all'interno dell'emiciclo con gli esponenti conservatori capeggiati da Pierre Victor de Malouet che presero i posti alla destra del Presidente, i radicali di Honoré Gabriel Riqueti de Mirabeau quelli alla sinistra. Questa divisione si ripresentò anche in seguito, quando si formò l'Assemblea nazionale. A destra prevaleva una corrente volta a mantenere i poteri monarchici, a sinistra stava la componente rivoluzionaria.
Quando, a fine agosto, si discusse l'articolo della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino che riguarda la libertà religiosa, "coloro i quali tenevano alla religione e al re si erano messi alla destra del presidente, per sfuggire alle urla, ai discorsi e alle indecenze che avevano luogo nella parte opposta", dove stava la componente più rivoluzionaria (Marcel Gauchet). La denominazione si consolidò durante l'Assemblea legislativa e la Convenzione Nazionale. Con Restaurazione la distinzione si conferma come una caratteristica costante del sistema parlamentare, destinata a durare. Dalla Francia si estese rapidamente a tutta l'Europa. Nel periodo della Restaurazione, la destra era occupata dai monarchici (les ultras) cattolici (i contro-rivoluzionari).
La destra anglo-americana
Nell'Inghilterra del Settecento, andò al governo il partito della destra, i "Tory" che sostenevano il potere regio e l'integralismo religioso. Nell'Ottocento nacque il Conservative Party, che si alternò al governo con i liberali prima e poi con i laburisti. Negli Stati Uniti a metà Ottocento nasce il Partito Repubblicano che arriverà fino ai giorni nostri.
Il novecento
Nel corso del Novecento, la destra ha compreso posizioni ideologiche come il conservatorismo, il nazionalismo, il liberismo, il cristianesimo tradizionalista e il liberalismo (nella sua accezione conservatrice). Mentre in Italia ha prevalso a lungo l'uso del termine "destra" per le posizioni più estreme dello schieramento politico, in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Francia (il movimento gollista) o il Regno Unito, tale espressione è stata utilizzata per definire partiti di "destra moderata" o di centro-destra.
In questo senso, i maggiori esponenti di tale destra nel Novecento sono forse stati Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli USA, che hanno contribuito a trasformare il conservatorismo da ideologia statalista e protezionista in un pensiero prevalentemente nazional-liberale, individualistico e liberista.
La destra in Italia
La destra storica
La prima volta che in Italia fece capolino il termine "destra" fu in riferimento della Destra storica, che nasce con Cavour, composta principalmente dall'alta borghesia e dai proprietari terrieri e che governò il Paese dall'unità fino al 1876, con la fine del governo Minghetti, portando al risanamento del bilancio dello Stato. Gli successe la sinistra storica, che si sarebbe trasformata nella classe dirigente liberale. Con l'avvio sulla scena politica di socialisti e popolari, si qualificò "destra" la stessa ideologia borghese e liberale, a differenza di quella conservatrice, prevalente negli altri paesi. I liberali infatti negli altri paesi furono collocati a sinistra, ma in Italia, a causa del vuoto provocato dall'emarginazione politica dei cattolici contro-rivoluzionari, essi occuparono tutto: destra e sinistra (Galli della Loggia). Il Fascismo, che conquistò il potere nel 1922, è stato poi catalogato come ideologia di "estrema destra".
Il Fascismo e la destra
Per Mussolini il "Fascismo movimento" delle origini, non c'entrava nulla con la destra tradizionale di inizio secolo, diversamente dal "Fascismo regime" che prende l'avvio nel 1923 (quando il fascismo si fuse con il Partito Nazionalista Italiano, e inglobò, dopo il 1925, le forze conservatrici e monarchiche del paese, assumendo un carattere più propriamente di destra. [1]) Solo nella RSI il "fascismo repubblicano" tornò alle origini, senza più riferimenti con la destra[2]. Il fascismo nel suo complesso fu un movimento in cui confluirono diverse stratificazioni socio-culturali (sebbene con peso diverso): quella reazionaria, quella socialisteggiante, quella liberale, quella cattolica contro-rivoluzionaria, quella monarchica e quella conservatrice, legate insieme dalla figura carismatica di Mussolini.
la destra nella Repubblica
Primo partito della destra fu nel 1946, alla Costituente, il partito dell'Uomo qualunque. Da allora, per lungo tempo, si è usato il termine "destra" principalmente per riferirsi ai partiti neo-fascisti (come il Movimento Sociale Italiano scioltosi nel 1995 in An) e monarchici (come il Partito Nazionale Monarchico). Anche il Partito Liberale Italiano nel dopoguerra è stato considerato la destra dell'arco costituzionale, con la sinistra liberale che uscì dal partito per formare il Partito radicale. Nella situazione attuale, nella fase della cosiddetta Seconda Repubblica, i partiti che si considerano parte della destra sono: Alleanza Nazionale (sciolta nel 2009) , La Destra e il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Dal 1994 esiste poi un partito di centro-destra, Forza Italia, che si presenta alle elezioni del 2008 insieme ad Alleanza Nazionale e a gruppi minori all'interno de Il Popolo della Libertà, che diventa partito unico nel 2009. L'alleanza di quest'ultimo con la Lega Nord e l'MPA rappresenta l'evoluzione delle coalizioni di centro-destra, con i movimenti federalisti, avutesi dal 1994 ad oggi, il Polo delle Libertà e la Casa delle Libertà, trasformando quella concezione tradizionalmente centralista della destra italiana.
giovedì 22 luglio 2010
Auguri agli Sposi
AUGURI agli SPOSI: sabato prossimo, dopo un lunghissimo fidanzamento, convoleranno a nozze il "Camerata Cileno", LORENZO CASTELLO, vice-presidente del comitato Destra per Milano, e la Sua storica fidanzata, Donna ELISABETTA. Alla inossidabile coppia di amici, presenti entrambi su Facebook, giungano le nostre congratulazioni ed i nostri più sinceri auguri di un futuro prolifico e ricco di felicità, benessere e serenità.
lunedì 19 luglio 2010
Aristocrazia e decadenza della politica
Il quotidiano Il Tempo di Roma, oggi in edicola, intervista l'amico Conte Ferndando Crociani Baglioni e la Principessa Irma Capece Minutolo del Centro Studi Patria e Libertà:
Il Tempo - Notizie - Politica
"I politici sono i veri decadenti"
Il sangue blu romano indica miserie e nobiltà della politica italiana. Le critiche di principi, marchesi e contesse: "Ministri e deputati incapaci di guidare il nostro Paese".
Fruscio di sete preziose, nuvole di cipria e profumi, l'oscillare di pregevoli ventagli: tutto è sparito insieme ai busti in stecche di balena, alle ampie sottogonne in taffetà, ai diademi. In questa Italia che adesso spegne 150 candeline, il potere politico della nobiltà è tramontato esattamente da 64 anni. Ma baroni, conti, marchesi e principi non rinunciano a tracciare un bilancio graffiante di questo Paese, della politica e dei politici. Lo fanno a modo loro, sentendosi ricchi dell'appartenenza a famiglie che hanno accumulato secoli di storia ed esperienza. Fa una certa impressione pensare che queste antiche discendenze hanno combattuto con Carlo Magno, visto l'Impero di Carlo V, la rinascita della Francia, il Re Sole, la rivoluzione francese, il plurisecolare Stato Pontificio, la conquista delle Americhe, l'impero di Napoleone, i Borbone delle Due Sicilie, la Restaurazione dell'Ancien régime, la Vienna degli Asburgo, il Risorgimento italiano, l'Italia unita, due guerre mondiali. E loro sempre lì, sui troni, oggi su poltrone dirigenziali, o a far la spesa al supermercato, o tra i fornelli, trasmettendo a figli, nipoti e bisnipoti, il retaggio familiare. I 150 anni dell'Italia sono una frazione della loro storia, quella più recente.
«L'Italia avrà pure compiuto 150 anni, ma il primo a voler istituire un ministero pannazionale fu il principe Antonio Capece Minutolo, vissuto tra Settecento e Ottocento, con il suo modernissimo pensiero di un ministero di Polizia fra tutti gli stati regionali della nostra Penisola». A parlare è la principessa Irma Capece Minutolo, dedita al volontariato, appassionata di studi storico-politici e giuridici, la cui famiglia inizia con i Duchi indipendenti di Napoli, affrancatisi dall'impero di Bisanzio ben 1.237 anni fa. Di sovrani, Donna Irma se ne intende anche per storia recente: l'omonima zia, splendida cantante lirica, fu fra le regine della Dolce Vita nonché vedova di Re Farouk, ultimo monarca d'Egitto. «La differenza tra il mio quartavo, il principe Antonio, e i politici attuali - dice la nobildonna - è che egli, da ministro plurinazionale e profondo umanista, venne ingiustamente definito da alcuni come "forcaiolo" perché si rifiutò di aderire agli ideali rivoluzionari schierandosi a difesa del suo sovrano e delle istituzioni democratiche, uniche nel suo tempo, esistenti a Napoli. Oggi si vuol far passare per santi degli individui che, lungi dal difendere la povera gente, hanno come passatempo il perseguire fini personali o distruggere ciò che i nostri Padri hanno faticosamente costruito».
«Se 150 anni ci separano dalla morte di Cavour - aggiunge Donna Irma - sembrerebbero un baratro incolmabile di almeno 200 anni quelli che ci separano dall'operato del mio illustre antenato che non ebbe paura di schierarsi personalmente contro Napoleone, Metternich e l'intera corte inglese per difendere a spada tratta Napoli, i suoi sovrani e il suo popolo». «Fra spazzatura invadente, tunnel autostradali la cui costruzione eterna ha costi faraonici, ponti pagati quattro volte e mai realizzati, ricostruzioni mascherate da opere d'arte - conclude - la nostra classe dirigente, di destra e di sinistra, più che avvicinarsi agli ideali risorgimentali, sembra a suo agio trasposta alla fine della Repubblica Romana, quando scandali, appropriazioni indebite, collusioni e l'essere considerati al contempo re di tutti i sovrani e regine di tutti i soldati, era all'ordine del giorno».
Altro incontro a casa Moncada, nel centro di Roma. Diverse paia di occhi severi dardeggiano da alcune pareti. Sono gli antenati del principe Danilo Moncada Zarbo di Soria. Loro, da quelle cornici, in posizione così immota quanto viva, sembrano una commissione di laurea, quasi a chiedersi «vediamo cosa risponde questo nostro figlio». Il principe è psicologo, quindi intenditore dei moti dell'animo, produttore cinematografico, una famiglia antica di circa 1300 anni, originata dai Duchi di Baviera poi passata in Catalogna e in Sicilia con un numero infinito di feudi. «Vivo fra Roma e Barcellona e dunque conosco due prospettive della politica - dice mentre si appoggia a un caminetto - In Spagna il dibattito fra Zapatero e Rajoy è stato su temi molto concreti. Qui in Italia? Il nostro Parlamento ha il mio pieno riguardo, in famiglia siamo stati sempre educati con l'idea del rispetto assoluto dello Stato e delle leggi e con un senso dell'onore mai negoziabile. Ma se non hai un progetto su cui condurre il Paese, perché dovrei votarti? Oggi la gente vota guidata da concetti estetizzanti».
La politica «recente» è entrata in casa Moncada: nella Palermo del 1947, una zia del principe, la contessa Giovanna Trigona, nota e compianta benefattrice, contribuì a fondare l'Msi; poi fu la prima donna consigliere comunale. «Era un modo rivoluzionario d'essere di destra, senza preconcetti, con una chiara idea di Stato e del progresso - continua Moncada - Oggi non capisco la nostra politica. Dovremmo confrontarci con la destra francese e tedesca, ma si rimane fermi, senza costrutto». «Quando si presentò per la prima volta Berlusconi e vinse, mi dissi, "finalmente un liberale non condizionato da lacciuoli fideistici". Oggi sono molto arrabbiato - conclude il principe - Fini sta invece facendo un'operazione giusta creando dibattito in un monolite politico. Vorrei parlare poi di cose di sinistra, ma dove sono, chi sono quelli di sinistra? Questo Pd dove va, che programmi ha? Vendola è più collocabile ma, per esempio, i Verdi esistono ancora?».
Altra voce nobile, quella di Paolo Dragonetti de Torres-Rutili, più realista del re, in forze nelle Guardie d'Onore del Pantheon, di famiglia d'origine remota (1178), marchesato conferito dal re Filippo V e patriziato romano dal 20 giugno 1620. «C'è un indubbio svuotamento della politica che si è fatta meno propositiva e caratterizzata da un eccessivo senso della contrapposizione fine a se stessa - dice il nobiluomo - È necessaria una svolta etica. Ricordo l'articolo 50 dello Statuto albertino del 4 marzo 1848: "Le funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità. Non ne chiedo l'integrale applicazione oggi, sarebbe fuori dalla realtà, ma è significativo».
Non è meno tenera la patrizia ascolana, contessa Cristina Bartolomei Bastoni dei Marchesi di Ascoli, una storia antica di oltre 800 anni, nella ristretta cerchia dei governanti di quella regione, molto vicini al trono papale ma con un solo vizio: nelle dispute politiche, talvolta sono andati per le spicce utilizzando il coltello. «D'altra parte il temperamento degli ascolani è sempre stato sanguigno, ma si perseguiva sempre il meglio per la comunità cittadina. Il primo grande di famiglia fu nel 1300: Philippus Bastoni, ambasciatore nella "Guerra degli otto santi" per la compartecipazione di Ascoli alla Lega fiorentina - dice la contessa - La politica era diversa. La classe dirigente vincente deve essere competente, capace, con la volontà di perseguire obiettivi utili alla nazione. Invece oggi i politici italiani danno l'impressione di essere pronti a impiegare energie in sterili polemiche. I politici gentiluomini, capaci di esprimersi con buon gusto e rispetto per gli avversari, sembrano in via di estinzione».
Di certo sono ben lontani i tempi dell'onore difeso a spada tratta, dei guanti lanciati a mo' di sfida. Non si riesce a immaginare un Di Pietro tirare di scherma in calze di seta, abiti settecenteschi e parrucca, o il ministro Brunetta in armatura giostrare in un'ordalia, o un Orlando-Dario Franceschini impugnare la Durlindana e fronteggiare i Mori cercando la sua Angelica-Livia Turco. L'unico immaginabile è un Mago Merlino-Giulio Andreotti, ma è mai esistita la sua Morgana? «I politici oggi sembra non si rendano conto che la grave crisi economica deve essere subito contrastata con politiche urgenti a sostegno delle famiglie, delle imprese e del made in Italy - continua la Bartolomei Bastoni - Abbiamo ereditato un Paese moderno e industrializzato risorto da un disastroso dopoguerra. Mi domando che genere d'Italia erediteranno le generazioni future».
Il conte Roberto Filo della Torre di Santa Susanna, cognome che non ha bisogno di presentazioni, con legami di sangue con le maggiori aristocrazie europee, non è attratto dalla politica, a cui non risparmia critiche. «Questa cerca di sopravvivere, è in piena decadenza. L'Italia oggi vive alla giornata e i politici si adeguano. Non mi divertono la politica e i politici - aggiunge il conte con una certa indolenza, davanti a un bicchiere d'acqua minerale al bar Rosati di piazza del Popolo - Solo Berlusconi riesce a mandare avanti questo Paese. Giù un Prodi o un Veltroni. Casini invece mi diverte, è abbastanza ragionevole, riesce a calibrare le due parti senza sposarle».
Uomo eclettico, sanguigno, voce potente e allo stesso tempo gentile, noto per le tante partecipazioni a iniziative umanitarie, è il conte Fernando Crociani Baglioni, cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, grand'Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, decorato con la Médaille de la Ville de Paris. Sui politici il conte dice subito che «oltre la notte verrà l'aurora. Bisogna essere ottimisti, come per gran parte dei ceti storici di fronte ai cambiamenti di questi ultimi cento anni, pescando nella nostra concezione del mondo e della vita, dell'uomo, della società e della storia, il frutto di una visione cristiana, quindi ottimistica, che non sa subire l'idea di decadenza. Dai ceti storici italiani - continua il conte - noto un forte consenso per il cavaliere Silvio Berlusconi, al berlusconismo come movimento e prassi, all'idea di risanamento che con il piglio dell'imprenditore di grande successo, il cavaliere ha saputo imprimere alla sua avventura politica. Valori storici, borghesi, conservatori certamente, in cui, in senso lato, la destra nazionale ha saputo reidentificarsi. Valori sociali e cristiani nell'affermazione planetaria della libertà di mercato oltre la sconfitta storica del comunismo. Qualità della politica? Scarsa, ma siamo a livello degli altri paesi».
È quasi un gentile epitaffio, scritto sulla tomba della politica italiana, quello che sboccia dalle parole del marchese Giuseppe Ferrajoli, noto conoscitore del bel mondo e dei dirigenti del Paese, li ha visti divertirsi nelle stanze del suo palazzo a piazza Colonna, per riunioni, compleanni, convention. «Siamo in fase calante. Gianni Letta è di sicuro il politico migliore, ma una volta ne avevamo almeno una decina come lui. Apprezzo molto Berlusconi, una risorsa per l'Italia, anche se non è un politico e a volte commette errori che i politici di un tempo non avrebbero fatto. Non è stato attento alla sua privacy. Da bocciare quasi esclusivamente i politici della sinistra più estrema».
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Giuseppe Grifeo
19/07/2010
mercoledì 14 luglio 2010
lunedì 5 luglio 2010
Con Berlusconi contro Fini
"Questo (Gianfranco Fini) è pazzo. E' un vero stronzo opportunista che fà il gioco dell'opposizione."
"O si adegua alle scelte del governo e della maggioranza, voluta dagli elettori, o è meglio che se ne vada."
"Non mi farò fegare dai suoi giochetti, lo distruggerò politicamente, non lo seguirà nessuno, farà la fine di Rutelli"
parole inequivocabili quelle del nostro Presidente SILVIO BERLUSCONI che ha espresso sentimenti condivisi da tutta la destra italiana e dalla assoluta maggioranza del PDL e degli elettori di centro-destra! Ora, speriamo, al di là di tatticismi, smentite e precisazioni, che si faccia finalmente chiarezza politica: Fini ed i suoi, fuori dal PDL!
Roberto Jonghi Lavarini
Destra per Milano - LiberaMente nel PDL
robertojonghi@gmail.com
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http://www.ilgiornale.it/
http://www.libero-news.it/
http://news.google.it/nwshp?hl=it&tab=wn&q=berlusconi%20contro%20fini